Francesco Bagnaia, lampo rosso su due ruote che ridà sprint all’Italia

Il 6 novembre Pecco ha riportato sul tetto del mondo la Ducati con una vittoria storica nella Motogp. Una rimonta incredibile con il recupero di 91 punti su Fabio Quartararo: dopo 50 anni, un italiano torna a trionfare su una moto italiana

La moto è quella difficile da manovrare in percorrenza, fortissima nel rettilineo, ma ingestibile in curva per il rigore con cui traccia le sue traiettorie. Moto che nemmeno un’istituzione come Vale Rossi era riuscito a portare al trionfo. Ma proprio da un’“istituzione” di Rossi, la VR 46 Academy, si è fatto le ossa un pilota che la Ducati alla gloria l’ha riportata davvero. Il primo italiano a farlo. Pecco è sulla bocca di tutti. Una vittoria tanto difficile quanto memorabile, che dà un colpo qualitativo deciso ad una carriera che fa ben sperare per il futuro. E che vale la pena raccontare.

Chi la dura (fino a Valencia) la vince

L’impresa che Pecco ha compiuto lo scorso 6 novembre, aggiudicandosi il titolo mondiale, è titanica. Non tanto per l’ultima gara in sé, gestibile per il buon margine di punti su Quartararo (23), quanto per l’eccezionalità del trionfo nel complesso, impresa che da iniziale pensiero velleitario ha preso forma sempre più concreta dalla sesta tappa spagnola in poi.

L’inizio, infatti, non era stato dei migliori: Bagnaia cade all’esordio qatariota e guadagna poi un misero punto finendo quindicesimo in Indonesia. I GP successivi – d’Argentina, delle Americhe e del Portogallo – lo vedono arrivare due volte quinto e una ottavo. Quartararo, nel frattempo, ha ottenuto un primo e un secondo posto ed è a 61 punti, contro i 31 di Bagnaia. Il piemontese trova la prima vittoria nella tappa successiva a Jerez de la Frontera, in Spagna, ma il rivale francese è appena dietro, secondo. La vittoria fa ben sperare, le 4 gare successive molto meno: Bagnaia, infatti, cade in 3 di queste, e come unico highlight c’è la vittoria in patria, al Mugello. Per ora la fortuna non aiuta gli audaci, ma i costanti: Quartararo vince 2 volte, le altre due è secondo e quarto; dopo 10 tappe, il divario tra il francese e Pecco è abissale: 91 punti, 172 a 81.

Fabio Quartararo, Fonte: pagina Facebook di Fabio Quartararo

Poi, comincia a prendere forma l’impensabile: Bagnaia fa bottino pieno nelle 4 tappe da Assen a Misano, incasellando 4 splendidi successi; Quartararo fa solo 39 punti cadendo in Olanda; torna a cadere anche nel GP d’Aragona, mentre Bagnaia non molla un colpo e arriva secondo dietro al connazionale e coetaneo Enea Bastianini, talento cristallino alla quarta vittoria stagionale che ben fa sperare per un futuro italiano vincente nella MotoGP. Il divario ora è striminzito: -10.

Già così sarebbe un‘impresa sensazionale, ma il destino vuole che Quartararo ottenga solo 24 punti nelle 4 tappe successive: note dolenti la diciassettesima posizione in Thailandia e la caduta al GP d’Australia. La parte del costante ora la fa Pecco, che proprio in Thailandia e Australia ottiene 2 bronzi e supera in classifica il francese: 14 punti di vantaggio.

Vantaggio che sarebbe ottimale consolidare nella penultima gara della stagione: detto fatto, primo posto in Malesia, Quartararo è terzo. Ad una gara dal termine, 23 punti separano i 2 piloti.

Bagnaia in azione a Valencia, Fonte: pagina Facebook del CONI

Il grosso è già stato fatto, ma non tutto: la gara a Valencia va gestita bene, senza rischiare troppo e cercando di fare punti. Cadere con Quartararo primo vuol dire addio al mondiale. Pecco di rischi ne prende solo durante un giro, dove proprio con Quartararo ingaggia un duello fisico mozzafiato per rallentarlo. C’è un contatto duro tra i due, che non evolve fortunatamente in caduta, ma vede l’aletta della Ducati saltare via.

Il resto è poi di gestione, basta il nono posto, il francese conclude appena fuori dal podio. Pecco è campione del mondo.

É accaduto qualcosa di impensabile, ma non del tutto imprevedibile: perché, come ricorda Michele Merlino a Sky Sport , Quartararo nelle ultime gare del mondiale si scorda letteralmente come si vince. La Ducati trova il suo primo vincitore italiano a 15 anni dal trionfo di Stoner. 50 anni dopo, il trionfo è di nuovo italiano sia nel mezzo che nel pilota. Rosso ducati, rosso passione di chi ci ha creduto e non ha mollato. Fino all’ultimo.

Nulla cade dal cielo: la carriera di Pecco

Il successo di Bagnaia era qualcosa che ci si sarebbe aspettato nei prossimi anni, dato il suo grande talento e i risultati sempre migliori stagione dopo stagione. Il modo in cui questo mondiale è arrivato è stato quindi improvviso, esplosivo, ciliegina di una carriera in crescendo da incorniciare, di un ragazzo umile e riservato.

Pecco nasce 25 anni fa a Torino e cresce a Chivasso. A 12 anni è già campione europeo di Minimoto e MiniGP. L’esordio nel motomondiale arriva 4 anni più tardi in Moto3 con la FTR M313 del San Carlo Team Italia. Dopo una stagione senza punti, nel 2014 fa parte del neonato SKY Racing Team VR46, di proprietà di Valentino Rossi. Arrivano i primi punti, con la stagione terminata al sedicesimo posto con 50 pt. Il biennio 2015/2016 vede Bagnaia al Mapfre Team Mahindra dove ottiene la sua prima vittoria in un motomondiale. Nel 2017 Pecco fa il suo ingresso nella Moto 2 tornando al team di Vale Rossi, con il fratellastro del tavulliese, Luca Marini, come compagno di squadra.

Bagnaia con Valentino Rossi, Fonte: pagina Facebook La Bibbia di Valentino Rossi

La stagione si chiude con un quinto posto e 174 punti. La storia verrà però scritta l’anno successivo con lo stesso team: Bagnaia vince infatti il suo primo titolo mondiale, con 306 punti.

L’esordio nella massima serie motociclistica avviene a 22 anni, con la Ducati Desmosedici nel Team Pramac Racing. Il biennio 2019-2020 vedrà un infortunio al polso sinistro nella prima stagione e la frattura della tibia destra nella successiva. Anche per questo i posizionamenti non sono esaltanti: quindicesimo e sedicesimo posto.

Bisogna aspettare il 2021 per la consacrazione definitiva, con l’ingresso nel team ufficiale Ducati. Arriva la prima vittoria nel GP d’Aragona, e la stagione viene chiusa al secondo posto.

L’epilogo dell’anno dopo non necessita di ulteriori chiarimenti, con la gara finale di Valencia che sancisce il trionfo mondiale del piemontese.

Bagnaia in trionfo, Fonte: pagina Facebook di Francesco Bagnaia

Valencia che 7 anni prima aveva visto un triste epilogo per un altro italiano, Valentino Rossi, che dall’ultima posizione aveva tentato un ‘insperata rimonta definitivamente spenta al quarto posto. Un mondiale che aveva visto la vittoria di Jorge Lorenzo, con il presunto aiuto del connazionale Marc Màrquez e che era stato condito durante l’intera stagione da accese polemiche e frecciate reciproche tra i 3, che non le hanno mai mandate a dire.

Ma questo, come scrive Guido Meda su Sky Sport, è stato il mondiale dei bravi ragazzi: due ragazzi che corrono insieme fin da piccoli, dai tempi dei kartodromi, e che forse anche per questo hanno una dose di rispetto reciproco ben radicata nel DNA. Lorenzo, Rossi e Màrquez, almeno in questo ambito siete costretti a prendere nota. Cominciando da questo video.

Ha vinto un gigante dal volto gentile conosciuto come Pecco, perché sua sorella Carola, da piccola, Francesco non lo riusciva proprio a pronunciare e da allora è rimasto così. Quel soprannome, effettivamente suona meglio e da quest’anno, anche più dolce.

Una vittoria eccezionale a 360 gradi

Spesso, nel raccontare uno sportivo, ci si deve servire della concretezza dei numeri, delle ricorrenze e del confronto con altre leggende per dare una chiave di lettura interessante. Bagnaia non fa eccezione.

Erano 50 anni tondi tondi che un italiano non vinceva un mondiale su moto italiana; per rivivere un successo simile bisogna infatti tornare al 1972, quando un certo Giacomo Agostini (pilota più titolato della storia del motomondiale con 15 titoli complessivi) sulla sua MV Agusta vinse il settimo dei suoi 8 titoli mondiali nella massima serie di allora, la Classe 500.

Agostini, che fa parte dell’esclusivo club dei fantastici 4 cui Bagnaia si è da poco unito: quello, appunto, dei piloti italiani vincenti su moto italiana: il primo fu Umberto Masetti 70 anni fa sulla Gilera, seguito da Libero Liberati 5 anni dopo sempre su Gilera, poi Agostini per due volte, nel 1967 e nel 1972.

In primo piano, Giacomo Agostini in azione, Fonte: pagina Facebook BIKE 70

Inevitabile citare le ricorrenze in relazione a Rossi, suo mentore che proprio nella sua prima stagione lontano dalle piste del motomondiale lo ha visto trionfare. Era stato proprio del Dottore l’ultimo titolo mondiale italiano nel 2009. Rossi che nel 2002 aveva inaugurato il suo primo trionfo in un mondiale di Moto GP. 20 anni dopo, un altro italiano taglia il nastro.

Il successo di Bagnaia è anche evocativo, suggestivo, per la maledizione che è riuscito a rompere. Ad eccezione di Lucchinelli nel 1981, l’ultima gara di un mondiale, infatti, era sempre stata fatale per gli italiani: ne sa qualcosa sempre Rossi, beffato da una caduta nel 2006 a favore di Nicky Hayden e nella già citata débâcle valenciana del 2015 con la vittoria di Lorenzo. Cadde anche Dovizioso, che aveva il compito già di per sé proibitivo di superare Marc Marquez, davanti a lui di 21 punti.

Nicky Hayden, Fonte: pagina Facebook Nicky Hayden-The Kentucky Kid

La Ducati ha rivisto la vittoria mondiale a 15 anni dalla vittoria di Stoner. La vittoria di quest’anno, che vede il trionfo dei Costruttori, ma anche del suo corridore è il primo successo Ducati tutto italiano.

Può così cominciare un processo di “ferrarizzazione”(felice espressione di Guido Meda) della casa motociclistica bolognese, che può vedere estesi il fascino e il prestigio del suo marchio in tutto il mondo.

Anche se, in questo momento, accostare alla casa neocampione del mondo un altro marchio come la Ferrari pare quasi riduttivo. Perché adesso più che mai, anche grazie a Pecco, la Ducati brilla di luce propria. Rigorosamente rossa.

di Michele Bonucchi

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