Inediti ed editori

LE PORTE SONO CHIUSE E OGNUNO SI APRE LA SUA, MA CON I BLOG NON SI GUADAGNA

BlogIl popolo degli studenti in lettere e affini ha ben chiaro il triste futuro da disoccupato o sottopagato che lo attende, nessuno manca mai di farlo notare. “Proprio nel momento in cui giovani servirebbero per approcciare alle nuove tecnologie, tutto gli viene reso più difficile. Tuttavia se l’accesso è ostico, le possibilità, oggi, sono molte di più”: queste le parole che Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera, ha rivolto ai giovani aspiranti giornalisti durante un incontro in Università. Suggerisce di sfruttare la rete come riflettore per spiccare nella massa di giovani che vogliono spiccare, per cogliere anche la più piccola opportunità di entrare in un mondo così chiuso come quello dell’editoria. Le potenzialità del web sono infinite, ma per chi vuole poter vivere di giornalismo e di scrittura bastano davvero?
La crisi che si abbatte un po’ dappertutto, non manca di colpire anche il sistema dell’editoria e tutti i giovani che vedono nella scrittura il loro futuro si sentono ripetere continuamente: “E’ difficile, attenti a non perdere tempo, è una professione dove in pochi riescono a sfondare“, parole che non incoraggerebbero nemmeno il più estremo degli ottimisti. Ragazzi ormai infondo al loro percorso di studi, che si aspettano consigli utili da chi ha più esperienza di loro e da chi, ormai, è dentro questo mondo da anni, si sentono dire: “Datevi un tempo limite per raggiungere il vostro sogno, poi cambiate strada, cercatevi un piano B“. Dopo aver studiato per anni ed essere arrivati ad un’età in cui l’unica cosa da fare è cercare il lavoro per cui si sono sacrificati tempo e soldi, è tanto avvilente quanto impossibile cercare un piano B. Tra i giornalisti che sono venuti nelle aule del nostro Ateneo, per cercare di indicare la strada giusta da prendere ad aspiranti professionisti, nessuno è riuscito a dare consigli pratici, nessuno ha portato la sua esperienza sulla cattedra e ha detto: “Io ho fatto così, provate anche voi”. L’unica voce fuori dal coro è stata quella di Paola Calvetti, scrittrice e giornalista, che ha parlato di come lei sia riuscita ad arrivare dov’è arrivata tra colpi di fortuna, dosi di faccia tosta, voglia di fare e, soprattutto, un grande talento. Una voce che ha detto: “Forse sono un’eccezione, ma se ce l’ho fatta io, perché non dovreste farcela anche voi?”. Nessuno vuole sentirsi raccontare favole, nessuno vuole che il mondo venga dipinto meglio di quello che è in realtà: si chiedono solo indicazioni sensate che permettano di sapere almeno in quale spigolo appuntito sbattere la testa.
La frase più ricorrente, passata per la bocca di tutti i professionisti che si sono seduti davanti agli studenti è stata: “Siate gli editori di voi stessi. Scrivete blog, usate la rete”. Tantissimi sono i ragazzi che si mettono davanti al computer e fanno del “www” la propria testata, ma essere editori di sé stessi non paga. Non si guadagna con le visualizzazioni, non si può definire lavoro quello che non prevede un compenso. “Io ho deciso di fare un blog di satira perché non lo avevo mai fatto e volevo mettermi alla prova – spiega Silvia Moranduzzo parlando del suo blog ‘La fionda’ – Mi diverte e basta. Non mi ha portato nessun contatto lavorativo ma spero che possa essere una buona vetrina”.
“Ho creato il blog come un mio spazio personale dove dar voce ai miei pensieri – dice Marica Musumarra, blogger de ‘Sul filo di un rasoio’ – un posto dove posso scrivere quello che mi pare senza essere giudicata. Non ho avuto riscontri lavorativi, solo persone che leggono e apprezzano o meno quello che scrivo: chi si rispecchia in quello che dico, chi sostiene che sono troppo triste, chi si fa una risata e condivide il pezzo sui social. Non credo che il blog mi darà mai un lavoro, né tanto meno l’ho creato per questo motivo. Non mi aspetto nulla”.
“Ho aperto un blog su wordpress un anno fa perché ero interessata a confrontarmi su temi che mi interessano con una cerchia di persone molto più ampia rispetto ai soliti amici e colleghi – spiega Francesca Matta che tiene il blog ‘Lettere moderne’ – Non ho avuto nessuna offerta di lavoro sia perché è difficile arrivare in alto oggi, tutti hanno un blog per qualsiasi cosa, sia perché non lo aggiorno quotidianamente quindi le visualizzazioni non crescono più di tanto. Una cosa che mi ha stupito però sono state le visualizzazioni dall’ estero, forse per sbaglio forse perché ho amici che abitano in paesi stranieri, ma in molti mi seguono fuori dall’Italia”.
“Sono anni che curo il mio blog ‘The wall’ – dice Chiara Corradi – è un grosso impegno perché per ottenere qualche visualizzazione bisogna curarlo tutti i giorni e diffonderlo con tutti i mezzi possibili. Contatti o vetrine non ne ho avute, solo parecchi retweet su twitter”.
“Il mio blog si chiama ‘Lo studente fuori sede’ – racconta Stefano Frungillo – non credo molto nella professione del blogger o del youtuber: in una società frenetica come la nostra è un attimo perdere tutti i followers semplicemente perché non piaci più. Per un giornale stampato il discorso è molto diverso. Tramite il blog non ho mai ricevuto offerte di lavoro, scrivo da sempre, il blog è un modo per esser letto da persone che vanno oltre la tua conoscenza, è un modo per legittimare se stessi e la propria passione”.
Queste le voci dei giovani che coltivano il sogno di vivere grazie alle parole, questa una piccola lista degli ‘editori in proprio’, queste le dichiarazioni di tutti quelli che “ho un blog ma non un lavoro“: su cinque nemmeno uno. E’ vero, alcuni riescono a sfondare grazie alla rete, ma non rappresentano certo la regola. Il mondo dell’editoria è chiuso e difficile sia sul web che sulla carta.

di Iosetta Santini

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