Pier Paolo Pasolini, Il mio cinema: una rassegna per i cent’anni del maestro

I film più importanti del regista bolognese al Cinema Astra di Parma, in versione restaurata dalla Cineteca di Bologna e di Roma

fonte: laciviltacattolica.it

Per l’occorrenza del centenario della nascita del letterato e cineasta bolognese Pier Paolo Pasolini, il 2022 è diventato un anno ricco di eventi, rassegne e proiezioni dedicate al maestro

Anche Parma, assieme a città più grandi come Bologna,  lo ha celebrato nel suo piccolo (e continuerà a farlo fino al 10 novembre, qui il programma) attraverso una rassegna organizzata al Cinema Astra, grazie al contributo e alla collaborazione di Comune di Parma, Fondazione Monteparma, Regione Emilia Romagna e in primis il circolo del cinema Stanley Kubrick.

Pasolini era e rimane una figura estremamente sfaccettata, stratificata e poliedrica: non solo scrittore e poeta, ma anche regista di cinema e di teatro. Una delle figure più importanti della seconda metà del Novecento che viene tuttora studiata e approfondita, già a partire dal programma di studi di Letteratura Italiana alle scuole superiori.

Nato a Bologna nel 1922, studia Lettere nell’Alma Mater bolognese, laureandosi nel 1945 con una tesi su Pascoli. Tra il 1943 ed il 1950 vive con la madre ed il fratello nel paese di origine della prima, Casarsa della Delizia, in Friuli. Da lì scappa a Roma proprio nel gennaio del 1950, a seguito dello scandalo legato alla pubblica denuncia della sua omosessualità.

A Roma inizia e – a suo malgrado – finisce la vita e il lavoro da intellettuale, tra cinema, teatro e letteratura, fino alla morte per assassinio avvenuta tra l’1 e il 2 novembre 1975, all’Idroscalo di Ostia.

Tutte le pellicole proposte durante questa rassegna sono state restaurate dalla Cineteca di Bologna e da quella di Roma, tutte le proiezioni serali sono precedute da un’introduzione tenuta da studiosi e intellettuali parmigiani.

A rassegna quasi terminata e con lo spazio a nostra disposizione, vi segnaliamo in particolare tre pellicole, poste in ordine cronologico, che rappresentano appieno l’eredità intellettuale di Pasolini.

Edipo Re (1967)

fonte: cinetecadibologna.it

Una giovane coppia ha un figlio di cui il padre è estremamente geloso, tanto da volerlo uccidere. Quest’ultimo, alla fine, decide di abbandonare il figlio nel deserto, lasciandolo al proprio destino. Qui viene però salvato, rinominato Edipo e cresciuto dal Re e dalla Regina di Corinto, finché un oracolo non lo informa del fatto che è destinato ad essere colui che ucciderà il padre e si innamorerà della madre.  Inorridito e spaventato, Edipo scappa da Corinto per evitare di andare incontro a questo destino.

Il regista utilizza la tragedia greca di Sofocle per fare i conti con il suo personale complesso di Edipo, attraverso una mitizzazione delle sue stesse vicissitudini. Le tragedie greche, così come anche altri generi letterari (dal teatro inglese alla letteratura italiana) sono state e sono tuttora fonte di ispirazione per un gran numero di registi. Dello stesso periodo, infatti, possiamo ricordare anche Oedipus the King, del 1968, diretto e co-scritto da Philippe Saville. Quest’ultimo al contrario di Pasolini, rimane completamente fedele al testo originale. Il film non ebbe molto successo e incassò numerose critiche negative, anche se per motivazioni diverse rispetto al film del regista nostrano.

Per Edipo Re, nel ruolo di Giocasta, fu scelta l’attrice Silvana Mangano – che ritornerà sotto la cinepresa di Pasolini anche in Teorema – la quale non era nuova ad interpretare questo genere di ruoli, dopo aver lavorato all’Ulisse di Mario Camerini accanto a grandi nomi come Kirk Douglas e Anthony Quinn.

Centrale è anche l’utilizzo di un comparto scenografico e di costumi che rimanda in realtà ad un paese arabo desertico, più che ad un’ambientazione greco antica. Il film è infatti stato girato prevalentemente in Marocco, spostandosi poi nuovamente in Italia per le scene di interni (girate in teatri di posa a Roma) e le scene di prologo ed epilogo (queste ultime girate a Bologna). Questa scelta non viene presa per un puro gusto dell’esotico, la motivazione che le soggiace è l’identificazione di questo mondo con la verità e con le radici storico culturali dell’uomo.

L’interesse e la fascinazione di Pasolini verso gli archetipi della tragedia greca lo spinsero due anni dopo, nel 1969, a girare la Medea, con la partecipazione di una straordinaria Maria Callas.

Teorema (1968)

fonte: cinetecadibologna.it

Un misterioso ospite irrompe nella tranquilla e borghese vita quotidiana di una famiglia benestante. Durante la sua permanenza, l’Ospite seduce l’intera famiglia, andandosene poi senza preavviso.

Dopo la sua dipartita, nessun membro della casa riesce più a riprendere in mano la propria vita e a condurla come prima.

Il film fu una delle opere di Pasolini che risultò di maggior scandalo: una parte della Chiesa Cattolica lo reputò osceno, tanto che il 13 settembre 1968 la Procura della Repubblica di Roma sequestrò la pellicola, oltretutto con le stesse motivazioni per cui verrà censurato anni più tardi anche Salò o le 120 giornate di Sodoma. Dall’altra parte, (nell’ala più progressista della Chiesa Cattolica) ci fu una grande esaltazione (dovuta alla figura dell’Ospite, che sarebbe stata identificata come quella di Dio): infatti, la pellicola piacque così tanto che il sacerdote canadese Marc Gervais (anche studioso cinematografico e presidente della giuria OCICOffice Catholique International du Cinema) ne fece un’analisi-elogio e gli conferì un premio al Festival del Cinema di Venezia (1968).

Porcile (1969)

fonte: cinetecadibologna.it

In un non ben specificato passato, un giovane cannibale che ha ucciso il suo stesso padre, viene condannato ad essere mangiato vivo dagli animali selvatici.  Julian, figlio di un ricco industriale tedesco, non gradisce la compagnia degli altri esseri umani: preferisce quella dei maiali.

La pellicola è una vera e propria denuncia al potere e all’influenza negativa che alcuni genitori hanno nei confronti dei figli, che per il regista porterebbe inevitabilmente alla disobbedienza dei figli e a tragiche conseguenze.

di Martina Leva

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