Stop motori a combustione nel 2035: ma siamo pronti al cambiamento?

L'Ue ha deciso di fermare la vendita e la distribuzione delle auto a benzina, diesel, metano e GPL tra poco più di 10 anni. Ad oggi tuttavia le macchine elettriche non sono una soluzione sostenibile a livello sociale e ambientale. Quali prospettive abbiamo?

A partire dal 2035 non potranno più essere vendute auto a combustione all’interno del territorio dell’Unione Europea. I membri del Parlamento europeo si sono espressi in plenaria lo scorso 8 giugno tramite una votazione, confermando la volontà di fermare la distribuzione e la vendita di auto con motori a benzina, diesel, metano e GPL. Lo stop al commercio di motori endotermici non è casuale, bensì fa parte di una serie di provvedimenti atti a salvaguardare l’ambiente e portare ad un taglio netto delle emissioni di C02.

Il progetto “Fit for 55”

Nello specifico, nel luglio 2021 è stato proposto dalla Commissione al Consiglio Europeo il progetto conosciuto come “Fit for 55”, che prevede, attraverso un pacchetto di norme legislative, di ridurre gradualmente le emissioni nocive di anidride carbonica totali in territorio europeo del 55%, con il fine ultimo di raggiungere la neutralità climatica entro i prossimi 30 anni. Il Parlamento ha pertanto sostenuto la riforma proposta per quanto riguarda le nuove autovetture ed i veicoli commerciali leggeri, nonostante non sia ancora data però conferma definitiva. Il prossimo 28 giugno, infatti, il Consiglio Ambiente definirà in ultima istanza la posizione di tutti gli Stati Membri dell’Unione Europea, e la trattativa potrà concludersi ufficialmente. La decisione presa in Consiglio comunque influirà notevolmente sulla conclusione della trattativa, ed è inoltre destinata a cambiare radicalmente l’intero settore automobilistico.

La riforma contribuirà a raggiungere gli obiettivi climatici dell’Unione Europea, la cui proposta è di fornire vantaggi ai cittadini a lungo termine impiegando veicoli a “Zero Emissioni”, favorendo l’introduzione di nuove tecnologie meno onerose in termini di inquinamento atmosferico e migliorando conseguentemente lo stile di vita dei cittadini. Una migliore qualità dell’aria, risparmio energetico e costi inferiori per il possesso di un veicolo sono state ritenute sufficienti e valide motivazioni per la decisione sulla revisione degli standard di prestazione delle emissioni.

Una transizione ecologica drastica ma necessaria

Si tratta di una soluzione drastica che ha causato contrasti anche all’interno dei sistemi governativi dei Paesi Membri, ma oggettivamente necessaria per la salvaguardia del pianeta. Nonostante sia argomento di discussione ormai da diverso tempo, la decisione dello scorso 8 giugno ha infatti procurato ulteriori divisioni politiche. In territorio italiano, si sono rivelati favorevoli all’emendamento i deputati del Partito Democratico, mentre si sono dichiarati contrari i membri politici appartenenti al Centro – Destra, che hanno rivelato un certo grado di preoccupazione in merito alla disoccupazione conseguente ai tagli dei posti di lavoro.

Una stima proposta da ACEA (European Automobile Manufacturers’ Association) ha individuato infatti come, tra il 2025 e il 2030, si potrebbero perdere circa 67 mila posti di lavoro. Alcuni produttori (come ad esempio i costruttori appartenenti alla “Motor Valley” emiliana) avranno comunque tempo fino al 2036 per adeguarsi alla nuova regolamentazione.

Diviene quindi assolutamente necessario uno sviluppo graduale di transizione ecologica in grado di rivoluzionare l’intero settore. Al momento, la soluzione dedicata alle auto elettriche resta infatti piuttosto proibitiva, per diverse motivazioni. Per quanto riguarda i costruttori, alcuni si sono dichiarati pronti ad un adeguamento: la compagnia tedesca BMW ha ad esempio annunciato nuovi progetti produttivi che possano risultare compatibili con la normativa, costruendo propulsori Euro 7 che limiteranno notevolmente il fattore inquinante. Per altre compagnie, invece, esiste il rischio concreto che la transizione possa avere dei costi insostenibili ed alcune saranno pertanto costrette a cessare la propria attività. Dal punto di vista della produzione automobilistica si tratta di un pericolo importante e per cui è necessario agire il prima possibile ed in prospettiva futura.

L’Italia è pronta al cambiamento?

Anche per quanto riguarda i cittadini dell’UE si tratta di una soluzione al momento difficoltosa. In Europa, secondo una stima di AutoElettrica101, il totale delle auto elettriche circolanti è di molto inferiore rispetto al totale delle auto a benzina, diesel, GPL. La media europea è dello 0.7%, mentre l’Italia è molto sotto la media con una percentuale dello 0.3%. I dati dimostrano come sia necessario un forte rinnovamento perché la transizione elettrica possa rivelarsi efficace.

Innanzitutto è importante un netto abbassamento del prezzo: al momento il prezzo delle automobili elettriche risulta proibitivo per molti cittadini, che possono permettersi solamente soluzioni maggiormente economiche. Un adeguamento dei prezzi potrebbe incentivare i cittadini ad un acquisto più frequente ed applicabile. Un altro problema rilevante, che al momento non consente una maggiore quantità di vendite, è la difficoltà di reperimento delle infrastrutture di ricarica, che non sono al momento reperibili ovunque. Infine, è importante trovare un adeguato metodo di smaltimento delle batterie delle automobili elettriche, attualmente non disponibile, che potrebbe gravare sul grado di inquinamento atmosferico.

Il problema dello smaltimento delle batterie elettriche

Il problema dello smaltimento delle batterie elettriche risulta ancora molto dannoso a livello ambientale. Le auto con motore elettrico presentano batterie agli ioni di litio. Per questa componente sono quindi soggette a diverse problematiche: presentano un maggiore rischio di incendio rispetto alle auto a combustione se caricate in modo improprio o bucate in maniera accidentale, o non accettano la ricarica se la temperatura è troppo fredda e richiedono dunque un sistema di riscaldamento particolarmente oneroso. L’unica manutenzione che le batterie elettriche richiedono è la ricarica regolare, ma il loro ciclo vitale è breve ed hanno pertanto bisogno di essere adeguatamente rottamate e smaltite.

È appunto lo smaltimento delle batterie al litio un serio problema per l’ambiente, in quanto i controlli sono ancora inadeguati e le strutture che si occupano di stoccaggio e riciclo sono percentualmente di molto inferiori rispetto alla quantità di batterie ormai scariche. Buona parte delle batterie a fine vita vengono dunque smaltite o distrutte illegalmente, e le uniche soluzioni utili al grave problema ambientale restano i processi di riciclaggio che sfruttano le alte temperature per sciogliere i diversi metalli, che poi possono essere riutilizzati. Ma anche questo sistema è alta fonte di inquinamento.

Nonostante siano state date numerose proposte per un adeguato smaltimento negli ultimi anni, non esiste ancora un metodo ufficiale e univoco per lo smaltimento delle batterie dei motori elettrici. La situazione si presenta perciò particolarmente grave, e risulta assolutamente necessario trovare una soluzione che possa permettere il riutilizzo delle batterie esauste oppure trovare un metodo di ripristino rapido. La decisione del Parlamento Europeo è sicuramente una soluzione drastica, difficilmente realizzabile in breve tempo, ma al contempo necessaria per la sostenibilità ambientale, per evitare che il cambiamento climatico raggiunga il punto di non ritorno.

Una possibile soluzione

Oltre alle auto elettriche, esiste anche un nuovo prototipo di automobile più ecosostenibile: le auto ad idrogeno. Si tratta di macchine a zero emissioni, che potrebbero risultare estremamente importanti nella lotta ai cambiamenti climatici ed utili per un rinnovamento della mobilità sostenibile. Le auto ad idrogeno sono vetture elettriche differenti rispetto a quest’ultime: sono dotate di un motore elettrico ma non richiedono la ricarica delle batterie. L’energia che ne permette il funzionamento è infatti autoprodotta all’interno di celle a combustibile e presentano il notevole vantaggio di non avere emissioni, oltre ad essere estremamente silenziose e avere un elevato comfort di guida. Inoltre, queste automobili non risentono delle temperature ambientali e garantiscono notevole autonomia. Purtroppo, però al momento rappresentano una estremamente ridotta percentuale del parco auto italiano e mondiale, anche a causa dei prezzi proibitivi di costruzione, di acquisto e di prezzo al chilometro, perciò si tratta di una soluzione ancora molto lontana nel tempo.

di Roberto Ligorio

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