La sensazione di sentirsi diversi

IL BLOG DI MARICA MUSUMARRA

Un po’ di tempo fa ho parlato della correlazione tra l’essere intelligenti e l’essere sensibili. Mi sono resa conto che effettivamente manca un terzo elemento: l’essere ‘diversi’ (o comunque, la sensazione sentirsi ‘diversi’).

Quando ci si sente ‘diversi’ in automatico ci si trasforma in quel ‘pesce fuor d’acqua’ che, al di fuori del suo habitat naturale, non può far altro che annaspare e lottare con tutte le sue forze per rimanere in vita. Ecco, quando qualcuno si sente ‘diverso’ in un contesto che non gli appartiene è costretto a fare lo stesso: trovare delle scappatoie per poter tirare avanti anche quando, ai suoi occhi, il mondo gira completamente al contrario.

Il ‘diverso’ in genere è colui che vede fare alla propria persona qualcosa che lui personalmente agli altri non farebbe mai. Ok, ‘mai dire mai nella vita’, ma esistono atteggiamenti obiettivamente giusti e altri obiettivamente sbagliati che il ‘diverso’, con il suo modo di guardare il mondo da un’altra prospettiva, sa distinguere, scindere, valutare, seguire o evitare.

Essere ‘diverso’ inizialmente ti fa sentire anche ‘sbagliato’: sbagliato per persone che non apprezzano, sbagliato per ambienti che ti accettano solo se ti adegui, sbagliato per il fatto di remare contro ‘i molti’ che pensano e agiscono in maniera diametralmente opposta, lontana e nella maggior parte dei casi inconcepibile. ‘Sbagliato’ punto.

In effetti, non è possibile pretendere che tutti la pensino come te, che agiscano come te e che si facciano gli stessi scrupoli. Non è possibile stare lì ad aspettare che il tuo comportamento esemplare, corretto, leale e sincero sia sempre ricambiato con la stessa moneta. Infine, non è possibile avere la certezza di incontrare sempre e soltanto ‘diversi’ come te che, proprio per il loro essere ‘diversi’, si dimostrano paradossalmente ‘uguali’ alla tua persona e capaci di comprenderti, sostenerti, appoggiarti.

Ho letto una frase su questo, in passato: “Non compiangerti e non sentirti diversa. Tu non sei diversa. Sei unica. Coccola il tuo bene, sopporta il tuo male. E ringrazia sempre di essere come sei. Persino quando esserlo significherà soffrire con un’intensità superiore a quella di qualcun altro”. L’ha scritta Massimo Gramellini che, involontariamente, tante volte mi ha risollevato il morale e altrettante volte mi ha fatto riflettere. Ha ragione: il ‘diverso’ DEVE ringraziare di essere così com’è. Deve ringraziare di dissociarsi da certe situazioni, di circostanza e falsamente arricchenti; deve ringraziare di non essere in grado di creare rapporti di convenienza e opportunismo, che servono solo a tappare i buchi di una solitudine incolmabile; deve ringraziare di opporsi fortemente all’ipocrisia e all’incoerenza, che preferisce guardare da un gradino più alto, quello della consapevolezza di essere migliore.

Caro ‘diverso’, smettila di sentirti ‘sbagliato’. Come dice Gramellini, in realtà tu sei ‘unico’ e devi esserne fiero. Sfoggia la tua trasparenza come fosse un trofeo, custodisci la tua bontà come fosse un tesoro, regala il tuo amore solo a chi lo merita davvero. Quando incontrerai ‘i molti’ sorriderai per educazione e passerai oltre; ma quando incontrerai ‘gli uguali’ sorriderai per felicità e capirai di essere nel posto giusto al momento giusto. Come il pesce che ritorna a nuotare tra le onde del mare.

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