Parliamo di Endometriosi

Cos'è l'endometriosi, quali sono le cause e come è possibile affrontarla. Facciamo un po' di chiarezza su una patologia che affligge oltre 170 milioni di donne in tutto il mondo.

Che cos’è l’endometriosi, come approcciarsi alla diagnosi e come convivere con la patologia? Quali sono le terapie utili e qual è l’alimentazione e lo stile di vita più adatto da seguire?

A queste e a tante altre domande hanno risposto i medici ed esperti durante la conferenza pubblica organizzata dall’A.P.E. Associazione Progetto Endometriosi, con il patrocinio del Comune di Parma – assessorato alle Pari Opportunità e Diritti, nella sala dello Star Hotel Du Parc di Parma, il 23 novembre 2021. Un incontro per conoscere e sensibilizzare su una patologia ginecologica cronica.

Sono intervenuti il professore Tullio Ghi, direttore della Struttura complessa di Ostetricia e Ginecologia del Dipartimento di area materno-infantile dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, il dottore Martino Rolla, responsabile dell’ambulatorio dedicato all’endometriosi dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, Massimo Gualerzi, cardiologo e direttore medico dei Centri Longevity Suite, e Jessica Fiorini, vicepresidente dell’A.P.E. Associazione Progetto Endometriosi.

Di cosa parliamo quando parliamo di endometriosi

E’ una malattia complessa, cronica e poco conosciuta, originata dalla presenza anomala del tessuto che riveste la parete interna dell’utero – chiamato endometrioin altri organi (ovaie, tube, peritoneo, vagina e talvolta intestino, vescica, polmoni, diaframma, intestino).

Può colpire le donne in età fertile già a partire dall’adolescenza e accompagnarle fino alla menopausa.

Tutti i mesi, sotto gli effetti del ciclo mestruale, il tessuto impiantato in sede anomala va incontro ad un sanguinamento interno: ciò da origine a cisti, infiammazioni croniche degli organi nei quali si impiantano focolai, cicatrici, aderenze che, in alcuni casi, provocano infertilità.

L’endometriosi è riscontrabile anche in sede intestinale e vescicale e sui legamenti utero-sacrali. Nel caso di endometriosi vescicale, i sintomi sono quelli tipici di infiammazione e cistite, o anche di incontinenza. La loro ricorrenza ciclica è un elemento determinante per distinguere le cause.

Tali formazioni sono causa di dolori, infiammazioni e altri fastidi anche molto forti, talmente tanto che oggi l’endometriosi è definita ‘malattia invalidante‘.

Può, infatti, incidere sul punto di vista psico-fisico e sulla qualità della vita, con ripercussioni a livello sociale e personale. Si stima che le donne che ne soffrono, perdano dai tre ai cinque giorni lavorativi a casa, con una conseguente perdita anche sul sistema produttivo. Per i congedi di malattia, infatti, si spendono 30 miliardi di euro in Europa e 4 miliardi in Italia. La spesa annuale di farmaci nel nostro paese, invece, si aggira intorno ai 128 milioni di euro.

Che cosa dicono i numeri

Ciò nonostante, l’endometriosi è oggi ancora largamente sottovalutata, perché solo una piccola percentuale di donne sa di esserne affetta. Infatti conoscere la patologia è il primo passo nel percorso di cura e una pronta diagnosi può migliorare sensibilmente la qualità di vita , oltre che prevenire l’infertilità.

Secondo i dati raccolti dal Ministero della Salute, a soffrirne in tutto il mondo sono ben 176 milioni di donne, di cui 14 milioni in Europa e almeno 3 milioni in Italia. Questa patologia interessa il 10-15% delle delle donne in età fertile e il 30-50% di quelle infertili o che hanno difficoltà a concepire.

Il picco, però, si verifica tra i 25-35 anni, ma la malattia può comparire anche in fasce più basse.

Quali sono i sintomi più comuni

La malattia è molto dolorosa (nel 60% dei casi circa). Il dolore può essere cronico e persistente. Le donne che ne soffrono lamentano principalmente un forte dolore mestruale, ma anche pelvico, astenia, lieve ipertermia, fenomeni depressivi. Lamentano dolore durante i rapporti sessuali, infertilità, aborti spontanei, affaticamento cronico.

Anche la comparsa di sangue nelle urine o nelle feci è un elemento caratteristico dell’endometriosi del setto rettovaginale. Spesso può infine dare sintomi che vengono scambiati per ”colon irritabile”, come i crampi addominali, dolore alla defecazione e stitichezza alternata a diarrea.

Per questa ragione, spesso la diagnosi è molto difficoltosa.

Quali sono le cause?

Ad oggi il fattore scatenante della malattia è ancora ignoto. Nel corso degli anni medici e ricercatori hanno elaborato diverse teorie che potrebbero spiegare le cause della malattia, ma senza un riscontro definitivo.

La teoria più accreditata, comunque, è quella della mestruazione retrogada, scoperta nel 1921. Stando a tale teoria, durante il ciclo mestruale piccole parti di tessuto endometriale migrano in senso inverso nelle tube di Falloppio per poi impiantarsi in sedi diverse dalla cavità interna dell’utero. Secondo altri esperti, questo accadrebbe in tutte le donne, ma solo in quelle affette dall’endometriosi riesce affettivamente a svilupparsi.

Sono inoltre al vaglio ricerche che dimostrerebbero anche l’ereditarietà, fattori alimentari, alterazioni ormonali e difetti immuniatari come causa dell’insorgere del male.

La diagnosi

E’ fondamentale rivolgersi al proprio medico o ginecologo in caso di dolori sospetti: un ciclo mestruale eccessivamente doloroso oppure provare dolore persistente durante i rapporti non sono condizioni normali.

Una limitata conoscenza sulla patologia comporta seri ritardi diagnostici ( circa cinque o sei anni), che nel caso delle adolescenti può anche raddoppiare a causa della comparsa di sintomi meno specifici.

Per ricevere una diagnosi rapida e accurata è importante recarsi in un centro specializzato, dove l’esperienza e la preparazione dei professionisti possono permettere un corretto inquadramento della malattia attraverso una visita ginecologica e altri esami quali:

  • ecografia transvaginale
  • risonanza magnetica della zona pelvica
  • laparoscopia (l’esame più funzionale)

Quali sono le terapie

Una cura definitiva dell’endometriosi non è purtroppo ancora disponibile.

Il tipo di terapia più indicata va concordata con un centro specializzato in endometriosi e varia a seconda dell’età della donna, del grado di dolore, del desiderio di maternità, della gravità delle lesioni e della tolleranza della donna alla terapia farmacologica.

Nelle forme più lievi solitamente si lasciano trascorrere dai sei ai dodici mesi per una naturale guarigione. Per tutti gli altri casi invece si pianifica una cura che può essere farmacologica o chirurgica.

Nel primo caso si intende un trattamento ormonale, che non permette di curare la malattia, bensì di evitarne la progressione e di ridurne sensibilmente i sintomi dolorosi.

Quanto gli estrogeni, in particolare, sono i principali regolatori della crescita della malattia.
L’uso della pillola anticoncezionale o di un progestinico (uno dei due ormoni presenti nella pillola) in modo prolungato garantisce sia il controllo dell’endometriosi sia livelli di estrogeni bassi.

La malattia è diversa da donna a donna, per cui è indispensabile trovare un trattamento personalizzato e che sia il migliore per quella paziente ben specifica.

Diverso è il caso dell’intervento chirurgico, soluzione indicata per le donne con stadio già avanzato della malattia o per quelle che non hanno visto miglioramenti dopo le cure farmacologiche/ormonali. Il ”contro” è che scegliendo questo percorso per il 30-50% delle volte la malattia può ritornare.

Consulta l’elenco dei centri specializzati, basta iscriversi gratuitamente qui https://www.apendometriosi.it/it/centri-pubblici-specializzati.

Quanto contano l’alimentazione e l’attività fisica

Nonostante una buona alimentazione non basti a curare questo malessere, può però alleviarne i sintomi e diminuirne l’infiammazione e con essa il dolore.

Un’alimentazione antinfiammtoria dovrebbe seguire le seguenti caratteristiche:

  • Abolire carni rosse, affumicate e trattate. Limitare l’uso di carni bianche e privilegiare il pesce azzurro e di piccola taglia;
  • Abolire il latte e tutti i suoi derivati, oppure limitare il più possibile il consumo di formaggi;
  • Ridurre il carico di glutine, perchè può portare anche a chi non è celiaco ad un’infiammazione dell’intestino. Via libera quindi a cereali integrali come il grano saraceno, mais, quinoa, miglio, amaranto…;
  • Eliminare grassi saturi come burro e margarina, prediligendo quelli di origine vegetale ( come olio d’oliva e quelli contenuti nella frutta secca);
  • Ridurre prodotti dolciari e da forno composti da zuccheri semplici;
  • Moderare l’uso del sale, che come si sa crea ritenzione idrica.

Alcuni studi rivelano che seguire una dieta ricca di frutta e verdura, legumi, povera di grassi di origine animale e zuccheri dia una mano concreta nell’attenuazione della malattia. Ottimi anche il tè verde, il cacao, l’avocado, i semi, l’aceto di mele e la frutta secca e le spezie al posto del sale.

Scopri la guida alimentare completa per chi soffre di endometriosi stilata da professionisti della nutrizione.

Anche fare sport in maniera costante e intensiva può ridurre di circa il 70% la possibilità di contrarre questa malattia. Tuttavia, quando i sintomi dell’endometriosi sono già comparsi, questo può impedire lo svolgimento di una corretta attività intensiva, che quindi deve essere sostituita da sport come:

  • Yoga;
  • Pilates;
  • Jogging;
  • Nuoto
  • Esercizi a corpo libero;
  • Ginnastica dolce.

Come sempre non siamo di fronte a miracoli che hanno il potere di far svanire la malattia, ma a volte si dimostrano essere dei trattamenti naturali di gran lunga migliori di tutti gli altri a base di farmaci o ormoni per alleviare le sofferenze.

Cos’è A.p.e. e qual è la sua Mission

La storia dell’Associazione Progetto Endometriosi nasce nel 2005 da un gruppo di volontarie e pazienti che hanno trasformato la propria esperienza dolorosa in sostegno concreto per altre donne, accompagnandole in un percorso di conforto e consapevolezza riguardo la patologia.

L’obiettivo chiave dell’associazione risiede nel ”Fare informazione per creare consapevolezza”, non solo fra le donne, ma anche e soprattutto fra il personale sanitario (infermieri, farmacisti, medici di base, ginecologi, psicologi, psicoterapeuti…), tramite corsi di formazione.

Spesso, infatti, è proprio il personale sanitario a sottovalutare il problema, non riconoscendo i sintomi dell’endometriosi. La ragione? Una conoscenza ancora troppo carente in materia che si trasforma in diagnosi errate o mancate. Il rischio? Far progredire lo stato della malattia, dilatando i tempi di diagnosi e quindi di cura.

Se pensi di riconoscerti in alcuni dei sintomi sopra citati e vorresti procedere ad un controllo specifico, trovi ulteriori informazioni al sito https://www.apendometriosi.it/. In alternativa, puoi mandare una mail a info@apendometriosi.it o contattare il 334.61.93.650 (lun/giov 19.00-21.00).

di Serena Squarcia

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