Il dottore empatico: ruolo e significato dell’empatia nella relazione medico-paziente

Che cos’è l’empatia, come si applica e perchè è fondamentale tra medico e paziente

La parola empatia descrive la capacità intesa come capacità di comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva di un’altra persona.  Come ha descritto la filosofa tedesca Edith Stein, non si tratta di immedesimazione, ma di un processo in cui le due entità sono ben distinte, non vi è trasferimento di emozioni, ma comprensione.

L’utilizzo dell’empatia nella comunicazione medico-paziente è essenziale per rendere la comunicazione efficace: nella narrativa di uno stato di malattia, di dolore o disagio, il paziente ha necessità di essere ascoltato in modo che i suoi stati d’animo vengano riconosciuti ed accettati.

Spesso i pazienti arrivano al colloquio con il medico con un carico di angoscia e paura, con la necessità di essere ascoltati e compresi. Il mancato ascolto, una visita frettolosa e distratta, un giudizio dato prima che il paziente abbia completato la narrativa della propria storia, aumentano lo stress causato dalla malattia e diminuiscono la fiducia nel medico.

È pertanto necessario un ascolto empatico, che ponga attenzione al soggetto, non solo alle sue parole, ma anche alle emozioni che ne caratterizzano il vissuto: i timori per la vita quotidiana, per la famiglia, per la lontananza dal centro di cura sono fattori essenziali per il paziente. Informazioni che non sono necessariamente correlate alla diagnosi, ma che tuttavia permettono di avere una visione più ampia, anche per la definizione di un percorso terapeutico più adatto al paziente.

È evidente come, al giorno d’oggi, il tempo a disposizione del medico sia sempre più ridotto, e come vi sia la necessità di giungere ad una diagnosi in modo rapido ed efficace, ma spesso è proprio il paziente a poter fornire le informazioni necessarie ad avere un’immagine completa della situazione: per esempio specificando effetti collaterali delle terapie in atto o l’impossibilità di seguire un determinato percorso di cura. È quindi necessario predisporsi all’ascolto empatico nei confronti del paziente.

Un ascolto empatico non è soltanto “ascolto”: è interazione, apertura, interesse

Come può fare, quindi, un medico per risultare più empatico? Occorre restare concentrati sul paziente, evitando interruzioni (come per esempio rispondere al telefono, interagire con l’infermiere, rispondere ad email) e mostrando atteggiamenti di apertura che includono uno sguardo al paziente, una mimica corporale aperta e non giudicante ed una posizione corretta rispetto al paziente. Anche l’utilizzo di un linguaggio adatto al paziente fa parte di un rapporto empatico: l’eliminazione di tecnicismi, la semplificazione di concetti complessi, la riformulazione dei concetti espressi dal paziente sono parte essenziale nel processo di comprensione e gestione della situazione.

Carichi di ansia per la situazione, esposti a parole mai sentite prima, sottoposti ad uno stravolgimento della quotidianità: i pazienti arrivano a colloquio con il medico con un bisogno estremo di essere ascoltati e di ricevere informazioni che siano in grado di comprendere. Una corretta gestione del piano terapeutico, la comprensione della malattia e dei cambiamenti che richiede sono essenziali. Un paziente che si allontana sfiduciato, impaurito, ha un’alta probabilità di non aver compreso o fatto propria la diagnosi ed il piano terapeutico, con il rischio di rimanere meno aderente alla terapia, e vedere peggiorata la prognosi.

Come creare un ascolto empatico

Al fine di creare le condizioni più favorevoli per un ascolto empatico è possibile mettere in atto alcune strategie. L’oncologo canadese Robert Buckman ha suggerito alcuni punti chiave che possono offrireal paziente la sensazione di essere accolto e ascoltato:

  • Prepararsi all’ascolto
  • Fare domande, ascoltare attivamente e favorire il racconto
  • Dimostrare di comprendere
  • Rispondere in modo adeguato

La preparazione all’ascolto è un processo costituito da diverse fasi: si inizia dalla preparazione della stanza in cui si terrà il colloquio – possibilità di sedersi per il paziente e l’accompagnatore, un luogo silenzioso e riservato in cui non ci si debba spogliare dinanzi ad estranei, in cui vi sia la giusta distanza tra medico e paziente.

Il modo in cui si pongono le domande deve essere aperto, senza cercare di condizionare la risposta verso ciò che ci si attende di sentire. È importante lasciare il tempo al paziente di esprimere le proprie paure e le proprie emozioni senza interruzioni.

La riformulazione di quanto espresso dal paziente è un modo per dimostrare di avere ascoltato e compreso. La ripetizione di alcune emozioni, paure e sentimenti espressi dal paziente aiuta a creare la sensazione di essere compreso come persona oltre che come paziente, e crea un rapporto di fiducia che predispone all’ascolto. Frasi come “capisco che per lei sia molto difficile” o “deve sentirsi molto arrabbiata” permettono l’oggettivazione di sentimenti che sono rimasti spesso inespressi, legittimando così lo stato d’animo del paziente.

Le conseguenze di un ascolto empatico

Uno studio condotto in un ambulatorio di medicina generale negli Stati Uniti d’America (Beckman, 1984) ha mostrato come il tempo in cui un paziente riesce a parlare senza essere interrotto dal medico sia pari a soltanto 18 secondi. Inoltre, solamente nel 23% dei casi il paziente è riuscito a completare l’argomento che aveva iniziato, senza essere interrotto dal medico ed indirizzato verso una specifica problematica.

Questi dati sono in netto contrasto con l’esigenza dei pazienti di essere ascoltati e di poter completare la propria storia con i propri dubbi e le proprie emozioni.

Un altro studio pubblicato su Patient Education and Counseling (Rakel,2011)ha mostrato come i pazienti che ricevevano cure per un semplice raffreddore e che avevano assegnato ai loro medici punteggi di empatia molto alti, soffrissero sintomi meno gravi, e sentisserocome i loro sintomi alleviati in un periodo di tempo più breve.

D’altro canto, uno studio condotto in Olanda (Derksen, 2017) ha mostrato come la percezione di assenza di empatia possa comportare una mancanza di comprensione, ostacolando la guarigione. I pazienti coinvolti nello studio hanno inoltre riferito di non sentirsirispettati come esseri umani, con la propria unicità e le proprie esigenze. Si sono spesso sentiti frustrati, impotenti, sconvolti, sopraffatti ed abbandonati. I colloqui con i propri medici sono stati definiti come molto stressanti. Uno dei pazienti ha riferito che “ci si sente davvero come cadere in un burrone, come essere scacciati. E’ tutto più sconvolgente perché sei già malato e non puoi davvero sopportare qualcosa del genere quando sei malato”.

Le parole che curano

L’empatia è percepita come un attributo importante della comunicazione medico-paziente. La sua presenza provoca sentimenti di soddisfazione, sollievo e fiducia. Inoltre, supporta i pazienti, dando vita a nuove strategie di coping. Una mancanza di empatia provoca sentimenti di frustrazione e delusione e può portare i pazienti a evitare di visitare il proprio medico.  Un ascolto empatico è molto importante per aiutare il paziente a vivere la propria malattia, e fornire un supporto non solo alla gestione della terapia, ma anche alla volontà di riferirsi al proprio medico per eventuali problemi, potenzialmente velocizzandola guarigione.

È quindi evidente come un rapporto empatico riesca non solo a modificare il rapporto di fiducia medico-paziente, ma anche ad avere un effetto diretto sul processo di guarigione. Risulta quindi più chiaro perché valga la pena investire più tempo nello sviluppo e nell’applicazione dell’ascolto empatico, al fine di migliorare non solo la relazione medico-paziente ma anche il percorso terapeutico del paziente.

di Chiara Vieceli

Questo articolo è stato realizzato per la rubrica Comunicare la scienza, realizzata in collaborazione con gli studenti del Master Cose dell’Università degli studi di Parma

Rifermenti bibliografici:

Buckman, R. (1992) How to Break Bad News: A Guide for Health Professionals. Johns Hopkins Press, Baltimore.

Beckman HB, Frankel RM. The effect of physician behavior on the collection of data. Ann Intern Med. 1984 Nov;101(5):692-6. doi: 10.7326/0003-4819-101-5-692. PMID: 6486600.

Rakel D, Barrett B, Zhang Z, et al. Perception of empathy in the therapeutic encounter: effects on the common cold. Patient Educ Couns. 2011;85(3):390-397. doi:10.1016/j.pec.2011.01.009

Derksen F, Olde Hartman TC, van Dijk A, Plouvier A, Bensing J, Lagro-Janssen A. Consequences of the presence and absence of empathy during consultations in primary care: A focus group study with patients. Patient Educ Couns. 2017 May;100(5):987-993. doi: 10.1016/j.pec.2016.12.003. Epub 2016 Dec 13. PMID: 27989493.

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