Da Dj Fabo a Mario, la storia non cambia. Legge fine vita: la battaglia è ancora da vincere

Intervista a Marco Cappato e all'associazione svizzera Dignitas. In Italia, dopo tanti anni di attesa, si discute finalmente sul disegno di legge che tuttavia presenta modifiche rispetto alle richieste dell'associazione Luca Coscioni. I pazienti intanto si trovano davanti a trappole burocratiche e la Corte costituzionale boccia il referendum

Lunedì 6 dicembre era iniziata la discussione generale alla Camera dei deputati sul disegno di legge sul suicidio assistito. Il testo, chiamato “Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita”, regolamenterebbe quanto previsto dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 242 del 2019, intervenuta sulla morte di Fabiano Antoniani conosciuto anche come Dj Fabo.

Dj Fabo era rimasto tetraplegico e affetto da cecità bilaterale corticale a seguito di un grave incidente stradale avvenuto il 13 giugno 2014. Dopo lunghi e ripetuti ricoveri ospedalieri e vari tentativi di cura e riabilitazione, la sua condizione era risultata irreversibile. Aveva perciò maturato, a poco meno di due anni di distanza dall’incidente, la volontà di porre fine alla sua esistenza.

Nel 2016 Dj Fabo aveva preso contatto con organizzazioni svizzere che si occupano dell’assistenza al suicidio e nello stesso periodo aveva conosciuto Marco Cappato, esponente dell’Associazione Luca Coscioni che si batte dal 2002 per ottenere una legge sulla legalizzazione dell’eutanasia e del suicidio medicalmente assistito in Italia.

Cappato gli aveva prospettato la possibilità di sottoporsi in Italia a sedazione profonda, interrompendo i trattamenti di ventilazione e alimentazione artificiale. Di fronte al suo fermo proposito di recarsi in Svizzera per il suicidio assistito, Cappato aveva accettato di accompagnarlo in questo viaggio verso la struttura prescelta (l’associazione Dignitas) che, dopo numerose visite e accertamenti, aveva acconsentito al suicidio assistito, avvenuto poi il 27 febbraio 2017.

Cappato si era poi autodenunciato ai Carabinieri ed era stato accusato di aiuto al suicidio, reato previsto dall’articolo 580 del Codice penale, che prevede una pena dai 5 ai 12 anni di carcere. Il 23 dicembre 2019 la Corte d’Assise di Milano lo ha assolto “perché il fatto non sussiste”.

La sentenza della Corte Costituzionale

La sentenza era largamente attesa dopo il pronunciamento sul fine vita della Corte Costituzione che aveva indicato come non punibile l’aiuto al suicidio di una persona “affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche assolutamente intollerabili, la quale sia tenuta in vita a mezzo di trattamenti di sostegno vitale, ma resti capace di prendere decisioni libere e consapevoli”.

La Corte aveva stabilito, inoltre, che “il bene della vita dovrebbe essere riguardato unicamente in una prospettiva personalistica, come interesse del suo titolare volto a consentire il pieno sviluppo della persona. Di qui la maggiore attenzione verso la libertà di autodeterminazione individuale, anche nelle fasi finali della vita, specie quando si tratti di persone che versano in condizioni di eccezionale sofferenza”.

La Corte aveva definito la condotta di chi si limita ad agevolare la realizzazione del suicidio un “comportamento penalmente inane”, poiché volto a “garantire il diritto fondamentale all’autodeterminazione sulle scelte del fine vita, riferite a una sentenza ritenuta – per circostanze oggettive – non più dignitosa dal suo titolare”.

Proposta di legge sul fine vita: condizioni, requisiti, modalità

Si è giunti alla discussione in Parlamento sul fine vita grazie soprattutto alla campagna promossa dall’Associazione Luca Coscioni per chiedere un referendum sull’Eutanasia legale che ha raccolto oltre un milione e 200 mila firme, depositate in Cassazione.

Il disegno di legge giunto a Montecitorio riprende, con alcune modifiche, quanto stabilito dalla sentenza della Corte costituzionale sul caso di Dj Fabo. L’associazione Luca Coscioni ha espresso alcune perplessità sulla proposta e ha proposto alcune modifiche, in merito soprattutto ai passaggi richiesti per poter accedere al suicidio assistito che allungherebbero i tempi “per chi tempo non ne ha”.

Secondo il disegno di legge, la richiesta di morte volontaria medicalmente assistita deve essere consegnata o trasmessa al medico di medicina generale che redige un rapporto sulle condizioni cliniche del richiedente e sulle motivazioni che hanno determinato la richiesta, per poi trasmetterlo al comitato per l’etica nella clinica territorialmente competente. Il comitato, entro sette giorni dal ricevimento della richiesta, esprime parere sulla sussistenza dei presupposti e dei requisiti per la richiesta di morte volontaria medicalmente assistita. In caso di parere favorevole il medico lo trasmette alla direzione dell’azienda sanitaria territoriale che esegue le verifiche necessarie per procedere.

Nel testo approvato, dice l’associazione Coscioni, è stata poi introdotta l’obiezione di coscienza attraverso un elenco di personale sanitario obiettore che potrebbe, come avviene per l’interruzione di gravidanza, rendere complicata e di fatto poco accessibile la procedura.

L’opinione di Marco Cappato

Abbiamo discusso della legge sul fine vita proprio con Marco Cappato. L’obiettivo del referendum è “la legalizzazione dell’eutanasia, attraverso la parziale abrogazione dell’articolo 579 del Codice penale sul cosiddetto ‘omicidio del consenziente'”.

Il suicidio assistito è già legale in Italia, mentre con l’eutanasia attiva per cui si batte l’Associazione Coscioni, “un medico può intervenire su richiesta del paziente, anche non dipendente da cure”.

Un milione e 200 mila firme sono la dimostrazione di quanto il tema sia vicino alle persone, mentre i partiti non si sono mai espressi chiaramente sulla questione, probabilmente perché “hanno paura nel gestire un tema che taglia trasversalmente gli schieramenti; dunque, preferiscono proprio che non se ne parli anche per non scontentare minoranze collegate al Vaticano”.

Cappato non esclude che possano essere necessarie altre azioni di disobbedienza civile, anche se la legalizzazione dell’eutanasia è ormai vicina. Sottolinea, inoltre, l’importanza “delle procedure di verifica delle condizioni sanitarie e della reale volontà del paziente, senza cadere però in trappole burocratiche“, come avvenuto nel caso di Mario.

Mario è tetraplegico da dieci anni dopo un incidente stradale e, per la prima volta in Italia, gli è stato dato il via libera del Comitato etico per il suicidio medicalmente assistito, ma la Asur Marche non ha ancora consegnato la relazione in merito alle dovute verifiche sul farmaco letale.

Cappato afferma che “il Comitato etico territoriale non è convinto della procedura tecnica proposta da Mario e dall’Associazione Luca Coscioni (tipologia del farmaco, quantità, procedura di autosomministrazione). A noi pare evidente che a questo punto spetti al Servizio sanitario definire una procedura. Mario ha già diffidato tutti i responsabili di questo scaricabarile, sia della Regione Marche che del Governo nazionale, entrambi colpevoli di imporre di fatto la prosecuzione di una vera e propria tortura”.

Mario era pronto ad andare anche in Svizzera dove le pratiche per procedere al suicidio assistito sono molto più celeri. Questo ha portato numerosi italiani ad intraprendere un lungo viaggio per porre fine ad anni di sofferenze.

Associazione DIGNITAS, Vivere degnamente Morire degnamente

Abbiamo intervistato anche l’associazione svizzera Dignitas, che ha accolto Dj Fabo nel 2017 per accompagnarlo verso il suicidio assistito.

Dignitas è un’associazione senza scopo di lucro costituita nel 1998 con sede in Svizzera e membri in tutto il mondo. Si impegna per la salvaguardia della libertà di scelta, dell’autodeterminazione e della responsabilità individuale in vita e alla fine della vita. Ciò comprende anche il diritto di ogni persona di decidere in quale modo e in quale momento la sua vita deve terminare. Per questa ragione il malato non deve mostrare alcun segno di mancanza della capacità di intendere e di volere e deve essere in grado di compiere personalmente l’atto finale. La stampa descrive spesso Dignitas come un “organizzazione per l’eutanasia”, quando in realtà il fulcro non è “come morire” ma “come vivere”.

“Alcune persone ci contattano perché, nonostante i progressi straordinari della medicina non possono raggiungere o mantenere la qualità di vita che li soddisfa. Vogliono un’uscita di emergenza in caso la loro condizione non sia più sostenibile. Le uscite d’emergenza, per fortuna, vengono utilizzate raramente ma la loro esistenza è, per molte persone, rassicurante. Il 15 maggio 2011 nel cantone di Zurigo c’è stata una votazione su due iniziative che avrebbero limitato o addirittura vietato la possibilità del suicidio assistito. La stragrande maggioranza (l’84% e il 78%) si è opposta a queste iniziative”.

In merito alla situazione in Italia, Dignitas sottolinea l’importanza del suicidio assistito come una scelta che ognuno dovrebbe avere nel proprio paese. “Una legge che punisce persone che aiutano un’altra a porre fine alla propria sofferenza, costringendoli a fare un viaggio troppo spesso molto penoso, certamente dev’essere cambiata. Un viaggio da Dignitas è sempre il risultato della mancanza di una libertà di scelta reale e legalmente sicura nel proprio paese. Non è mai una decisione presa alla leggera; nessuno vuole morire, e certamente non lontano da casa, se ha la possibilità di continuare a vivere in un modo che considera umano e dignitoso. Il viaggio in Svizzera non vuole e non deve diventare una “soluzione consolidata” che consente ai politici di mantenere lo status quo per comodità e per non dover affrontare la questione della libertà di scelta e di una fine vita autodeterminata nel proprio paese”.

Nonostante la legge sia arrivata alla Camera, il percorso da compiere sembra ancora lungo ed è difficile fare delle previsioni sui tempi necessari per la conclusione della discussione generale. Entro la primavera 2022 si dovrebbe andare al voto. La decisione a questo punto sarà nelle mani dei cittadini italiani, anche se hanno già dimostrato da che parte stare.

Aggiornamento febbraio 2022: l’intervento del Papa e un farmaco per Mario

L’11 febbraio 2022 è stato scelto il farmaco, il Tiopentone, per il suicidio medicalmente assistito richiesto da Mario, che di fatto ha ottenuto l’ultimo via libera necessario.

“Ho avuto quello che aspettavo”, spiega Mario intervistato dal Corriere della Sera, “e non so nemmeno spiegare quanto ne sono felice. Ce l’ho fatta, anzi: ce l’abbiamo io e tutti quelli che hanno lottato assieme a me. Posso disporre della mia vita, finalmente. So che me ne potrò andare quando vorrò in modo dignitoso per me e per la mia famiglia e questo mi rasserena e mi emoziona”.

Eppure, non tutti sono soddisfatti di questo importante risultato. Papa Francesco, nel corso dell’udienza generale, è intervenuto sul fine vita, affermando che accelerare la morte “non è umano né cristiano”. Si è dichiarato favorevole alle cure palliative, chiarendo però l’importanza di “non confondere questo aiuto con derive inaccettabili che portano a uccidere. Dobbiamo accompagnare alla morte, ma non provocare la morte o aiutare qualsiasi forma di suicidio. Va sempre privilegiato il diritto alla cura e alla cura per tutti. La vita è un diritto, non la morte, la quale va accolta, non somministrata”.

Il referendum bocciato dalla Corte costituzionale

Il 15 febbraio la Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il referendum sull’eutanasia legale. “C’è da temere per la democrazia italiana più che per l’eutanasia o la cannabis”, ha scritto su Instagram Marco Cappato.

Il comunicato della Corte costituzionale, reso noto poco dopo la sentenza, spiega le ragioni dell’inammissibilità del referendum: “A seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili”.

Durante una live su Instagram sul canale Dataroomgabanelli, Cappato, intervistato da Milena Gabanelli, si è scagliato duramente contro la sentenza sopra citata: “Si dice che la nostra richiesta, ossia la depenalizzazionedel cosiddetto omicidio del consenziente (eutanasia attiva), non forniva sufficienti tutele e garanzie, in particolare alle persone deboli e fragili. Io considero questa una decisione molto politica, perché proprio le persone più deboli e fragili devono avere il diritto a non essere sottoposte contro la loro volontà a una condizione di sofferenza”.

Come specificato da Cappato, il referendum non intendeva abrogare quella parte dell’articolo che condannava l’aiuto a persone “di insufficienza psichica, anche temporanea”. L’Associazione Luca Coscioni, quindi, non mirava alla legalizzazionedell’eutanasia su persone “non lucide”. L’aiuto a morire veniva richiesto solo per persone perfettamente in grado di intendere e di capire.

Seppur di formazione cattolica, Cappato sottolinea che “un grande principio della teologia morale del cattolicesimo è il libero arbitrio e, infatti, teologi cattolici come Vito Mancuso o com’è la chiesa cattolica in Belgio sono favorevoli da cattolici all’eutanasia legale e quindi non accetto neanche in termini di dibattito teologico che si dia per scontato che questo sia contrario alla religione o alla Chiesa”.

“La Corte ha impedito al popolo di decidere; quindi, continueremo con la disobbedienza civile e con le azioni giudiziarie al fianco dei malati”.

di Laura Ruggiero

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