“C’era una volta… Parma”: una città da favola nelle foto di Ferraguti

Inaugurata all'Università di Parma la mostra del fotografo parmigiano. L'esposizione è il frutto di un lavoro di raccolta durato quarant’anni e realizzata grazie all'amico e giornalista Gabriele Balestrazzi

E’ una favola per immagini quella che si può visitare fino al 23 novembre in via dell’Università 12, presso la Sala delle Colonne dell’Università di Parma. Un racconto che fa tornare indietro nel tempo i parmigiani che quella città l’hanno vissuta e fa sognare un’altra Parma a chi non la può ricordare. “C’era una volta… Parma” raccoglie le fotografie scattate da Giovanni Ferraguti alla città e ai suoi abitanti durante la sua carriera di fotoreporter.

Le foto si possono trovare, insieme a molte altre, anche nel libro omonimo curato da Guido Conti ed edito da Elisabetta Balduzzi. Nel volume il giornalista e professore di Giornalismo laboratoriale all’Università degli Studi di Parma, Gabriele Balestrazzi, con le sue didascalie, traduce in parole quelle stesse immagini, esplicandone la storia e il significato. La mostra fotografica è stata invece organizzata in collaborazione con il CSU-Centro Sociale Universitario.

In questa favola protagonista è la città Parma e i suoi abitanti. I personaggi sono tanti: abbiamo pifferai, fate, Mangiafuoco e burattini, padri, orchi, principesse, mamme, elefanti… Come ogni favola, immancabile la magia. Essa si nasconde dietro l’obiettivo fotografico del maestro Ferraguti, che riesce a catturare ogni singolo momento restituendoci verità poetiche di un passato in bianco e nero che si trasforma a colori al passare dello sguardo emotivo del lettore. Tanta l’emozione nel parmigiano e in chi questa favola l’ha vissuta. E anche se non la ricorda più ci pensa Ferraguti con il suo incantesimo di memoria.

Ferraguti e Balestrazzi
Giovanni Ferraguti e Gabriele Balestrazzi (foto di Mattia D’Annucci)

È la memoria quindi qui ad essere in pericolo, e il fotografo aiuta tutti noi a salvarla. In questa era frenetica la memoria si è persa, come l’importanza che dovremmo darle. Solo ritrovandola potremo ritrovare noi stessi, perché, come dice Umberto Eco, “la memoria è la nostra anima”.

I luoghi della nostra anima sono quelli dove abbiamo lasciato il cuore: la città in cui si è nati o quella in cui si è vissuto per molto tempo. Ferraguti fa viaggiare nel tempo e nello spazio e accompagna il lettore per le vie di Parma, attraversando piazze e portando anche a teatro, alla scoperta di altre storie, di altri personaggi.

I protagonisti della favola

Anche Balestrazzi, essendo parmigiano, si lascia andare a quelle fotografie per tornare indietro, in un mondo di soli ricordi. La fotografia per la quale la sua memoria si fa più viva ci dice essere quella raffigurante il “Màt” Sicuri, il matto Sicuri. Chiamato così perché dormiva all’aperto dentro a dei cartoni coperto da fogli di giornale. Ma in realtà era un filosofo, un po’ anarchico, amante della cultura, che quando poteva si intrufolava alle rappresentazioni liriche al Teatro Regio. Nella fotografia lo si vede indossare uno “smoking” in cellofan. Lui è forse l’orco di questa favola, ma uno di quelli che sotto sotto è un principe azzurro. “Quando ero bambino – confessa il professore – avevo paura di lui, poi invece, crescendo, mi sono accorto della bellezza della sua storia”.

Questo è un personaggio caratteristico di Parma, afferma Ferraguti, che viveva allo sbando, dormiva su dei cartoni, ma non “rompeva le scatole” a nessuno. Salutava tutti e viveva di piccole cose. “Questi sono i personaggi che normalmente si cerca di fotografare – ci dice l’autore delle foto – perché sono quelli che non ti vengono a disturbare, che non hanno pretese di alcun genere. Non stanno lì a discutere di privacy e ti consentono di fare delle foto diverse come questa”.

Proprio il teatro rimane la location preferita del fotografo. Lui ammette di essere molto appassionato di musica lirica, quindi gli capita di frequentare il teatro. Ma un giorno, in un momento in cui nulla è in scena, potremmo incontrarlo anche al Caffè. Ci passa spesso, dopo aver salutato Garibaldi in piazza.

Questo cronista, che continua ad andare in giro alla ricerca della prossima storia, ha in questo modo raccolto le storie dei personaggi più famosi della città, ma anche catturato avvenimenti quotidiani degni di nota.

Scatti di cronaca

“Una foto che mi piace tantissimo – ci racconta Balestrazzi – è quella con la madre”. Si tratta di una fotografia raffigurante la madre di Antonio Turi in ginocchio mentre bacia la foto di suo figlio morto. Antonio Turi era un giovane di Matera che si trovava a Parma in cerca di lavoro. Egli morì nel ’69 per uno slancio di generosità, gettandosi nel Torrente per salvare un pescatore. L’anno successivo venne posta una targa in suo onore. Ferraguti, per immortalare la scena della madre intenta a baciare la foto del figlio, pure lui si inginocchia mettendo tutti noi sullo stesso livello della donna, come per abbracciarla, in un segno di gratitudine e compartecipazione al suo dolore. In questo suo gesto, in cui Balestrazzi ci dice di vedere “un Ferraguti genio del movimento fotografico”, si vede soprattutto l’umano, che ha rispetto per una tragedia come questa, che coinvolge e commuove ancora oggi. Per Balestrazzi, la foto, sembra quasi una Pietà dipinta, anche se di spalle. La foto di cui parla il professore è trovabile solo nel libro e rappresenta bene come questo fotografo sia nel punto giusto nel modo giusto.

Questo, come l’alluvione che colpì la città quaranta anni fa, è un fatto di cronaca che ha fissato per la Gazzetta di Parma, dove ha lavorato per molti anni. Ma essere un fotoreporter non significa soltanto scattare quando c’è un avvenimento, ma, secondo Ferraguti, significa anche trasmettere agli altri l’emozione provata. “Questa è la vera vita del fotoreporter ed è quello che ho sempre fatto – ci dice l’autore delle foto – Io ho sempre badato a chi c’è dietro la foto. Non è per me, la foto è per chi la guarda. Quella foto con Madre Teresa la dice tutta, perché volevo far vedere alla gente che c’era il mondo a guardare questa santa che in quel momento santa non è”. Questa particolare attenzione nei confronti del lettore la si può vedere quindi nella fotografia scattata nel 1987, quando Madre Teresa di Calcutta viene in visita a Parma. Per l’occasione Piazza Duomo si riempie di gente.

Foto di Giovanni Ferraguti a Madre Teresa di Calcutta pubblicata dalla Gazzetta di Parma nel 1987 e presente nel libro C’era una volta…Parma

“Ma la mia foto preferita – riprende Balestrazzi – è quella con il pifferaio”. È con questa fotografia che ha inizio questa favola, con un pifferaio che “porta davvero in una magia, in un viaggio senza tempo”. Sullo sfondo dietro di lui si può intravedere il Lungoparma al calar del sole e il Ponte di Mezzo. Ma è la nebbiolina di stagione che rende la foto capace di emozionare e catturare l’interesse. Questa immagine mostra una città poetica, la Parma di una volta, una città diversa.

C'era una volta

Un’altra storia dietro alle quinte

Le fotografie tra cui scegliere erano più di mille, scarti del capocronista del giornale che Ferraguti faticava a vedere nel cestino. Li ha quindi raccolte per circa quarant’anni. Ecco allora che con questo libro il fotoreporter si fa finalmente il regalo di vedere pubblicate quelle sue foto scartate.

Ferraguti, quando lavorava come dipendente consegnava 15-20 foto a servizio. Tre venivano pubblicate, tre venivano conservate nell’archivio del giornale e le altre venivano buttate nel cestino. L’autore delle foto ammette: “vedere le mie fotografie nel cestino era una tale angoscia che allora le ho raccolte tutte e conservate”. Nell’arco di quarant’anni erano diventate migliaia di foto così ammassate, senza un ordine, senza un’idea. Per cui nel 2009, quando abitava in Francia – ma il suo pensiero continuava ad essere sempre rivolto alla sua città natale – ha pensato ad un libro che potesse contenerle tutte. È nato così il libro Scatti di cronaca. E con il libro C’era una volta… Parma è successa la stessa cosa.

“Non è stato facile sceglierle – confessa Balestrazzi – perché Ferraguti ha una miniera di immagini stupende”. Ma siccome era stato già pubblicato un libro di cronaca, si è cercato di valorizzare le foto più simboliche. “Ferraguti lo conoscono tutti – racconta Balestrazzi – qui ho cercato di valorizzare Giovanni, la sua grande sensibilità e dolcezza che vengono fuori quasi come una nuova scoperta”. Ecco allora che qui le sue doti di fotografo si uniscono a quelle della sua persona, alla dolcezza e alla timidezza. Quest’ultima, in particolare, viene vinta con la macchina fotografica, un ponte che permette al fotografo anche di istaurare rapporti e amicizie. Il professore Balestrazzi, con poche parole nel descrivere Ferraguti, dice: “Professionalità, passione, dolcezza e genialità”. Come spiega anche a lezione ai suoi studenti: la passione, l’amore, e la curiosità sono elementi fondamentali per essere un buon giornalista e fotogiornalista, insieme all’empatia e al rispetto. “L’amore per le cose ti aiuta – dice il fotografo – Se tu non hai amore non riesci a far niente. Se invece hai amore fai sempre più di quello che si fa nella normalità”. E lui ama il suo lavoro e ama Parma. “Ho abitato per 15 anni in Francia, potevo benissimo dimenticare questa città. Come son tornato non ho resistito, ho cominciato a fotografare a destra e a manca. L’amore per le cose ti porta ad essere anche esagerato”.

Ferraguti pensa proprio di aver fatto il suo lavoro per una curiosità innata. Ed è la sua curiosità che lo spinge ancora oggi a cercare altre storie. La galleria del suo cellulare ne è piena. “Con questo nuovo strumento è facile fare fotografie, ma non sono ugualmente belle. Per fare una bella foto ci vuole la macchina fotografica”. Per il fotografo “la vera fotografia è di carta stampata, perché la si vive se la si tocca”.

La favola si conclude con un insegnamento morale

La penna di Balestrazzi è divertente come gli occhi spiritosi di Ferraguti che in certe foto raccontano la normale quotidianità. Possiamo vedere tutto questo nella fotografia con il vigile che dà un calcio nel sedere – in modo goliardico – a degli scolari sulle strisce pedonali, o in quella con i bambini che fanno la pipì per strada.

Il finale di questa favola Balestrazzi vorrebbe che fosse “vivremo felici e contenti se capiremo da questo libro che la propria città, la vita, le cose di tutti in generale, bisogna essere capaci di amarle, affinché un domani i nostri figli e i nostri nipoti si ritrovino con un patrimonio intatto, uguale e egualmente emozionante”.

Per Ferraguti la morale della favola è che bisogna riprendere a sognare, sognare una città come nella fotografia dove i bambini, nella bellezza della semplicità, improvvisano una partita di baseball in Piazza Duomo.

di Fabiola Veca

foto di Mattia D’Annucci

2 Commenti su “C’era una volta… Parma”: una città da favola nelle foto di Ferraguti

  1. Francesco Impellizzeri // 23 ottobre 2023 a 13:52 // Rispondi

    Buon pomeriggio
    Potreste dare maggiori info (data) relativamente alla foto dei ragazzini che giocano a baseball in piazza duomo ?
    Grazie

    • Buongiorno, purtroppo non abbiamo altre informazioni. Credo che lei possa trovare ancora il libro in vendita in libreria oppure può provare a contattare il fotografo Giovanni Ferraguti su Facebook. Saluti

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