Donne, emancipazione e politica: tutte le Presidenti della Repubblica in EU

Dopo la vittoria di Nataša Pirc Musar alle presidenziali in Slovenia, il paese balcanico si va aggiungere ad una già folta lista di paesi in cui la Presidenza della Repubblica è affidata a donne. In Italia si è persa una grande opportunità con la rielezione di Sergio Mattarella?

Da qualche settimana in Italia si festeggia l’elezione del primo Presidente del Consiglio donna, Giorgia Meloni, che – tra l’altro – ha subito animato forti polemiche per la sua decisione di farsi chiamare al maschile. In molti, soprattutto negli ambienti di destra, rivendicano un grande passo in avanti nell’emancipazione del nostro Paese, ma altri Paesi europei hanno già eletto le prime Presidenti della Repubblica donne, come nel caso della Slovenia, dove lo scorso 13 novembre Nataša Pirc Musar ha vinto le elezioni con il 54% dei voti, battendo il rivale di destra Anže Logar.

Il dato ancor più eclatante è che si tratta di neo-democrazie (da pochi decenni) e che, quindi, teoricamente avrebbero dovuto impiegare più tempo per raggiungere ‘traguardi’ come la rappresentanza femminile in politica o la libertà di stampa, a differenza di Paesi con una lunga storia repubblicana come l’Italia o la Francia.

Ecco un ritratto di tutte le donne che, ad oggi, ricoprono la più alta carica dello stato in Europa.

Nataša Pirc Musar – Slovenia

Il caso più attuale è quello dell’elezione di Nataša Pirc Musar, diventata la quinta dal 1991 in poi a ricoprire questo incarico nella Repubblica di Slovenia. Pirc Musar, nata a Lubiana il 9 Maggio 1968, è un’autrice, avvocata e giornalista slovena. Si è iscritta alla facoltà di Giurisprudenza nel 1992 e nel 1997 ha superato l’esame di stato, ottenendo poi un lavoro presso Television Slovenia, dove per sei anni ha condotto il telegiornale, per poi passare alla conduzione di 24UR su POP TV.

Ha in seguito frequentato per un anno la Salford University, facendo stage presso la BBC, Sky News e Reuters. Dal 2004 al 2014 ha invece ricoperto il ruolo di commissario per l’accesso all’informazione, che viene proposto dal Presidente della Repubblica e in seguito nominato dall’Assemblea Nazionale.

Dopo questo incarico ha conseguito un dottorato sulla libertà di informazione presso l’Università di Vienna ed è poi diventata Presidente della Croce Rossa slovena dal 2015 al 2016. Nello stesso periodo ha fondato lo studio legale Pirc Musar & Lemut Strle con una sua collega, rappresentando diversi politici del partito socialdemocratico sloveno e anche la first lady Melania Trump, di origini slovene, durante il mandato di suo marito, Donald Trump.

Il 23 Giugno Nataša Pirc Musar è stata la prima candidata ad annunciare la sua scesa in campo per le elezioni presidenziali, ricevendo l’endorsement degli ex presidenti Milan Kučan e Danilo Türk. Candidata indipendente, Pirc Musar è considerata una promotrice dei diritti umani, dello stato di diritto, dell’indipendenza dei media, della libertà e del dialogo rispettoso. Ci sarà, quindi, una grande collaborazione con il leader Robert Golob, ambientalista, ma anche con tutti i paesi balcanici che da anni chiedono di aderire all’UE, riuniti ogni anno al summit Brdo-Brijuni, presieduto da Slovenia e Croazia.

Zuzana Čaputová – Slovacchia

Un altro caso molto interessante è quello della Slovacchia, che ha eletto la sua prima Presidente della Repubblica nel 2019. Nata a Pezinok nel 1973, Zuzana Čaputová è la sesta a ricoprire questo ruolo. Ha studiato giurisprudenza all’Università Comenius di Bratislava e ha subito iniziato a lavorare presso l’amministrazione locale di Pezinok, prima come assistente nel dipartimento legale e poi come vice del sindaco.

Si sposta successivamente nel settore No profit, occupandosi dell’abuso e sfruttamento dei minori. Tra il 1998 e il 1999 termina il ciclo di formazione General Management – Management of Change e il corso di mediazione ARK.

Tra il 2005 e il 2010 Čaputová invece lavora come tirocinante presso diversi studi legali, mentre dal 2010 al 2019 esercita la professione di avvocato. Dal 2001 al 2017collabora con VIA IURIS, dedicandosi al rafforzamento dello stato di diritto e alla promozione della giustizia.

Ciò che ha reso famosa Zuzana Čaputová è stata la sua battaglia contro la costruzione di una nuova discarica nella sua città (Pezinok), che avrebbe inquinato il suolo, l’aria e l’acqua. Nel 2013, la Corte Suprema della Repubblica Slovacca ha infatti stabilito che l’autorizzazione di questa discarica era illegale: per questo ha vinto il Goldman Environmental Prize 2016.

Quando nel 2019 è stata eletta, ha deciso di chiedere di essere rimossa dall’albo degli avvocati e non ha optato per la semplice sospensione. Čaputová si è sempre schierata a favore dell’uguaglianza, dei matrimoni egualitari, del diritto all’aborto ed è aperta sostenitrice delle cause ambientaliste. É inoltre diventato virale il video in cui conforta il proprietario del bar in cui il 12 Ottobre scorso sono stati uccisi due ragazzi omosessuali: ha evidenziato che anche i politici e coloro che ricoprono importanti cariche possono dimostrare umanità e dare sostegno ai propri connazionali.

Katalin Novák – Ungheria

Un altro esempio è quello dell’Ungheria, dove Katalin Novák è dal 10 Marzo 2021 la prima donna a ricoprire il ruolo di Capo di Stato d’Ungheria, dopo essere stata eletta dall’Assemblea Nazionale con 137 voti su 188. É inoltre l’ottava e la più giovane a ricoprire questo ruolo se si esclude il periodo pre-invasione sovietica. Nata a Szeged nel 1977, ha conseguito una laurea in Economia presso l’Università Corvinus di Budapest e in giurisprudenza presso l’Università di Szeged; inoltre ha frequentato l’Università di Nanterre a Parigi.

Nel 2001 ha iniziato a lavorare al Ministero degli Esteri, nel 2010 è diventata consigliere ministeriale e nel 2012 è stata nominata Capo di Gabinetto del Ministero delle risorse umane. Dal 2017 al 2021 è stata vicepresidente del partito del leader ungherese Orban Viktor, FIDESZ. Nel 2020 ha poi assunto il ruolo di Ministro della Famiglia e nel dicembre del 2021 è stata annunciata la sua candidatura alla presidenza ungherese da parte di Orban. In questo caso quindi si tratta di una donna politica non eletta direttamente dal popolo.

Novák ha sempre sostenuto apertamente la famiglia “tradizionale” e ha fatto introdurre diversi provvedimenti a favore della natalità: secondo le politiche dell’attuale governo, infatti, la Patria ungherese ha bisogno di bambini e bambine ungheresi; i figli di immigrati porterebbero solo alla scomparsa della cultura cristiana del paese. É anche vero, però, che circa il 45% della popolazione ungherese si dichiara atea o agnostica.

La Novák si dice inoltre contro le “ideologie gender” e a favore della “legge anti-propaganda lgbt”, bocciata dagli elettori ungheresi con il mancato raggiungimento del quorum al referendum ad essa dedicata. Novák non ha espresso dissenso nei confronti dei nuovi regolamenti introdotti per limitare l’aborto e sostiene una versione tradizionale del ruolo della donna. Una vittoria a metà, quindi, per le donne ungheresi, che hanno assistito all’elezione della Novák, scelta da Orban per un tornaconto elettorale.

Salomé Zourabichvili – Georgia

La Georgia ha eletto la sua prima Presidente nel 2018. Nata a Parigi nel 1952, Salomé Zourabichvili è cresciuta in una famiglia di migranti politici georgiani. Ha frequentato diversi istituti prestigiosi della capitale francese e in seguito ha iniziato un master politico presso la Columbia University. Ha abbandonato gli studi per lavorare per il Ministero degli Esteri, assumendo diversi incarichi diplomatici a Roma, Bruxelles e Washington. Nel 1986 visitò per la prima volta la Georgia e ne diventò ambasciatrice francese nel 2003. Nel 2004 venne nominata Ministra degli affari esteri e acquisì la cittadinanza dello stato caucasico.

Fu Zourabichvili a siglare il patto per il ritiro della basi militari russe dal territorio georgiano e tentò di avvicinare il Paese alla NATO. Nel 2005, però, la sua nomina è stata revocata e ha quindi fondato un suo partito, Via Georgiana, in cui battersi per cambiare il sistema politico georgiano, a partito unico. Il sucesso però tarda ad arrivare e abbandona il partito.

Zourabichvili è stata membro del partito Sogno Georgiano, europeista e centrista, ma si è presentata come indipendente alle elezioni parlamentari del 2016 e alle elezioni presidenziali del 2018, dove ha battuto il candidato di destra Vashadze con il 59,5% dei voti, diventando quindi la quinta ad assumere questo incarico. La Presidente, allo scoppio della guerra ucraina, ha denunciato con vigore l’invasione russa, ma ha ricordato che anche la Georgia è in pericolo, esortando l’EU ad accogliere le domande di adesione del Paese assieme a quella ucraina.

Katerina Sakellaropoulou – Grecia

Nata a Salonicco nel 1956, Katerina Sakellaropoulou è la prima Presidente della Repubblica Ellenica dal 1974, anno del crollo del regime militare. Sakellaropoulou ha studiato giurisprudenza presso l’Università Nazionale Capodistriana di Atene, laureandosi nel 1978 e sostenendo un master in diritto costituzionale e amministrativo a Parigi, presso l’Università Panthéon-Assas.

A partire dal 1982 diventa prima relatrice, poi ricercatrice e infine consulente del Consiglio di Stato, tribunale amministrativo greco. Nel 2015 diventa vicepresidente e nel 2018 acquisisce la carica di presidente di quest’ultimo, diventando la prima donna a rivestire l’incarico, sostenuta dal partito SYRIZA, data la sua sensibilità nei confronti di temi come l’ecologismo, le libertà civili e i diritti dei rifugiati.

Nel 2020 è stata candidata alla presidenza della Repubblica Ellenica dal premier conservatore Kyriakos Mītsotakīs, conquistando 261 voti favorevoli su 300 tra i parlamentari e diventando la nona a ricoprire questo incarico. In questa occasione è riuscita a raccogliere un consenso bipartisan, a differenza di Katalin Novák in Ungheria, sia dalla sinistra di SYRIZA che ovviamente dalla maggioranza conservatrice.

La Presidente ellenica è sostenitrice delle cause climatiche: si è specializzata in diritto ambientale e ha seguito diversi processi polemici, come quello della deviazione del fiume Acheloos. Ha inoltre scritto diverse pubblicazioni giuridiche, come saggi sulla pianificazione territoriale, sulla silvicutlura, sulla tutela delle foreste e sulle energie rinnovabili. Ha chiesto al Consiglio europeo di essere più coeso e forte nell’affrontare la questione dell’aggressione russa in Ucraina, ricordando, però, di non perdere di vista l’importanza della transizione ecologica e della lotta alle discriminazioni omofobe e antisemite.

Vjosa Osmani – Kosovo

Vjosa Osmani è la quinta Presidente della Repubblica del Kosovo, stato parzialmente riconosciuto come indipendente. In realtà però, è la seconda donna a rivestire questo ruolo, preceduta infatti da Atifete Jahjaga, in carica dal 2011 al 2016. Osmani è nata a Mitrovica nel 1982.

Si è laureata in giurisprudenza a Pristina, per poi continuare gli studi presso l’Università di Pittsburgh. In seguito ha insegnato presso l’Università di Pristina e Pittsburgh. Nel 2009 è stata nominata capo dello staff del presidente Sejdiu, diventando anche consigliera per gli affari esteri. Vjosa Osmani ha poi contribuito all’indipendenza del Kosovo dalla Serbia, prendendo parte alla stesura della costituzione e difendendo la legalità dell’indipendenza durante un processo alla Corte di Giustizia internazionale.

Nel 2021 ha fondato il suo partito, Guxo, dopo aver militato per anni nell’LDK (centro-destra), e seguendo una linea anticorruzione è riuscita a conquistare 7 seggi nel parlamento. Nell’Aprile 2021, è stata eletta con 71 voti favorevoli su 82 parlamentari presenti. Nel suo primo discorso ha affermato di voler riallacciare i rapporti con la Serbia e processare tutti coloro che hanno perpetrato crimini di guerra.

Maia Sandu – Moldavia

L’ultimo caso in analisi è quello della Moldavia. La sesta Presidente della Repubblica della Moldavia, Maia Sandu, è nata nel 1972 nel villaggio di Risipeni. Tra il 1989 e il 1994 ha studiato presso l’Accademia di studi economici moldava (ASEM) e si è in seguito laureata presso l’Accademia della Pubblica Amministrazione (AAP) in relazioni internazionali. Nel 2010 si è inoltre laureata alla Harvard University.

Sandu ha poi rivestito diversi incarichi: consigliere alla Banca Mondiale a Washington e in seguito Ministro della Pubblica Istruzione in Moldavia. Nel 2015 ha fondato la lista indipendente “În pas cu Maia Sandu, che si è poi trasformata in Partito di Azione e Solidarietà. Nel 2016 si candida alle presidenziali come candidata filoeuropea, ma viene sconfitta al ballottaggio. L’8 giugno 2019 viene invece nominata Primo ministro di Moldavia, rimanendo in carica solo per cinque mesi. Nel 2020 però arriva la sua rivalsa, vince infatti le elezioni presidenziali, battendo con il 57% il filorusso Igor Dodon.

Sandu ha sin da subito espresso il desiderio di stabilizzare la situazione in Transnistria, aprendo nuovi negoziati con Stati Uniti, Russia, Ucraina, UE ed OSCE. Ha inoltre rafforzato la collaborazione con i presidenti di Ucraina e Romania, Volodymyr Zelens’kyj e Klaus Johannis.

Speravamo tutti che la totale mancanza di rispetto per i confini nazionali e le scelte di vita dei nuovi Stati non accadesse più”, ha affermato davanti alla plenaria del Parlamento europeo “Ci aspettavamo che i concetti di zone cuscinetto e sfere di influenza non guidassero più le relazioni tra i vicini. Soprattutto, ci aspettavamo che gli Stati fossero trattati secondo le loro aspirazioni e che le loro voci fossero ascoltate”.

La guerra della Russia contro l’Ucraina punta a terminare queste speranze e a mandarci tutti indietro di secoli nella storia”, ha detto Sandu. “Questa guerra causata precisamente da ragioni geopolitiche per ridisegnare i confini della regione, dividerla in sfere di influenza e conquistare territori”.

Sandu ha quindi ribadito l’importanza di accogliere anche la Moldavia all’interno dell’UE, al fine di proteggere i grandi passi in avanti compiuti a livello di democrazia e libertà di stampa ed evitare che la Russia possa tentare un’invasione della Transnistria e dell’intero territorio moldavo.

Le leader europee, quindi, sono – come appena visto – donne con curricula degni di nota, piene di esperienze all’interno e fuori dal contesto politico, che lottano per i propri ideali e che nella maggior parte dei casi si battono per salvaguardare l’Europa che conta, quella della cooperazione, del sostegno reciproco e della pace.

In Italia la rielezione di uomini alla Presidenza della Repubblica non dipende dalla mancanza di volti femminili competenti e professionali, ma da un profondo ritardo nell’aprirsi a un rinnovamento che è sì politico, ma anche sociale. Le donne, infatti, continuano a imbattersi in ostacoli anche in altri settori e rare volte riescono a vedere riconosciuti i propri sforzi e le proprie competenze. Sarà quindi interessante vedere come l’attuale governo e i successivi affronteranno questa importante questione.

di Gabriele Scarcia

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