L’ultima parola contro l’odio: incontro UniPr con gli storici russi Lomakin e Bondarenko

Gli storici dell'associazione Memorial Internazionale si occupano di ricerca e recupero di quei fatti storici più sottaciuti della Russia. Con la professoressa De Florio hanno curato Proteggi le mie parole, una raccolta degli ultimi discorsi dei condannati politici di Putin

Lunedì 5 dicembre si è svolto a Palazzo del Governatore di Parma l’ultimo incontro della rassegna Pensare la vita, dal titolo L’ultima parola contro l’odio. Ospiti dell’evento sono stati gli storici dell’associazione Memorial Internazionale, Sergej Bondarenko e Nikita Lomakin. L’associazione, fondata in Russia da Andrej Sacharov nel 1989, è stata recentemente chiusa a causa delle censure di questo periodo (anche se continua ad essere comunque attiva) e ha ricevuto quest’anno il Premio Nobel per la Pace.

Nel presentare gli ospiti, la professoressa Giulia De Florio, docente di Russo all’università di Parma, ha evidenziato l’importanza della loro associazione, “perché è una storia che non riguarda solo un’associazione, ma racconta bene anche la Russia e l’Unione Sovietica”.

Memorial viene fondata in Russia nel 1989 da Andrej Sacharov, “in un periodo molto confuso e complesso – ha spiegato la professoressa – in cui la società era pervasa da una volontà di rottura del silenzio, che aveva ricoperto la vita di tutti per oltre settant’anni, oscurando la pagina più tragica della storia sovietica delle repressioni e in particolare quella dei gulag e dello stalinismo nella sua forma più crudele e temuta”. In questo clima alcune persone con diverse specializzazioni -non solo storici- capiscono che “per cambiare il proprio presente, e guardare al futuro in modo diverso, bisogna rivolgere lo sguardo al passato”. Infatti, Memorial si occupa di ricerca e recupero di quei fatti storici più sottaciuti per poterne essere consapevoli e riuscire ad andare avanti, proprio perché ci si è resi conto che è una visione distorta che spesso ha causato lo scoppio di conflitti.

Situazione attuale tra Russia e Ucraina

In merito alla situazione attuale tra Russia e Ucraina, Bondarenko ha evidenziato che certamente il clima è molto teso ma, anche se attualmente si fanno sentire di più i sostenitori della guerra, “forse quando tutto questo sarà finito e potremo guardare retrospettivamente a oggi, ci renderemo realmente conto che ci sono state davvero tante voci di dissenso”. Del resto, si sa anche di moltissime persone che esprimono la propria opinione rischiando delle ripercussioni, mentre molti lo fanno in maniera meno visibile e lampante: per esempio anche chi si rifiuta di partecipare alla guerra spesso lo fa pensando che sia un modo per non fomentarla. Per esempio lo stesso Bondarenko se n’è andato da Mosca con la sua famiglia nella seconda settimana di guerra, pensando di dover lasciare il proprio Paese per poco tempo. Invece ora sono passati nove mesi e la situazione non è ancora cambiata.

A questo proposito un obiettivo dell’associazione è anche quello di cercare di raccogliere più testimonianze possibili dell’attuale situazione, cosicchè, potendo conoscere le divese esperienze di chi ha vissuto la guerra, non si corra il rischio di avere una sola versione di questo tragico evento. Del resto la Russia è formata da regioni tra loro molto diverse, per cui “è importante dare ascolto a queste diverse esperienze, per capire come si è vissuta questa guerra nei diversi posti”.

Proteggi le mie parole

Una forma di resistenza all’odio, di cui si è parlato anche durante l’evento, è quella dell’ultima parola, ossia la pratica prevista dall’articolo 193 del codice penale russo che consente ai condannati di pronunciare un ultimo discorso per esprimere la propria opinione sulla propria situazione. Questa usanza era già presente negli anni ’30 del ‘900 in cui alla fine dei processi gli imputati finivano per autoaccusarsi. Viene però ripresa negli anni ‘60/’70 come vero e proprio atto di resistenza, anche se comunque c’è la consapevolezza che quel discorso non influenzerà la sentenza finale.

La professoressa De Florio e lo storico Bondarenko hanno quindi curato una raccolta di venticinque di queste dichiarazioni prununciate negli ultimi cinque anni, per evidenziare la degenerazione della situazione in questo breve periodo. A pronunciarli sono stati sia figure pubbliche, come Aleksej Naval’nyj, sia persone comuni, spesso giovanissime, come Nikita Uvarov di quattordici anni, arrestato con un’accusa di terrorismo per aver inserito in un videogioco un palazzo della polizia russa. E’ intitolata Proteggi le mie parole e pubblicata alla fine di novembre dalla casa edirice E/O. Se inizialmente questi discorsi dovevano essere completamente liberi e senza censure ultimamente si è arrivati a delle limitazioni se non addirittura a delle cancellazioni di questo diritto, proprio perché ci si è resi conto che, nonostante le censure, attraverso questi discorsi è possibile comunque scardinare il sistema.

Ma a questo punto perchè non si vietano? A questa domanda, posta da uno dei presenti, lo storico ha risposto che “è sicuramente in atto e si sta notando sempre di più, però è un processo lungo e non avviene da un giorno all’altro”, evidenziando come il mantenimento di certe formalità sia comunque un modo per dare una “parvenza di democrazia”. Inoltre è stato sottolineato come la fede nei confronti di queste dichiarazioni sia talmente bassa che comunque potrebbe essere inutile eliminarle.

di Nicola Sabatelli

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