I tagli di Lucio Fontana alla Fondazione Magnani Rocca

"Attraverso i tagli e buchi il visitatore è assorto all'interno di una dimensione emotiva nuova, posto come su una soglia di un'indagine che le opere tradizionali non consentono"

Kreativehouse – foto di Tommaso Crepaldi

Con il taglio del nastro dello scorso 12 marzo, la Fondazione Magnani Rocca inaugura la nuova mostra temporanea, firmata Lucio Fontana. Un’arte controversa e spesso incompresa, che rispecchia fortemente i gusti del fondatore della Villa dei Capolavori, Luigi Magnani, il quale puntava all’abbandono delle problematiche legate alla materia per prediligere la purezza, la perfetta forma.

Il direttore scientifico del museo Stefano Roffi spiega la poetica dell’artista ospite alla Fondazione e le connessioni con le opere permanenti conservate a Mamiano di Traversetolo.

L’Artista: Lucio Fontana

Di spazialismo si inizia a parlare in Argentina a partire dal 1946, quando viene pubblicato il “Manifiesto Blanco” di cui era a capo lo stesso Fontana. In questo programma l’artista enumera i principi del movimento: arte coniugata con la scienza, che doveva tener conto delle innovazioni odierne, limitando le influenze tradizionali. Sperimentatore, pioniere del movimento spazialista, scultore e artista: la figura eclettica di Lucio Fontana conserva al suo interno tanta novità quanta volontà di rottura con le tradizioni.

Fontana è uno dei massimi esponenti della scena artistica del XX secolo: attraverso le sue indagini sui materiali e sulla dimensionalità delle opere, egli non solo cerca di superare l’arte sino ad allora esplorata, ma tenta di offrire un ampliamento nelle forme e tecniche espressive. Ed è proprio così che nascono i Tagli degli anni ’50, le opere più famose dell’artista.

Perché la Villa dei Capolavori di Mamiano di Traversetolo ha deciso di ospitare questo artista tanto controverso quanto amato? “Attraverso i tagli e buchi il visitatore è accolto all’interno di una dimensione emotiva nuova, posto come su una soglia di un’indagine che le opere tradizionali non consentono” spiega il direttore Roffi.

L’esposizione che sarà visitabile fino al 3 luglio 2022, si armonizza alla mostra permanente, frutto della raccolta di Luigi Magnani. Il collezionista e proprietario della villa ha riunito arte di ogni tempo: nel catalogo si possono trovare opere di varie epoche artistiche. Monet, Renoir, Goya, Van Dyck: sono solo quattro degli artisti di cui alcune opere sono conservate in Fondazione. Magnani era però un appassionato di arte in tutte le sue forme, affezionato in particolare al 900 italiano. “Credo che le opere di Fontana sarebbero perfettamente rientrate nel percorso di ricerca e collezionismo di Luigi Magnani. Lui cercava purezza, qualcosa di trascendente, che consentisse di abbandonare le problematiche della materia a favore del puro spirito. In questo senso, Fontana completa il percorso di ricerca di Magnani ed è bello pensare che il collezionista avrebbe apprezzato un artista del genere all’interno della propria collezione”.

Kreativehouse – foto di Tommaso Crepaldi

Nel 1967 Lucio Fontana aveva rilasciato un’importante intervista a Carla Lonzi, allieva del maestro Roberto Longhi, in cui l’artista parla di sé e dei suoi colleghi: questo colloquio è alla base dell’esposizione di Fondazione Magnani Rocca. “É come se Fontana in persona accogliesse i visitatori all’interno del museo parlando di sé stesso. Nel percorso della mostra è possibile ascoltare quest’intervista, mentre numerosi brani sono presenti all’interno dei pannelli esplicativi. E’ l’artista stesso ad accompagnarci all’interno della mostra” continua Roffi, orgoglioso di accogliere un artista di tale calibro.

La mostra si compone di 50 opere provenienti da diversi musei e collezioni italiane, ma l’apporto più significativo è quello della Fondazione Lucio Fontana di Milano, con il prestito di opere capitali che l’artista aveva conservato in vista di una futura esposizione della propria arte.

Kreativehouse – foto di Tommaso Crepaldi

Per quanto, apparentemente, le opere di Fontana possano sembrare semplici e provocatorie, tagli e buchi necessitano di essere spiegati, e questo è il compito di un museo” spiega Roffi. Molti critici definiscono Fontana come uno dei principali artisti al mondo del 20esimo secolo, ma una fascia di pubblico potrebbe essere scettica e bisognosa di spiegazioni: il museo deve accostare i visitatori alla scoperta di questa forma d’arte così particolare. “Il nostro museo si impegna affinché tutti possano comprendere qual è il mistero che si cela dietro all’arte di Fontana”.

Il pubblico si è dimostrato, fino ad ora, molto interessato a proposte nuove e non consuete. Con la precedente mostra temporanea, la Fondazione ha avuto finalmente il suo momento di rinascita dopo un periodo difficile causato dal Covid-19 e dalle conseguenti chiusure. “Rispetto alla mostra di Mirò, che ha avuto molto successo anche grazie alle visite delle scuole, per Fontana l’approccio può essere più intellettuale ma non per questo meno piacevole, perché le avventure dell’arte sono sempre entusiasmanti e il pubblico che visita Magnani Rocca è sempre curioso, proprio come lo era Luigi Magnani”.

Informazioni utili

La mostra è visitabile presso la Fondazione Magnani Rocca, via Fondazione Magnani Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma).

12 Marzo ― 03 Luglio 2022: dal martedì al venerdì continuato 10-18 (la biglietteria chiude alle 17) – sabato, domenica e festivi continuato 10-19 (la biglietteria chiude alle 18). Lunedì chiuso (aperto Lunedì di Pasqua e lunedì 25 aprile in quanto festivi).

Informazioni e prenotazioni gruppi: tel. 0521 848327 / 848148  info@magnanirocca.it    
Il sabato ore 16.30 e la domenica e festivi ore 11.30, 16.00, 17.00, visita alla mostra con guida specializzata; è possibile prenotare via mail a segreteria@magnanirocca.it, oppure presentarsi all’ingresso del museo fino a esaurimento posti

di Annachiara Magenta

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