La gioconda non è l’unica opera d’arte vandalizzata

Dopo l'episodio del lancio della torta contro la Monna Lisa, si torna a parlare di vandalismo e performatività sulle opere d'arte

©The Guardian

Durante il pomeriggio del 29 maggio ha fatto il giro del mondo la notizia che un uomo, “armato” di torta, avesse imbrattato il celebre quadro di Leonardo. Il dipinto, creato dal maestro italiano tra il 1503 e il 1519, non ha fortunatamente riportato alcun danno essendo notoriamente protetto da una teca antiproiettile – conseguenza di molti altri incidenti simili avvenuti in precedenza.

Il giovane ragazzo, di cui ancora non si conosce l’identità, si è travestito da vecchietta invalida entrando al Louvre seduto su una carrozzina. Dopo aver passato indisturbato i controlli con una torta alla panna, l’ha poi spiaccicata contro l’opera davanti allo stupore di centinaia di visitatori. Come si può vedere dai vari video girati sui social, l’incidente è stato ridimensionato in men che non si dica, con il colpevole subito scortato via dagli addetti alla sorveglianza, mentre altri dipendenti museali provvedevano a pulire il vetro.

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Il ragazzo ha farneticato frasi come “c’è chi sta cercando di distruggere la Terra” e “Tutti gli artisti pensano alla terra. Pensate alla Terra!”, da cui si può dedurre che si trattasse di un atto dimostrativo per sensibilizzare sulla questione climatica. D’altronde è risaputo che la stanza con il dipinto di Da Vinci sia la più affollata e i turisti con telefono alla mano hanno prontamente ripreso l’accaduto, diffondendo il messaggio che l’ ‘imbrattatore’ voleva mandare su Internet. Forse risiede proprio nella risonanza su così larga scala la ragione per cui la Monna Lisa nel tempo è stata nel mirino degli attacchi più fantasiosi.

Il dipinto più vandalizzato della storia

Il ritratto di Leonardo è ufficialmente l’opera d’arte più vandalizzata di sempre. Nel 1956 una donna lanciò dell’acido sul quadro, evitando per pochissimo una tragedia irreversibile; la colpevole fu dichiarata incapace di intendere e di volere e il quadro venne protetto per la prima volta con una lastra di vetro. La protezione servì a poco però quando, pochi mesi dopo, un cittadino boliviano – Ugo Ungaza Villegasgli – gli lanciò contro un sasso che ruppe il vetro e scalfì il dipinto. Anche qui il colpevole fu dichiarato instabile mentalmente e il museo rispose mettendo un vetro antiproiettile, che assicurò l’opera per eventuali attacchi successivi.

 ©Sadayuki Mikami/AP , foto della Gioconda esposta al Museo Nazionale di Tokyo nel 1974

Era il 1974 quando una donna spruzzò sulla Gioconda della vernice a spray rossa e ancora nel 2011 una donna russa gli lanciò contro una tazza da tè. Si può parlare quindi di un quadro dall’esistenza tormentata, se si conta anche il furto nel 1911, orchestrato dell’italiano Vincenzo Peruggia che riuscì a fare il colpo più grande nella storia dell’arte e a far scomparire la Gioconda dal radar pubblico fino al 1913, quando fu trovata casualmente a Firenze.

Le ragioni dietro ai vandalismi possono essere le più disparate, dalla dimostrazione sociale e politica (come nel caso più recente) alla semplice instabilità mentale, fino a vere e proprie performance artistiche ‘alternative’.

Gli atti di vandalismo più famosi di sempre

Il primo grande “attacco” artistico che ha rovinato un’opera d’arte risale al 1914, quando la suffragetta Mary Richardson incise diversi tagli a Venere e Cupido di Diego Velasquez custodita all’interno della National Gallery, in nome dell’arresto della collega Emmeline Pankhurst da parte del Governo britannico.

Un’altra delle opere più spesso vandalizzate è stata sicuramente La ronda di notte di Rembrandt, che ha subito tre attacchi da individui ritenuti mentalmente instabili. In particolare nel 1975 un uomo, dopo aver sfoderato un coltello da pane, rivendicò gli squarci come ‘ordini del Signore’.

Molti si ricorderanno anche dell’australiano Laszlo Toth, che il 21 maggio 1972, al grido di “I am Jesus Christ, risen from the dead!”, ha dato quindici martellate alla Pietà di Michelangelo. In questo caso i danni sono ancora oggi visibili, anche dopo i numerosi interventi di restauro.

©ANSA/ MASSIMO PERCOSSI

Roma nello specifico, forse proprio perché vi si possono trovare opere d’arte ad ogni angolo, è stata negli anni bersaglio prediletto di vari attacchi vandalistici. I casi più eclatanti? Sicuramente la fontana della Barcaccia dei fratelli Bernini, vittima di un gruppo di tifosi di calcio olandesi nel 2015 che l’hanno scambiata per una “pattumiera” – riempita da rifiuti e scalfita da petardi e bottiglie di vetro- e la Fontana di Trevi tinta di rosso dall’artista post-futurista Graziano Cecchini.

Il colorante rosso versato nella vasca nel 2007 non causò alcun danno, a parte il disagio e la quantità di soldi spesi per le pulizie successivamente. Cecchini, che ha ripetuto il gesto nel 2017, intitolandolo Pacta servanda sunt (I patti devono essere rispettati), in un comunicato ha spiegato le ragioni del suo gesto: “In 10 anni poche cose sono cambiate, molte delle quali in peggio. Roma è sempre stata lo specchio del Paese e oggi è spenta, addormentata in mezzo alla sua sporcizia e alla sua corruzione”. Facendosi vanto di come le immagini del 2007 avessero fatto il giro del mondo, è contrario a chi definisce il suo come un atto vandalico, ma è stato ugualmente denunciato e multato per imbrattamento.

Di Giulia Padova

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