Kanye West compra Parler ed anche la libertà

Parliamo del social senza censure, proprio come il famoso rapper che adesso vorrebbe acquisirlo. Ma quali sono i rischi per gli utenti?

Non è un caso che Kanye West faccia parlare ancora di sé: com’è risaputo sono molti gli scandali legati a lui in questo periodo e d’altronde è stato egli stesso a creare un’immagine di sé basata sulle provocazioni; ma stavolta forse ci troviamo davanti ad un episodio che va al di là del semplice egocentrismo e che ci riguarda tutti da più vicino.

Nell’ultimo mese il rapper è stato criticato per aver indossato una maglietta dallo slogan “White Lives Matter” durante la Paris Fashion Week (un calco del movimento “Black Lives Matter” nato nella comunità nera statunitense per protestare contro il razzismo e la violenza della polizia) e aver fatto una serie di commenti antisemiti su Twitter. Inoltre, è ben noto che West sia un sostenitore di Donald Trump, e rimane un fervente fan dell’ex presidente, che si è espresso più volte in modo esplicitamente critico sulla necessità di rompere con i dettami del politicamente corretto.

West è stato recentemente bloccato dal suo account Twitter dopo aver scritto che avrebbe fatto “death con 3” agli ebrei (ci si riferisce in maniera velata al DEFCON) violando le politiche dell’app. Ye -nuovo nome di Kanye- ha giustificato le sue continue uscite sgradevoli su vari social dicendo che li usa come suo terapeuta. Ye ha quindi deciso di acquistare la piattaforma “Parler” dichiarando: In un mondo in cui le opinioni conservatrici sono considerate controverse, dobbiamo assicurarci di avere il diritto di esprimerci liberamente.

Cos’è Parler?

Parler è un social media che si autodefinisce come una piattaforma di “libertà di parola”. Il social network nasce nel 2018 come l’alternativa “free speech” di Twitter, volendo essere un rifugio per coloro che si sentono censurati dalle tipiche normative relative alla pubblicazione di contenuti social. Infatti, Parler chiarisce ampiamente nelle sue linee guida che non intende eliminare nessun contenuto: “Preferiamo che la rimozione dei membri della community o dei contenuti forniti dai membri sia ridotta al minimo. Preferiamo lasciare le decisioni su ciò che viene visto e chi viene ascoltato a ciascun individuo” afferma il suo Ceo George Farmer. In nessun caso quindi Parler deciderà quali contenuti verranno rimossi o filtrati, o il cui account verrà rimosso, sulla base dell’opinione espressa all’interno dei contenuti in questione. 

Le politiche di Parler sono quindi neutrali da un primo punto di vista.

Dopo la rivolta del 6 gennaio 2021 al Campidoglio degli Stati Uniti (in seguito alle elezioni presidenziali), Parler è stato però espulso dai principali app store, Apple e Google, a causa del suo ruolo nell’organizzazione e nel sostegno alla rivolta da parte dei sostenitori di Donald Trump in quanto non c’era nessuna moderazione per i contenuti che incitavano alla violenza su tale app. 

Mentre Twitter ha etichettato molti dei tweet del presidente Trump dopo le elezioni come “fuorvianti”, su Parler i post che diffondono affermazioni false non vengono etichettati come disinformazione. 

Sebbene lo slogan di Parler sia “social media imparziale”, Jhon Matze (fondatore ed ex Ceo) ha detto a Forbes che i liberali rappresentavano una quota molto piccola e che gli utenti della piattaforma erano principalmente influencer, politici repubblicani e di destra.

Parler, come Twitter, consente agli utenti di pubblicare brevi messaggi, collegamenti e foto ai propri follower e ha una sezione “scopri notizie” che consiglia titoli di blog e aggregatori di notizie che spesso rimandando a siti conservatori; oltre che a spingere a seguire i loro candidati politici quando un utente si iscrive all’app.

A settembre 2021, Parler è stato ripristinato nell’app store di Google affermando di aver migliorato la moderazione dei contenuti.  

I social e le celebrità

Kanye non è la prima celebrità miliardaria di destra che ha deciso di procurarsi una piattaforma social personale. Interessante infatti come George Farmer sia il marito di Candace Owens, attivista conservatore presente alla sfilata di Ye a Parigi. West arriva dopo Elon Musk con Twitter e lo stesso Trump con TruthSocial. Entrambi vicini a Ye per le sue idee, anch’essi ne hanno gradualmente preso le distanze così come i molti brand con cui l’artista collabora, da Adidas a Balenciaga, in seguito alle polemiche che ha scatenato negli ultimi giorni.

Truth Social, l’app ideata da Trump non è invece stata approvata da Google Play in quanto non rispetta le regole sulla moderazione dei contenuti. Entrambi i social network, però, sono stati utilizzati per incitare la violenza durante l’assalto a Capitol Hill e curiosamente entrambe le app sono da tempo distribuite da Apple.

Il social network è ovviamente utilizzato dall’imprenditore e politico come canale promozionale della sua candidatura alle elezioni presidenziali del 2024. Quasi uguale a Twitter, dà il nome alla sezione dedicata ai post “Truths” (Verità), quasi a sottolineare la scomodità dei commenti dello stesso ex Presidente nel riportare “fatti”. Tra le funzionalità ci sono feed, follow, ricerca, notifiche, messaggi diretti e blocco utenti, ma non è possibile modificare i post dopo la pubblicazione. In futuro verranno introdotti anche gli account verificati.

In realtà finora ThuthSocial come Parler, è stato un focolaio di disinformazione sulla pandemia, di cospirazioni di estrema destra ed affermazioni razziste, xenofobe e misogine. Per anni West e Trump si sono corteggiati a vicenda (West è apparso in pubblico con in testa il cappellino con lo slogan “Make America Great Again” legato alla politica di Trump) e appoggiati politicamente. Kanye nel 2020 aveva infatti provato a candidarsi alle presidenziali e ha in mente di portare avanti il suo progetto nelle elezioni del 2024.

I diversi parallelismi fra i due personaggi portano ad uno stesso percorso: “comprare” la rilevanza mediatica persa, grazie alle loro innegabili ricchezze. Viene quindi spontaneo chiedersi se lo scopo comune sia semplicemente quello di riaffermare la propria influenza che ha ormai perso di credibilità, o se tali azioni innocue a primo impatto non siano altro che un gioco di megalomania a cui pagarne le conseguenze spetterà, purtroppo, al popolo americano.

di Pradama Caputo

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