Quelle domeniche a vedere i Ferrari

I BURATTINI DI PARMA: RICORDI D'INFANZIA (MA NON TROPPO)

Probabilmente ora qualche battuta me la perderei, ma ci sono stati anni in cui davvero ho creduto di sapere gli spettacoli dei Burattini dei Ferrari a memoria. Chi è cresciuto a Parma, certamente sa di cosa parlo; chi invece viene da fuori, magari non ne ha nemmeno sentito parlare. Eppure il mio consiglio – per tutti, parmigiani e non – è quello di andare a vedere almeno una volta uno spettacolo dei Ferrari. Per anni, tutte le domeniche, mio nonno mi portava alla Corale Verdi a vedere i Burattini. Ricordo che davano spesso lo stesso spettacolo e che insistevo per continuare ad andare a vederlo, nonostante a casa mi ripetessero “Ma l’hai già visto!”. Ricordo che una domenica cambiarono lo spettacolo in programma e che a metà rappresentazione sono scappata. Ricordo che avevo un teatrino delle marionette, che era di mio padre, e che stressavo mio nonno in ogni salsa per fargli fare gli spettacoli dei Ferrari: le marionette popolari si trasformavano in Sandrone, Bargnocla e Fasolino e guai se il nonno si sbagliava e diceva il nome originale delle maschere, io volevo a tutti i costi quelli dei Ferrari. Ricordo che nel giorno di Ognissanti, durante la visita al cimitero, non  mancavo mai di andare a vedere il burattino di Bargnocla, posto a fianco della tomba di Giordano Ferrari, nel cimitero ebreo.

Che bello, davvero. Riguardando adesso il sito e le foto del Museo dei Burattini dei Ferrari mi tornano in mente tutte questi ricordi e ammetto che mi piacerebbe tornare bambina, per rivivere queste cose. A pensarci bene, però, uno spettacolo di burattini lo posso andare a vedere anche adesso. Quasi, quasi…

famiglia_ferrariLA FAMIGLIA FERRARI – Le origini sono nellabassa parmense. Italo, il capostipite, nasce a Sissa nel 1877, da una famiglia contadina. La passione per i burattini la coltiva fin da ragazzo e in una sera d’inverno del 1892 decide di mettere in scena la sua prima rappresentazione “La foresta perigliosa”: pochi burattini, ricavati dai paletti e rivestiti di alcuni cenci che fungevano da costumi. Per essere burattinaio non bastava, però, la buona volontà, così decise di frequentare Francesco Campogalliani – tra i più grandi burattinai italiani – e imparare l’arte. Ormai autonomo e divenuto abile nell’arte dei burattini, Italo torna a Sissa dove nel 1914 dà vita a Bargnola, che da allora diventerà l’emblema dei Ferrari. Passate la guerre la famiglia Ferrari, nel frattempo arricchita dalla nascita e dalla presenza dei figli Giordano, Maura ed Ermelinda, lavorò in numerose piazze, approdando anche negli spettacoli sperimentali della Rai di Torino. Nel 1961 Italo Ferrari lascia in eredità al figlio Giordano le redini della compagnia. Abile scenografo e commediografo, viene aiutato dalla moglie Bianca e dai figli Luciano e Italo Jr, detto Gimmi. L’idea e le radici del Castello dei Burattini si devono proprio a Giordano, che dagli anni trenta iniziò a raccogliere, acquistare e barattare “pezzi di legno” fino a creare una collezione storica, unica al mondo nel suo genere e visitabile tutt’oggi ai Musei Civici di San Paolo, in via Melloni a Parma. Dopo Giordano, la compagnia passa nelle mani di Gimmi, recentemente scomparso. Oggi è composta dalla moglie di Gimmi, Manuela, dal figlio Giordano e dalla nipote Daniela. E’ una delle compagnie italiane di origine familiare più antica.

bargnoclaBARGNOCLA, SANDRONE E FAGIOLINO – Maschere tipiche dei Ferrari, riconoscibili e prima vista anche dopo aver visto solo uno spettacolo. Fagiolino è vestito di bianco; Sandrone ha una lunga cuffia a righe bianche e rosse che mentre parla va avanti e indietro; Bargnocla una voglia di osso di prosciutto sulla testa. E’ proprio quest’ultimo ad essere stato creato per primo dalla mano di Italo Ferrari, nel 1914: carattere popolare parmigiano, Bargnocla – che prende il nome dalla bargnocla (in dialetto bernoccolo) che ha sulla testa – fa il calzolaio e rispecchia i modi di fare tipici dell’Oltretorrente parmigiano. Il suo linguaggio non disdegna le verità scottanti, le cose che andrebbero tenute nascoste e la satira verso chi non ha agito in modo onesto. Sandrone ha origini modenesi: la sua figura è quella di un contadino ignorante, con un faccione bitorzoluto e il naso rosso. Esperto nel suo ambiente, appena esce dalla campagna compie errori e strafalcioni che suscitano la risata e che ne fanno un personaggio comico. Origini bolognesi per Fagiolino, che rappresenta il sottoproletariato e la periferia urbana: “è povero, ma ricco di appetito, generoso coi deboli e severo con i cattivi”, come si legge sul sito del Castello dei Burattini. Quando poi deve agire contro chi gli fa degli sgarri, Fagiolino dispensa bastonate che è una bellezza: vedere per credere, non saprei davvero come spiegare per rendere l’idea! 

Potrei continuare per ore a parlare dei Ferrari, di Bargnocla, di Sandrone: è come fare un salto nel tempo. Non capita spesso – perdonate la ripetizione – di trovare il tempo per i ricordi e per pensare a cose viste e passate. Non so nemmeno io come mi sono venuti in mente i burattini dei Ferrari, il mio progetto era di parlare di tutt’altro con voi questa settimana, nel blog. C’era in ballo la Mapi-Group, la disputa Mattarella – Salvin, la devastazione dei barbari olandesi a Roma…eppure mi è venuto in mente Bargnocla, mi sono presa una mezz’ora per guardare video su You Tube con pezzi di spettacoli e ho deciso che era questo ciò di cui in questa settimana vi dovevo parlare. Ed è stato un piacere immenso ricordare le domeniche a vedere i Burattini: a volte non si ricorda per non pensare a chi non c’è più, a volte – invece – ricordare fa bene, perchè per un attimo è come se chi manca fosse ancora con noi. Bacio nel vento, nonno. 

di Chiara Corradi

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