Nel 2022 l’omofobia continua a mietere vittime e la politica resta a guardare

Un neofascista spara due ragazzi omosessuali in pieno centro a Bratislava, mentre una coppia gay armena decide di suicidarsi a causa delle discriminazioni. Anche se l'odio avanza, la politica non riconosce la sua pericolosità e anche in Italia siamo ben lontani dal riconoscere la gravità di certi atti di odio e discriminazione

Slovacchia, Bratislava ‘March for the Condemnation of Hatred of the LGBTI Community’ 14 October 2022 EPA/JAKUB GAVLAK

Nelle ultime settimane sono stati registrati gravi casi di omofobia, che hanno portato alla morte persone della comunità lgbtq+ in tutta Europa. Nel primo caso, un ragazzo appartenente all’estremismo di destra ha aggredito e ucciso due ragazzi omosessuali, nell’altro una coppia ha deciso di togliersi la vita a causa delle continue discriminazioni. Questo aggravamento delle ostilità nei confronti di coloro che amano individui dello stesso sesso o si individuano in generi diversi da quello di nascita, dimostrano come ci sia ancora molto da fare per raggiungere una completa libertà di tutte quelle persone che vorrebbero solo vivere la loro quotidianità come chiunque altro.

É sbagliato pensare quindi, come molti politici italiani sembrano fare, che l’omofobia sia un fenomeno sporadico e gestibile, perché questi e molti altri casi ci dimostrano il contrario. É stata perfino aperta una pagina web in cui vengono registrati i casi di omofobia che accadono ogni settimana nel nostro territorio (dal 2012 ad oggi il sito registra 1.138 casi): come quello di Chiara, che il 24 ottobre si è tolta la vita in casa mentre sua madre era fuori; il caso di una donna trans assassinata in una camera d’albergo; oppure l’aggressione avvenuta a Torino l’11 settembre, in cui tre ragazzi sono stati colpiti con delle bottiglie a causa del loro abbigliamento. Tutto ciò dimostra come ancora oggi chi appartenga alla lgbt possa avere ragionevole timore a sentirsi libero di esprimersi, di indossare ciò che desidera o tenere la mano al proprio partner, azioni che una persona etero qualunque considererebbe assolutamente scontate.

Sparatoria a Bratislava

Lo scorso 12 ottobre a Bratislava (Slovacchia) si è verificata una sparatoria per mano del giovane Juraj Krajcik, in cui hanno perso la vita due ragazzi omosessuali ed è stata ferita un’altra ragazza, presente sul posto al momento dell’omicidio. I fatti si sono svolti in pieno centro, proprio all’uscita del bar Teplaren, un ritrovo per tanti membri della lgbt della capitale slovacca.

Krajcik, subito dopo l’assassinio, si è recato a casa, dove ha litigato con i suoi genitori, per poi uscire e togliersi la vita. I suoi genitori avevano deciso di non chiamare la polizia pur sapendo cosa fosse accaduto. Il ragazzo, che aveva tra l’altro utilizzato l’arma posseduta dal padre per compiere questo crudele atto, era un fervente sostenitore dell’ideologia dell’estrema destra e si ispirava a Brenton Terrant, che aveva compiuto attentati nelle moschee neozelandesi e John Earnest, attentatore in una sinagoga statunitense.

Il fatto che Juraj fosse un estremista non deve stupire dato il suo background: infatti il padre è uno dei membri di spicco di Vlast, partito di estrema destra slovacco che non ha raggiunto la soglia di sbarramento alle scorse elezioni. Juraj aveva inoltre pubblicato il suo “manifesto” politico sulla piattaforma 4chan, in cui si ritrovano molti estremisti, dichiarando che si era ispirato sin da subito a Payton Gendron: “Il suo live streaming mi ha dato una nuova ispirazione, un nuovo slancio per fare ciò che deve essere fatto dopo anni di procrastinazione. E in Gendron ho visto me stesso: un giovane con tutta la vita davanti a sé, che decide di lottare per qualcosa di più grande di lui, per il quale crede”.

Dopo quello che si può assolutamente definire come un attentato, dato che Juraj aveva una lista di vittime o di luoghi da attaccare, gli è stato chiesto di farsi una foto con una scarpa in testa se fosse stato lui a compiere quel gesto, e lui puntualmente ha postato la foto sul suo profilo twitter, in seguito disattivato. Nelle scorse settimane aveva postato diversi messaggi in cui seminava odio razziale, antisemitismo e omofobia.

La risposta della politica

Il mio pensiero va alle vittime innocenti della sparatoria di ieri a Bratislava e a coloro che da allora non si sentono più al sicuro. Sono tre anni che dico che le parole sono anche armi. Che noi politici siamo responsabili di ogni singola parola che diciamo. Eppure così tanti qui riempiono spietatamente lo spazio di odio. Mi fa arrabbiare che anche alcuni procuratori e giudici non valutino i reati verbali e non li trovino pericolosi. Secondo informazioni precedenti, la sparatoria in un caffè di Bratislava, dove si riunivano principalmente persone della comunità LGBTI, è stata un reato di odio per le minoranze. Dall’odio nutrito a lungo da dichiarazioni sciocche e irresponsabili dei politici. Questo odio è costato vite umane innocenti. Condoglianze ai sopravvissuti e forza alla comunità LGBTI che si sente minacciata da questo attacco. Forze dell’ordine, per favore, agite! Dobbiamo superare l’odio e il male insieme“.

Queste sono state le prime dichiarazioni ufficiali della Presidente della Repubblica slovacca Zuzana Čaputová, diffuse dal suo profilo Instagram. Čaputová ha poi aggiunto che non c’è spazio per odio e intolleranza in Slovacchia: “Anche oggi vi dirò che mi dispiace, mi dispiace che la nostra società non sia riuscita a proteggere i vostri cari. Mi dispiace che alcuni di voi non possano sentirsi al sicuro in Slovacchia. Mi dispiace che in quanto membri della comunità LGBTI vi sentiate ancora non accettati in Slovacchia. Tu appartieni a questo posto, sei prezioso per la nostra società. E noi tutti insieme, e senza distinzione, non lasciamoci dividere”.

La Presidente aveva anche fatto visita al luogo in cui era avvenuta la sparatoria, confortando il proprietario ancora scosso dall’accaduto. Il video girato ha fatto il giro del mondo e gli utenti hanno sottolineato che non si vede molto spesso un politico che ricopre una carica così importante esprimere il suo sostegno in un modo così umano. Čaputová, in seguito, ha preso parte alla grande manifestazione organizzata nella capitale in solidarietà delle vittime di discriminazione.

Ma se da una parte la Presidente (che appartiene al PS, partito progressista) ha dimostrato il suo pieno sostegno a una legge che punisce la discriminazione basata sull’orientamento sessuale, il parlamento non ha dato segni di apertura. Subito dopo il tragico evento era stata infatti presentata una legge che avrebbe permesso alle coppie dello stesso sesso di registrare la loro partnership, includendo anche questioni ereditarie o lavorative. Per passare la legge avrebbe dovuto ricevere 76 voti favorevoli, ma si è fermata a 50, con 37 voti contrari e 46 astenuti/assenti. Eppure, molti parlamentari si erano detti a favore di questa legge, soprattutto a seguito della terribile sparatoria. Sfortunatamente però, non c’è da sorprendersi dato che la maggioranza parlamentare di governo è rappresentata da partiti conservatori e populisti.

A livello europeo è stata invece presentata una risoluzione per combattere l’incitamento all’odio e perseguire i crimini ispirati ad esso, evitando qualsiasi tipo di cooperazione con le forze estremiste di destra. In questo caso, fortunatamente, c’è stato un sostegno quasi unanime, con 447 voti favorevoli alla risoluzione, 78 contrari e 45 astenuti. Tra i contrari però c’erano ben 23 europarlamentari italiani, appartenenti a Lega e Fratelli d’Italia.

La storia di Tigran e Arsen

Tigran e Arsen erano due ragazzi armeni che non avevano nessuna colpa, se non quella di amarsi. Hanno deciso di togliersi la vita insieme, perché non riuscivano a sopportare il peso delle continue discriminazioni che subivano. La loro famiglia non aveva accettato la loro relazione e la società armena non si è mai schierata a favore della comunità LGBTQ+. Pink Armenia, associazione che si batte per i diritti civili nel paese caucasico, ha spiegato come la società abbia spinto ad atteggiamenti di auto-colpevolizzazione, paura e vergogna da parte dei giovani ragazzi queer, che in molti casi decidono di mettere fine alle loro sofferenze.

Arsen e Tigran hanno pubblicato un ultimo post su Instagram in cui spiegano di aver deciso insieme di pubblicare le foto che li ritraggono insieme e di togliersi la vita gettandosi da un ponte della capitale Yerevan, concludendo con “Lieto Fine”. Già, perché oltre agli insulti ricevuti durante la loro vita e quelli presenti tra i commenti ai loro post, la loro storia d’amore non si è conclusa con quel gesto che ci ricorda quasi il finale di Romeo e Giulietta, ma continuerà all’infinito.

di Gabriele Scarcia

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