Assassinio sul Nilo: il ritorno di Poirot sul grande schermo

Dopo oltre 100 anni dalla sua prima apparizione, il famoso detective creato da Agatha Christie torna nelle sale per risolvere nuovi e intriganti delitti.

© 20th Century Studios

Il film, girato nel 2019, era previsto in sala due anni fa, se non fosse stato per la pandemia che ne ha fatto slittare l’uscita di 24 mesi e più. La pellicola segna, dunque, il seguito della saga di Poirot dopo Assassinio sull’Orient Express, uscito nel 2017. In questo secondo capitolo, il sagace investigatore dal fiuto infallibile si lascia alle spalle i vagoni gelidi dell’Orient Express per salire a bordo del battello Karnak.

La riscrittura del romanzo

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A distanza di 5 anni, Kenneth Branagh torna a interpretare l’iconico Hercule Poirot, ma in questa nuova trasposizione, il protagonista, nonché regista, e lo sceneggiatore Michael Green si prendono la libertà di riscrivere i personaggi, calcando di più sull’introspezione degli originali del romanzo di Agatha Christie “Poirot sul Nilo”.

Nel caso dell’investigatore, ciò è particolarmente evidente. I primi dieci minuti del film, che costituiscono il prologo, sono interamente dedicati a lui. Questo è un modo per farci conoscere il background del protagonista e l’origine dei suoi famosi baffi: il breve inizio in bianco e nero mette in evidenza il cambiamento più significativo apportato al libro.

Qui troviamo Poirot come un giovane soldato, che combatte nelle trincee della Prima Guerra Mondiale. Le sue doti di stratega e di grande osservatore gli permettono di escogitare un piano per uscire dalla trincea senza essere visti dai nemici e mettersi in salvo insieme ai compagni. Nonostante la scarsa pianificazione dei dettagli, il piano funziona, ma il capitano della squadra finisce su una mina anti-uomo e Poirot viene coinvolto nell’esplosione, rimanendo sfigurato in volto. Per coprire la profonda cicatrice, su consiglio della sua amata Katherine, si fa crescere i baffi.

Vacanze egiziane per Poirot

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Dopo il prologo, ecco che vediamo Hercule Poirot imbarcarsi per una vacanza sulle acque del Nilo, ospitato da una coppia di neo sposi, Linette Doyle (interpretata da Gal Gadot) e Simon Doyle (Armie Hammer). Oltre ai numerosi ospiti presenti, attraverso uno stratagemma, riesce a salire a bordo, rovinando i festeggiamenti per il matrimonio, anche Jaqueline (Emma Mackey), ex fidanzata di Simon, nonché precedente amica di Linette. Ma durante la notte si consuma un violento omicidio. Chi sarà il colpevole? I sospettati sono numerosi, riuscirà Poirot a risolvere questo nuovo mistero?

Leitmotiv = Amore

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Branagh ha finalmente capito come rappresentare Poirot. In questo secondo capitolo risulta più affascinante: cerca infatti di esplorare il suo lato umano. È un film che parla di amore, a dispetto del titolo. Questa parola, “amore”, viene pronunciata più e più volte in diversi contesti e su livelli diversi: si parla di amore romantico, ossessione per amore, amore per un amico, riuscendo così a parlare di amore a 360°, senza che questo risulti forzato. La pellicola è uscita poco prima di San Valentino e questo non è un caso. L’elemento dominante resta il conflitto tra la razionalità lucida di Poirot e i sentimenti visti dai vari punti di vista dei personaggi, che potrebbero ingannare anche la mente più lucida.

Il detective

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Poirot è solo una banale copia di Sherlock Holmes? Assolutamente no. La Christie ha voluto creare un suo detective che diventasse popolare e che avesse delle sue abilità deduttive importanti, ma che caratterialmente fosse completamente diverso dal personaggio creato da Arthur Conan Doyle. A differenza di quest’ultimo, che ha un approccio più scientifico delle cose, Poirot non si affida a indizi fisici. Non si basa solo sulle prove, ma cerca di comprendere le dinamiche, soprattutto parlando con le persone. Quella di Poirot, viene definita un’indagine linguistica, poiché, grazie a bugie e incongruenze nei discorsi, riesce a dedurre cosa sia successo.

In conclusione

La narrazione di Assassinio sul Nilo risulta più soddisfacente rispetto al primo film della saga, forse per l’accento posto sul lato umano e il maggior coinvolgimento emotivo del protagonista. Un pollice in giù va, purtroppo, allo spropositato utilizzo della CGI nella maggior parte delle scene, molto criticata dai puristi dei romanzi di Agatha Christie.

Il finale circolare sembra voler mettere fine alle trasposizioni cinematografiche dei gialli della Christie, ma vari rumor circolano sulla rete per quanto riguarda una nuova avventura dell’instancabile detective Poirot.

Di Sara Dell’Infante

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