Esseri senzienti: le ragioni di una speranza (ci sono) grazie a empatia e pensiero olistico

Un incontro per parlare di come non sia ormai più possibile pensare l’uomo come una creatura scollegata dalla Natura. Intanto a Milano va in mostra “Wildlife Photographer of the Year”

Il 27 ottobre si è tenuto a Milano il convegno “Esseri senzienti – Le ragioni di una speranza”,  organizzato dall’Unione Buddista Italiana in collaborazione con l’Istituto Jane Goodal.

Durante la mattinata, accanto alla celeberrima etologa e antropologa Jane Goodal e al Presidente di Unione Buddhista italiana Filippo Scianna, sono intervenuti Daniela De Donno, Presidente di The Jane Goodall Institute Italia, Angelo Vaira, etologo e zooantropologo e Andrea Morello, Presidente di Sea Shepherd Italia.

Il fil rouge del Convegno è la consapevolezza  che tutti gli esseri sono interdipendenti tra loro e che non è ormai più possibile pensare l’uomo come una creatura scollegata  dalla Natura. Ogni nostra azione si ripercuote inesorabilmente sul Pianeta. Da qui l’importanza di guardare gli “altri da noi” con occhi nuovi, da un’altra prospettiva, con accoglienza, compassione e rispetto.

L’antropologa Jane Goodal, che per prima nei suoi studi diede un nome ad ogni scimpanzé che osservava, perché il nome sancisce la nostra identità e unicità, durante il suo intervento ricorda che abbiamo una sola casa e che nessuna specie veramente intelligente distruggerebbe mai la sua unica dimora. C’è però ancora speranza, nonostante i nostri comportamenti distruttivi. E’ necessario tuttavia rimboccarsi le maniche  per fare la differenza. E’ fondamentale unirsi per vedere tutti i problemi che stanno affliggendo il nostro Pianeta come un unico problema. Dobbiamo imparare a sviluppare un pensiero di tipo olistico.

Qui alcuni video degli interventi dell’antropologa: https://unionebuddhistaitaliana.it/news/esseri-senzienti-le-ragioni-di-una-speranza-lappuntamento-a-milano-con-jane-goodall/

A parlarci del suo rapporto di sinergia tra Buddhismo e mondo animale è Angelo Vaira, etologo e zooantropologo. Nel 2001 ha preso i voti del Bodhisattva in Francia, dal XVII Karmapa, promettendo di dedicare la sua vita a beneficio di tutti gli esseri. Così spiega: “Il mio è stato un percorso nel quale la crescita personale si è intrecciata sempre più a quella professionale.  La scuola di educazione cinofila che ho fondato si chiama Think dog proprio perché per me è importante che i miei allievi imparino a “pensare il mondo come lo penserebbe un cane”. Questa filosofia di pensiero dovrebbe essere applicata a tutto il regno animale, non solo al mondo cinofilo. Nei nuclei familiari che mi chiamano per consulenze porto un nuovo modo di concepire la relazione: il rispetto verso il proprio animale parte da una sua comprensione profonda”.

In particolare, quali insegnamenti del Buddhismo porta nel suo lavoro? “Sicuramente la compassione. Nel Buddhismo la compassione ha un significato più ampio di quello che noi solitamente utilizziamo.  Significa sperimentare il desiderio del bene nei confronti di ogni essere senziente. Sperimentare è più che “sentire”,  è un gesto concreto. E’ per questo che la compassione non deve essere vista come un segno di debolezza, ma al contrario come un gesto di coraggio perché porta a fare qualcosa e a non rimanere inerti davanti alle difficoltà.”

“Tra i tanti animali che continuamente mi trasmettono i loro insegnamenti, vorrei ricordare Jean Pierre. Ho vissuto con lui 12 anni ed era un cagnolino disabile. Non poteva correre perché aveva un carrellino che lo aiutava a sostenere gli arti posteriori. Non c’erano le condizioni per operarlo e quindi ha vissuto tutta la sua vita dovendo convivere con la sua disabilità. Questo mi ha aiutato a comprendere che non c’è bisogno di avere al proprio fianco un cane performante, ma che ero proprio io che dovevo calarmi nelle sue necessità per farlo felice e per fare il meglio per lui.”

Ai giovani che vogliono avvicinarsi al mondo animale, sia per inclinazione personale sia per svolgere una professione, Vaira suggerisce di “coltivare un approccio empatico nei confronti di tutte le creature. Per questo, li invito ad intraprendere delle pratiche, come la meditazione del Tonglen, che aiutano a sviluppare compassione verso tutto ciò che ci circonda. E’ fondamentale imparare a nutrire tutte le creature con bocconi di gentilezza e amorevolezza.”

E occhi giovani pieni di speranza li troviamo, sempre a Milano, alla mostra “Wildlife Photographer of the Year” che si terrà fino al 31 dicembre 2022 presso Palazzo Francesco Turati. Il prestigioso concorso di fotografia naturalistica promosso dal Natural History Museum di Londra è giunto alla 57esima edizione e ha visto la candidatura di quasi 50mila scatti provenienti da 96 Paesi. L’esposizione è organizzata, con il patrocinio del Comune di Milano, dall’Associazione culturale Radicediunopercento, riunendo cento immagini finaliste e vincitrici

Tre sezioni della mostra sono dedicate ai giovanissimi: fino a 10 anni, 11-14 anni, 15-17 anni. Tra i finalisti ci sono la foto di Gagana dello Sry Lanka che in tempo di lockdown guarda con curiosità i parrocchetti crescere i loro piccoli dal suo balcone in città; la foto di Onni dalla Finlandia che, armato di santa pazienza,  a terra nel suo capanno, riesce ad immortalare tre beccafrosoni in posa perfetta; la foto di Tamàs dall’Ungheria che con coraggio striscia sul suolo per cogliere una mosca che si è posata su una pozza d’acqua riflettente. E sono le foto di tanti altri ragazzi che ci danno speranza. Perché la speranza ha occhi curiosi, un cuore paziente e braccia e gambe coraggiose.

di Gemma Ventre

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