Come le comunità energetiche cambieranno il Paese

Il penultimo incontro del ciclo di seminari ALFONSA affronta l’argomento delle comunità energetiche ed il ruolo dei Comuni che vogliono favorire questo tipo di progetto. Come possono queste nuove iniziative beneficiare la regione Emilia-Romagna ed il nostro Paese?

Sabato 25 giugno, presso il Palazzo ex-licei di Piazza Matteotti a Fidenza (PR), si è svolto il penultimo incontro del ciclo di seminari AL.FO.N.SA. (Alta Formazione e Innovazione per lo Sviluppo Sostenibile dell’Appennino), il progetto regionale organizzato dall’Università di Parma in collaborazione con altri atenei della regione che riunisce imprenditori, istituzioni, professionisti e cittadini per affrontare il tema della riqualificazione dell’area appenninica nell’ottica dell’Agenda 2030.

L’evento, dal titolo “Il ruolo dei Comuni a sostegno della creazione delle comunità energetiche”, ha avuto tra i suoi relatori il professore di Diritto amministrativo presso l’Università di Parma e già presidente del Gestore dei Servizi Energetici (GSE) Francesco Vetrò, l’assessore all’ambiente del Comune di Fidenza Franco Amigoni, l’assessore all’ambiente della Regione Emilia-Romagna Irene Priolo e la vicepresidente della Regione Elly Schlein. La conferenza, organizzata dal professor Alessio Malcevschi (responsabile scientifico di ALFONSA per l’Università di Parma) e dalla dottoressa Giulia Berni (responsabile comunicazione del progetto) congiuntamente al Comune di Fidenza, è stata moderata dalla giornalista professionista e scrittrice Letizia Magnani (il Salvagente).

Il seminario ha esaminato il tema delle comunità energetiche da un punto di vista normativo, presentando testimonianze di progetti concreti in fase di realizzazione sul territorio regionale e discutendo dei pro e dei contro relativi alla loro costruzione su vasta scala.

Cos’è una comunità energetica?

Una comunità energetica è un’associazione i cui utenti, chiamati prosumers, sono in grado di utilizzare un sistema di infrastrutture per produrre, consumare e condividere energia elettrica, spesso ottenuta da fonti rinnovabili. Il termine prosumer, che deriva dai termini inglesi producer e consumer (produttore e consumatore), può essere usato per descrivere enti, aziende, associazioni volontarie, attività commerciali o anche singoli cittadini che aderiscono all’iniziativa, avendo quindi un significato che può riferirsi a realtà pubbliche o private.

Sebbene le comunità energetiche siano sorte all’inizio del XX secolo con la nascita dei primi progetti di produzione e consumo locale dell’energia, esse hanno iniziato ad avere valore giuridico e ad essere ben definite dal punto di vista legislativo, tecnico ed amministrativo solo negli ultimi anni, grazie ad una combinazione di regolamentazioni europee (come il Pacchetto ‘Energia pulita per tutti gli Europei’) e statali (come il Decreto Milleproroghe). Facenti parte del Pacchetto erano ad esempio le direttive RED II e IEM 2019/944, che introducevano per la prima volta il concetto di ‘autoconsumo’ nella legislazione europea, definivano i tipi di comunità energetica e autorizzavano i prosumers a produrre, accumulare ed, eventualmente, vendere l’energia ricavata secondo un modello one-to-many, consentendo quindi la condivisione dell’energia prodotta tra i membri delle associazioni. In Italia, il Decreto Milleproroghe, oltre ad adattare le direttive europee al contesto italiano, ha stabilito gli aspetti tecnici per la creazione delle comunità, come le dimensioni degli impianti, le disposizioni per il trattamento dell’energia prodotta, i diritti e i doveri dei cittadini, e così via.

L’utilizzo di fonti rinnovabili per la produzione di energia rende le comunità energetiche una viabile soluzione per contrastare il cambiamento climatico e il fenomeno della povertà energetica, che in Italia colpisce più di 2 milioni di famiglie. Tra i benefici concessi dall’autoconsumo si possono annoverare quelli di carattere economico, come la riduzione del costo in bolletta e la possibilità di monitorare e ottimizzare il consumo d’energia tramite la connessione ad una smart grid, ma anche benefici di carattere ambientale, contribuendo, ad esempio, alla riduzione delle emissioni di CO₂ e incentivando all’utilizzo della green energy. Il contributo maggiore di una comunità energetica, tuttavia, è di carattere sociale, dato che il modello di condivisione dell’energia favorisce l’insorgere di atteggiamenti di collaborazione ed inclusione tra gli utenti, riducendo le disuguaglianze sociali e favorendo la coesione tra i partecipanti della rete. Tali effetti possono estendersi anche al di fuori di essa, dal momento che i benefici dell’autoconsumo, facilmente quantificabili, possono contribuire a ridurre la diffidenza delle comunità locali nei confronti della transizione energetica.

Possiamo definire quattro capitali: economico, ambientale, umano e sociale: quest’ultimo descrive il livello di fiducia tra pubblico e privato o tra pubblico e istituzioni”, dice il professor Alessio Malcevschi. “Oggigiorno è necessario coinvolgere tutte le parti in causa e per coinvolgere bisogna dare fiducia. Il vantaggio economico è solo una conseguenza dell’investire nel capitale sociale, e per questo il senso di appartenenza generato dalle comunità energetiche rinnovabili assume un aspetto vitale.”

Franco Amigoni- assessore Fidenza
L’assessore all’ambiente del Comune di Fidenza Franco Amigoni. Foto di Giacomo Federico Rubini

Realtà di autoconsumo in Emilia-Romagna

Lo scorso 27 maggio l’assemblea regionale dell’Emilia-Romagna ha approvato all’unanimità la legge sulle comunità energetiche da fonti rinnovabili (CER) e l’autoconsumo collettivo, impegnandosi ad individuare, entro un anno dall’entrata in vigore della normativa, i tetti degli edifici pubblici e le aree pubbliche da mettere a disposizione per l’installazione degli impianti e delineando le azioni di promozione e supporto per la progettazione delle CER. La legge prevede anche iniziative di informazione e comunicazione relative ai temi dell’autoconsumo e dell’energia rinnovabile, nonché accordi con i Comuni della Regione per stabilire un piano d’azione e l’eventuale erogazione di contributi ed incentivi.

Le recenti iniziative intraprese, oltre a testimoniare l’attenzione e il desiderio da parte della Regione di rimanere aggiornata sui temi di energia e sostenibilità, hanno contribuito alla stesura di diversi progetti per la creazione di realtà di autoconsumo, come la comunità di autoconsumo collettivo di Scandiano o il quartiere Pilastro-Roveri di Bologna, sede del progetto GECO che, secondo le stime, sarà completato nel 2023.

Come delineato dall’assessore Franco Amigoni nel corso del suo intervento, è intenzione della Regione Emilia-Romagna dimezzare l’impatto di CO₂ sul territorio entro il 2030, anche sfruttando il contributo dato dalle comunità energetiche. Per contribuire al raggiungimento dell’obiettivo, il comune di Fidenza ha provveduto ad aggiornare negli ultimi mesi il proprio PAESC (Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima), che consiste in diciotto azioni volte a ridurre le emissioni locali del gas serra. Tra i provvedimenti più rilevanti, possiamo elencare l’iniziativa di raddoppiare le ciclovie e intraprendere una campagna d’informazione che favorisca la pratica di utilizzare la bici come mezzo per recarsi al lavoro, un piano di riforestazione per la creazione di dieci foreste urbane sul territorio e diversi progetti per favorire il coinvolgimento e l’interesse dei giovani al tema ambientale, nonché garantire corsi di formazione gratuiti e opportunità lavorative.

Come spiega lo stesso assessore, l’Italia è un paese arretrato per quanto riguarda l’uso dei dati, nonostante al giorno d’oggi essi siano facilmente reperibili dalla comunità. È pertanto importante educare figure professionali e nuove generazioni al loro utilizzo, così da anticipare l’insorgere di situazioni di crisi ed emergenza e poter reagire tempestivamente.

Francesco Vetrò- GSE- Unipr
Il professore dell’Università di Parma e già presidente del GSE Francesco Vetrò. Foto di Giacomo Federico Rubini.

Aziende private ed enti pubblici: la parola chiave è ‘fiducia’

Essendo una realtà regolamentata da pochi anni, le comunità energetiche soffrono ancora di numerose limitazioni di carattere tecnico e amministrativo, che però stanno venendo pian piano risolte grazie alla collaborazione tra istituzioni, imprese ed entità governative e alla continua stesura di regolamentazioni che facciano da linea guida per amministrazioni e aziende.

Sicuramente, tra i provvedimenti da adottare nel prossimo futuro, come spiega il professor Francesco Vetrò, saranno necessari cambiamenti nel rapporto tra gestore della rete nazionale e gestori di distribuzione locali: valorizzare questi ultimi sarà infatti imperativo per rendere i cittadini efficaci prosumers. I privati, inoltre, in quanto spesso in possesso delle infrastrutture e delle competenze professionali necessarie alla progettazione di una CER, dovranno incrementare la propria partecipazione a livello sociale e amministrativo (svolgendo, ad esempio attività di consulenza), e avere un ruolo attivo nel favorire gli interessi della comunità, iniziando a ragionare in un’ottica di guadagno collettivo, piuttosto che personale.

Ogni imprenditore avrà comunque il diritto di poter trarre profitto dalla creazione di una CER e di essere messo al corrente dei costi e dei benefici delle tecnologie di autoconsumo, al fine di poter stabilire quali investimenti siano più adatti alle proprie esigenze; tuttavia, le aziende avranno anche l’obbligo di rimanere continuamente aggiornate riguardo al tema dell’energia sostenibile, così da non basare futuri progetti su tecnologie obsolete, e di cercare attivamente il dialogo e l’intesa con enti, istituzioni pubbliche e privati cittadini.

Creare una ‘coscienza collettiva’ che renda realtà pubbliche e private in grado di stringere una collaborazione basata sulla fiducia è, infatti, vitale per contrastare la ‘paura della burocrazia’, spesso causa di diffidenza nei confronti delle imprese private da parte dei cittadini e degli enti pubblici, in particolare tra le realtà più sensibili ai temi della sostenibilità ed inclini a sviluppare iniziative di autoconsumo.

Alessio Malcevschi -Unipr
Il professore dell’Università di Parma e responsabile scientifico di ALFONSA Alessio Malcevschi. Foto di Giacomo Federico Rubini.

Comunità energetiche: una soluzione per un futuro sostenibile?

È negli interessi dell’Unione Europea rendere gli stati membri in grado di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità prefissati dai propri regolamenti: per questo abbiamo assistito negli ultimi anni ad un effetto a cascata che ha riconosciuto il valore giuridico delle CER prima a livello europeo e poi a livello statale e regionale. Dal momento che realtà governative e imprese locali conoscono meglio il territorio, è necessario che istituzioni ed enti nazionali come il GSE intreccino uno stretto rapporto con queste figure, al fine di consentire la diffusione di informazioni, mezzi e nuove tecnologie.

Da parte della Regione Emilia-Romagna, come ribadito dalla Vicepresidente Elly Schlein, i piani futuri prevedono di “sostenere tutte le comunità energetiche e le realtà di autoconsumo, prioritizzando quelle che avranno valenza sociale e territoriale”, al fine di favorire atteggiamenti di aggregazione e socialità atti a contrastare la povertà energetica e ad aiutare le comunità in difficoltà. È necessario, pertanto, un approccio multilivello che accompagni alle iniziative governative il supporto di enti e industrie nonché una campagna di informazione e sensibilizzazione rivolta ai cittadini.

Bisogna comunque ricordare che l’iniziativa delle comunità energetiche è solo un modo per fare sostenibilità, ed il vero contributo necessario è un cambio di mentalità radicale: “la sostenibilità non ha un colore solo, ma ne ha 17”, spiega il professor Malcevschi, riferendosi al numero di obiettivi presenti nell’Agenda 2030. La crisi climatica è un tema complesso che ha conseguenze su diversi settori, da quello economico a quello industriale e tecnologico. Un fatto reso evidente quando si osservano le conseguenze che fenomeni, come la siccità che sta attualmente colpendo la Regione, stanno avendo sulle nostre centrali termo e idroelettriche dell’area del Po, che hanno subito un drastico calo dell’energia prodotta a causa della carenza d’acqua.

La parola del ventunesimo secolo è ‘complessità’, e per essere studiata, la complessità richiede di essere esaminata da più angolazioni, mantenendo una mente aperta e creando collegamenti tra più discipline. Per questo motivo è ora prioritario che istituzioni come le università, in grado di applicare la loro natura interdisciplinare nel problem solving, forniscano guida e consigli a istituzioni e amministrazioni, adottando un approccio proattivo nei confronti del cambiamento, così come è necessario che le figure professionali del futuro integrino una formazione transdisciplinare nel proprio curriculum allo scopo di maturare le competenze necessarie a far fronte a future situazioni di crisi.

La crisi climatica non riconosce confini statali o regionali, ed è per questo che i provvedimenti attuati in Emilia-Romagna dovranno estendersi ad altre regioni cosicché anch’esse possano dare il proprio supporto. Le comunità energetiche possono rappresentare la soluzione per sconfiggere la povertà energetica, contribuendo al contempo al miglioramento delle nostre infrastrutture e all’autosufficienza del paese. È necessario, tuttavia, che tutti i cittadini, dai dirigenti aziendali alle nuove generazioni, imparino a lavorare insieme per perseguire quest’obiettivo. Come riportato da Letizia Magnani, “L’ambiente non è un concetto esterno a economia, società o vita di tutti i giorni: Il cambiamento ci impone un cambio di passo e se questo non l’abbiamo appreso a causa del Covid, sarà necessario apprenderlo tramite la prassi comune. Nonostante la battuta d’arresto dovuta alla pandemia, rimaniamo comunque in una globalizzazione e non abbiamo alcuna intenzione di tornare indietro a com’era il mondo ai tempi dei nostri nonni: dobbiamo solo maturare una maggiore consapevolezza su dove andare da questo momento in poi”.

di Giacomo Rubini

Link utili:

Agenda 2030

Patto dei sindaci – Wikipedia

Sito web del GSE

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