Il giornalismo che non vorremmo

Dopo aver vinto le elezioni politiche, Giorgia Meloni è stata più volte oggetto di falsi virgolettati o polemiche di carattere personale strumentalizzate da alcune testate al fine di screditarla, mettendo invece in pericolo la credibilità del giornalismo

Nelle scorse settimane sono apparsi su La Stampa e La Repubblica, alcuni titoli che includevano virgolettati attribuiti a Giorgia Meloni, riguardanti le trattative per la formazione del nuovo governo di centro-destra. I virgolettati riportavano parole critiche nei confronti dell’attuale segretario della Lega, Matteo Salvini, che secondo i titoli non sarebbe gradito all’interno della squadra di governo. É noto infatti che il leader della Lega vorrebbe ormai da tempo tornare al Ministero dell’Interno, per poter continuare la sua politica anti-immigrazione, ma le polemiche suscitate durante il suo mandato, portano a pensare che ci sia una certa riluttanza da parte di Giorgia Meloni nel proporre il suo nome per il Viminale.

Poi si è scoperto che questi virgolettati non sono stati mai confermati e non si hanno prove che siano veri: Meloni rimanda indietro al mittente, mentre dall’altra parte i giornali presi in causa non hanno saputo difendere la loro fonte. All’interno di questi articoli non vi è traccia delle citazioni presenti nei loro titoli oppure vengono attribuite a persone ignote, come “uno dei dirigenti”.

Non è tutto, è stato poi pubblicato un ulteriore articolo in cui viene portata a galla una storia riguardante il padre della leader del centro-destra. Francesco Meloni avrebbe infatti scontato alcuni anni di carcere a causa di una condanna per narcotraffico. La nota giornalista Rula Jebreal, ha poi ripostato l’articolo su Twitter, usando questa storia contro di lei.

L’elemento che sfugge non riguarda solo il fatto che Giorgia Meloni e suo padre non abbiano rapporti da quando lei aveva 11 anni, ma anche che una storia che riguarda un parente di un’esponente politica sia stata utilizzata per screditarla. Ma la Meloni ha saputo sfruttare questa occasione alla grande, mostrando ai suoi follower come la stampa che appartiene ad un pensiero politico opposto al suo, non sappia attaccarla se non attraverso l’uso di questioni personali, falsi virgolettati e fake news. Un evento che ha quindi messo in cattiva luce il giornalismo politico, soprattutto agli occhi degli elettori di destra, ma anche di sinistra.

Tutto questo è accaduto proprio a seguito della campagna elettorale più tesa degli ultimi anni, in cui la sinistra ha diverse volte dimostrato di non riuscire a competere contro il sovranismo delle false promesse e degli slogan. Quello che resta da capire è il perché di tutto ciò. Si cercava solo di strappare qualche click in più? C’era un tentativo di screditare la prossima premier attraverso una campagna mediatica? O ci si è lasciati trasportare troppo dai rumors e dalle voci di corridoio?

Qual è stato il passo falso?

Durante la campagna elettorale e non solo, abbiamo avuto la possibilità di conoscere Giorgia Meloni, il suo partito e le sue idee. Di certo la linea politica seguita non è quella di un’apertura ai diritti civili, al riformismo o all’integrazione. Il centrodestra è saldo sulle proprie idee: no al matrimonio egualitario per coppie lgbt+, all’adozione omogenitoriale, alla legalizzazione della cannabis, alla ius scholae e alla legge sul fine vita. Si punta invece sul patriottismo, sulla protezione della famiglia “naturale”, sul blocco dell’immigrazione e su riforme economiche che probabilmente favoriranno le grandi imprese. Non c’è una chiara posizione sulle sanzioni alla Russia, si tentenna sull’aborto e c’è chi vorrebbe puntare nuovamente su un progetto autonomistico per il Nord.

Piaccia o non piaccia, questo programma è stato appoggiato dalla popolazione, che ha dato circa il 44% dei voti alla coalizione guidata dalla Meloni, indubbiamente favorita anche dalla nuova legge elettorale, che si può dire essere più confusionaria che mista (tra proporzionale e maggioritario).

E forse è bene ricordare che il giornalismo, o la deontologia almeno vorrebbe, si dovrebbe fondare su un’estrema neutralità e obiettività: non si può diffondere una notizia impregnandola della propria visione politica, anche se si fa parte di una testata che ha un linea editoriale politica diversa. In gioco c’è sempre quella credibilità ormai ridotta all’osso dell’editoria italiana, tra crisi economica e sempre meno lettori.

Se il tentativo fosse stato davvero quello di seminare il dissenso e l’incertezza pubblicando dei titoli roboanti con virgolettati inventati o dedotti da ipotesi non confermate, allora sarebbe stato più opportuno controbattere sui temi, sulle promesse, sui fatti oltre alla persona. Il risultato? Aver allontanato ancora di più i lettori.

Il giornalismo che vorremmo allora qual è? Quello che informa, dando gli strumenti al lettore per fare un’analisi autonoma dei fatti e poter sviluppare così la propria opinione a riguardo. Un giornalismo che porta alla luce le storie che vogliono essere nascoste, difendere l’interesse e il benessere pubblico.

Una testata giornalistica può avere uno schieramento politico, ma deve saper affrontare la controparte con i giusti mezzi. Vogliamo sapere di più sul rischio di perdere il diritto all’aborto, della paura di essere discriminati sempre di più per il proprio orientamento sessuale, del fatto che perfino i programmi o le serie tv che guardiamo potrebbero essere affetti da questo cambio di governo. Soffermandoci sulle tante fake news divulgate sui profili social degli esponenti politici, ricordiamo le tante promesse che poi non vengono mantenute. Usando falsi virgolettati, acchiappa click e attacchi su questioni personali, non si indeboliscono le persone attaccate, ma solo sè stessi.

Cercare di osteggiare la Meloni con una storia personale che riguarda suo padre, un uomo con il quale non ha avuto contatti dall’età di 11 anni, non è un esempio lodevole di giornalismo. Ci sono tantissime dichiarazioni, scelte ed avvenimenti che potrebbero essere utilizzate per annientare l’ideologia più che conservatrice della destra italiana, ma in questi casi si è scelto di giocare sporco, finendo per essere annientati da chi strumentalizza qualsiasi evento a proprio favore. Insomma, da chi è più bravo di loro e lo fa da anni.

di Gabriele Scarcia

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