Il Parma Film Festival tra Masterclass e Premiazioni

Tra lezioni di cinema con registi di fama nazionale e premiazioni di attori e serie tv, il Parma Film Festival torna più forte che mai

Il Parma Film Festival 2022 è iniziato ufficialmente con un omaggio allo storico direttore del cinema D’Azeglio scomparso a gennaio di quest’anno, attraverso l’assegnazione del premio Lagrasta agli studenti per le migliori tesi sul cinema. Ad assegnarlo ci sarebbe dovuto essere il regista bolognose Pupi Avati, amico dello stesso Luigi Lagrasta; purtroppo però ha dovuto rinunciarvi a causa di un problema di salute. Nonostante questo, ha potuto comunque ricordarlo e salutare i presenti in sala, introducendo il suo ultimo film Dante, che è stato mostrato subito dopo, con un breve video. A omaggiarlo sono stati anche il sindaco di Parma, Michele Guerra, e il suo caro amico Giovanni Cossio.

Il premio è stato vinto da Andrea Grassi, con la tesi di laurea dal titolo La forza significante degli spazi. Analisi della borgata romana come protagonista generatrice di storie all’interno della letteratura e del cinema attraverso il caso di studio dell’opera Il contagio di Walter Siti, nella sua omonima trasposizione cinematografica. C’è stata anche una menzione speciale a Giacomo Quarta, con la tesi di laurea dal titolo La cinedanza di Powell, Presburger, Aronofsky. Analisi comparata di scarpette rosse e Black Swan.

foto di Pradama Caputo

Masterclass con Daniele Vicari, regista, sceneggiatore e scrittore

Daniele Vicari, classe 1967, è un regista, sceneggiatore e scrittore; si laurea in Lettere e Filosofia con una tesi in Storie e Critica del Cinema all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e lavora inizialmente come critico cinematografico, dedicandosi anche alla realizzazione di diversi cortometraggi. Ben presto inizia a realizzare anche film per il cinema.

foto di Pradama Caputo

È stato l’ospite della prima masterclass del Parma Film Festival di quest’anno; il cui tema è stato la presenza del linguaggio audiovisivo ai giorni nostri. Da subito il regista ha reso evidente che tutti noi abbiamo generalmente a che fare soprattutto con prodotti audiovisivi, rendendo evidente la necessità che questo linguaggio venga insegnato anche a scuola, per rendere tutti più consapevoli delle potenzialità di questi meccanismi e non essere ingannati. In effetti, noi ci troveremmo in una condizione di analfabetismo nei confronti di questo linguaggio. Cioè siamo tutti in grando di comprendere facilmente cosa viene mostrato in un film ad esempio, ma la maggior parte di noi non sarebbe in grado di riprodurlo a propria volta.

Masterclass con Fulvio Risuleo, regista e fumettista

Fulvio Risuleo è nato nel 1991 a Roma, si è diplomato in regia al Centro sperimentale di cinematografia nel 2013 ed è regista e autore di fumetti.

Dopo avere scritto e diretto una serie di cortometraggi, ha esordito al cinema nel 2017 con Guarda in alto, presentato alla Festa del cinema di Roma. Nel 2022 presenta alla Mostra del cinema di Venezia il suo terzo film, Notte fantasma.

Quest’ultimo è stato compreso nelle anteprime presentate al Parma Film Festival 2022 ed oggetto di una masterclass per gli alunni dei corsi di Comunicazione e media contemporanei e Giornalismo.

foto di Pradama Caputo

Il regista, poco più che trentenne, è stato chiamato a spiegare il suo modus operandi nelle sue diverse inclinazioni: Risuleo ha infatti parlato del film Notte fantasma soffermandosi sui punti più salienti della sua produzione, dalla scelta degli interpreti fino alla difficoltà nel presentare il suo protagonista per come lo aveva pensato e voluto.

La masterclass di Fulvio è stata molto informale, infatti ha scherzato sull’essere vicino agli studenti anche se non ha mai frequentato l’università, ma con molta professionalità ha fatto scoprire le diverse dinamiche con cui si trova a lavorare. Parte da un progetto recente, un cortometraggio. I corti per Risuleo non sono trampolini di lancio per un lungometraggio ma li considera, invece, “un campo sperimentale in cui agire come si vuole, ci si può permettere di essere criptici e strani ed esplorare mondi che la narrazione non ti permette a causa della sua logica”.  

L’idea di questo corto, L’uomo materasso, ha preso vita per Risuleo durante la pandemia quando ha riscoperto le teche Rai: “In particolare quelle dei primi anni novanta, che mi affascinano perché sono anni che ho quasi vissuto e per i quali ricordo l’interesse”. Ha deciso quindi di riprendere il clima freddo del racconto giornalistico e integrarlo a quell’estetica dando il via ai lavori dedicando molto tempo alla definizione del personaggio. Il lavoro che ne risulta è un documentario dedicato ad un uomo che da vent’anni vive nel suo letto per pura scelta e che difende fermamente la sua libertà nel farlo. Il regista ammette timidamente di essersi affidato all’attore Edoardo Pesce per questo progetto perchè “so che non devo spiegargli nulla, sa già come voglio che prenda vita il soggetto”, attore che torna anche in Notte Fantasma, rifacendosi a quel senso di libertà che pensa di trovare solo nei corti.

foto di filmitalia

Nell’introdurre il suo nuovo film mette in luce un aspetto per lui molto importante: il sentimento della paura. Con un esempio ci fa capire come sia solo il punto di vista a differenziare un thriller da un horror, seppur entrambi siano incentrati sulla paura. Quest’ultima è centrale in Notte Fantasma: l’intero film segue l’arresto di un ragazzo per aver acquistato stupefacenti e gli eventi della notte in cui avviene, facendo attenzione al rapporto che si instaurerà fra l’agente e il ragazzo.

Yothin Clavenzani, che interpreta il coprotagonista, è stato presente alla masterclass ed anche lui dà il suo contributo nell’inserire gli studenti nel mondo dei set cinematografici. Yothin ha diciannove anni, non ha mai fatto l’attore e con un provino fortunato si è accaparrato la parte grazie alle sue doti di improvvisazione. Risuleo infatti ci ha fatto assistere alla ripresa di quest’ultimo ed è stato ben felice di dire che tale performance “lo ha convinto al punto di decidere di tenere la scena improvvisata” sebbene riscritta. La scena a cui ci riferiamo è il momento in cui il ragazzo si trova in macchina con l’agente che lo ha arrestato ed egli lo stuzzica sul suo aspetto con l’intenzione di convincere il ragazzo a perdere peso. Questo però rompe le sue aspettative affermando di star bene col proprio corpo e la sua determinazione porta l’agente a decidere di fumare una canna insieme, gesto inaspettato.

Una curiosità è che il regista, nello scrivere la scena, si è ispirato a degli spezzoni di un noto programma ,“Airport Security”, dal momento che si è interessato all’aspetto reale dell’arresto nell’essere messo in scena, dai movimenti corporei ai dialoghi.

Dopo Festival: Boris 4 premiata miglior serie

Il Festival non poteva finire meglio se non con una serata divertente dedicata alla premiazione di Boris 4 (serie tv riscoperta come simbolo di demenzialità) al cinema d’essai D’azeglio. Fra gli ospiti i due autori Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico, e due interpreti: Caterina Guzzanti (Arianna) e Luca de Ruggeri (Lorenzo / lo schiavo).

Gli autori spiegano com’è nata l’idea di una quarta stagione (la terza risale al 2010): “Inizialmente si è pensato ad una reunion da quattro episodi, ma chiaramente c’era il rischio che potesse essere una cacata” dice Ciarrapico, ed infatti dopo varie revisioni la serie è riuscita ad ottenere il permesso per 8 episodi. Ripensando al perché non sia accaduto prima, sia autori che attori ammettono di aver sempre voluto ma non sono mai riusciti a mettere nulla in atto; poi la morte del co sceneggiatore Mattia Torre ha portato alla convinzione che una nuova stagione fosse doverosa, “un omaggio organico a Mattia”.

Questa serie si è scontrata anche con altre difficoltà, tra cui quelle legate alla casa di distribuzione (Disney+) che non conoscendo il core di Boris, ha trovato molte scene irrispettose e razziste ed ha richiesto una maggiore inclusività, ad esempio volendo che uno dei personaggi si facesse paladino del MeToo. Scherzandoci su, Ciarrapico spiega com’è stato superare quest’ostacolo perché secondo lui “chi in Boris è serio e intelligente viene odiato dal pubblico, perché gli altri sono tutti mostri”. Lo scopo degli autori invece è dal principio stato quello di affermare la pluralità delle personalità per mettere in scena persone vere.

di Pradama Caputo e Nicola Sabatelli

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