Cosa sta succedendo in Corsica? La protesta per l’indipendenza ha radici lontane

Le manifestazioni anche violente esplose nelle ultime settimane sono il risultato di un percorso lungo ed articolato che parte dal Medioevo. Scopriamo la storia della volontà di indipendenza dei corsi, da Pasquale Paoli a Yvan Colonna

Foto di Pressenza

Quella della Corsica è una storia lunga ed articolata, fatta di battaglie motivate da un forte spirito indipendentista che portò, ad esempio, alla stesura della prima costituzione scritta seguendo i principi dell’Illuminismo nel 1755.

Oggi, nuovamente, il popolo corso fa sentire la propria voce in seguito ai fatti accaduti nel carcere di Arles, in Francia, dove Yvan Colonna, militante indipendentista corso condannato all’ergastolo a causa dell’omicidio del prefetto Claude Erignac nel 1998, è stato vittima di una feroce aggressione durata ben otto minuti, avvenuta sotto la lente di una telecamera di sorveglianza, che ne ha causato inizialmente il coma e poi, negli ultimi giorni, il decesso. Il mancato intervento della sicurezza ha causato la discesa in piazza degli attivisti per l’indipendenza, proteste e scontri con la polizia.

Ma come inizia l’idea indipendentista della Corsica? Quale la storia che porta oggi i corsi a protestare? Le sue origini sono molto lontane.

Alle origini del desiderio d’indipendenza

Tutto è iniziato nel 1284, anno in cui la Repubblica di Genova, sconfiggendo nella battaglia della Meloria la Repubblica di Pisa, ottenne il controllo della Corsica. Il popolo corso si dimostrò insofferente al feudalesimo e ciò diede inizio ad un malcontento nei confronti della Repubblica genovese che trovò rappresentazione soltanto secoli dopo: con l’avvento dell’Illuminismo gli ideali d’indipendenza trovano modo di palesarsi.

Nel 1729 i primi moti di ribellione, alimentati dalle difficili condizioni economiche causate dalle eccessive tassazioni e dal governo dispotico che i genovesi esercitavano sull’isola; vennero sedati tre anni più tardi grazie all’aiuto delle truppe dell’Imperatore tedesco Carlo VI; ciò però non bastò, nel 1735 le proteste si riaccesero in forza del supporto offerto da Teodoro di Neuhoff, proclamato, in seguito al buon esito dell’offensiva contro le truppe genovesi, Re di Corsica nel 1736.

Il regno di Teodoro durò soltanto pochi mesi, lasciò l’isola a causa delle difficoltà commerciali che dovette affrontare in seguito ad un’azione di denigrazione messa in atto dai genovesi ma anche – e soprattutto – a causa della mancanza di sbocchi sul mare, controllati da Genova, utili per il commercio. Ciò non fermò la spinta indipendentista degli isolani che, nei fatti, continuarono la loro offensiva anche dopo la perdita del sovrano: fu l’esercito francese a sostenere la causa di Genova, riconsegnando, alla fine, il controllo dell’isola alla città ligure. I capi dei ribelli vennero esiliati e la Francia governò, in rappresentanza di Genova, l’isola negli anni successivi tentando di andare incontro alle richieste dei nazionalisti corsi, senza ottenere però grandi successi; questi ultimi, supportati nella loro lotta dal Regno di Sardegna, indicarono nel 1752 la figura di Gian Piero Gaffori come ideale per la formazione di un governo alternativo a quello che si era imposto sull’isola, ma l’anno successivo venne assassinato.

Fu allora che venne richiamato in patria Pasquale Paoli, esiliato a Napoli col padre che si era distinto negli anni come uno dei principali ribelli corsi; Paoli a Napoli passò gli anni della gioventù accrescendo la propria educazione umanista sotto gli insegnamenti del filosofo Antonio Genovesi ed arruolandosi nell’esercito napoletano. Fece ritorno all’isola soltanto nel 1755, anno in cui venne eletto generale della Nazione Corsa dall’assemblea nazionale: nacque la Repubblica corsa, uno stato sovrano, in seguito alla proclamazione d’indipendenza nei confronti del dominio genovese. Questa posizione tento di rafforzarsi grazie alla messa a punto della prima costituzione della Corsica, la prima scritta secondo lo spirito dell’illuminismo; venne chiesto supporto a Jean-Jacques Rousseau nella stesura di una migliore versione del testo: ciò portò alla pubblicazione nel 1768 del Progetto di costituzione per la Corsica.

Tra la fine degli anni ’50 e la metà degli anni ’60 del 1700 Paoli tentò di organizzare il governo: creò il parlamento nazionale, chiamato Dieta, la prima università in sede a Corte, la capitale, e coniò la moneta dell’isola, su cui fece incidere la testa mora; sviluppò la marina mercantile anche in funzione anti-genovese ed ottenne diversi successi proprio contro la fazione ligure che, di risposta, avanzò una proposta di pace nel 1761 che venne però respinta.

Tutto ciò ebbe come unico risultato una netta valutazione dell’isola da parte di Genova: ingovernabile. Questa situazione generò un’ulteriore richiesta di aiuto ai francesi che nel 1764 sbarcarono sull’isola e si sostituirono al controllo ligure nelle località in cui i corsi ancora non erano riusciti ad insediarsi: due anni più tardi la Francia acquistò formalmente la Corsica grazie al Trattato di Versailles; nonostante una forte resistenza e l’aiuto offerto dalla Gran Bretagna, l’esercito corso fu sconfitto ed ufficialmente la Corsica nel 1770 divenne una provincia francese. La costituzione del 1755 venne revocata. Paoli fuggì alla corte di Giorgio III d’Inghilterra, fece però ritorno in patria in seguito allo scoppio della rivoluzione francese.

Iniziò quindi una nuova ondata di ribellione culminata con l’annessione all’Inghilterra dell’isola e con la promulgazione di una nuova costituzione nel 1794. Tuttavia, anche questo intervento non ebbe l’effetto sperato: dopo un paio di anni gli inglesi abbandonarono l’isola che fu occupata da Napoleone, venendo infine divisa in due dipartimenti per spezzarne l’unità ed impedire nuove sollevazioni mosse dallo spirito indipendentista. Paoli morì pochi anni dopo.

Foto di Corsica Oggi

Tra 1800 e 1900, rapido sguardo ai nuovi tentativi d’indipendenza…fino al 2014

Il 1800, nel suo totale dispiegarsi, rappresenterà per i corsi il secolo della consapevolezza: grazie alla presenza sull’isola di Niccolò Tommaseo, filologo e linguista italiano, il popolo corso inizierà una rivalutazione della lingua, identità e storie locali al fine di difendere le proprie tradizioni. Tutto ciò porterà alla fine del secolo alla pubblicazione di un giornale – interamente in lingua corsa – A Tramuntana, il cui scopo sarà proprio, fino al 1914, l’esposizione dell’identità e della dignità corsa. Inoltre vi furono pressanti richieste alla Francia sul tema scolastico: si chiese di poter insegnare agli studenti isolani chi fosse Pasquale Paoli.

I due conflitti mondiali rappresenteranno momenti importanti in questo processo così articolato, durante la ‘Grande Guerra’ la Francia non tutelò realmente la Corsica, gli abitanti dell’isola vennero gettati in massa nel campo di battaglia per combattere al fronte franco-tedesco. Si registrarono moltissime vittime, pari a circa il 10% della totalità degli isolani; tra i sopravvissuti non tutti scelsero di rientrare ma quelli che lo fecero agirono nell’ottica del raggiungimento dell’indipendenza dal territorio francese. Nacquero altri giornali e periodici oltre che accurati studi linguistici; la popolazione corsa si avvicinò all’irredentismo promosso dal fascismo italiano con la nascita del PCA, il Partitu Corsu Autonomista, ma ciò, anni dopo, comportò una netta separazione tra l’Italia e la Corsica, a causa della sconfitta del regime fascista.

Un anno particolarmente importante per la storia corsa è il 1976, anno in cui nacque il FLNC, il Fronte di Liberazione Nazionale Corso, ad opera di alcuni militanti in lotta per l’indipendenza dell’isola e la conseguente separazione dal dominio francese. La conferenza stampa dove tutto ciò venne presentato fu un luogo ad alto valore simbolico, il convento di San Antonio a Casabianca, stesso luogo in cui Pasquale Paoli proclamò l’indipendenza della Corsica nel 1755. Questa associazione negli anni si è resa colpevole di attacchi dinamitardi. Sebbene non abbiano provocato vittime nella maggior parte dei casi venne definita un’associazione illegale, ufficialmente sciolta nel 1983 ma nella realtà dei fatti continuò a svolgere attività clandestina; oltre a ciò vide la luce A Cuncolta Naziunalista, nel 1987, l’ala legale del FLNC, dalla quale, infine, sono nate diverse ramificazioni politiche di influenza indipendentista, rappresentate dal partito Corsica Nazione.

Negli anni il rapporto tra il governo francese ed i nazionalisti ha portato anche interventi violenti, come omicidi e rapimenti, ai danni di entrambe le parti; tra questi sarà particolarmente rilevante un omicidio avvenuto nel 1998.

Nel luglio del 2014 il FLNC ha tenuto una conferenza stampa durante la quale ha comunicato l’intenzione d’intraprendere un “processo di demilitarizzazione e un’uscita progressiva dalla clandestinità“.

Il caso Yvan Colonna

dal profilo Facebook di Circolo Indipendenza Roma

È il 1998, il prefetto Claude Erignac è stato assassinato e le indagini della polizia mettono al primo posto sulla lista degli indiziati Yvan Colonna, militante indipendentista corso. Inizierà una ricerca che durerà quattro anni, cui seguirà l’arresto e la successiva condanna all’ergastolo, con l’accusa di essere il responsabile dell’omicidio.

Il 2 marzo 2022 Colonna, viene aggredito brutalmente da un altro detenuto, Franck Elong Abé, nel carcere di Arles, venendo strangolato per otto minuti; cade in coma e le sue condizioni fin da subito appaiono serissime. Viene trasportato all’ospedale di Marsiglia, luogo in cui muore tre settimane dopo. Ciò che ha creato indignazione nella popolazione corsa è la stata l’omissione di soccorso, nonostante l’aggressione sia avvenuta sotto la lente di una telecamera di sicurezza.

Immediata la reazione in diverse località della Corsica, dove diversi manifestanti si sono riversati nelle strade accusando la Francia di essere la responsabile principale della morte di Colonna; in molti si sono raccolti davanti al Palazzo di Giustizia a Bastia esponendo striscioni recanti la scritta “Statu francese assassinu“.

Il giorno del funerale sull’isola è stata proclamata la cosiddetta giornata dell’ ‘Isula morta’ ovvero una manifestazione di lutto attraverso il fermo dei trasporti pubblici e la chiusura dei negozi; oltre a diversi cartelli e striscioni ad accompagnare la bara si sono distinte le bandiere corse e sarde, vessilli baschi e catalani. Inoltre è stato aperto un ‘livr d’or’ online dove in moltissimi stanno lasciando messaggi d’affetto.

Ciò che ha risvegliato la scomparsa di Colonna è un sentimento identitario molto forte, rappresentato ora dal movimento separatista Ghjuventù Corsa, composto da tantissimi giovani; proprio questi sono stati i protagonisti di questi ultimi giorni, scendendo in piazza, brandendo la bandiera corsa e mostrando ancora ben radicata la presenza del desiderio d’indipendenza. “Parigi ha promesso che si farà insieme un percorso per lo statuto di autonomia i cui tempi saranno comunicati a breve. Il governo ha assunto degli impegni che devono essere seguiti”, sostiene il sindaco di Bastia Pierre Savelli.

Non è la prima volta che Parigi viene richiamata all’attenzione: nel 2017, dopo le elezioni sull’isola che videro la vittoria schiacciante degli indipendentisti, rilasciò una pubblica dichiarazione Gilles Simeoni, allora sindaco di Bastia ed attuale presidente del consiglio esecutivo della Corsica – fu anche l’avvocato di Yvan Colonna durante il processo per l’omicidio di fine anni ’90 – “Le condizioni non sono mai state così favorevoli per la questione corsa” sostenne Simeoni, indicando la via di una sempre maggiore autonomia come l’unica percorribile.

Il timore che è riemerso in questi giorni, insieme alla voglia di maggiore autonomia, viene espresso chiaramente da André Fazi, politologo e docente presso l’Università di Corte, “la questione è l’autonomia e Macron sembra essere più aperto. Anche se sembrerebbe voler concedere un’autonomia monca, sotto un controllo politico che passi da Parigi, il che la svuoterebbe di senso”.

di Francesco Capitelli

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*