Quando la radio e i social si vestono di scienza: intervista a Chiara Albicocco

Per una comunicazione scientifica semplice, immediata ed efficace, ne abbiamo parlato con la giornalista di Radio24 appassionata di scienza

Forse non tutti sanno che tra i vari canali di divulgazione scientifica, c’è anche sicuramente la radio. A parlarci del rapporto tra divulgazione scientifica e radio è la dott.ssa Chiara Albicocco giornalista scientifica – laureata in Scienze Naturali – che lavora a Triwù anche come autrice.

La Albicocco conduce Food rEvolution per Amazon Audible, per Radio 24 ha condotto molte trasmissioni a tema scientifico, come Moebius insieme a Federico Pedrocchi, FoodLab. il cibo del futuro e il futuro del cibo, Elementare Watson, le domande della scienza e Progress. Quando la tecnologia diventa per tutti. È inoltre docente in diverse università, oltre che nel Master in Comunicazione scientifica dell’Università di Parma.

Insieme a lei abbiamo esplorato i punti di forza della comunicazione scientifica non solo in radio, ma anche sui social tramite l’esempio della nostra astronauta Samantha Cristoforetti – da poco tornata nello spazio – che utilizza Tik Tok per comunicare con i giovanissimi.  

Come si svolge una sua giornata “tipo” come divulgatrice scientifica?

La mattina inizia con la rassegna stampa on line e cartacea alla ricerca delle notizie più importanti. A questa prima fase, fondamentale, segue la selezione del materiale da approfondire nella riunione di redazione, con gli autori e il co-conduttore. Poi segue, eventualmente, la scelta degli esperti da intervistare su un determinato argomento: il ricercatore o lo scienziato che possano proporre il punto di vista più autorevole. A questo punto, si può procede a creare una scaletta della trasmissione.

A questa fase preparatoria, segue poi la parte organizzativa: il contatto con l’esperto da intervistare, una chiacchierata esplorativa con lui per decidere le informazioni da divulgare  e la scelta del taglio da dare all’intervista. Anche la modalità di intervista può essere varia: una registrazione audio o video oppure una telefonata che poi verrà sbobinata.

Quindi, possiamo dire che l’attenzione del divulgatore scientifico è principalmente rivolta alle notizie del mondo accademico, degli Enti di ricerca, delle Agenzie spaziali, quindi alle fonti dirette di informazioni di notizie scientifiche e tecnologiche.  

Quali pensa siano i punti di forza della comunicazione radiofonica?

La radio, non potendo avvalersi del mezzo visivo, deve sfruttare a pieno la potenza delle parole, ma anche quella dei suoni, dei rumori e della musica. Con le parole bisogna esprimere i concetti nel modo più chiaro possibile, rendendoli anche interessanti. La radio ha un grandissimo successo, è il secondo medium più seguito dopo la televisione. Il segreto di una buona comunicazione è attirare l’attenzione dell’ascoltatore ed essere coinvolgenti, in modo da non fargli cambiare stazione. Per fare ciò lo si può rendere partecipe attivamente durante la trasmissione oppure si può rendere più accattivante l’ascolto intervallando la voce dello speaker con altre voci e  altri suoni.

Anche il tono che si utilizza è fondamentale perché viene percepito dal pubblico. Se parli in maniera svogliata o non attenta, il pubblico lo percepisce immediatamente e cambia canale oppure abbassa il volume e non ti ascolta più.

Mi piace sottolineare il fatto che, in questo momento storico, i podcast stanno avendo un grandissimo successo e stanno nascendo molti prodotti bel fatti. Anche io sto lavorando molto con questo format che trovo molto interessante.

C’è un pubblico di riferimento che segue le sue trasmissioni? Che tipo di pubblico è?

Il pubblico che segue le mie trasmissioni è un pubblico eterogeneo, molto esteso. Non c’è un profilo unico: ci sono i giovani ricercatori, ma anche i pensionati interessati a capire qualche cosa di più di una notizia scientifica, per esempio della nuova missione di Samantha Cristoforetti.

È un pubblico “popolare”, intendendo “popolare” con una accezione molto positiva! In generale, posso dire che il pubblico della radio è un pubblico esigente, attento, che rimanda dei feedback anche su singoli dettagli di una intervista, chiedendo spiegazioni o approfondimenti. Con l’uso dei social, poi, l’ascoltatore riesce a entrare in contatto con lo speaker in tempo reale.

Personalmente, seguo la pagina social Moebius – Darwin radio 24.: abbiamo una discreta quantità di follower che cerchiamo di seguire nella maniera più accurata.

Nel 2018 ha condotto la trasmissione radiofonica “Europa Europa – obiettivo Marte” e l’ultima puntata (che è possibile ascoltare in un podcast presente sul sito internet di radio 24) è stata dedicata ad una intervista a Samantha Cristoforetti. La nostra astronauta è ora tornata nello spazio. Ci può commentare questa notizia?

Lo spazio è uno dei miei argomenti preferiti. Quando è possibile parlarne, mi fa sempre molto piacere approfondire l’argomento. Ho avuto modo di parlare con Samantha Cristoforetti e Luca Parmitano, i nostri astronauti, ma anche con tutta l’equipe dell’Agenzia Italiana Europea e dell’Agenzia Spaziale Italiana ed è sempre un’esperienza straordinaria raccontare questo tipo di attività.

Ho commentato il lancio nello spazio della Crew-4, perché si tratta di una missione particolarmente importate. Samantha Cristoforetti è impegnata come leader del segmento orbitale europeo, statunitense e canadese e in questa veste ha il ruolo di coordinare cosmonauti russi e statunitensi in diverse attività. La Cristoforetti è molto fiduciosa che queste attività si svolgeranno al meglio nonostante la criticità della situazione internazionale.

Le attività nello spazio sono il simbolo una cooperazione pacifica e non riflettono quello che sta accadendo sul nostro pianeta. È molto soddisfatta di questo ruolo di mediazione. Inizialmente, doveva essere comandante della sua spedizione, ma ci sono stati alcuni slittamenti dovuti a ripercussioni legate alla guerra in Ucraina, per cui la sua missione terminerà prima e non ha potuto acquisire l’incarico di comandante.

Tra le varie interessantissime attività che svolgerà, forse compirà una passeggiata spaziale. La seguiremo! Lei si fa molto seguire sui social.

Samantha Cristoforetti si definisce, infatti, la “Tik toker che è arrivata dove nessun altro è mai arrivato”. Cosa ne pensa di questa iniziativa, attraverso la quale la Cristoforetti coinvolge il suo pubblico in maniera interattiva? Come ritiene la sua comunicazione scientifica?

Nel 2014 utilizzò Twitter in maniera quasi quotidiana per aggiornarci. Oggi la nostra astronauta ha deciso di utilizzare un social media seguito dai giovanissimi, Tik Tok.  È una bellissima attività che non le è dovuta, ma che lei sente molto importante come attività di divulgazione rivolta alle studentesse e agli studenti.

Pensa che utilizzare Tik Tok come canale di divulgazione scientifica possa svilire l’autorevolezza della nostra astronauta? La Cristoforetti è un esempio per le donne secondo lei?

Assolutamente no! Un bravo divulgatore sa mantenere il rigore scientifico pur raccontando le sue attività in maniera più ‘leggera’,  facendosi così comprendere da un pubblico più ampio. Samantha Cristoforetti è una donna con un bagaglio culturale invidiabile e, anzi, acquisisce autorevolezza perché cerca di parlare a tutti.

Senz’altro è un grande esempio per le donne. Quando le comunicarono che non sarebbe diventata comandante, si dispiacque soprattutto tutte coloro che la vedevano come un modello. È anche molto impegnata nella promozione delle donne nel mondo scientifico.

Chiudiamo l’intervista con una piccola curiosità. Samantha Cristoforetti ha portato nello spazio una piccola scimmietta di peluche. Ci può spiegare a cosa serve?

Questi peluche sono di aiuto agli astronauti per capire quando la navicella ha raggiunto la gravità 0. Quando il pupazzo inizia a galleggiare all’interno della navicella, gli astronauti (bloccati nei loro sedili e quindi impossibilitati a muoversi) hanno la certezza di trovarsi in assenza di gravità.

Lo stratagemma del peluche ha la peculiarità di avere in sé tre qualità: è semplice, immediato ed efficace. In pochi secondi, infatti, raggiunge l’obiettivo di dare una informazione fondamentale agli astronauti. Forse le parole di scienza alla radio e sui social, in fondo, sono i nostri personali pupazzi di pezza nello spazio!

di Gemma Ventre

Questo articolo è stato realizzato per la rubrica Comunicare la scienza, realizzata in collaborazione con gli studenti del Master Cose dell’Università degli studi di Parma

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