Donne, volante e F1: da Maria Teresa De Filippis a Maya Weug

La Ferrari torna sul podio con Lecler e Sainz. Ma dove sono le pilote? La Formula 1 è un ambiente considerato esclusivamente maschile a tutti i livelli, eppure che non è sempre stato così

Dalla pagina Facebook di Giovanna Amati

Nelle 70 edizioni del campionato Mondiale di F1 corse fino ad ora hanno preso parte solo cinque donne. Storicamente, quindi, le pilote non sono state molto numerose. Nel caso della Formula 1 non ci sono preclusioni di regolamento che impediscano alle donne di partecipare allo stesso campionato degli uomini. Ciò nonostante, le partecipanti al mondiale sono davvero poche. Chi sono dunque le donne che hanno corso in pista? Quali sono le ragioni di questa mancata presenza femminile?

Maria Teresa De Filippis

La prima donna in Formula 1 è l’italiana Maria Teresa De Filippis, meglio nota come “Pilotino”. All’età di 32 anni esordisce nel Mondiale a bordo di una Maserati 250F in occasione del Gran Premio di Monaco, senza riuscire però a qualificarsi per la gara. Sempre nel 1958 si iscrive alle qualifiche di altri 3 Gran Premi (Belgio, Portogallo e Italia), riuscendo a posizionarsi al decimo posto durante la prima corsa disputata in Belgio.

L’anno seguente viene schierata dalla scuderia Behra-Porsche in occasione delle qualifiche del GP di Montecarlo, ma non riesce a superare le selezioni per accedere alla gara. Nello stesso anno decide di terminare la carriera in Formula 1, dopo la morte in pista del suo amico Jean Behra.

Maria Grazia Lombardi

Maria Grazia Lombardi, dalla pagina Facebook nostalgiaformula1

Dopo il ritiro della De Filippis passano 15 anni prima di rivedere una donna in Formula 1. È sempre un’italiana e si chiama Maria Grazia Lombardi, soprannominata Lella. Esordisce nel 1974 in occasione del Gran Premio di Gran Bretagna su una Brabham BT42, ma non riesce a qualificarsi. La sua perseveranza la porta, l’anno successivo, a prendere parte a dodici dei quattordici appuntamenti del mondiale, ottenendo la qualifica in undici occasioni.

Il 27 aprile Maria Grazia Lombardi entra nella storia di questo sport, arrivando sesta sul Circuito del Montjuïc a Barcellona. Durante questa gara la macchina di Rolf Stommelen esce fuori strada e colpisce il pubblico, provocando la morte di cinque persone. I giudici decidono di attribuire punti dimezzati, poiché su 25 piloti 17 si ritirano a causa di incidenti dovuti alla pericolosità della pista. La sesta posizione di Maria Grazia Lombardi le permette così di conquistare lo storico mezzo punto, l’unica volta in cui una donna è andata a punti in F1. La stagione seguente, la sua ultima in Formula 1, partecipa a quattro GP, qualificandosi in due occasioni (12° in Austria e 14° in Brasile)

Le brevi comparse di Divina Galica, Desiré Wilson e Giovanna Amati

Nel 1976 al Gran Premio di Gran Bretagna tenta, con scarsi risultati, la qualificazione alla gara anche la britannica Divina Galica. Ci riproverà due anni dopo nel GP d’Argentina e nel GP del Brasile, ma anche in queste due occasioni non riesce ad accedere alla gara principale.

Nel 1980 corre il GP di Gran Bretagna la sudafricana Desiré Wilson, la prima pilota non europea a iscriversi ad un Gran Premio di Formula 1. Prenderà parte anche alla gara del 1981, in seguito cancellata dal calendario per ragioni politiche.

Ad oggi l’ultima donna ad aver preso parte al campionato di Formula 1 è la romana Giovanna Amati, classe 1962. Il suo esordio nel motorsport avviene nel 1982 con la Formula Abarth, in quel campionato riesce a conquistarsi 4 punti, un giro veloce ed una pole position. Due anni più tardi si presenta al campionato di Formula 3, guidando una Ralt RT3, ma non riesce ad ottenere risultati importanti. Nel 1985 partecipa al Monaco Grand Prix, alla Formula 3 e al trofeo di Monza; in quest’ultima occasione si guadagna il quinto posto. La Amati corre anche in Formula 3000 fino all’esordio in Formula 1, nel 1992, come seconda guida ufficiale della Brabham. Data la poca esperienza e la non eccezionalità dell’auto a sua disposizione, non riesce a qualificarsi nei primi tre Gran Premi della stagione e viene sostituita da Damon Hill, collaudatore della Williams.

Perché così poche donne in pista?

Le ragioni di questa mancata presenza femminile sulle piste di Formula 1 possono essere diverse. Il primo fattore è quello fisico. Soprattutto nei circuiti del Mondiale le sollecitazioni sono altissime e la muscolatura maschile è in vantaggio rispetto a quella femminile. Come riporta Formulapassion in America, ad esempio, si corre spesso su ovali e le sollecitazioni fisiche sono più sopportabili rispetto a quelle che un pilota deve affrontare durante un GP di Formula 1.

Questo fattore ha permesso a donne come Danica Patrick di duellare in IndyCar con uomini a parità di condizioni. C’è poi un secondo aspetto statistico: i piloti maschi sono in numero nettamente maggiore, per cui la predominanza in F1 è un’inevitabile conseguenza. Sono pochissime le donne che si avvicinano a questo ambiente anche per condizioni sociali avverse. Non è sicuramente facile entrare a far parte di un mondo quasi esclusivamente maschilista: basti pensare alla vicenda della De Filippis, che non fu ammessa al gran premio a Remis e il direttore di gara francese dichiarò: “L’unico casco che una donna deve mettersi è quello del parrucchiere”.

Poche pilote? Tantissime ingegnere e qualche collaudatrice

Dopo la Amati si sono cimentate al volante di una vettura di Formula 1 altre donne, ma sotto altre vesti. Ricordiamo, ad esempio, Sarah Fisher e Katherine Legge, alla guida rispettivamente di una McLaren e una Minardi nei circuiti di prova. Fisher e Legge sono le prime due donne ad effettuare un test su un’auto di F1.

Nel marzo 2012 è la volta di Maria De Villota, collaudatrice del team Marussia. Un grave incidente durante un test nell’aerodromo di Duxford segna la fine della sua carriera a causa della perdita dell’occhio destro. L’11 ottobre 2013, Maria viene ritrovata senza vita in un hotel di Siviglia, dove avrebbe dovuto tenere una conferenza stampa. Il decesso è avvenuto per una fatale conseguenza dell’incidente del 2012.

Nell’ambito dei test drive abbiamo anche Susie Wolff e Tatiana Calderon. La prima ha corso dal 2006 al 2012 in Formula 3 e altri circuiti minori, per poi dedicarsi al test di alcune macchine di F1 tra cui la Williams e la Mercedes.

Tatiana Calderon è una driver colombiana che, dopo aver gareggiato a pieno regime in Formula 2, dal 2017 è collaudatrice della scuderia Sauber-Alfa Romeo in Formula 1. L’Alfa Romeo l’ha riconfermata test pilot nel 2020 nominandola anche Team Ambassador.

La percentuale femminile in questo mondo è da tempo in crescita, anche da un punto di vista prettamente tecnico. Sono tantissime, infatti, le ingegnere e i tecnici presenti nelle scuderie. Stephanie Travers, ad esempio, è una fluid engineer Mercedes. Come riporta Centodieci, Travers lavora in pista e si occupa di analizzare il tasso di usura del motore e del cambio delle vetture per capire come i fluidi possono avere un impatto più performante sulle prestazioni. Stephanie ha sottolineato che la Formula 1 è diventata un ambiente più inclusivo nel corso degli anni e lei non ha mai vissuto episodi discriminanti.

Altro esempio brillante è quello di Carine Cridelich che lavora in Formula 1 in qualità di stratega di gara. Prima dell’inizio della stagione di Formula 1, si occupa di studiare i nuovi regolamenti, le auto, le piste, sviluppa gli strumenti e i software da usare in pista. Durante la stagione, invece, lavora alla strategia di gara (quali gomme montare sulle macchine, il loro grado di usura, qual è il momento giusto per far rientrare l’auto al box).

“Girls on Track”

Il sito ufficiale della Ferrari spiega che la Federazione Internazionale dell’Automobile ha lanciato FIA Girls on Track- Rising Stars il 12 giugno 2020. Si tratta di un innovativo progetto che mira a individuare e a supportare le giovani di maggiore talento nella loro scalata al vertice dell’automobilismo sportivo. Scuderia Ferrari è partner dell’iniziativa e spera di aiutare le ragazze più talentuose a proseguire la carriera professionistica nel motorsport

Come riporta Skysport è Maya Weug, kartista sedicenne, la vincitrice della prima edizione di Girls on Track e la primissima donna a entrare a far parte della prestigiosa Ferrari Driver Academy. La selezione è iniziata a giugno 2020 e alle federazioni nazionali è stato chiesto di segnalare i migliori talenti femminili compresi tra i 12 e i 16 anni di età. Alla fine, sono state scelte 20 ragazze, per poi decretare solo quattro giovani finaliste che si sono cimentate in prove attitudinali, al simulatore e in pista con una vettura di Formula 4.

Maya Weug ha ottenuto così un contratto biennale che la vedrà da subito impegnata proprio nella Formula 4 con il supporto ufficiale della Ferrari. Weug è stata anche la prima donna a vincere la Copa de Campeones e nel 2015 ha raggiunto il titolo di vice-campionessa spagnola. Nel 2018 ha vinto le selezioni per entrare a far parte del Richard Mille Young Talent Program sul circuito di Lonato: questo risultato le ha permesso, a fine 2019, di guidare per la prima volta una vettura di Formula 4, compiendo un ulteriore passo avanti verso il sogno di correre in Formula 1.

Dal profilo Facebook di Maya Weug

Intervista da Motorbox, Maya Weug ha dichiarato: “Il programma Rising Stars che la commissione FIA Women in Motorsport ha sviluppato insieme alla Ferrari Driver Academy è un’opportunità unica per una ragazza che voglia farsi strada dal kart alle monoposto. Allo stesso tempo, promuove l’uguaglianza di genere nel motorsport e ispira le giovanissime ad iniziare a correre. Sono molto contenta dell’opportunità che mi hanno dato e lavorerò davvero duramente per avvicinarmi sempre di più al mio sogno”.

Non ci resta che fare un grosso in bocca al lupo a Maya Weug, nella speranza che possa rappresentare il tanto atteso ritorno di una donna in pista. Speriamo di vederti presto correre in Formula 1 e, perché no, proprio con la Scuderia Ferrari. Le buone premesse ci sono tutte.

di Laura Ruggiero

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