Football: ben più che solo un Super Bowl

Negli Stati Uniti il football si è evoluto per diventare parte integrante di società e cultura a stelle e strisce: ora anche all'estero

Il Super Bowl di domenica notte, uno degli eventi sportivi più seguiti a livello globale, ha, come ogni anno, attirato milioni di telespettatori. Il football americano, negli ultimi anni, ha visto la sua popolarità internazionale crescere di stagione in stagione. Partite di NFL vengono giocate ormai abitualmente a Londra – Covid permettendo – e sono sempre di più gli appassionati nel mondo. Se, però, per gran parte degli europei la passione per questo sport è cosa nuova, negli Stati Uniti sono più di 150 anni che il football è simbolo e cuore pulsante della cultura americana.

La grande forma d’intrattenimento americana

Il 9 dicembre 1893 l’Harper’s Weekly, un settimanale americano pubblicato dal 1857 al 1916, descrisse la partita del Giorno del Ringraziamento di quell’anno come “più uno spettacolo che una sfida atletica“. Erano passati pochi anni dalla prima partita giocata – con parvenze molto più di calcio che di football – tra Princeton University e Rutgers University, nel 1869, e ancora meno anni erano passati da quando, nel 1880, Lo studente di Yale Walter Camp donò al mondo il football come lo conosciamo oggi, con snap e undici giocatori per squadra in campo. Eppure, quell’evoluzione di soccer e rugby, quel neonato sport a stelle e strisce, era già visto come la nuova grande forma d’intrattenimento americana.

“The game that changed the South”

La Guerra Civile americana finì nel 1865, portandosi dietro tutte le conseguenze sociali, culturali e storiche del conflitto. Il sud del Paese, dopo la sconfitta degli Stati confederati, perse gran parte della sua ricchezza. Il reddito pro capite, dalla fine della guerra fino al XX secolo, era del 40% inferiore rispetto a quello degli abitanti del nord. Non sorprende dunque come nel 1926, quando l’Università dell’Alabama sconfisse la grande favorita Università di Washington al Rose Bowl, quella partita – e quella vittoria – furono molto più di un semplice trofeo in bacheca.

Non solo era la prima volta che un’università del sud batteva una delle grandi del nord (Princeton, Yale, Harvard, Washington) in una finale di campionato, ma era un’impresa che venne celebrata come la tanto agognata vittoria contro il nord, a prova del fatto che anche loro, i southerners, erano all’altezza della nuova realtà, sportiva e sociale, americana. Quella partita venne rinominata The game that changed the South, ovvero “La partita che ha cambiato il sud” e fu solo la prima grande dimostrazione del significato simbolico che il football ricopre negli Stati Uniti.

Il valore culturale e metaforico del football

Nessuno sport, negli Stati Uniti, ha lo stesso valore simbolico del football americano. Come sottolinea Peter S. Morris in un suo articolo “Uno sport violento, rigidamente gerarchico – l’equivalente sportivo dell’esercito – il football è visto tanto dai suoi tifosi quanto dai suoi detrattori come l’incarnazione di tutto ciò che è giusto (o sbagliato) della cultura e società americana”.

Ventidue atleti che si mettono in posizione, a dividerli una linea immaginaria. L’attacco in attesa del segnale del suo comandante, il quarterback, e, quando questo arriva, si scatena la battaglia. Pochi, pochissimi secondi, estremamente intensi. Poi ci si ferma, ci si sistema, ci si riorganizza per sferrare un altro colpo vincente, per guadagnare un altro po’ di territorio nemico. E, mentre l’attacco prova ad avanzare, la difesa protegge il suo territorio, i suoi possedimenti, schiera le sue truppe in protezione della propria endzone.

Esempio di un’azione in un playbook (foto: pagina Facebook ESPN)

Per fare tutto questo viene impiegata la forza, certo, ma anche il cervello. Se infatti a far emozionare i tifosi sono placcaggi, corse e ricezioni, alla base di tutto ci sono grande studio, grande organizzazione, grande tattica. Ogni azione di una partita di football è attentamente calcolata ed eseguita, nulla è casuale. L’azione da eseguire viene scelta da un playbook, un “libro delle giocate” si potrebbe dire, che – per spiegare ai profani del football – è una lunghissima lista di possibili azioni da cui le squadre scelgono la più adatta al momento.

Jon Gruden, noto ex coach NFL, disse in un’intervista che “ci sono centinaia di giocate in un playbook, ma la maggior parte delle squadre ne sceglie tra le 75 e le 100 di lancio e tra le 15 e le 20 di corsa per ogni singola partita”. Nel football, infatti, l’attacco guadagna terreno lanciando l’ovale o “correndolo”, come si dice in gergo.

Lo sport come evento sociale

Il football non solo è uno sport corredato da un ricco e variegato bagaglio culturale, ma è, soprattutto, uno spettacolo, e come tale esiste in ragione dei tifosi. Qui si giunge al topos sociologico dello sport negli Stati Uniti: non solo il football, ma soprattutto il football, è un’esperienza comunitaria, un social gathering, un evento, una festa, un appuntamento settimanale che, dal barbecue in giardino al tailgating fuori dallo stadio, riunisce una comunità, quella dei tifosi, per godere del grande spettacolo, della prestazione atletica, del pinnacolo dell’americanità. Perché durante le partite di NFL i tifosi avversari siedono e mangiano insieme.

Lo spettacolo è tanto dentro al campo quanto fuori. Ci si trova anche ore prima del kickoff, il calcio d’inizio, perché ai piedi delle arene si gioca a cornhole, si mangiano hot dog e si ascolta musica, si balla e si canta. Insomma, si prende parte a una vera e propria festa. C’è rivalità, sì, ma soprattutto c’è il comune amore per lo sport, per l’evento. Non ci si deve preoccupare di rivolte, risse, liti. Quelle, quando raramente arrivano, sono figlie di qualche birra di troppo, e non della ben radicata concezione dell’”alterità”, della divisione in “noi” e “voi” che caratterizza la violenza negli stadi di calcio europei. 

Tailgating prima di una partita dei New York Giants

Il ruolo della Football Season nella cultura americana

Il football non solo è lo sport più guardato e amato dagli americani, ma è anche il più praticato, sia a livello di high school che di college. L’NFL ha la media di tifosi presenti allo stadio più alta di qualsiasi altro campionato professionistico nel mondo, di ogni sport. Per rendere l’idea, il numero di spettatori medi, per l’NFL, è di 67.591, mentre per la Serie A di calcio la media è stata, nella stagione ’19/’20 (l’ultima pre pandemia) di 27.226.

Va sottolineato, però, come ogni regular season di NFL – le partite di campionato, senza contare i playoff – abbia solo 18 giornate, con le squadre che giocano 17 partite perché tutte, a turno, godono di una bye week, una settimana di riposo. Per ognuna delle 32 franchigie il campionato è estremamente intenso, con quattro mesi – nell’ultima stagione dal 9 settembre al 9 gennaio – di partite tutte fondamentali. Si deve porre attenzione alla calendarizzazione del campionato di NFL – e, come si vedrà, non solo dell’NFL – perché essa ha contribuito fortemente alla diffusione dello sport e alla sua importanza culturale negli Stati Uniti.

Il football è uno sport autunnale e invernale e il periodo in cui viene giocato prende il nome di football season – stagione del football – che, nel grande dualismo sportivo americano, è contrapposta alla baseball season, con il campionato di MLB che, senza contare i playoff, inizia in aprile e termina in ottobre, per un totale di 162 partite.

Il ruolo fondamentale del football nella cultura americana è legato, dunque, a quando viene giocato: autunno e inverno, periodo di vacanze, feste nazionali, tempo trascorso in famiglia. Il Giorno del Ringraziamento si gioca a football, il giorno di Natale si gioca a football, il primo gennaio si gioca a football e in tutti questi giorni di festa milioni di americani si ritrovano a casa con amici e parenti per godersi le festività e guardare il football.

Dal Labor Day – celebrato il primo lunedì di settembre – al Thanksgiving Day, il Giorno del Ringraziamento – celebrato il quarto giovedì di novembre – è possibile trovare almeno una partita di football in diretta nazionale ogni singola sera. Infatti, durante la football season, il lunedì gioca l’NFL (Monday Night Football), il martedì e il mercoledì giocano i college, il giovedì gioca nuovamente l’NFL (Thursday Night Football), il venerdì giocano le high school, il sabato giocano sia le high school che i college, e la domenica, il giorno tradizionale per le partite professionistiche, gioca di nuovo l’NFL (Sunday Night Football).

Non solo NFL

Se, passato il city downtown, con l’NFL, i professionisti (pro players), i grattacieli e i poli commerciali e finanziari, ci si dirige verso la periferia, le zone rurali, ecco che la passione, il furore e la festa non scemano, anzi, crescono. Se infatti l’NFL è l’istituzione professionistica del football, se i tifosi internazionali seguono le partite delle 32 franchigie, e se il college football è stato padre e primo catalizzatore d’attenzione dello sport, è nel locale – in una sorta di glocalizzazione sportiva – che il football diventa veramente, in tutti i sensi, arto vivo di una comunità, di una cittadina, di un gruppo sociale.

Finale del campionato di high school del Texas, 2010

E, ovviamente, ci si riferisce all’high school football, quello giocato da ragazzi che frequentano le scuole superiori. Quando parliamo di high school football bisogna fare attenzione: non si pensi che le partite siano seguite come quelle di calcio giovanile in Italia. No. Migliaia di tifosi, per le migliori squadre trasmissione live televisiva, per i migliori giocatori, i cosiddetti prospects, copertura nazionale delle partite, interviste, copertine di riviste sportive e non solo. La finale del campionato di high school del Texas, per rendere l’idea, viene giocata nello stadio dei Dallas Cowboys, l’AT&T Stadium: costo di costruzione 1,6 miliardi di dollari, capienza 80mila posti, espandibili a 100mila. Nel 2013 c’erano 54.347 persone a guardare dal vivo la partita tra Allen High School e Pearland High School. Sì, a guardare ragazzini.

Questo è il football. Questa è la cultura del football, negli Stati Uniti. È un grandissimo, incredibile, esaltante spettacolo, che va dalla partita della scuola locale al Super Bowl. È, come per la prima volta venne descritto dall’Harper’s Weekly nel 1893, “più uno spettacolo che una sfida atletica”. Indubbiamente è anche molto, molto di più.

di Alex Iuliani

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