A un salto dalla storia: Andrew Howe, lunghista italiano

Prodigio dell’atletica italiana, sfiorò uno storico oro mondiale nel salto in lungo a Osaka nel 2007. 15 anni dopo, ripercorriamo la carriera di un atleta tanto talentuoso quanto sfortunato

Il viso e il nome non dovrebbero esservi del tutto nuovi: potrebbe, infatti, venirvi in mente la sua presenza in alcuni spot pubblicitari di qualche anno fa. Ciò che probabilmente vi sarà nuovo, o comunque meno noto, è invece di chi effettivamente stiamo parlando nel concreto, lo sportivo oltre la televisione: un grande atleta italiano, fenomeno del salto in lungo, che con le sue qualità ha fatto sognare, anche se per poco, un’intera nazione: Andrew Howe.

Nato a Los Angeles, Howe dimostra sin da giovanissimo un’ottima attitudine nel salto in lungo e nella velocità. Il suo immenso talento, però, non sarà mai accompagnato da una altrettanto immensa tenuta fisica. I guai fisici, però, non gli impediscono di entrare, di fatto, nella hall of fame dell’atletica italiana, con due posizionamenti nelle top ten italiane di salto in lungo e 200 metri. Da non dimenticare il mondiale giapponese di 15 anni fa, un cimelio di una carriera che vale la pena riscoprire. A un passo dal ritiro.

Il salto in lungo: potenza e coordinazione

Vale la pena di inquadrare al meglio il gesto atletico di quella che è, a tutti gli effetti, la specialità cha ha dato maggior fortuna al nostro atleta: il salto in lungo. Può essere indoor o outdoor (quest’ultimo, semplicemente, salto in lungo). La prima fase del salto è la rincorsa, dove il lunghista deve guadagnare velocità in modo graduale, stando attento a equilibrare velocità e stabilità. Segue, dopo circa 40 metri, lo stacco, dove l’atleta spinge un piede con il massimo della forza verso il basso, per poi eseguire una decisa salita del ginocchio libero per guadagnare slancio.

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Andrew Howe in procinto di staccare, Fonte: pagina Facebook del Coni

Nella fase di volo è fondamentale mantenere l’equilibrio ed evitare la rotazione del corpo mentre in aria. Una tecnica conosciuta è quella del volo veleggiato (hang style), dove l’arto libero si distende e si abbassa fino ad appaiarsi all’altro. Tecnica tipica di Howe è invece quella dei passi in aria (hitch-kick) che consiste, appunto, in una serie di passi in volo prima di toccare terra.

Cruciale è – ovviamente – l’atterraggio. Gli arti si distendono un attimo prima di toccare il suolo e il busto si piega leggermente in avanti. È fondamentale che il primo segno a rimanere sulla sabbia sia quello dei talloni così che l’atleta non cada all’indietro perdendo centimetri preziosi. Per la misurazione del salto, infatti, fa fede il segno lasciato sulla sabbia più vicino alla linea di stacco, qualsiasi sia la parte del corpo a incidere il solco.

Esempio di salto in lungo hitch-kick: Howe agli Europei indoor di Birmingham, Fonte: canale di fabriziog75

Andrew Howe: tra guizzi…

Howe nasce nel 1985 a Los Angeles da genitori statunitensi, padre (omonimo) calciatore e mamma, Renè Felton, ostacolista. Dopo la separazione dei due, avvenuta quando Andrew ha 18 mesi, nel 1990 Renè sposa l’italiano Ugo Besozzi e si trasferisce a Rieti col figlio.

Nella città laziale, Andrew comincia a correre e saltare nella società Rietina dell’atletica studentesca CA.RI.RI., allenato da mamma Renè. Dopo vari successi italiani nei circuiti giovanili, arriva la visibilità internazionale con l’oro nei 200 metri piani e nel salto in lungo ai mondiali juniores di Grosseto nel 2004.

Andrew Howe in corsa, Fonte: pagina Facebook di Andrew Howe

L’atleta dimostra poi il suo valore in campo internazionale nel circuito seniores: nel 2006 vince il bronzo ai mondiali indoor di Mosca e trionfa con un oro agli Europei di Göteborg.

L’anno dopo è la volta degli Europei indoor a Birmingham dove, con un salto di 8,30 m, batte di quattro centimetri il record italiano al coperto di Giovanni Evangelisti, che stava in piedi da 20 anni. Entra ancora di più nella storia sportiva italiana ai mondiali di Osaka, dove sfiora l’oro in una gara memorabile, arriva secondo e stabilisce il record italiano, tutt’ora imbattuto, nel salto in lungo.

Questi gli acuti di una carriera che dal 2008 in poi vedrà aspettative non soddisfatte.

…ed infortuni

Aspettative che sono da subito altissime ai Giochi olimpici di Pechino, dove l’italiano nativo di Los Angeles non supera il turno di qualificazione, con un salto di soli 7,81 metri. Principali colpevoli della débâcle sono la grande pressione su Howe e una preparazione olimpica non ottimale, iniziata dopo due mesi di assenza dalle competizioni a causa di un infortunio muscolare.

Proprio il persistere degli infortuni lo porta ad operarsi al tendine d’Achille a Turku nel 2009, in Finlandia. 2 anni dopo, dopo un deludente 7,68 metri ai campionati italiani, dichiara l’intenzione di abbandonare il salto in lungo per dedicarsi alla velocità. Sempre nel 2011, poi, si opera ancora una volta al tendine d’Achille.

Andrew Howe in volo, Fonte: pagina Facebook di Andrew Howe

Le difficoltà fisiche non si placano e lo portano a mancare la qualificazione per le Olimpiadi di Londra del 2012, eccedendo di 11 centesimi nei 200 metri rispetto al tempo ammesso.

Prosegue la sua carriera agonistica senza particolari acuti. In un’intervista rilasciata a Repubblica nel luglio del 2021 le sue dichiarazioni portano a pensare alla fine della sua carriera, ad un ultimo ‘salto del cigno’ a 37 anni.

In attesa dell’ufficialità della notizia, doveroso ricordare i segni indelebili lasciati nelle classifiche dell’atletica italiana: Andrew Howe è nella top 10 dei migliori atleti italiani di sempre in ben 2 specialità: 200 metri (quarto posto) e ovviamente salto in lungo (primo posto).

Osaka 2007: l’oro che sfuma, l’argento che fa storia

15 anni sono trascorsi dal momento in cui Adrew Howe sfiorò con un dito, o meglio, con i talloni, la gloria assoluta.

Osaka 2007, Mondiali di atletica leggera, salto in lungo. All’ultima manche Howe è quarto, dietro l’ucraino Lukaschevyc, lo statunitense Phillips ed il panamense Saladino, al comando con un risultato di 8,46 metri. Il miglior salto dell’italiano fino a quel momento è di 8,20 metri.

Andrew parte. La rincorsa è ottima, la coordinazione durante il salto impeccabile.

Il monitor segna 8,47 metri. È un’esplosione di gioia per l’italiano, che esulta in maniera rabbiosa e liberatoria rendendo il momento iconico e indimenticabile. In visibilio anche la madre Renè sugli spalti, visibilmente commossa.

È record italiano e primo posto per il lunghista cresciuto a Rieti. Il video iconico della gara e dell’esultanza si ferma a questo punto. La competizione, purtroppo, no.

Manca ancora l’ultima prova di Saladino. Che si conferma di un altro pianeta e rovina la festa azzurra.

Irving Saladino, Fonte: pagina Facebook Asì Es La Vaina Noticias

8,57 metri, come se la forza di gravità si fosse improvvisamente attenuata. L’esultanza è più composta, ma pur sempre rabbiosa, quella di chi ribadisce la sua supremazia dopo un momento di incertezza. Andrew applaude amareggiato. Ci sperava davvero, ci aveva creduto tanto, come tutti gli italiani in tv e allo stadio quella sera.

Si dichiara poi molto soddisfatto dell’argento, risultato che comunque fa storia, con un record che scavalca una leggenda italiana come Giovanni Evangelisti, che primeggiava con 8,43 metri.

Alla soddisfazione sportiva segue una risonanza mediatica non indifferente, che porta Howe in televisione. Se ad inizio articolo quella faccia vi ricordava qualcosa, qui la conferma: Howe è stato il volto della campagna pubblicitaria della Kinder per la promozione del Kinder Bueno. Nel 2014 partecipa anche ad un’edizione di Ballando con le stelle.

Sprazzi di star system che, però, non dovrebbero distogliere troppo l’attenzione da quello che Adrew Howe ha fatto. Dalle pagine di sport che ha scritto grazie ai suoi risultati. E da come questi risultati lo rendano il più grande lunghista italiano.

di Michele Bonucchi

1 Commento su A un salto dalla storia: Andrew Howe, lunghista italiano

  1. Mi sembra giusto ricordare e rivalorizzare imprese sportive che non siano solo legate alla parola ” calcio”. Lo sport, in generale, oltre ad essere puro divertimento è fatica, è dedizione, è sacrificio e, spesso, nonostante il massimo impegno tutto può essere vanificato dalla sfortuna ed in particolare dagli infortuni, non solo fisici. È molto interessante rileggere e ripercorrere imprese sportive soprattutto se la lettura risulta chiara, piacevole, scorrevole, ben interpretata e, perché no, arricchita di personalità.

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