Revival serie cult: piace davvero la minestra riscaldata?

Il 9 dicembre arriva su Sky il revival di Sex and the city con 10 nuovi episodi e tante novità. Ma cos'è questa mania di allungare il brodo?

Revival serie cult: piace davvero la minestra riscaldata?

Amanti delle serie tv anni ’90, iniziate a preparare i popcorn perché il revival di Sex and the city ha finalmente una data: il 9 dicembre. A ben 17 anni di distanza, ritornano sugli schermi le amiche più scatenate di sempre nel sequel “And just like that” che andrà in onda su Sky Italia in contemporanea con gli Stati Uniti.

Ancora insieme si, ma senza Samantha

Ancora insieme si, ma senza Samantha

Tra le tante novità, le indiscrezioni ne hanno rivelato una che di sicuro farà storcere il naso ai fan dell’adattamento originale: l’assenza di Samantha Jones, interpretata da Kim Cattrall ed elemento portante dello show. L’attrice, infatti, si sarebbe rifiutata di prendere parte al sequel.

Non è ancora chiaro come questa assenza verrà giustificata, ma sicuramente rappresenterà un cambiamento di notevole importanza destinato a generare dissenso da parte di chi ha seguito l’evoluzione della serie tv dai suoi albori.

E i sostenitori erano e sono ancora oggi molti: che la si guardasse per l’ambientazione newyorkese da sogno, per i consigli d’amore (e sessuali) elargiti o anche solo per l’invidiabile collezione di scarpe di Carrie Bradshaw (interpretata da Sarah Jessica Parker), Sex and the city ha potuto vantare un ampio successo, soprattutto tra il pubblico femminile.

Infatti, le vicende delle quattro amiche trentenni che si destreggiano nella realtà non sempre idilliaca di Manhattan tra realizzazione professionale e relazioni amorose, sembra aver colpito dritto al cuore di tutte quelle donne che si rivedevano nelle protagoniste o avrebbero voluto essere come loro.

Uno dei motivi per cui la serie ideata da Darren Star si configura come un cult a pieno titolo, è che si può considerare uno dei primi show in cui si parla così candidamente di sesso dal punto di vista esclusivo delle donne, sicuramente si percepisce l’influenza del romanzo di Candace Bushnell su cui è basato, precursore del genere “chick lit”.

Con ben sei stagioni e due film, nell’arco di tempo che va dal 1998 al 2010, Sex and the city ha vinto diversi Emmy Awards e Golden Globe, avendo ottimo riscontro anche dalla critica.

Nostalgia canaglia

Locandina "Una mamma per amica: di nuovo insieme"

Sorge, quindi, spontaneo chiedersi se davvero sia necessario riproporre sugli schermi una serie tv che sembrava avere già raggiunto l’apice del successo e la cui storia, soprattutto, si era già evoluta nella sua naturale conclusione.

Giocare sulla nostalgia di un pubblico affezionato non sempre si rivela essere una mossa vincente e, soprattutto con l’assenza di uno dei personaggi principali, il rischio è quello di rovinarne il prestigio avuto nonché di sminuire la storia originale.

È un azzardo già visto, basti pensare a “Una mamma per amica: di nuovo insieme”, sequel della celebre serie tv di Amy Sherman-Palladino, composto da quattro episodi e distribuito da Netflix dopo quasi dieci anni dalla stagione conclusiva.

Non è chiaro se l’esperimento sia riuscito o meno, ma risulta evidente anche in questo caso la tendenza a voler rimettere in discussione un finale in linea con le aspettative del pubblico, per fini commerciali.

Basta con questi episodi?/!

Il voler allungare il proverbiale brodo è un qualcosa di sempre più radicato nell’industria delle serie tv. Con ben 18 stagioni, “Grey’s Anatomy”, il celebre show di Shond Rhimes è andato in onda per la prima volta nel 2005 ed è, tutt’oggi, in produzione nonostante l’assenza di numerosi personaggi principali.

In un mercato permeo di serie tv ambientate in ospedale, Meredith Grey (interpretata da Ellen Pompeo) e il suo gruppo, erano riusciti a sbaragliare la concorrenza in poco tempo. Eppure, ora, anche i fan più accaniti sanno riconoscere che avrebbe dovuto concludersi già molte stagioni fa, non condividendo questo accanimento nel far proseguire la storia.

Anche le serie tv di produzione più recente non riescono a sfuggire a questa tendenza, come ci insegnano le cinque stagioni de “La casa di carta” e di “Peaky Blinders”, entrambe distribuite da Netflix. Fa riflettere che in una società sempre di corsa, a cui il tempo sembra scivolare tra le dita, siano continuamente avanzate proposte di intrattenimento prolisse al limite del razionale.

Nel caso dei revival, il motore propulsore di questa tendenza può essere individuato nella sicurezza che alcuni titoli forniscono alle case produttrici dal punto di vista dei profitti. Perché rischiare di mettersi in gioco con nuove serie tv, quando se ne può riproporre una conclusa ma che abbia già un suo seguito di fan?

Ciò di cui non si è tenuto conto, però, è che spesso il pubblico è molto più esigente quando si tratta di giudicare il revival della propria serie preferita soprattutto se, come capita nella maggior parte dei casi, si finisce per snaturarne completamente la storia e le dinamiche tra i personaggi.

“Forse le nostre amiche sono le nostre anime gemelle e i ragazzi sono solo persone con cui divertirsi”

Questa citazione di Carrie testimonia l’importanza del ruolo dell’amicizia tra le quattro amiche, attorno a cui è stata costruita l’intera storia. E’ più che comprensibile, allora, come risulti difficile  immaginare un sequel senza anche solo una di esse.

Insomma, sicuramente i fan attenderanno con ansia l’arrivo sugli schermi di “And just like that”, ma il consiglio è quello di tenere a freno le aspettative e di considerarlo quasi come un qualcosa di nuovo e totalmente separato dall’adattamento originale, così da preservare la magia di quest’ultimo.

 

di Giada Quattromani 

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*