UniPr On Air – Ministra Bonetti: “Parità non è una concessione, ma struttura fondativa delle relazioni sociali”

Nella Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne a Unipr On Air si discute del Goal 5 dell'Agenda ONU 2030 con la ministra per le pari opportunità e la famiglia

In questo 25 novembre, data del penultimo evento in programma per questa edizione di Unipr On Air 2021, Susanna Esposito, docente di pediatria presso l’Università di Parma, ha condotto un’intervista alla ministra per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti per discutere dell’Obiettivo dell’Agenda Onu 2030 sulla parità di genere.

Goal ambizioso anche per l’Italia, se pensiamo che nell’indice sull’uguaglianza di genere 2021 elaborato dall’EIGE il nostro Paese ha ottenuto un punteggio di 63,8 su 100, inferiore di 4,2 punti rispetto alla media dell’UE. I dati Istat di giugno 2021 hanno attestato un’occupazione femminile al 49% contro il 66,9% maschile. Sappiamo che la pandemia, poi, ha notevolmente peggiorato il quadro: per fare un esempio, il 98% di chi nel dicembre 2020 ha perso il lavoro era costituito da donne. Aggiungiamo che in Italia ancora una donna su cinque smette di lavorare dopo aver avuto un figlio e capiamo come ancora ci sia molto da fare per raggiungere la parità di genere.

Ricordiamo brevemente alcuni tra i punti da osservare dell’Obiettivo dell’agenda 2030: la mitigazione ed eliminazione delle discriminazioni che riguardano bambine e adolescenti, per favorire al contrario processi di emancipazione in ambito educativo e lavorativo; la sensibilizzazione riguardante lavoro domestico e cura della famiglia, per una gestione condivisa degli oneri; lo stop delle violenze, dalle pratiche abusive come i matrimoni combinati alle mutilazioni dei genitali; la promozione della partecipazione femminile nelle leadership; la tutela della salute sessuale e riproduttiva; l’accesso alle risorse economiche.

Violenza ed empowerment femminile

Spesso, quando si parla di violenza di genere, il tema dell’empowerment femminile sembra passare in secondo piano, mentre rappresenta ad oggi una tappa fondamentale. “Solo il raggiungimento della parità – sottolinea Elena Bonetti – porterà a una condizione di totale eliminazione della violenza, fenomeno che si fonda su una subcultura di discriminazione contro la donna. Serve una strategia di insieme e come governo abbiamo confermato la redazione di un nuovo Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne che vogliamo diventi strutturale per il nostro Paese e che si basa sulla Convenzione di Istanbul.”

Il Piano prevede quattro azioni sostanziali: 1) prevenzione, tutela della salute riproduttiva, educazione come approccio culturale alle differenze di genere; 2) tutela delle vittime con rafforzamento della rete dei centri anti-violenza e dei loro legami con forze dell’ordine, magistratura, servizi sociali, sistema sanitario e presidi sul territorio; 3) pene adeguate per i colpevoli e valutazione di un pacchetto di misure specifiche che prevedono un’azione efficace di protezione della donna in caso di minacce; 4) promozione ed empowerment economico.

Il Goal 5 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite poi mette in evidenza condizioni di estrema difficoltà in Paesi che negano alla donna diritti fondamentali come istruzione e salute, ma l’Italia non può dirsi estranea anche a fenomeni di abusi quali quelli riportati. Ad oggi il nostro Paese è impegnato sia in un Piano nazionale di contrasto alla tratta degli esseri umani, sia in un Piano di contrasto alla violenza sui minori, fenomeni per il cui debellamento si richiede una stretta cooperazione fra stati. “Nella prima conferenza del G20 di quest’anno sull’empowerment femminile – continua la ministra- anche alla luce della situazione in Afghanistan i leader dei vari Paesi si sono impegnati a portare avanti un’azione integrata e sinergica sui diritti della donna, dall’educazione alla dignità, alla promozione del suo ruolo di cittadina protagonista.”

Lo scorso agosto il governo ha poi approvato la Strategia per la parità di genere 2021-2026, un piano che ha individuato cinque ambiti di intervento: lavoro, reddito, competenze, conciliazione vita privata-lavoro, governance. Degli indicatori che certificano le percentuali della presenza femminile nei vari ambiti e l’istituzione di un osservatorio presso il Dipartimento per le Pari Opportunità permetteranno il monitoraggio dei progressi all’interno del piano quinquennale.

PNRR e gap di genere

La Strategia europea per la parità di genere 2020-2025 ha adottato l’approccio del gender mainstreaming, che si fonda sulla trasversalità dell’obiettivo su tutti gli assi e l’Italia segue lo stesso modello, nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. “Abbiamo introdotto – spiega Elena Bonetti – misure specifiche che hanno lo scopo di far accedere le donne con pari opportunità al processo di investimento competitivo che il PNRR sta attivando nel nostro Paese.” Tra le azioni promosse, vi è la risoluzione del problema che riguarda l’assenza di servizi educativi per la prima infanzia, che pesa particolarmente sulle donne, dal momento che si fanno maggiormente carico dell’educazione e cura dei figli. Sono previsti investimenti pari a 4,6 miliardi di euro per raddoppiare il numero dei posti disponibili nei servizi per la prima infanzia, in particolare per la fascia 0-3 anni. Un miliardo di euro è la quota prevista per la formazione alle nuove competenze STEAM, digitali e di coding a partire dai primi anni di vita. “L’Italia – prosegue la politica –  presenta un gap di competenze molto alto rispetto alla media europea e dobbiamo lavorare sui processi di transizione digitale.”

Un’altra misura specifica è quella che riguarda l’imprenditoria: sono 400 milioni gli euro destinati a startup e imprese femminili per favorire l’accesso al credito, al servizio di sharing welfare e ai bandi competitivi previsti dal Piano. Viene ad essere introdotta anche una certificazione sulla parità di genere che grazie alla legge sulla parità salariale prevede incentivi e premialità per le imprese che adottano queste politiche. “Vengono parimenti introdotti – continua la ministra – principi di parità nel reclutamento delle professionalità all’interno dei concorsi e di condizionalità per gli appalti pubblici, ovvero il rispetto per le imprese di determinate condizioni per accedere ai finanziamenti previsti dal PNRR. Ciò favorisce una rendicontazione ai sensi della trasparenza salariale.” A ciò va aggiunta la riforma del Family Act, poiché, prevedendo investimenti sulla genitorialità, rafforza le misure finalizzate all’empowerment femminile.

Discriminazioni e pandemia

Con l’emergenza Covid, le donne sono state maggiormente penalizzate sul lavoro rispetto agli uomini, poiché hanno accusato un aggravio anche nella sfera privata. “Sono aumentate anche le violenze domestiche – incalza la Bonetti – ma ricordiamolo, la pandemia non ha creato gli stereotipi, ha solo palesato e acuito problematiche già esistenti. Nondimeno, ha messo in evidenza quanto le donne rappresentino delle risorse per una ripresa dell’Italia. Oggi raggiungere la parità non è solamente un atto di giustizia, ma è la strategia migliore che abbiamo per costruire uno sviluppo inclusivo per tutti.”

Anche lo smart working ha messo in luce criticità nell’ambito del lavoro femminile, ma secondo la ministra un lavoro smart deve essere pensato per e a beneficio di tutti, non nell’ottica di una migliore conciliazione per la donna tra il lavoro e la cura dei figli: “Lo smart working deve promuovere un modello del lavoro che armonizzi l’esperienza lavorativa con quella della cittadinanza. Permette sì una migliore organizzazione nel sistema produttivo, ma si deve innestare su un percorso di rinnovamento che le imprese stanno portando avanti.”

 di Maria Grazia Gentili

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