Animha: le costrizioni della donna di oggi nel bianco e nero di Bandini

IN MOSTRA DA UN_TYPE LE FOTOGRAFIE SU PELLICOLA, INTROSPEZIONE DELLA CONDIZIONE UMANA

Animha5Poliedrica, enigmatica ed assolutamente introspettiva. Questi gli aspetti peculiari della mostra fotografica ‘Animha’ di Pietro Bandini ospitata nello spazio Un_Type di Parma sino al 5 marzo. La raccolta, incentrata sulla figura della donna e sulle costrizioni con cui si trova a convivere ogni giorno l’essere umano, presenta una serie di fotografie in bianco e nero su pellicola, senza l’aggiunta di alcuna post-produzione o ritocco digitale. “Si fa fatica a far capire al pubblico che non si tratta di opere realizzate al computer – spiega Nicola Gatti, web designer e responsabile della co/creative gallery – Il risultato è straordinario. Utilizzando i programmi di grafica si otterrebbero queste stampe in maniera piuttosto sbrigativa. Il lavoro artigianale che si cela dietro queste opere, invece, gli conferisce un valore molto importante capace di ribaltare tutte le polemiche sulla fotografia digitale”.
Nessun Photoshop o effetto grafico, quindi, ma solo un muro bianco, una modella, la luce naturale e, ovviamente, il talento dell’artista.
L’effetto ‘sporco’ è ottenuto fotografando il muro vuoto e scattando una seconda foto sulla prima con la modella in posa. Si ottiene quindi una doppia fotografia sulla stessa porzione di pellicola. “In fondo è tutto un gioco di luci, saperle sfruttare al meglio per riuscire ad ottenere l’effetto desiderato. I materiali sui quali stampare, poi, fanno il resto”, prosegue Gatti. Ed aggiunge: “Sono molto interessanti anche le stampe sul ferro: Bandini, per accentuare l’effetto ‘sporco’ del muro, fa arrugginire le lastre di ferro sotterrandole o esponendole alle intemperie. Successivamente, una volta raggiunto l’effetto desiderato, stampa la fotografia direttamente sul ferro”.
Animha, che ha avuto finora un buon riscontro e ritorno di pubblico, è una mostra molto introspettiva e toccante, aperta all’interpretazione più personale. “Il significato sta negli occhi di chi guarda” commenta infatti Gatti.

4 giugno 2011LA MEMORIA E IL DESIDERIO DI SE STESSI – Pietro Bandini impugna la macchina fotografica all’età di sei anni, e da allora i suoi occhi hanno continuato ad osservare il mondo attraverso l’obiettivo. Quegli occhi di bambino hanno dovuto però lasciare presto il posto a quelli di adulto che del mondo hanno imparato a scorgere il lato più profondo ma anche più frustrante. Sono proprio la frustrazione e la costrizione i fili, infatti, conduttori delle immagini di Animha. “Per quanto riguarda la serie di immagini – spiega il fotografo – mi ispiro alla difficoltà delle persone normali a vivere una vita felice”.
Il nome evocativo della gallery è una parola creata ad hoc, come lo sono le stesse immagini, la più adatta a contenerle tutte. E’ legata all’idea di “interiore” e di “essenza profonda”. Le figure immortalate sono tutte femminili: la donna, come spiega l’artista, da sempre ha dovuto fare i conti con ingiustizie e con la difficoltà di essere sé stessa ed esprimere la propria interiorità. Una delle immagini più suggestive è quella che ritrae una donna che ha dei cerotti posti sugli occhi. “Si tratta di una persona che, forse, non è sicura di essere libera – spiega Bandini  – ma crede comunque di poter vedere tutto con i propri occhi, invece anche gli occhi non sono i suoi. Non sono gli occhi di un uomo, sono gli occhi di un altro. La sua capacità di vedere il mondo attorno a lei è filtrata, non è reale. E nemmeno se ne accorge. E’ mutilata”. Anche ciò che dovrebbe essere lo specchio della realtà che ci circonda, è quindi in realtà un ulteriore filtro che non permette di vederla così come essa si presenta. Le suggestive immagini evocano sensazioni ed emozioni personali ed insostituibili in ogni osservatore, ma le parole dell’artista riguardo il significato ultimo che le immagini vorrebbero ispirare sono sicuramente una chiave di lettura importante per osservarle sotto una prospettiva diversa: “Quello che sento e che vedo – dice Pietro Bandini – è una vastità di esseri umani in potenza liberi, bellissimi e creativi, costretti a vivere in un silenzio quasi immobile, limitati e feriti nei loro desideri e nelle loro aspettative. Limitati da se stessi e più frequentemente da altri, che, oltretutto, traggono un vantaggio dalle ‘mutilazioni’ di questa umanità”.
La scelta del bianco e nero aumenta l’effetto straniante, irreale, drammatico, misterioso e senza tempo dei personaggi immersi in un’aurea di silenzio e mistero. A contribuire alla creazione di questa atmosfera è senza dubbio la tecnica della doppia esposizione del fotogramma. Le persone ritratte risultano quasi pietrificate. Senza tempo, immobili nella loro condizione. La luce naturale diurna che l’artista utilizza al momento degli scatti non è invece funzionale ad alcun messaggio. Rappresenta soltanto il suo modo di procedere, il meno elaborato e più naturale possibile. E ovviamente queste parole (semplice, non elaborato, naturale) escludono interventi di postproduzione sulle fotografie. “Le mie immagini si formano al momento dello scatto, quando la luce impressiona il film” conclude Bandini.

UN_TYPE, TRA COMUNICAZIONE, CO/WORKING E ARTE – La mostra è allestita in uno spazio atipico: non una galleria d’arte, bensì nel laboratorio co-creative Un_type.
Un_type, come spiegato da Gatti, è uno studio di comunicazione formato da liberi professionisti del settore (progettisti web, addetti stampa, grafici, copywriter) che collaborano per fornire un prodotto completo al cliente mettendo a disposizione un progetto di comunicazione orizzontale.
Dopo aver ristrutturato la vecchia tipografia anni ‘30 di strada San Nicolò 7, grazie all’architetto e al designer del gruppo, il locale che ospita oggi Un_type è stato organizzato e pensato anche per l’esposizione di mostre fotografiche e artistiche sempre gratuite e aperte a tutti, in linea con la mentalità di questo particolare spazio nel cuore della città. “Vediamo quest’area come una sorta di genius loci – spiega Gatti –. Data la collocazione in pieno centro nei pressi del Duomo e disponendo di un’ampia vetrina, ci piace dare visibilità ad amici, conoscenti o comunque artisti che ruotano intorno al mondo della creatività. Facciamo spesso questo tipo di esposizione: è un vero piacere e, allo stesso tempo, un modo per farci conoscere ed avere ritorno di immagine”. Un luogo di comunicazione e co-working capace di trasformarsi e aperto alla creatività in tutte le sue forme.
La prossima mostra, dal titolo  “Spazi della mente”, verrà inaugurata sabato 14 marzo alle ore 18.30, e sarà dedicata all’illustratore milanese Seacreative.

di Letizia Cicchitto, Federica Fasoli, Darika Fuochi

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