In ricordo del professor Luigi Balsamo: creatore di un nuovo modello culturale bibliotecario

Sono passati dieci anni dalla scomparsa del docente di Biblioteconomia e Bibliografia dell’Università di Parma, l'uomo che grazie alla sua profonda curiosità e cultura rivoluzionò il modo di pensare alle biblioteche pubbliche

Il 19 dicembre ricorre il decimo anniversario dalla scomparsa del professor Luigi Balsamo. Docente di Biblioteconomia e Bibliografia dell’Università di Parma, è stato promotore nei primi anni Duemila di un nuovo modello culturale nel sistema bibliotecario parmense, sfruttando la rivoluzione telematica fervente in quel periodo.

La denuncia da parte di Balsamo del malfunzionamento e dell’arretratezza del sistema bibliotecario italiano andò di pari passo con l’entusiasmo crescente e l’impegno nella formazione di una nuova generazione di bibliotecari competente e fertile. La vera svolta fu infatti nel 1972, quando fu avviato il corso biennale di perfezionamento in Biblioteconomia. Nel 1976 Balsamo divenne direttore dell’istituto di Biblioteconomia e Paleografia e della biblioteca centrale della facoltà di Parma. Nel 2000 assunse la presidenza del neonato corso di laurea in Conservazione dei beni culturali.

All’apice della sua carriera accademica, Balsamo avviò la costituzione, nel 2001, nel sistema bibliotecario parmense, un sistema composito che raccoglieva sotto un’unica gestione e un unico canone i cataloghi delle biblioteche dell’Ateneo, della Biblioteca Palatina, degli enti locali e di altri istituti della provincia: il primo in assoluto in Italia. Sfruttando l’avvento della digitalizzazione, Balsamo ruppe l’isolamento che fino ad allora aveva caratterizzato l’operato delle diverse istituzioni bibliotecarie del territorio– Stato, enti locali, università.

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A casa della figlia Elena basta sfogliare per pochi minuti uno qualsiasi dei numerosissimi album che raccolgono fotografie, articoli di giornale, lettere e dediche attentamente conservate nel corso degli anni dal padre per rendersi conto di chi è stato e che cosa ha fatto Luigi Balsamo, un uomo al quale una sola vita e un solo corpo non bastavano per dedicarsi a tutto ciò che lo appassionava. Umanista vocato alla letteratura, studioso dell’ambito bibliotecario e biblioteconomico, caro amico e stretto collaboratore dell’editore Alessandro Olschki, stimato professore e costantemente impegnato anche a livello internazionale.

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L’interesse per molteplici attività non ha significato per Balsamo penalizzare la qualità del suo operato, e per questo ha lasciato una forte impronta nell’ambito accademico e nelle anime di coloro che lo hanno frequentato e dei suoi figli.

Balsamo è stato anche un professore colmo di fiducia verso le nuove generazioni. “Speriamo che i giovani sappiano cambiare in meglio questo mondo, essere migliori di noi e fare ciò che noi non sappiamo o riusciamo a fare […]. Devo guardare ai giovani, stare con loro per sentirmi bene” scrive il professore in una lettera del 1966, durante il suo primo anno accademico di insegnamento. Nel 1965 aveva ottenuto infatti la cattedra di Biblioteconomia e Bibliografia presso la facoltà di Magistero – soppressa poi per decreto ministeriale nel 1995 e sostituita dalle facoltà denominate complessivamente Scienze della formazione.

La signora Elena Balsamo, figlia maggiore, ricorda infatti che “a casa parlava sempre dei suoi studenti, tanto che a volte eravamo quasi gelosi di loro”.

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Elena racconta che “era sempre in giro per il mondo, sempre impegnato in qualcosa di grande e importante ma, nonostante ciò, il tempo che passava con noi figli, quelle poche volte che era a casa, era di qualità. È per questo che se adesso penso a mio padre, ho la sensazione di aver trascorso tantissimo tempo con lui.”

Quando lei gli proponeva di scrivere un’autobiografia, affinché nulla andasse perso della sua esistenza così intensa, il professor Balsamo rispondeva: “Lo farò nella prossima vita”. “Probabilmente – dice Elena – c’erano ancora tante cose alle quali avrebbe voluto lavorare, tante cose che avrebbe voluto dire, studiare e scrivere. Forse credeva di avere ancora tanto tempo, o almeno così avrebbe voluto”.

Elena Balsamo

La figlia ricorda inoltre che Balsamo non era solito frequentare persone estranee all’ambito professionale, ma alcuni dei suoi colleghi erano anche carissimi amici. “A casa nostra erano spesso ospiti personalità importanti dell’ambiente umanistico e studiosi famosi, anche stranieri, che per noi erano ormai amici di famiglia; i grandi temi intellettuali erano all’ordine del giorno e il confine tra vita privata e vita lavorativa era ormai invisibile”.

Non esiste articolo, lettera o prefazione in cui si parli di Balsamo professionista senza che si faccia riferimento alla stima umana che provava nei suoi confronti chiunque lo conoscesse.

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Tra i tanti, il professor Alberto Salarelli, docente dell’Università di Parma presso il dipartimento DUSIC, che lo ha conosciuto da studente e ha collaborato con lui per diverso tempo. “Balsamo ha creato una scuola di alto livello per bibliotecari che in nessun altro modo in Italia avrebbero acquisito le stesse competenze. Si è trattato di un corso che ha avuto vita relativamente breve, poiché è appartenuto ad una precisa fase evolutiva dell’insegnamento della Biblioteconomia. Negli anni successivi i corsi di laurea andarono via via affinandosi e già negli anni Novanta non ci fu più bisogno di quel corso; tuttavia si trattò di una tappa fondamentale e un’intuizione lungimirante, pionieristica. In quegli anni Parma fu avanti rispetto alle altre realtà italiane. Il corso attirò giovani neolaureati e bibliotecari già in servizio da diverse parti d’Italia e negli anni successivi restituì al mondo bibliotecario e biblioteconomico studiosi affermati a livello internazionale, direttori delle più ricche biblioteche dello Stato, oltre a importanti contributi di ricerca che arricchirono il ventaglio delle pubblicazioni”.

“Balsamo aveva capito prestissimo che era necessario riconoscere l’autonomia e l’autorità della figura professionale del bibliotecario – continua Salarelli- e l’importanza quindi di formarlo adeguatamente, ovvero di fornirgli gli strumenti adatti per rendere la biblioteca quel posto utile e funzionale, importante per l’esistenza di tutti”.

Significative sono anche le parole di Valerio Cervetti, studioso attivo nell’ambito biblioteche e degli archivi parmigiani che ha avuto modo di conoscere e apprezzare Balsamo nel corso della sua carriera e lo definisce un “costruttore di bibliotecari”.

Luigi Balsamo è stato innanzitutto un uomo curioso e appassionato, un uomo che aveva continuamente voglia di studiare, capire conoscere, senza remore e senza pregiudizi. È per questo che la dedizione con la quale si è avvicinato ai testi antichi è la stessa con cui, dagli anni Ottanta in poi, si era interessato all’osservazione delle nuove tecnologie che con passo sempre più deciso entravano nel mondo della conservazione e della consultazione del libro.

Balsamo era convinto che fosse necessario conoscere il passato per comprendere il futuro e affrontarlo con i giusti strumenti, ed è per questo che già negli anni Settanta si rendeva conto che un’eccessiva concentrazione sulla tutela del libro aveva distolto l’attenzione dall’obiettivo originario della biblioteca, ovvero permettere a chiunque di accedere alla conoscenza, in conseguenza ad un’errata idea di biblioteca che aveva imperato per tutto l’Ottocento e il Novecento.

Gli strumenti tecnologici e digitali, nella visione di Balsamo, potevano dare un grande contributo. “Tuttavia – spiega il professor Salarelli – la parola chiave per lui era sempre ‘cautela’, così come per ogni cosa che studiava: cautela nel lodare degli strumenti che, come tutto, per funzionare bene devono essere usati bene, ma ancora prima cautela nel giudicare qualcosa che non si conosce a sufficienza. Ricordiamo sempre che il giudizio espresso da Balsamo appartiene già a due o tre decenni fa. Nonostante questo, lui era sempre il primo a volersi mantenere aggiornato, a mettersi alla prova con l’ultimo dispositivo uscito sul mercato, per poi confrontarsi inevitabilmente anche con i suoi limiti fisiologici e anagrafici”.

Se oggi il professor Balsamo fosse ancora operativo si confronterebbe, con il suo solito piglio di chi è sempre curioso di conoscere senza pregiudizi, con tantissime novità in ambito bibliotecario: la catalogazione digitale, la metadatazione, tutti quegli strumenti che rendono oggi la conoscenza ancora più fruibile, perfettamente in linea con il suo principale obiettivo di rendere la biblioteca un posto utile a tutti, senza però dimenticare che ciò di cui usufruiamo oggi – ciò di cui gli studenti Unipr usufruiscono quotidianamente – è figlio di un importante lavoro precedente e non esisterebbe senza di esso.

A questo proposito, infatti, Salarelli spiega: “In riferimento all’informatica e alle soluzioni, alle prospettive e ai servizi che essa può offrire in umanistico, Balsamo e la bibliografia sono stati a monte di una ricerca che poi ha avuto seguito e riscontro in svariate discipline. Lo studente che oggi consulta una base dati bibliografica per una sua ricerca, qualunque sia l’argomento, che consulta un OPAC, che può scaricare la riproduzione di una rivista digitalizzata o che può sfruttare le banche dati generali disciplinari, sta utilizzando degli strumenti che sono nati sulla scorta di una riflessione bibliografica e biblioteconomica maturata quando le altre discipline avevano ancora le braghe corte. È stata proprio la bibliografia a introdurre l’informatica nelle discipline umanistiche, c’è stata infatti la percezione che un certo tipo di soluzioni informatiche potevano avere ricadute importanti nell’ambito degli studi umanistici. Quindi uno studente che sfrutta un qualsiasi tipo di soluzione disponibile online sfrutta una riflessione che la bibliografia ha fatto tempo fa. Se qualcuno non consulta la biblioteca digitale, ma utilizza Google scholar o Google books, deve sapere che esiste Google books proprio perché ci sono biblioteche che l’hanno alimentato, o perché ci sono tra questi delle partnership in corso. Google scholar è fatto in un certo modo e fornisce determinate informazioni perché ci sono le banche dati e i repository istituzionali che forniscono la letteratura accademica con cui si alimenta quella base dati, quindi Google stesso ha dietro di sé un’importazione di informazioni di natura bibliografica”.

Salarelli riporta poi un altro esempio di come la ricerca di Balsamo e i campi di azione della Bibliografia siano ancora oggi così pervasivi: “Potremmo citare un filone di studi bibliografici legato proprio alla creazione di quelle che si potrebbero definire le ‘cassette degli attrezzi’ degli studenti, ovvero dei moduli di orientamento tra le risorse bibliografiche online. Uno dei compiti della Bibliografia oggi è di natura didattica, ovvero far conoscere l’esistenza di strumenti tanto utili – e creati apposta per coloro che devono fare ricerca – quanto sconosciuti. Tutti googliamo, ma è bene conoscere l’esistenza di determinati strumenti, ed è la Biblioteconomia che si occupa di creare questi moduli di auto apprendimento, guide alle risorse digitali, necessarie per orientarsi nella potenzialmente infinta mole di informazioni e grazie alle quali possiamo valutare l’affidabilità di un articolo, di una rivista, o delineare senza troppi sforzi una bibliografia più o meno estesa attorno al nostro argomento di interesse. È tutto mutuato da una tradizione bibliografica”.

Riportare alla luce figure come quella del professor Balsamo è importante quindi per riconoscerne il valore, per essere più consapevoli che nulla accade per caso o in condizione di totale isolamento da tutto il resto, bensì ogni cosa è sempre costantemente e affannosamente incatenata a tutta una serie di cause, che a loro volta solo state conseguenze di qualcosa che è venuto prima.

Protagonista silenziosa, tuttavia, è la storia dell’uomo, la quale accompagna, condiziona e determina in mille modi diversi le vicende umane, sempre mosse dalla voglia di conoscere. Conoscere sempre di più ed in maniera sempre diversa, mai stando fermi nel presente bensì scrutando costantemente il futuro, ben consapevoli del passato. È quello che per tutta la vita ha fatto il professor Balsamo: la profonda conoscenza del passato è stata per lui strumento per comprendere il suo presente e il nostro futuro.

di Giulia Ala

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