“The Batman”: il ritorno dell’eroe senza superpoteri

Torna al cinema in questi giorni il super eroe dei fumetti più trasposto di sempre, con un volto nuovo e un'atmosfera tutta da riscoprire

©Entertainment Weekly

Se ci avessero chiesto fino al mese scorso se sentissimo davvero il bisogno di vedere l’ennesima trasposizione dell’eroe più dark dell’universo DC comics, dopo l’ultima (discutibile) performance di Affleck nei film della Justice League e dopo il film solitario sulla sua nemesi, Joker (2019), avremmo tutti o quasi scosso la testa repentinamente. Per questo progetto, però, annunciato a maggio 2019, le aspettative c’erano, in primis per il regista Matt Reeves, apprezzato dal grande pubblico per il suo lavoro nella saga de Il pianeta delle scimmie e poi per l’annuncio dell’attore inglese Robert Pattinson nei panni dell’ereditiere Bruce Wayne, che ha diviso sin da subito i fan. C’è chi è rimasto atterrito da questa scelta, soprattutto coloro che sono rimasti al 2008 e alla sua performance come vampiro in Twilight, e chi, invece, l’ha reputato un buon “investimento”, data la tanta strada – e i tanti film – di mezzo che hanno provato che Pattinson non è solo questo: dalla lunga serie di pellicole indipendenti come The Lighthouse o High Life, fino all’ultimo film di Cristopher Nolan Tenet.

Una storia di (non) origine

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Fortunatamente, e come prevedibile, per questo reboot si è deciso di raccontare un Batman più giovane e inesperto, in campo da soli due anni, eludendo però saggiamente la parte delle origini, che qualsiasi spettatore entrato al cinema già conosce – forse anche ispirati dalla Disney quando introdusse nell’MCU lo Spider Man di Tom Holland – senza dover di nuovo passare dal via: sappiamo di trovarci a Gotham, chi sono e cosa è successo ai genitori di Bruce e cosa lo ha portato a indossare il mantello, senza vederlo direttamente in camera.

Più noir che cinecomic

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Di per sé, Batman è uno di quei supereroi che si è sempre contraddistinto, per tono e atmosfere, e che ha fatto si che funzionasse per anni anche e soprattutto da solo. In questa pellicola in particolare, Matt Reeves vuole aggiungere quel pizzico di realismo in più, che forse è la vera chiave del (futuro) successo di questo film. Gotham City è un luogo profondamente sporco, malfamato e corrotto. Batman è un uomo alto e grosso vestito da pipistrello che, in mezzo a poliziotti e civili stride, e risulta terribilmente fuori luogo, che colpisce ma riceve altrettanti colpi e si trova ad affrontare villain il cui unico potere sono armi, tecnologia e uomini al proprio servizio. Dall’altro lato, Bruce Wayne è più umano che mai, tormentato, stanco, consumato dalla vendetta, che è ciò che fino a ora lo ha spinto ad agire contro il crimine. Opera nell’ombra come giustiziere e, talvolta, sembra quasi un detective che si confronta direttamente con la polizia, affiancato dal commissario Gordon – interpretato da Jeffrey Wright – e, mai fino a oggi, sullo schermo sono stati un duo così affiatato. The Batman, oltre a essere chiaramente pieno di azione, è infatti un film investigativo, a partire dalla scelta del villain principale, l’Enigmista (uno straordinario Paul Dano) che delinea una lunga serie di rompicapi da risolvere. É anche politico, con la backstory sul marcio della città, tra la cerchia mafiosa di Carmine Falcone (John Turturro) e il Pinguino (un Colin Farrell irriconoscibile), la misteriosa Selina Kyle (Zoe Kravitz) aka Catwoman, e la corruzione del dipartimento di polizia di Gotham.

Un’identità nuova

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Quello che viene mostrato è un Batman mai visto al cinema, riflessivo, ansiogeno, di poche parole, dallo sguardo penetrante anche dietro la maschera e il cerone nero, che rievoca le atmosfere più cupe degli albi più apprezzati dai fan: il Bruce Wayne di Pattinson è chiaramente quello de Il Lungo Halloween e di Batman: Anno Uno, un uomo che non fa nulla per essere discretamente affascinante, visibilmente depresso e che ha ancora tanto da imparare. La Gotham marcia, che vive nella notte sotto una pioggia incessante, ricorda le atmosfere della serie videoludica di Arkham. Il buio, d’altronde, è sempre stato l’habitat naturale di Batman, e qui è onnipresente, grazie alla regia di Reeves e alla fotografia magistrale di Greg Fraiser (che si è occupato recentemente di Dune e Rogue One: A Star Wars Story, per intenderci), tanto che l’esperienza visiva di questa pellicola al di fuori di una sala cinematografica risulta ardua da apprezzare in pieno. Altra nota di merito riguarda sicuramente il comparto audiovisivo: dal medley angosciante che preannuncia l’ingresso in scena dell’eroe, la colonna sonora composta da Michael Giacchino, fino al brano dei Nirvana “Something in the Way” che risuona lungo il corso del film e tutto il primo teaser ufficiale rilasciato, e che descrive perfettamente il motivo grunge e undeground della storia e del protagonista, ispirato nella sua vulnerabilità dallo stesso frontman della band, Kurt Cobain, come lo stesso Reeves ha rivelato a Empire.

Il futuro di “Battinson”

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Portare una nuova storia dell’universo DC al cinema è da anni una scommessa incerta, ma The Batman si è rivelato sin da subito un successo, sia di critica che al botteghino, ed è solo la base di un investimento a lungo termine progettato dalla Warner. Infatti, ancora prima del suo rilascio, erano già in programma diverse serie Tv spinoff sulla piattaforma HBO Max, di cui confermate una dedicata al Pinguino e una sulla prigione di Arkham. Per non parlare del finale del film, che senza fare particolari spoiler, segna una svolta nell’indole del protagonista e mostra in anteprima un personaggio che grida sequel da tutti i pori. Il Battinson, come lo chiamano già gli appassionati, farà parte di un universo completamente a sé, estraneo sia a quello del Joker di Todd Philips che al DC extended universe. Ergo non lo vedremo mai accanto al Flash di Ezra Miller o all’Aquaman di Jason Momoa e, per molti versi, vista la piega presa, il tono e l’intreccio, è giusto puntare sull’eroe in solitaria, con il suo ricco corredo di comprimari e antagonisti. Difficile immaginarlo a combattere alieni o dei, ed è anche questo suo essere più o umano e vulnerabile di tutti i “super” che lo rende forse l’eroe più amato da ottanta anni.

Di Giulia Padova

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