Conoscere di più per gestire meglio: cos’è davvero lo stress?

Il prof. Andrea Sgoifo ci guida nella scoperta della risposta allo stress, delle differenze individuali e delle tecniche di gestione scientificamente validate

In un periodo psicologicamente sfidante come quello che stiamo vivendo lo stress è diventato un argomento sempre più attuale e un problema diffuso, e ciò ha portato professionisti provenienti da settori diversi a interessarsene, creando talvolta confusione per utilizzo di linguaggi differenti. Il prof. Andrea Sgoifo, fisiologo e professore del dipartimento di Scienze chimiche della vita e della sostenibilità ambientale dell’Università di Parma, ha deciso di affrontare l’argomento nella sua interezza, dalle basi biologiche all’efficacia dei trattamenti, ma iniziando da una chiarificazione terminologica in un incontro organizzato dall’Unipr intitolato “Lo stress: conoscerlo e misurarlo per limitarne i danni”.

Si è trattato del primo appuntamento degli Aperitivi della conoscenza, ciclo di incontri organizzato dall’Università di Parma, che si svolge ogni mercoledì alle 17.30 presso il punto informativo Unipr e hanno l’obiettivo di esplorare tematiche attuali in linea con i 17 obiettivi dell‘agenda 2030.

Cos’è lo stress?

Lo stress è uno stato del sistema nervoso centrale prodotto da fattori ambientali avversivi (i fattori di stress) che creano un turbamento nell’equilibrio interno dell’organismo (omeostasi). Ciò di cui noi possiamo essere consapevoli è la risposta di stress: un’attivazione comportamentale e fisiologica che ha l’obiettivo di ridurre i possibili danni portando l’organismo ad adattarsi alla nuova situazione. In realtà questa risposta è composta da due fasi:

  • la fase di attivazione ha lo scopo di mobilitare l’organismo a livello comportamentale e fisiologico in modo robusto e veloce: i livelli di adrenalina (prodotta dalle fibre simpatiche del sistema nervoso periferico) e di cortisolo (prodotto dall’ asse ipotalamo-ipofisi-corticale del surrene) si alzano rapidamente nel sangue permettendo all’organismo di mobilitarsi sia a livello comportamentale che fisiologico (la ‘fight and flight response’);
  • la fase di disattivazione è rapida ed efficace ed ha il fine di ritornare alle condizioni basali, ovvero all’omeostasi, ed è di estrema importanza per evitare danni da iperattivazione dell’organismo.

Negli ultimi anni è stato scoperto che anche l’ossitocina, ormone che modula gli istinti sociali, i legami affettivi e stimola l’empatia, è coinvolto nella risposta di stress: nei momenti avversivi il nostro corpo sembrerebbe spingerci oltre che a reagire in prima persona, anche a cercare contatto e cooperazione con l’altro.

Patologie stress-correlate e differenze individuali

Le patologie stress-correlate sono molteplici e note, tra queste vi sono i disturbi gastro-enterici, i problemi cardiaci, i disturbi psicosomatici e i disturbi psichiatrici. Inoltre se lo stress diviene cronico può portare a sviluppare diabete, ipertensione, disturbi metabolici. “Lo stress dunque provoca malattie gravi? Si, ma non è la causa- sottolinea il professore- esso incide in soggetti già a rischio o compromessi, è un co-fattore di rischio“.

“Siamo una specie patologicamente ansiosa – afferma il prof. Sgoifo – Grazie allo sviluppo della neocorteccia, la nostra risposta di stress è attivata non solo da emergenze a breve termine (come accade ad esempio ad una zebra che deve mobilitare le sue risorse per scappare da un predatore) ma anche da rimuginazioni sul passato e previsioni sul futuro”. Nonostante le differenze con gli altri animali a livello culturale e cognitivo, siamo equipaggiati dello stesso kit per fronteggiare lo stress e ciò porta a difficoltà nel gestire quello causato dal pensiero. Di grande importanza è quindi integrare al nostro kit, filogeneticamente ereditato, delle tecniche specifiche e personalizzate.

La personalizzazione dei trattamenti è fondamentale perché riflette le differenze individuali alla vulnerabilità allo stress: diversi studi hanno evidenziato come strategie di adattamento differenti (proattiva o reattiva) e diverse caratteristiche di personalità (ad esempio essere più o meno competitivo) influenzino la risposta, e quindi il danno sulla salute, agli eventi stressogeni.

Se pensate che le conseguenze dello stress possano emergere soltanto a lungo termine, allora vi stupirete dei curiosi risultati di questa ricerca condotta in Germania durante i Mondiali di calcio del 2006: confrontando il numero di eventi cardiovascolari avversi (infarti, aritmie gravi, morti cardiache improvvise, ricoveri d’urgenza) avvenuti in persone che guardavano i mondiali in tv o allo stadio e quelli avvenuti nei due anni precedenti nella popolazione, si è notato come tali eventi siano aumentati del 400% durante le partite, in particolare con l’Italia e l’Argentina, storici rivali (Schwenk TL. Cardiovascular events during World Cup soccer. The New England Journal of Medicine. 2008 May;358(22):2408; author reply 2409. DOI: 10.1056/nejmc080441. PMID: 18509129).

Immagine di pch.vector su Freepik

E’ scientificamente possibile riuscire a diventare più resilienti allo stress?

Come spiega Sgoifo, è importante capire che lo stress bisognerebbe smettere di vederlo come un aspetto negativo all’interno delle nostre vite, ma anzi un’arma che abbiamo tutti noi a disposizione contro tutte le condizioni di vita, più o meno difficili alle quali siamo sottoposti quotidianamente. Questa analisi è stata attentivamente studiata attraverso un’indagine condotta nel 2012 da Keller e Litzelman. Essi hanno infatti cercato di scoprire se vi fosse una relazione tra la percezione che si ha dello stress e la nostra effettiva condizione di salute, fisica e mentale. Al termine dell’indagine è stato scoperto che tutti gli individui che vedevano lo stress come un fattore scatenante di diverse malattie aumentassero notevolmente la possibilità di generarle realmente. Lo stress è dunque un fattore inevitabile a cui tutti siamo sottoposti, ma attraverso delle contromisure si è in grado di poterci convivere più serenamente. Adottare alcune pratiche di gestione può incidere in modo altamente positivo sul nostro rapporto con lo stress: esercizio fisico, meditazione, mindfulness, aromaterapia, massaggi, musicoterapia, esercizio fisico, psicoterapia EMDR sono tra quelle più supportate da evidenze scientifiche.

In conclusione ricordiamoci perciò del ruolo vitale che gioca lo stress all’interno delle nostre vite, argomento sul quale sarebbe molto interessante poter essere istruiti ed educati fin dalla giovane età, all’interno del sistema scolastico, per poter finalmente essere pronti a casi di estrema emergenza come ad esempio il Covid-19 o la guerra, tematiche che hanno colpito tutti in un modo o nell’altro.

di Federica Loda e Miriam Nejmi

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