Adolescenti, social network, educazione sessuale e affettiva

Come spiega il professor Cosimo Scarcelli, dell’università di Padova, “l’educazione all’affettività e sessualità e l’educazione ai media devono procedere in parallelo. Non si possono tenere separati i due mondi perché sono strettamente intrecciati”

Foto: Sex Education – Netflix

I giovani non sempre vengono capiti. “Sono difficili” si sente dire, “quella ragazza è un enigma” si continua, “chissà cosa gli passa per la testa” si conclude. “Non gira tutto intorno a loro” si commenta dall’altra parte. Le osservazioni sono ancora meno positive quando si parla di giovani e social network. “Che binomio da incubo” direbbe qualcuno. Eppure, i social network sono strumenti quotidiani della cultura giovanile. 

“I social network non devono essere considerati come elementi avulsi dalle questioni sociali o elementi alieni che hanno stravolto un equilibrio” sottolinea Cosimo Scarcelli, professore associato del dipartimento FISPPA dell’Università di Padova. “Si basano sulle reti sociali che già esistevano. La differenza è che prima era difficile visualizzarle, mentre con i social sono più visibili e si ampliano”.

Spesso gli adulti faticano a considerare i social network come elementi della cultura giovanile, e tendono ad evidenziarne solo gli aspetti negativi. Il risultato è una chiusura a priori: prevalgono il ‘proibizionismo’ e la ‘criminalizzazione’ dei nuovi media digitali. Invece, un approccio più idoneo dovrebbe comprendere misure educative che mettano in luce le opportunità di questi canali, e aiutino a conoscerne i rischi.

Per supportare la crescita dei giovani, bisognerebbe inoltre, favorire la creazione di reti di supporto per gli adolescenti più vulnerabili. Il rapporto tra pari, infatti, è spesso la fonte primaria di informazione per gli adolescenti, ed il luogo considerato più sicuro da giudizi e mancanza di comprensione, che invece caratterizzano il rapporto con gli adulti. La familiarizzazione con questi nuovi strumenti e l’esistenza di reti sicure di mutuo aiuto potrebbero rendere gli adulti meno spaventati ad accogliere le novità e gli strumenti culturali del mondo giovanile, e gli adolescenti meno smarriti e terrorizzati dalle conseguenze negative. 

Sesso, giovani e internet

Quando nella stessa frase troviamo i termini “sesso”, “giovani” e “internet” abbiamo subito la sensazione di parlare di una correlazione pericolosa. Solo in pochi riescono a vedere alcune opportunità nascoste dietro questa combo, soprattutto quando i giovani vengono correttamente formati e informati sull’utilizzo di internet e dei social network. 

In che modo, quindi, può agire il mondo degli adulti per permettere di far emergere questi aspetti positivi? Quali strategie usare? E chi dovrebbe prendersi l’onere di questo compito? 

Il professor Scarcelli ha una risposta rapida e immediata:  l’educazione all’affettività e alla sessualità. Gli adulti dovrebbero fare in modo che i ragazzi e le ragazze siano informati così da poterli aiutare a prendere decisioni consapevoli. A volte, le ideologie estremiste religiose non rendono possibile la corretta informazione. Sorge, quindi, una paura ingiustificata verso l’educazione sessuale. Il timore, infatti, è che vengano svelati ‘segreti’ a bambine e bambini, ragazze e ragazzi, che il linguaggio utilizzato non sia adeguato, che si spinga verso una sessualità precoce, o addirittura che si induca l’omosessualitàha chiarito Scarcelli.

Si dimentica, forse, che dietro a tutti questi concetti si nasconde qualcosa di più importante: la salute. Una corretta educazione sessuale è necessaria per salvaguardare la propria salute, comprendere i rischi e gestire la propria vita sessuale. Si pensi, per esempio, ai principi della contraccezione, o alla trasmissione di malattie veneree, ma anche al benessere psicofisico di un’attività sessuale ben gestita.

Materie complesse e temi ampi 

Scarcelli sottolinea un punto importante: “Purtroppo, ad oggi, gli interventi sono monotematici e non abbracciano la molteplicità dei temi. In altre parole ci si sofferma su alcuni aspetti medici e sul pericolo di una gravidanza indesiderata. Tutto il resto viene dimenticato”. 

Ma quando e come si dovrebbe parlare di queste tematiche? In un’epoca storica dove i confini tra ruoli e responsabilità di genitori, figli, insegnanti, social media, sono sempre più sbiaditi, resta un territorio scoperto.

I genitori sono spaventati dall’accesso dei ragazzi e delle ragazze a un certo tipo di informazione, e non si sentono a loro agio a parlarne a casa.  La scuola ricopre ancora un ruolo importante, ma l’educazione sessuale viene gestita in modo non strutturato e poco aperto. I ragazzi hanno bisogno di formazione e di conoscenza, e non possono così attingere alle loro fonti primarie: scuola e famiglia. “Gli adulti possono fornire strumenti per gestire le informazioni ricevute che, al momento, non stanno dando. I genitori temono di dire cose sbagliate, quasi come se la sessualità avesse dei binari rigidi che i ragazzi e le ragazze debbano seguire. E’ ovvio che bisogna avere delle conoscenze e competenze in materia, ma non bisogna neanche pensare che lo possa fare solo un esperto. Ci sono diversi livelli di approccio”.

Sexual citizenship

L’utilizzo di internet da parte delle ragazze e dei ragazzi potrebbe essere visto anche in modo diverso, come uno strumento che assolve un bisogno fisiologico e che favorisce la loro “salute sessuale”, un concetto ancora non totalmente compreso da molti.  “Prima di favorire e tutelare la salute sessuale dei ragazzi e delle ragazze, bisogna chiarire il concetto di intimate citizenship (cittadinanza intima o sessuale). Quest’ultima rappresenta un concetto multiforme che esplora gli spazi riguardanti le vite sessuali degli individui. Aspetti che solitamente vengono considerati privati, ma che diventano oggetto di discussione pubblica e preoccupazioni sociali. 

La sexual citizenship non è un concetto del tutto nuovo: risale agli anni ‘90 del XX secolo e il termine fu coniato dal prof. Ken Plummer per difendere la comunità LGBT+. I ragazzi e le ragazze provano il desiderio, anche per bisogni fisiologici, di scoprire e scoprirsi. Ragazze e ragazzi diventano individui per i quali il baluardo della protezione copre le vergogne del piacere che invece è un diritto esclusivo dei più grandi. “Se continuiamo a negar loro la possibilità di avere informazioni, di esprimersi, allora stiamo negando loro diritti riguardanti la cittadinanza intima” spiega il prof.

Internet rimane una delle poche possibilità attraverso il quale riconoscere i propri bisogni, caratterizzarsi dal punto di vista sessuale tramite la propria specificità, i propri desideri, ed inoltre capire cosa esiste, al di là della stretta cerchia di conoscenti. Per coloro che sentono di avere bisogno di alcune esperienze sessuali, vederle rappresentate anche solo su internet ne sancisce l’esistenza stessa, e quindi ridimensiona il giudizio e la vergogna di alcuni comportamenti sessuali.

Rischi e opportunità di internet e dei social network

Non si può negare tuttavia come Internet e i social network nascondano numerosi rischi, tra i quali la presenza di contenuti illegali, materiale oggetto di revenge porn, fonti di disinformazione, truffe, invasione della privacy. 

Sembrerebbe difficile pensare alle opportunità offerte da internet, e tuttavia ancora una volta il  professor Scarcelli offre alcuni  aspetti che mostrano come avere una visione globale dell’ambivalenza di internet e dei media in generale. “La prima cosa che mi viene in mente è lo stare insieme agli altri. Negli ultimi due anni, i social network hanno permesso di rimanere in contatto con le persone, di essere collegati con il mondo. Un’altra opportunità è la scoperta. Ragazze e ragazzi, consci dei rischi, scoprono, ad esempio, un gruppo di appartenenza, un gruppo con cui condividere qualcosa. Il terzo aspetto è l’informazione: i giovani hanno accesso ad una grande mole di informazioni, ma bisogna educarli. Spesso questo mette in discussione adulti e insegnanti: bisogna essere aperti, assumere un atteggiamento didattico non verticale, insegnando loro anche a discernere le fonti. Il divertimento è un’altra opportunità della rete: alcuni ragazzi e ragazze hanno trovato amici e instaurato relazioni mediante il gaming. Non tutti i contenuti in rete sono illegali: conoscenza e risorse sono molto più accessibili rispetto al passato”.

Come tutti gli strumenti, anche l’uso di internet è ambivalente, e se ben diretto può rappresentare uno strumento di formazione e aggregazione.

Immagine di Wokandapix

Pericoli dei social network e sexting

Il materiale condiviso tramite i social network non è sempre neutro. Si possono notare diversi fenomeni, quali per esempio: cyberbullismo, sextortions, revenge porn e pedopornografia. 

In particolare riguardo al revenge porn i ragazzi e le ragazze dovrebbero essere informati sui rischi correlati, ma comunque non sarebbe sufficiente. Scarcelli sottolinea come “L’educazione all’affettività e alla sessualità dovrebbe andare di pari passo con l’educazione ai nuovi media digitali. Parlare, quindi, di un uso non idoneo del materiale diventa fondamentale per comprendere le conseguenze sul web, legali, emotive”. Non è sempre facile spiegare come funzioni internet, dove è tutto così veloce da sembrare effimero. Però è importante che i ragazzi capiscano le regole del gioco, e che a volte le conseguenze di un atto leggero possono essere più gravi di quanto si pensi.

E adesso parliamo di sexting: parola composta di origine inglese, che riguarda lo scambio di messaggi e/o materiale audiovisivo a carattere sessuale. Al giorno d’oggi, potremmo definire anche il sexting un bisogno fisiologico o un processo mediante il quale si conosce il proprio corpo e quello degli altri, ma anche la propria identità.

“Il caso del sexting – spiega Scarcelli – è emblematico per ciò che riguarda le forme di esclusione delle\dei più giovani dalla cittadinanza intima. Il sexting odierno è un fenomeno nuovo e recente, ma si lega a una lunga tradizione di interazioni sessuali mediate (cybersex, chat ecc). Negli anni ‘90 c’era il sesso virtuale, stigmatizzato anche allora. Prima ancora c’era il sesso telefonico o mediante scambio epistolare. Il libro Sex media della prof.ssa Feona Attwood introduce proprio l’idea di sessualizzazione della società e di quanto sia sbagliata: secondo l’autrice è vero che il sesso è più visibile rispetto alle altre epoche, ma c’è anche una maggiore accettazione dei corpi e della promiscuità. Tuttavia, dire e mostrare non significano necessariamente maggiori libertà”. 

Mentre il sexting tra adulti viene rappresentato come un’attività vantaggiosa nella vita affettiva e sessuale, l’approccio cambia per le\i   minorenni. Nonostante il sexting tra minorenni non sia reato (a meno che il materiale non venga condiviso a terzi o vi sia una denuncia da parte degli adulti), non ha mai una connotazione positiva. Il sexting viene infatti associato al cyberbullismo e alla perdita dell’innocenza adolescenziale. In tal modo, non si connota l’attività come potenzialmente pericolosa, ma soprattutto come  deviante e sbagliata. Questo fenomeno è comunque importante e va gestito, dal momento che costituisce una parte importante nella creazione dell’identità sessuale, a causa della richiesta pressante di condivisione, e la necessità di ottenere consenso tra pari, e non è possibile fingere che non esista o che non accada.

Educazione all’affettività e sessualità

In questo contesto multi sfaccettato e complesso si nota, quindi, come l’educazione all’affettività e alla sessualità sia sempre più importante per fornire ai ragazzi e alle ragazze le conoscenze per sviluppare competenze e vivere a pieno il loro diritto alla sessualità, rimanendo però al comando delle proprie azioni ed essendo in grado di gestire potenzialità e pericoli dei social media. 

“L’educazione all’affettività e alla sessualità – conclude Scarcelli – è importante per diversi motivi: per evitare body shaming, per demolire i vecchi meccanismi che possono risalire la piramide d’odio e giungere alla violenza di genere. L’educazione all’affettività e alla sessualità e l’educazione ai media devono procedere in parallelo. Non si possono tenere separati i due mondi perché sono strettamente intrecciati. Si tratta di un percorso educativo che deve necessariamente includere anche gli aspetti emotivi e l’empatia”.

di Carmen Troiano e Chiara Vieceli

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