Lula ha vinto le elezioni: come sarà il nuovo Brasile?

Il leader del partito dei lavoratori ha avuto la meglio su Jair Bolsonaro e ritorna per la terza volta alla presidenza dopo 11 anni di assenza

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Fonte: profilo Facebook Lula

Luiz Inácio Lula da Silva è il nuovo presidente del Brasile. Dopo un serrato testa a testa conclusosi al ballottaggio lo scorso 30 ottobre, l’ex sindacalista si è imposto con il 50,9% delle preferenze sul capo di stato uscente Jair Bolsonaro il quale, ottenendo il 49,1% dei consensi, ha abdicato diventando il primo presidente dal 1988 a fallire la rielezione.

La vittoria risicata del candidato di sinistra, diviso da meno del 2% dal rivale, è espressione di una società brasiliana più divisa che mai, afflitta da pesanti disuguaglianze e ancora alle prese con le conseguenze economiche provocate dalla pandemia; tutte sfide queste che il neoeletto dovrà cercare di affrontare al più presto.

Dal canto suo Bolsonaro non ha apertamente riconosciuto la sconfitta ma, attraverso un discorso tenuto qualche giorno dopo la vittoria dell’avversario, ha autorizzato il capo di gabinetto a trasferire i poteri al suo successore, ringraziando i suoi sostenitori, che nel frattempo protestano per le vie delle città, assicurando loro che continuerà lottare per il bene del paese.

Dagli esordi in politica all’arresto per corruzione

Ha inizio così il terzo mandato di Lula , settantasettenne di umili origini, leader della sinistra brasiliana, esperto di politica e attento ai bisogni dei più deboli.

Il neopresidente compie i suoi primi passi in politica all’età di 19 anni quando, a causa di un incidente sul lavoro che gli provoca l’amputazione del mignolo della mano sinistra, inizia ad interessarsi all’attività di sindacato e alla fine degli anni Settanta, fonda con professori universitari, intellettuali e dirigenti sindacali, il Partito dei Lavoratori, movimento politico di sinistra con idee progressiste.

Dopo tre fallimenti elettorali, Lula diventa Capo di Stato prima nel 2002 e poi – riconfermato alla presidenza – nel 2006, dando così continuità ai suoi progetti e portando il Brasile ad uno dei periodi di massima floridità economica e influenza internazionale.

Fonte: profilo Facebook Lula

Nel 2017 è indagato per corruzione e personalizzazione del potere. L’operazione denominata Lava-jato, autolavaggio, mira a chiarire l’avvenuta ricezione di tangenti dalla principale compagnia di petrolio del Brasile e l’utilizzo di denaro pubblico per il restauro di abitazioni private. Tali accuse consteranno a Lula 580 giorni di carcere, la perdita dei suoi diritti politici e di conseguenza la possibilità di ricandidarsi alle presidenziali negli anni successivi.

Nel 2021 la condanna viene però annullata dalla corte suprema brasiliana e Lula assolto per l’imparzialità del giudice che si era occupato del caso, quest’ultimo nominato ministro della giustizia dal governo Bolsonaro.

Un Brasile democratico, libero e attento all’ambiente

I suoi programmi politici puntano da sempre ad aiuti nei confronti dei poveri e degli strati sociali più in difficoltà nonché alla tutela dell’ambiente e della biodiversità.

“In una delle elezioni più importanti del Brasile, oggi c’è un unico vincitore: il popolo brasiliano” ha dichiarato subito dopo essere stato eletto e ha poi continuato: “Hanno cercato di seppellirmi vivo, ma ho avuto un processo di resurrezione nella politica brasiliana”. Riguardo ai suoi obiettivi ha aggiunto che “il Brasile è pronto per lottare contro la crisi climatica e per la deforestazione zero dell’Amazzonia. Il pianeta ha bisogno di una Amazzonia viva: un albero in piedi vale più di tonnellate di legname estratto illegalmente.”

Una posizione opposta a quella di Bolsonaro che, durante il suo mandato, ha invece favorito settori economici fortemente impattanti come il trasporto su gomma, le estrazioni di minerali e legname e la deforestazione è praticamente raddoppiata arrivando ad un punto di non ritorno.

https://twitter.com/LulaOficial/status/1588925940582649856?s=20&t=5oowiPMMxVQaH3GaE9foWA

La vittoria di Lula conduce verso un Brasile più green, reindustrializzato e libero, aperto alle esigenze delle popolazioni indigene e attento alle politiche sociali. Il presidente, ha dichiarato, si impegnerà inoltre a far diventare il paese leader nelle esportazioni di materie prime con un occhio sempre puntato alla questione climatica, alla transizione ecologica e all’investimento su un’agricoltura sostenibile.

In politica estera Lula sarà chiamato a ricucire i rapporti con le altre potenze internazionali, incrinati sotto il governo Bolsonaro e acuiti ancor di più dal sostegno che quest’ultimo ha espresso a Putin per l’invasione dell’Ucraina; sarà inoltre chiamato a guidare uno schieramento inedito in cui tutti i paesi più importanti dell’America Latina come Argentina, Cile, Colombia, Perù, Messico e Brasile, sono fortemente schierati a sinistra e stanno uscendo progressivamente dalla sfera d’influenza statunitense.

Con la rielezione di Lula si apre dunque una pagina nuova per la storia del Brasile che si propone di diventare un motore e un esempio di democrazia per il Sud America.

di Giuliana Olindo

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