“Lessici familiari”: una tradizione di stereotipi e sessismo

“Donna, schiava, zitta e lava!” e altri proverbi da tutto il mondo che influenzano da sempre il nostro linguaggio, raccolti in una mostra a Parma: al via la sensibilizzazione

Illustrazioni di Emmanuela Pioli, Diletta Compagno, Silvia Pizzi

Inaugurata il 1° dicembre e visitabile fino al 10 presso il Laboratorio Aperto Parma del Complesso di San Paolo, Galleria delle Colonne (in Vicolo delle Asse 5), “Linguaggi familiari” è una mostra realizzata dall’associazione Cerchi d’Acqua – Centro Antiviolenza e curata dal Centro Antiviolenza di Parma, facente parte dell’eco lasciato dalla Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, la quale vuole mettere in luce tutte le problematiche che si nascondono dietro i proverbi e i detti popolari, apparentemente innocui alla vista di tutti.

Cerchi d’Acqua, associazione nata nel 2000 e molto attiva su tutto il territorio italiano, si occupa di contrastare il fenomeno della violenza di genere, anche attraverso la realizzazione di campagne per la sensibilizzazione e informazione, con l’obbiettivo di stimolare un cambiamento sociale e culturale, realtà nelle quali si è sviluppato e radicato il problema strutturale della discriminazione di genere.

Il loro intento di sensibilizzare le discriminazioni di genere ha come scopo di arrivare alla parità di questo, poiché “non tutte le donne sono uguali, come ovviamente non lo sono tutti gli uomini” – come spiega l’associazione stessa – “perciò, parlare di parità significa definirsi uguali, paritari, rispettando la diversità che ci contraddistingue”.  

La violenza sulle donne sta finalmente smettendo di essere considerata un argomento da risolvere in ambito prettamente privato e familiare (citando due modi di dire “tra moglie e marito non mettere il dito” e “i panni sporchi si lavano in famiglia”), iniziando ad essere riconosciuta come vera e proprio problema, che va quindi risolto socialmente e culturalmente, partendo anche dai linguaggi e dalla comunicazione che hanno fatto sì che venisse normalizzato nel tempo.

La mostra in questione prende vita partendo da questi presupposti, proponendo diverse liste di proverbi, detti popolari e modi di dire sulle donne (raggruppati in specifiche categorie come “Affidabilità” o “Pericolo”), creando così una sorta di schedario, facendoci rendere conto della mole di discriminazioni che a forza di essere ripetute sono diventate parte integrante del nostro linguaggio quotidiano e della realtà in cui sono inserite, formando la cosiddetta ‘saggezza popolare’ (che tanto saggia non è), finendo per influire sul modo di pensare e di parlare delle persone.

Alcuni modi di dire italiani che ritroviamo variano dai più popolari, come possono essere “Piuttosto intelligente per essere una bionda!” o “Le donne ne sanno una più del diavolo”, a quelli meno conosciuti, ma con gli stessi toni sprezzanti, “La donna è come l’uovo: più la si batte e più diventa buona” e “Dalle donne che non fanno figli non ci andar né per piacere né per consigli”.

Proverbi provenienti da diverse parti del mondo

Queste frasi brevi e sintetiche hanno spesso origini antiche e sono presenti ovunque nel mondo: risultato di storia, idee, credenze, valori e religione, sono un fenomeno linguistico universale, basato sulle relazioni sociali e il ruolo minoritario che la donna ha ricoperto e, in molti casi, ricopre ancora.

Per questo motivo, oltre alle categorie appena citate, troviamo anche i loro paesi di provenienza e le rispettive traduzioni, poiché si è voluto porre il focus su una zona molto più ampia dell’Italia (come vuole specificare il sottotitolo della mostra “Stereotipi a ogni latitudine”), cercando in tutto il mondo frasi della tradizione popolare sulla donna per enfatizzare ancora di più quanto queste dicerie siano trasversali tra nazioni e latitudini molto differenti tra di loro, prendendo frasi da paesi come la Romania, il Nordafrica, il Giappone e la Finlandia.

Troviamo detti come “La donna senza marito è come la notte senza luna” (di origine rumena), “L’importante è la bellezza della donna anche se è povera” (di origine giapponese), “Zitta donna, la tua giornata è l’8 marzo” (di origine russa), fino ad arrivare al classico “Donna al volante, pericolo costante”, utilizzato in ben altri paesi oltre all’Italia, come Francia, Inghilterra, Brasile e Centro/Sud America.

In accompagnamento a questi detti vi sono anche illustrazioni di diversi artisti italiani (Andrea Tarli, Jessica Adamo, Federico Ghiotti, Emmanuela Pioli, Silvia Pizzi, Francesca Battaglia, Simone Berrini, Diletta Compagno), ai quali è stato chiesto di rappresentare visivamente quello che per loro significava la frase che li aveva specialmente colpiti, creando così un viaggio illustrato parallelo a quello delle parole e dando un volto a quelle che, in fin dei conti, sono le protagoniste (e persone reali) di queste discriminazioni verbali.

Illustrazioni di Andrea Tarli
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Illustrazioni di Andrea Tarli

L’associazione Cerchi d’Acqua ci tiene inoltre a lasciare un frammento del discorso tenuto nel 2018 dal segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, per cercare di dare concretezza e speranza a questo progetto, e a quello più ampio contro la violenza sulle donne: “Ci troviamo in un momento decisivo per i diritti della donna. Sarò chiaro: non si tratta di fare un favore alle donne. La parità di genere attiene ai diritti umani, ma è anche interesse di tutti: uomini e bambini, donne e bambine. La disuguaglianza di genere e le discriminazioni nei confronti delle donne ci pregiudicano tutti”.

di Beatrice Guaita

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