Come i media influenzano la percezione sui fatti di cronaca

Con il professor Fausto Pagnotta dell’Università di Parma cerchiamo di approfondire come i media digitali e le informazioni che circolano sul Web possono influenzare la ricezione delle notizie e dei fatti di cronaca fino a distorcere la realtà

L’informazione che racconta i fatti di cronaca della società passa attraverso la televisione la radio i quotidiani ma oggi soprattutto attraverso il Web. Cosa può succedere quando le notizie sono trasmesse attraverso la Rete e i media digitali, in particolare quando si riferiscono a fatti di cronaca giudiziaria? Ne parliamo con il professor Fausto Pagnotta.

Fausto Pagnotta è dottore di ricerca in Studi Politici e collabora con l’Università di Parma dove fa parte del Centro Interdipartimentale di Ricerca Sociale – CIRS e dove insegna Sociologia della comunicazione e dei nuovi media e Sociologia dei processi partecipativi. Parte del suo impegno di ricerca è dedicato ad alcune delle maggiori problematiche etiche, politiche e sociali del rapporto tra esseri umani e media digitali. Tra le sue pubblicazioni sul tema ricordiamo l’ultimo volume da lui curato ‘Ecologia della Rete. Per una sostenibilità delle relazioni online’, prefazione di Alberto Pellai, postfazione di Giuseppe Riva, Collana “University&Research”, Centro Studi Erickson, Trento, 2018.

Che rapporto c’è tra i media e la cronaca?

Tra media e cronaca c’è sempre stato un rapporto molto stretto. “I media dell’informazione svolgono una funzione fondamentale di libertà e di circolazione di idee nonché di informazioni all’interno di una democrazia. – spiega il docente – Consentono all’opinione pubblica, in un contesto di pluralismo, di confrontarsi sui fatti di cronaca attraverso diverse prospettive interpretative. È nei regimi totalitari che invece manca una libera informazione che spesso viene repressa e perseguitata”.

Oggi con la rivoluzione digitale il rapporto tra media, in particolare media digitali, e cronaca “si è intensificato in modo esponenziale a livello globale e su più piani informativi, ossia le fonti dell’informazione che oggi vede nelle tecnologie digitali aprirsi lo spazio per più canali che trasmettono notizie, commenti e fatti di cronaca”. Insieme ai canali ufficiali tradizionalmente riconosciuti, quotidiani online delle testate giornalistiche, “si affianca oggi una miriade di siti, di blog, di pagine social dedicate all’informazione e al commento di fatti di cronaca, non parliamo poi del fenomeno degli influencer che spesso intervengono a commento dei più diversi casi di cronaca, diventando di fatto degli opinion makers”.

Cosa porta tutto questo sugli eventi di cronaca? “Se da un lato ne guadagna la pluralità dell’informazione, dall’altro attraverso tutti questi canali non è automatico che sempre ne guadagni la restituzione corretta e più aderente possibile alla realtà degli eventi di cronaca su cui si aprono sul Web miriadi di ricostruzioni dei fatti e di commenti spesso non corrispondenti alla realtà”.

La Rete ha aperto una nuova stagione dell’informazione

Sì, secondo il professore la Rete apre una nuova stagione dell’informazione: “Oggi parliamo sempre più di ‘giornalismo partecipativo‘, ovvero la diffusione in Rete di notizie, di dati, di inchieste, di approfondimenti nonché di semplici commenti da parte di soggetti che non hanno una qualifica professionale accreditata all’interno della professione giornalistica, ma che svolgono questa attività nel Web attraverso siti dall’interfaccia giornalistica e blog personali o condivisi con altri soggetti dediti alla stessa attività”.

Che influenza può avere quindi la Rete su una notizia? La sua influenza può essere molta, “come affermava in modo assai lungimirante Marshall McLuhan nel 1964 nel classico Understanding media. – continua Pagnotta – The Extensions of Man – tradotto poi in Italia dal Saggiatore in Capire i media, gli strumenti del comunicare – ‘il “messaggio” di un medium o di una tecnologia è nel mutamento di proporzioni, di ritmo o di schemi che introduce nei rapporti umani’“.

“Oggi siamo tutti nella nostra quotidianità filtrati, mediati e spesso sovraesposti dalle tecnologie digitali. – prosegue il professore – Tutto questo si riflette a maggior ragione sull’informazione dei fatti di cronaca. Il Web permette una facilità di creazione e di diffusione su scala globale di ogni tipo di messaggio e contenuto, testuale, audio, video, mai avvenute prima. Tali contenuti per le caratteristiche proprie dello spazio digitale possono essere soggetti a una diffusione rapida in tempo reale su scala globale e rimanere presenti h24 in rete; ora capite bene l’enorme responsabilità non solo dei giornalisti ma di tutti noi nel divulgare notizie e commenti attraverso i canali digitali. Inoltre ogni contenuto digitale può essere soggetto a forme di reinterpretazione arbitraria, di manipolazione, di falsificazione parziale, fino ad arrivare alla misinformation e alle famose fake news”.

Come approcciarsi a questo scenario caotico dell’informazione?

“Innanzitutto spirito critico, mai prendere per buona una notizia senza che sia riconducibile in modo chiaro a una fonte o a un autore identificabili e rintracciabili, nonché abituarsi al confronto tra diverse fonti in Rete a partire prima di tutto dalle fonti professionalmente accreditate. – consiglia Pagnotta – C’è una deontologia della professione giornalistica che oggi può fare la differenza proprio rispetto alla ridondanza di notizie e commenti che passano nel Web”.

“Inoltre – aggiunge il docente – sul Web ci sono siti professionali di fact-checking, come ad esempio Bufale.netButac.it, o il servizio offerto dalla testata online Open.online, dedicati a verificare le notizie per identificarle poi come veritiere o fake news. Si tratta di siti consultabili da chiunque”.

In tutto questo i social media aumentano ancora di più il potere dei media. “I Social Network Sites divulgano in tempo reale, amplificano e spesso modificano nel passaggio continuo di una notizia da un Social all’altro il fatto di cronaca. Inoltre la diffusione su ampia scala di commenti – più o meno leciti o arbitrari – può creare una pressione mediatica che in alcuni casi crea fenomeni distorsivi dei fatti nella ricezione che ne ha l’opinione pubblica”.

Ma i media possono davvero influenzare una scelta giuridica?

Secondo Pagnotta, “non sarebbe corretto rispetto alla professionalità dei giudici presupporre sempre a priori un’influenza da parte dei media sulle sentenze. Detto questo, bisogna avere il coraggio di dire che la mediatizzazione del processo, in particolare se attraverso i canali digitali, può produrre, come dicevamo prima per i fatti di cronaca, dei fenomeni distorsivi che possono creare ostacoli nell’accertamento della realtà dei fatti stessi, nonché nella valutazione dei medesimi all’interno del processo”.

Il processo mediatico, in particolare oggi se questo avviene attraverso i canali digitali, “può portare infatti con sé una sovraesposizione degli imputati e in alcuni casi pure di parte degli atti delle indagini che spesso, a livello mediatico e di opinione pubblica, sono considerati alla stregua di vere e proprie prove definitive della responsabilità penale delle persone. Su questo tema, assai delicato per la tutela di ogni cittadino e per la difesa del diritto fondamentale alla presunzione di non colpevolezza, sancito dall’art. l’art. 27, co. 2, della Costituzione della Repubblica Italiana, consiglio la lettura del libro del 2016 ‘L’informazione giudiziaria in Italia‘, che rappresenta il Libro bianco sui rapporti tra mezzi di comunicazione e processo penale”. Curato dall’Osservatorio sull’informazione giudiziaria dell’Unione Camere Penali Italiane, oggi è fruibile online open access proprio grazie alla Rete al link: https://discrimen.it/libri/linformazione-giudiziaria-in-italia-libro-bianco-sui-rapporti-tra-mezzi-di-comunicazione-e-processo-penale/.

di Simona Gallo

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