Damilano a Parma con “Il Presidente”: doppio dramma del Quirinale

Il direttore de L'Espresso Marco Damilano è stato ospite dell'Università di Parma per presentare il suo ultimo libro: "Le persone sono fragili, le istituzioni sono fragili. Questo è il dramma del romanzo repubblicano"

Il Capo di Stato italiano, il presidente della Repubblica, di cui tanto si parla in questi giorni, è stato eletto – o meglio, rieletto – lo scorso 29 gennaio. Rappresentante dell’unità nazionale, detentore di potere ‘neutro’ per definizione e garante della Costituzione italiana, dal 1948 la sua elezione è perno centrale di trame, scandali e avvenimenti essenziali della nostra storia recente. Senza necessità alcuna di fronzoli narrativi, ogni presidente della Repubblica è coprotagonista di un “romanzo italiano” giunto, come spiegato nell’ultimo libro del direttore de L’Espresso Marco Damilano, al suo tredicesimo capitolo.

Lunedì 31 gennaio Damilano è stato ospite dell’Università di Parma, per presentare il suo libro: ‘Il presidente’ (edito da La nave di Teseo), in cui propone un’attenta analisi dei primi 75 anni della figura del presidente della Repubblica.

L’autore, nato a Roma nel 1968, dopo la laurea in Storia contemporanea conseguita all’Università La sapienza, e il dottorato di ricerca in Storia dell’Italia contemporanea conseguito presso l’Università degli Studi Roma Tre, entra nel mondo del giornalismo nel 1995, come redattore di Segno 7. Collabora con Diario e Sette, quest’ultimo settimanale del Corriere della Sera, e dal 2001 è parlamentarista e cronista politico de L’espresso, di cui, dal 25 ottobre del 2017, è direttore. Oltre alla carta stampata, è attivo anche nel mondo della televisione, ed è diventato negli anni volto noto di diverse trasmissioni. È stato ospite fisso della trasmissione Gazebo, e lo è tuttora di Propaganda Live, oltre ad essere opinionista ricorrente in programmi politici come Maratona Mentana, Tagadà, Agorà e Dimartedì.

“Il Presidente” e il grande Romanzo Repubblicano

E proprio la politica, che, fin dalla gioventù, interessa e appassiona Damilano. Il suo “Il Presidente” – da notare l’uso del singolare, a indicare la figura, la carica, l’organo costituzionale, ma anche la persona del Capo dello Stato – accompagna in un percorso tetro e tortuoso tra le stanze del Quirinale, che, con testimoni i Dioscuri, è protagonista solo in un secondo momento delle vicende presidenziali. Tutto parte da Montecitorio, dove viene eletto il Capo dello Stato e dove anche nell’Antica Roma i cittadini si riunivano per i comizi elettorali. L’ultimo libro del direttore Damilano non poteva che partire da lì, dove entra per la prima volta il 24 giugno del 1985. Il futuro giornalista ha sedici anni e assiste in prima persona all’elezione di Francesco Cossiga, ottavo presidente della Repubblica.

L’autore, fin dall’incipit, mette in chiaro lo stretto legame tra Presidente e Presidenza, tra uomo e istituzione: “Abbiamo avuto romanzi borghesi, romanzi operai, romanzi criminali, – spiega Damilano – ma non abbiamo ancora il Romanzo Repubblicano, il Romanzo del Presidente, il solo possibile nel Paese in cui sta finendo la politica ed è morta la letteratura. Il romanzo narra di un dramma doppio: quello di una persona, il Presidente, e di una istituzione, la Presidenza”.

Il dramma, dunque, che accompagna e segue ogni Presidente. Il dramma della persona e dell’istituzione, il dramma dell’immagine riflessa di un popolo su un singolo.

“Il Presidente è una persona, il Presidente è un’istituzione. Le persone sono fragili, le istituzioni sono fragili. Questo è il dramma del romanzo repubblicano. Il presidente è il vertice, il protagonista del romanzo. Tutte le presidenze sono state a loro modo drammatiche, a volte in maniera così intensa da apparire come l’effetto di un maleficio”.

I dannati di Montecitorio

Tra impegno e passione, Damilano ha sviluppato un’eccellente capacità di analisi dell’intricato – ora più che mai – ambiente politico italiano, e “Il Presidente” ne è l’ennesima dimostrazione.

L’interesse e la dedizione del direttore hanno suscitato curiosità tra gli studenti presenti all’incontro. Alla domanda posta da una studentessa – “Se non Mattarella, chi altro?” – Damilano ha mostrato sdegno nei confronti di politici che, come esso stesso spiega, lavorano per indebolire la politica: “Tra gli elettori c’era un umore di ostilità nei confronti di Mario Draghi, che ho sentito poche volte nella storia, e su L’Espresso ho scritto che questo Parlamento sembra una bolgia dantesca”.

Le procedure per l’elezione del presidente della Repubblica hanno destato indignazione, accumulando sconforto nell’intera Nazione, già vittima di una generale confusione sociopolitica. Damilano ci tiene a sottolineare le contraddizioni che caratterizzano l’intero sistema democratico italiano: “Draghi non ha riconosciuto a pieno la politica, così come la politica non ha riconosciuto in Draghi un politico che dava vantaggi, lustro, alla classe politica; così si è capito che Mattarella non aveva alternative: questo è tipico di altri regimi, nel sistema democratico le persone devono avere un’alternativa”.

Una Presidente della Repubblica donna

La presentazione del nuovo libro di Damilano è stata, per l’intero ambiente universitario parmense, un’occasione per poter affrontare alcuni temi tanto attuali quanto trascurati. L’intervento della professoressa Veronica Valenti, docente di Istituzioni di Diritto Pubblico e Diritto delle Pari Opportunità, ad esempio, ha riacceso la questione del gender gap, che da sempre contraddistingue il sistema politico italiano: “Quando sarà il tempo per una presidente donna?”

Probabilmente, il fatto che ci siano state delle donne tra i candidati alla presidenza è stato particolarmente enfatizzato dai media, dal momento che, come sottolinea la professoressa, forse parlare di genere in questo momento va di moda. Ma, per Damilano, il vero errore è stato un altro: “Quando è stata presentata la terna Marta Cartabia, Paola Severino ed Elisabetta Belloni, tre figure di assoluto livello, andava aggiunto però che nessuna di queste tre aveva una formazione politica: allora la prossima volta si dica una donna politica per presidente. Se si fa questo passaggio, vedrete che si troveranno le figure giuste”.

L’Italia, come sembra sottolineare anche il direttore Damilano, non ha bisogno di donne in politica, e non ha bisogno nemmeno di uomini in politica: ha bisogno di Politici. E non solo. L’Italia ha bisogno di professionisti, preparati, capaci. Ha bisogno dei migliori tra i migliori. Ha bisogno della fantomatica “cultura dell’eccellenza” – quella vera, onesta, spietatamente meritocratica – perché, che qualcuno sia uomo o donna, poco importa, e dovrebbe importare poco anche ai cittadini.

di Alex Iuliani e Francesco De Carlo

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