Codipendenti anonimi: un aiuto concreto contro la dipendenza affettiva

L'associazione aiuta le persone che hanno una condizione psicologica comportamentale che le rende dipendenti da un'altra persona, che siano parenti o fidanzati. Coperti dall'anonimato e partecipando alle riunioni dei gruppi locali è possibile in 12 passi ritrovare la consapevolezza di sé e uscire dal tunnel della dipendenza

Il benessere nei rapporti interpersonali è un aspetto da non sottovalutare. La codipendenza affettiva e relazionale è una malattia “non visibile”. Ci si affida agli altri per avere un’identità personale e si tende a concentrarsi sulle sue esigenze e su ciò che vuole l’altra persona: si diventa la parte passiva o prevaricante della relazione (genitore e figlio, marito e moglie ecc…). L‘importante è capire di soffrirne e trovare il modo per riprendere la propria vita in mano. A chi si può chiedere aiuto per questo percorso? All’associazione dei Codipendenti Anonimi. Passo dopo passo si può uscire dalla codipendenza e vivere dei rapporti sani ed equilibrati.

Codipendenti anonimi è un’associazione non professionale con lo scopo di dare sostegno e supportare le persone che vogliono stare meglio con se stessi e con gli altri. CoDa-Codipendenti anonimi è gruppo di persone che si aiuta reciprocamente ed è aperta a tutti.

Attraverso l’intervista con Claudia (nome di fantasia per mantenere l’anonimato) abbiamo approfondito sia le dinamiche di questa malattia sia lo scopo dell’associazione.

Questo gruppo di sostegno ha radici in America, dove nel 1986 Ken e Mary R, scelgono di fondare un gruppo di auto-mutuo aiuto chiamato Co-Dependents Anonymous. Loro stessi, dopo il recupero dalla dipendenza da alcool e droga, capiscono che queste dipendenze sono legate anche ad un problema di dipendenza affettiva/relazionale. Basandosi sul programma degli Alcolismi Anonimi, adattarono il percorso alle problematiche affettive/relazionali alias codipendenza, creando una rete di sostegno. In Italia si costituisce il primo gruppo nel 1992, prendendo coscienza della problematica della codipendenza, fino ad arrivare al 2005 anno di costituzione legale della Associazione Codipendenti Anonimi.

“La codipendenza è insita nella società – racconta Claudia – noi siamo esseri che non possono vivere da soli, quindi abbiamo bisogno di un interdipendenza”. Come diceva il filosofo Aristotele, nel primo libro della sua opera Politica: “l’uomo è per natura un animale sociale”. Se riusciamo a coltivare rapporti sani raggiungiamo l’interdipenenza con le persone mentre se si attuano comportamenti malati si va verso la codipendenza, cioè “quella dipendenza emotiva – continua Clauda – che diventa tossica“.

Condividere è il verbo centrale in questa rete di sostegno. La condivisioni delle proprie esperienze, la possibilità di parlare con persone che hanno già attraversato il sentiero arduo e difficile delle dipendenza può essere un modo per recuperarsi, riunione dopo riunione.

L’origine della codipendenza

Come racconta Claudia, per poter avere rapporti sani con le persone è necessario, prima di tutto, avere un buon rapporto con se stesso e successivamente iniziare un percorso per cambiare le proprie abitudini nelle relazioni. Cambiare il proprio meccanismo di pensiero per poter stare bene con sé stessi e avere il diritto di avere relazioni sane. “CoDa – spiega Claudia- si propone di favorire il recupero del benessere nelle relazioni inter e infra personali attraverso la diffusione del programma spirituale che si basa sui 12 passi e sulle 12 tradizioni, mutuato dal programma degli Alcolisti Anonimi”.

La codipendenza è considerata da tutti i programmi dei 12 Passi la madre di tutte le dipendenze come alcool, droga, gioco compulsivo, cibo, lavoro, sesso, ecc.. Ogni dipendenza ha un oggetto di ossessione. Nella dipendenza affettiva/relazionale “l’oggetto  diventa l’altra persona, per fare un’analogia”.

Lo scopo dell’associazione è quella di “fornire a chiunque lo desideri – continua Claudia- degli strumenti per stabilire e mantenere rapporti sani con sé stessi e con gli altri, seguendo il programma. E si può raggiungere questo scopo con il gruppo e attraverso esso“. All’interno dell’associazione, si organizzano riunioni per condividere le proprie esperienze ad altre persone. In questi gruppi non ci sono professionisti, sono a turno  gestiti e mediati da una persona che ha le stesse problematiche ma che ha raggiunto un periodo di recupero/equilibrio e tutta l’associazione è auto gestita da persone che hanno avuto la malattia della codipendenza ma hanno effettuato parte o tutto il percorso.

Le parole “vergogna e anonimato” vanno di pari passo in questo processo di guarigione. Le riunioni devono “essere un luogo sicuro e l’anonimato è una parola fondamentale – chiarisce Claudia – perché dietro ad una dipendenza si può vivere la vergogna di averla”. Per questo senso di vergogna è molto importante tenere la riservatezza sia sul contenuto delle riunioni sia sull’identità delle persone.

“Le dipendenze, nei programmi dei 12 passi, sono considerate come malattie” e non come vizio, continua Claudia. “La dipendenza affettiva/relazionale è un malessere esistenziale, ossia la sofferenza dell’anima”.

Ci sono vari modi di espressioni della codipendenza, ossia la dipendenza tra i partner, e/o tra genitori-figli, e/o fratello-sorella, colleghi, amici…. Per esempio quando un figlio sceglie un percorso di studi rispetto ad un altro per rendere felici i genitori (compiacenza), oppure non si riesce a stare soli e si vuole un partner al proprio fianco a tutti i costi (paura/abbandono), oppure si è troppo sottomessi sul lavoro e si subiscono angherie.

Un’esperienza che porta Claudia è quella di Andy (nome di fantasia) e del percorso che gli ha fatto abbracciare la realtà CoDa. L’infanzia traumatica e la famiglia disfunzionale hanno portato alla creazione di difese e atteggiamenti non sani. La madre non era una figura amorevole, la sensazione di essere un figlio indesiderato lo ha portato ad avere problemi di autostima. Durante l’infanzia, la madre redigeva una lista delle infrazioni dei figli e il padre, che tornava a casa dal lavoro solo nei fine settimana, lì puniva con la violenza fisica. Per proteggersi dalla realtà familiare Andy sviluppò difese psicologiche. 

“La prima di queste difese è la negazione che ci fossero stati abusi o che avessero avuto un impatto significativo”, leggiamo nel racconto di Andy. Fin dopo i quarant’anni negava che sua madre fosse un’alcolista e che suo padre non fosse capace di gestire la situazione. Raccontare e analizzare il meccanismo familiare è fondamentale per capire le dinamiche mentali che Andy ha successivamente usato nelle sue relazioni e nei suoi rapporti interpersonali.

Il ruolo che iniziò a ricoprire il figlio fu quello di padre. Cercava di compiacere la madre che a sua volta lo faceva picchiare dal padre. “Questa contraddizione ha portato problematiche di fiducia”.

Nella prima parte dell’infanzia ci fu un incesto emotivo con la madre ma con l’adolescenza Andy diventò il ribelle della famiglia, bevendo e fumando. Successivamente, il ruolo degli alcolici venne sostituito con il lavoro. Diventare una persona in carriera era il nuovo schermo di difesa. Dipendente dal lavoro, Andy si trovò alle spalle due matrimoni falliti e il rapporto complicato con le figlie. Dal dolore provocato alle figlie per la separazione riemerse tutto il dolore della sua infanzia e da quel momento iniziò il suo percorso con CoDa. 

Molto spesso la codipendenza ha radici profonde, può essere una conseguenza di un’infanzia o un’adolescenza burrascosa, in cui non c’è stato uno sviluppo armonioso della propria personalità. Avere rapporti o situazioni tossiche all’interno della propria famiglia porta ad avere dei traumi che possono evolversi in dipendenze: emotive o da sostanze come la droga, l’alcool o problemi con il proprio corpo. Ma non sempre è questa l’origine della dipendenza affettiva/ relazionale.

codipendenza relazione

I 12 passi di CoDa per tornare a vivere in modo sano

L’associazione è una rete di supporto e attraverso le riunioni ci si può aiutare a vicenda. Strumenti fondamentali per il recupero sono: la letteratura, dove al suo interno ci sono i “12 passi” e il sostegno di un membro avanti nel percorso. Attraverso essi si lavora sulle problematiche affettive/ relazionali, e con la parte spirituale si riempie quel vuoto esistenziale arrivando a capire che esiste un’alternativa alla codipendenza, un modo sano di vivere.

“L’unico requisito per essere membri di CoDA è il desiderio di avere relazioni sane ed amorevoli”, questa è la terza tradizione ed è anche lo scopo dell’associazione. “La lettura dei 12 passi può aiutare chiunque a sentirsi compreso e sono uno strumento di sostegno durante il percorso, sia leggendoli in gruppo sia individualmente”.

All’interno della letteratura CoDa c’è una raccolta sia dei membri americani che italiani che raccontano il loro percorso per trasmettere la speranza di un miglioramento del benessere personale.

Ma il desiderio nel cassetto di CoDa è quello di attivare gruppi d’aiuto per ragazzi. “Può capitare che alcuni ragazzi scelgano di iniziare un percorso con CoDa ma pochi rimangono perché le loro problematiche sono differenti da quelle del resto del gruppo con un’età e una vita molto diversa dalla loro. Per ora non c’è il numero utile per attivare riunioni solo per loro, ma si spera in un futuro di avere la possibilità di aprire anche riunioni solo per i più giovani”.

Come riconoscere la dipendenza affettiva

“Un significativo suggerimento – ci racconta Claudia- per riconoscersi o meno codipendenti è la frequentazione delle riunioni per almeno sei incontri”. Attraverso questi sei incontri le persone hanno la possibilità di fare un auto-valutazione e verificare se il programma CoDa sia il percorso più adatto a loro oppure no. Molte persone, dopo questi primi incontri, non sono pronte ad affrontare le loro problematiche o comprendono che non è la soluzione giusta per loro.

Con l’arrivo di nuovi membri nei gruppi, colui che gestisce la riunione spiega “gli schemi della modalità comportamentale – racconta Claudia- che è espressione della codipendenza quale negazione, bassa autostima, compiacenza, controllo”.

Alcune delle domande che si pongono sono:

Negazione

  • Ho difficoltà a riconoscere ciò che sento
  • Mi percepisco come una persona completamente altruista, votata al bene degli altri

Bassa autostima

  • Ho difficoltà a prendere decisioni
  • Giudico severamente e non considero mai abbastanza buoni i miei pensieri, le mie parole e le mie azioni

Compiacenza

  • Accetto compromessi rispetto ai miei valori e alla mia integrità per evitare il rifiuto e la rabbia da parte degli altri 
  • Considero troppo importanti le opinioni e i sentimenti altrui e sono troppo timoroso per esprimere punti di vista e sentimenti in contrasto con essi

Controllo

  • Cerco di convincere gli altri su cosa “dovrebbero” pensare e come dovrebbero sentirsi “veramente”
  • Mi risento se gli altri non si lasciano aiutare da me

Ma ci sono persone che ricadono nella codipendenza? Questo è un programma di recupero e non di guarigione, di conseguenza ci sono membri che possono avere, in alcuni momenti della loro vita, delle ricadute”, chiarisce Claudia.
Queste ricadute possono accadere e non sono viste come una regressione del lavoro svolto ma “grazie al recupero acquisito ci si rialza e ci si riprova un giorno alla volta“. Invece, molte persone hanno difficoltà ad iniziare un percorso del genere, o a continuarlo, o a decidere di desistere. Però, ci sono anche persone che avendo ottenuto un consolidato recupero hanno avuto l’opportunità di costruirsi una realtà famigliare affettiva e relazionale personale, gratificante e soddisfacente.

In alcune regioni Toscana, Liguria ed Emilia-Romagna CoDa è un riferimento per queste strutture sanitarie pubbliche – come Sert, Csm, consultori ecc. – che, conoscendo l’operato dei gruppi di auto mutuo aiuto, indirizza i propri utenti ad iniziare questo percorso.

Infine, se un membro di CoDa vuole iniziare un percorso con uno psicologo può farlo in modo autonomo. Il lavoro svolto nei gruppi di sostegno non va ad intralciare il percorso psicologico e viceversa. Questa scelta può essere ottimale perché ci si focalizzerà sulla parte relazionale con il gruppo CoDa mentre con lo psicologo si affronterà la parte emotiva.

Le sedi CoDa

La sede centrale dell’associazione si trova a Roma, ma ci sono altre sedi in Toscana, Liguria ed Emilia Romagna. Sul sito dell’associazione è possibile consultare tutti i gruppi locali.

Il gruppo CoDa più vicino a Parma si trova a Reggio Emilia e le riunioni si svolgono tutti i mercoledì nella sede del CSV Emilia in via Trento e Trieste 11 dalle 20.15 alle 22.15.

Per informazioni o per saperne di più è possibile chiamare al 3475596113 o inviare un’email: info@codipendenti-anonimi.it

3 Commenti su Codipendenti anonimi: un aiuto concreto contro la dipendenza affettiva

  1. Ciao vivo con un marito che purtroppo fa uso di cocaina,ho 2 bimbi e per non distruggere la mia famiglia ho provato ad aiutarlo tante volte,come tante le volte che l’ho lasciato e poi sono ritornata indietro con la speranza che lui avesse capito… Ma purtroppo puntualmente ritorniamo sulla stessa situazione non ne posso più,ma probabilmente non riesco a dire” Basta” vorrei un aiuto per mettere un punto, perché adesso sono della consapevolezza che lui non cambierà mai.

  2. Manuela R. // 5 marzo 2023 a 18:29 // Rispondi

    Ciao Anna,
    ho una situazione simile ma da molti più anni.
    Ti va di confrontarci e supportarci ?
    Potremmo contattarci via mail se ti va.
    Manuela.

  3. Buonasera ho anche Io una situazione simile e non so cosa fare ho allontanato il mio compagno da casa ma sto male

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*