Dino Buzzati e il cinema: un sodalizio difficoltoso

Ritorna al cinema la rassegna "L'università entra in sala" dal 3 novembre al 21 novembre, interamente dedicata a Dino Buzzati

Fino al 21 novembre, presso il Cinema d’Essai di via D’Azeglio, si terrà la rassegna Buzzati al cinema, la quale ripercorre le orme dello scrittore italiano Dino Buzzati, tramite le pellicole ispirate ai suoi romanzi e racconti.

La rassegna celebra i 50 anni dalla scomparsa dello scrittore e fa parte del progetto “L’università entra in sala”.

Con due proiezioni ogni lunedì infatti, una alle 16.30 e una alle 21.00, si avrà anche la possibilità di assistere a delle brevi lezioni di due professori del Dipartimento di Discipline Umanistiche dell’Università degli Studi di Parma: la professoressa Sara Martin e il professor Giulio Iacoli.

Chi è Buzzati?

fonte: unipr.it

Dino Buzzati, nato a Belluno nel 1906, è stato uno scrittore e giornalista italiano; scrisse per Il Corriere della Sera, per cui fu anche inviato di guerra.

Il suo interesse per la letteratura nasce in primo luogo da un interesse verso tutto ciò che è fantastico, elemento che nella sua produzione letteraria si lega in particolar modo all’universo dell’infanzia, tramite racconti brevi e favole.

Tale interesse è riscontrabile anche nella sua produzione pittorica: Buzzati è da sempre stato un grande appassionato di montagna, soggetto che ricorre in maniera sistematica nelle sue tele e che renderà anche la sua scrittura estremamente evocativa, in particolar modo nella descrizione dei paesaggi.

Nonostante questo, come conferma la stessa professoressa Martin, Buzzati è un regista anche estremamente complesso da portare sul grande schermo, affermazione che viene sostenuta concretamente dai numerosi progetti cinematografici basati sulla produzione di Buzzati, che però non hanno mai visto la luce.

Probabilmente questo è uno dei motivi per cui ci è voluto così tanto tempo anche a trasporre in immagini La famosa invasione degli orsi in Sicilia, pellicola infatti rilasciata nei cinema nel 2019, (dopo un decennio di dura lavorazione), da parte di Lorenzo Mattotti, fumettista italiano che veste qui i panni di regista.

La sua opera letteraria maggiormente conosciuta e considerata rappresentativa della poetica dell’autore è senza dubbio Il deserto dei Tartari, da cui sono state tratte delle pellicole, tra cui anche il film del regista Zurlini, che ha aperto questa rassegna.

La pellicola: Il deserto dei Tartari

fonte: cinecittà.it

La pellicola è del 1976 ed è diretta da Valerio Zurlini, regista italiano pluripremiato ed estremamente attivo tra gli anni Cinquanta e Settanta.

La trama segue quella del romanzo, fatta eccezione per alcune raffinazioni date dalla sceneggiatura: Un sottotenente dell’esercito, tale Giovanni Battista Drogo, viene inviato alla Fortezza Bastiano, remoto avamposto militare che separa e protegge l’Impero dalla minaccia della misteriosa popolazione dei Tartari. 

Il tenente trascorrerà la sua intera vita in questa fortezza, nella vana attesa che la minaccia tartara si presenti in carne ed ossa. Minaccia che si concretizzerà solo quando oramai Drogo sarà anziano e malato e si ritroverà costretto a fuggire dall’avamposto.

Vi è un’ulteriore grandissima differenza: il finale. 

Nel film, infatti, Drogo abbandona la fortezza e i suoi commilitoni al proprio destino ed è qui che termina la pellicola. Nel romanzo, al contrario, la vicenda del tenente continua con la descrizione del suo viaggio di ritorno durante il quale il protagonista incontrerà la morte.

Zurlini riesce nella difficile impresa di afferrare lo spirito e l’anima del libro, dandogli comunque un’impronta personale.

Il regista ha donato alla storia una collocazione temporale e spaziale leggermente più precisa e comprensibile, senza però abbandonare i tratti di mistero e di vaghezza esistenziale.

Le riprese hanno sfruttato l’antica fortezza di Arg-e Bram, città patrimonio dell’umanità UNESCO, purtroppo fatta a pezzi in seguito ad un forte sisma che colpì l’Iran nel 2003, causando anche 40.000 vittime.

di Martina Leva

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