“Il potere del cane”: il western gotico di Jane Campion

Su Netflix il film con Benedict Cumberbatch candidato a 12 premi oscar e vincitore della Miglior regia

Scritta e diretta dalla neozelandese Jane Campion, la pellicola dal cast eccezionale è stata presentata in concorso alla 78ª Mostra del Cinema di Venezia ed è forse la scoperta più interessante (e sottovalutata) di questa stagione di premiazioni.

©Netflix

Basato sull’acclamato romanzo omonimo di Thomas Savage del 1967, il racconto segue le vicende dei fratelli Burbank, ingenti proprietari terrieri del Montana negli anni ’20. Da una parte c’è Phil (Benedict Cumberbatch): uomo burbero, sporco, ruvido, che sembra sentirsi adeguato solo in mezzo alla natura incontaminata e i suoi umili dipendenti; dall’altra il minore George (Jesse Plemons), goffo, buono di cuore, il “signorotto” della famiglia. La loro vita cambierà drasticamente all’arrivo nella loro dimora della nuova moglie di quest’ultimo, interpretata da una magistrale Kirsten Dunst – compagna di Plemons anche nella vita vera – e del suo taciturno e riservato figlio (la giovane promessa Kodi Smit-McPhee). Le dinamiche complesse che si andranno a creare fra i quattro protagonisti delineano un dramma simbolistico dall’ansia crescente, fatto di particolari, parole non dette, desideri occulti, che sfociano in conclusione in una tragedia potente, viscerale, dai toni quasi shakesperiani.

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Lo psicodramma e l’eros

Phil è insieme carnefice e vittima della sua aggressività, del machismo e cinismo che permeano l’ambiente in cui è cresciuto. Tutto questo lo porta non solo a reprimere con forza la comprensione della sua identità sessuale, ma anche a schernire gli altri, i quali mostrano con meno difficoltà la propria sensibilità e quindi sono reputati da lui più ingenui, talvolta più ingannevoli. L’unica persona, del quale abbia proclamata stima, è il compianto Bronco Henry, il mentore tanto amato quanto mitizzato, di cui vuole emulare la sbandierata virilità. Phil si autocondanna al ricordo perenne del periodo “migliore” della sua vita e lì vuole rimanere, congelato nel tempo: si sente minacciato dal cambiamento, dalla nuova epoca segnata dalla modernità tecnologica, ma anche dalla neo cognata Rose Gordon, che si è andata a insinuare nella bolla familiare, stravolgendone la quotidianità e che vessa costantemente, fino a farla impazzire e cadere in una dipendenza all’alcool.

Il figlio di Rose, Peter, dal canto suo, è fra i quattro il personaggio più difficile da leggere. Giovane ragazzo timido, studente di medicina, dall’espetto efebico per il quale viene schernito dai cowboy del ranch, studia meticolosamente gli uomini al pari di animali che si interessa a vivisezionare. Solo all’apparenza il più sensibile e fragile, è determinato a salvare la madre tormentata dalle figure maschili che la circondano, in particolare dal capofamiglia, ed è il primo, se non unico, a comprendere la radice del malessere e della frustrazione di quell’uomo, che a un tratto diventa così semplice da leggere e da manipolare. Insinuandosi nella  sfera più intima dei suoi sentimenti e scoprendo quel nervo tanto a lungo sotto controllo, Phil ha l’illusione di diventare per Peter ciò che Ronco è stato per lui: un esempio, ma anche, forse, un amante silenzioso, sottovalutando però il ragazzo. Il personaggio di Peter, pur essendo un pesce fuor d’acqua in quell’ambiente tossico estremamente maschilista, non manifesta la brutalità virile della collettività ma nasconde un’astuzia sottile e un sadismo subdolo che lo rendono superiore agli altri.

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Il significato del titolo

Salva l’anima dalla spada, salva il cuore dal potere del cane”: questo il versetto 22:20 dei Salmi citato nel film e il fulcro della storia di tormento, oppressione, intrighi che la fanno da padrona nel corso della pellicola.

Il cane, che nel nostro immaginario è associato alla lealtà e all’affetto, nel mondo antico e  nella citazione biblica di cui si avvale il titolo, è l’animale che viaggia selvaggio in branco; il simbolo dell’assedio delle pulsioni caotiche, del tradimento e della corruzione che portano alla crocifissione del Cristo. La regista Jane Campion ha spiegato in un’intervista a IndieWire che il salmo è una sorta di avvertimento per il fedele: il potere del cane è costituito da tutti quegli impulsi profondi e incontrollabili, che possono venir fuori e distruggerti. In questo caso, gli impulsi omoerotici che hanno legato Phil a Bronco Henry e che lo attraggono a Peter, rendendolo incapace di vederne la malizia.

Il cane è anche la figura che Phil vede nella collina rocciosa di fronte a casa Burbank e quasi custodisce questa informazione come il più tenero dei segreti, fino all’arrivo del giovane Peter che, istintivamente, vede nella natura quella stessa immagine: l’unico a riuscirci a parte l’amato Bronco Henry. Questa è l’epifania del film; il momento in cui Phil inizia a far cadere le sue barriere e Peter si insinua nella breccia appena aperta.

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Accoglienza e riconoscimenti

Sin dalla sua presentazione a Venezia, la pellicola ha ricevuto grande ovazione soprattutto dalla critica, vincendo immediatamente il Leone d’Argento per la regia di Jane Campion e ricevendo le più disparate nomination alle premiazioni internazionali e statunitensi. Con 12 nomination all’ultima edizione degli Oscar, il film ha dimostrato di essere un fuoriclasse per recitazione, con tutti e quattro gli attori candidati, e per il comparto tecnico, con una regia sublime, le musiche ossessive di Jonny Greenwood (chitarrista dei Radiohead), la fotografia calda di Ari Wegner. Per quanto fosse il front runner di molte di queste categorie, prime fra tutte Miglior sceneggiatura non originale e Miglior film, alla fine della cerimonia il film di casa Netflix ha portato a casa “solo” il premio alla Miglior regia, sicuramente il più importante (considerato che in 94 edizioni di Oscar Jane Campion è solo la terza donna a vincerlo). Il motivo della mancata vittoria del premio principale, d’altra parte, può essere compreso ed era previsto dagli scommettitori più esperti. Per quanto la critica lo abbia sempre lodato, una volta rilasciato sulla piattaforma streaming, il pubblico generale non lo ha apprezzato allo stesso modo: per il ritmo lento del racconto, l’intreccio psicotico e i plot twist spesso non spiegati, che si sono tradotti con audience score relativamente bassi su piattaforme come IMDB o Rotten Tomatoes.

Una cosa certa è che Il Potere del Cane è un film che destabilizza lo spettatore, lo confonde, lo galvanizza, ma lo rende anche consapevole di essere di fronte a un capolavoro di stile. É un film che ti smuove qualcosa dentro e ti resta impresso per giorni: il racconto di qualcosa di poco familiare, con cui difficilmente si può empatizzare – a livello superficiale – ma da ricordare.

di Giulia Padova

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