Blonde, il mito di Marilyn Monroe

La storia di Norma Jean Baker su Netflix

Riuscire a rappresentare sullo schermo l’intera vita di un artista non è mai un compito semplice. In tal modo diventa quasi necessario romanzarne le gesta e gli eventi, per fare sì che lo spettatore rimanga incollato allo schermo; ed è su questo piano che si pone Blonde: un “falso” Biopic sulla più importante attrice della storia del Cinema Contemporaneo, che si discosta completamente dal genere, decostruendo realtà e finzione e fornendo allo spettatore una visuale moderna e nuova sull’attrice.

Lungometraggio presentato in anteprima alla 79esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Blonde ha ufficialmente debuttato su Netflix lo scorso 28 settembre ed è tratto dal libro omonimo scritto da Joyce Carol Oates, pubblicato nel 1999.

Esattamente come il romanzo, il film nasce con l’intenzione chiara di raccontare la vita nascosta di Marylin Monroe: protagonista non è infatti l’Alias che il pubblico ha amato in sala, ma Norma Jean (sua vera identità), personalità istrionica, psicologicamente profonda, complessa e per certi versi separata e distante dal suo alter ego.

“La donna dietro il mito”: è questo il tema centrale dell’opera, che racconta da un punto di vista personale e introspettivo la tragica quanto intensa adolescenza ed i primi passi nel panorama di Hollywood di una Marylin affranta, scontenta, debole; tuttavia, sempre in grado di sfoggiare il suo iconico e splendido sorriso sul Red Carpet e dietro le telecamere.

Crediti: Vanity Fair

Durante tutta la durata del film, Norma Jean lentamente viene logorata, ferita e distrutta dalle persone che ama: dal pubblico, ossessionato dalla sua figura, fino alle figuri genitoriali quasi completamente assenti e le dolorose relazioni amorose; in particolare, anche il doloroso amore paterno (mai trovato), la spinge a legarsi a uomini alle volte violenti (fisicamente e psicologicamente). Relazioni che diventano l’ultimo legame a cui rimanere aggrappata per sentirsi finalmente amata.

Ad interpretare questa complessa protagonista della Storia del Cinema è l’attrice cubana Ana De Armas, qui probabilmente nella miglior interpretazione della sua carriera finora. Il suo lavoro esemplare è testimoniato non solo dalla riprova linguistica (l’attrice ha più volte sottolineato nelle interviste di aver dovuto studiare a lungo per parlare agevolmente in inglese), ma anche dall’evidente studio delle movenze, riproposte con eleganza, grazia e impressionante naturalezza.

Fin dalla data di uscita, il film ha diviso profondamente gli spettatori, suscitando critiche ed elogi sia dal pubblico che dalla critica specializzata, principalmente per un comparto registico decisamente originale e distante dagli stilemi classici e didascalici dei Biopic.

Crediti: NDTV.com


Blonde è stato prodotto dalla casa di produzione Plan B, di cui Brad Pitt è produttore esecutivo, ed è stato scritto e diretto dall’ingegno e originalità di Andrew Dominik, regista di origini australiane già conosciuto a livello internazionale per Mindhunter (2017) ed il film con lo stesso Brad Pitt, Cogan – Killing Them Softly (2012).

Il regista, in questo film, ha completamente decostruito il genere di partenza, importando uno stile registico introspettivo e metacinematografico, con soluzioni visive che continueranno a far discutere per la propria durezza: alcuni esempi sono dati dall’alternanza di stili ‘Bianco e Nero’ ed ‘A Colori’ (determinata dalle sensazioni provate da Marylin), per non parlare delle soluzioni che modificano la visione (da uno schermo in 4:3 si passa ad uno in 16:9), escamotage per fare prevalere la sensazione di straniamento, percepita da Marilyn.

Tutto, dal punto di vista registico, è volto a raccontare il lato più buio, personale e psicologico di questa grande attrice.

A dispetto di ciò, i cali di ritmo del film divengono uno dei problemi principali dell’opera. Tuttavia, dalla visione di Blonde emerge una nuova visione dell’iconica attrice americana: un’immagine edulcorata e triste di Marylin, che ha, tuttavia, realmente avuto una vita dolorosa.

Biografia di una diva

Crediti immagine: Entertainment Weekly

Fino ad ora ci siamo interessati ad analizzare il film narrante la carriera della star ma come è stata realmente la sua vita? Quella privata, lontano dai riflettori?

Marylin Monroe nasce il 1 giugno 1926 a Los Angeles con il nome di Norma Jeane Mortensonn Baker. Fin dalla giovane età non vive la presenza del padre di cui risente profondamente la mancanza e vive invece con la madre, Gladys Pearl Monroe, una donna mentalmente instabile che non riesce nel suo ruolo di madre a causa dei suoi problemi psicologici e finanziari.

Essendo una bellissima ragazza riesce fin da giovane ad entrare nel mondo dello spettacolo posando per la Blu Book School of Charm, che allora era la più importante agenzia pubblicitaria di Hollywood. In poco tempo la sua bellezza mozzafiato fu conosciuta in tutto il mondo lavorando con celebri fotografi.

Il 24 agosto 1946, a soli vent’anni, firmò il suo primo contratto cinematografico. Nello stesso periodo il regista Ben Lyon le consigliò di cambiare il suo nome in Marylin Monroe, dal momento che suonava più armonioso e sensuale grazie alla presenza della doppia M.

Nel 1953 il successo della giovane donna raggiunse il suo culmine a seguito di diverse interpretazioni importanti come ad esempio in Niagara (1953), Gli uomini preferiscono le bionde (1953), Come sposare un milionario (1953).

Crediti immagine: npr.org

Dopo poco si sposò con il campione di baseball Joe Di Maggio. A dispetto di ciò, fu un matrimonio molto breve: infatti, durò solo un anno a causa dell’invidia del marito nei confronti del successo e della fama di Marylin.

Per tutta la vita la donna vivrà al fianco di diversi uomini che le causeranno profondo dolore. Tutte le delusioni d’amore non faranno altro che renderla una donna debole e fragile mentalmente. Quest’instabilità mentale iniziò a causarle anche molti problemi sulla sfera lavorativa non riuscendo più ad essere la Marylin forte, bella e carismatica di sempre ma una donna stanca e fortemente stressata. Proprio per ciò nel 1959 l’attrice fu licenziata dalla 20th Century Fox.

Il 5 agosto 1962, all’età di trentasei anni, Marylin Monroe fu trovata senza vita nella camera da letto della sua casa di Brentwood.

Ad oggi sono passati sessant’anni dalla sua morte ed ancora non ci sono prove certe dell’accaduto anche se si crede sempre che sia stato suicidio. Alcuni invece credono che si sia trattato di un regolarmento da parte della Mafia oppure che avesse a che fare con lo scandalo dei fratelli Kennedy. Nonostante la sua tragica morte e tutto ciò che si cela dietro, Marylin continua ad essere un’icona di bellezza e di stile inimitabile ed inconfondibile.

di Roberto Ligorio e Miriam Nejmi

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*