The last dragon: Gareth Bale e il suo addio al calcio

L’annuncio improvviso sui social a soli 33 anni. Attaccante veloce e potente, emerse nel Tottenham, si impose al mondo con il Real Madrid e trascinò il suo Galles nella storia

Apprendo la notizia e d’istinto mi fiondo a cercare il mio vecchio album di figurine Panini della Champions League 2010/2011. Mi fermo sulla pagina del Tottenham Hotspur. Quella squadra era piena di giocatori singolari: il fulmineo esterno Aaron Lennon; un giovane Luka Modric, futuro faro del Real Madrid e della Croazia; Rafael Van der Vaart, pregevole ed affermato centrocampista offensivo in cerca di riscatto dopo un‘esperienza agrodolce proprio con i blancos; Robbie Keane, tenace ed esperto attaccante irlandese con maree di gol a referto sia con gli Spurs che con la sua nazionale; Peter Crouch, torreggiante centravanti che con i suoi 2 metri per 84 chili sfidava le leggi della fisica ed il rapace Jermaine Defoe.

Tra questi, ecco un giovane Gareth Bale, indicato come difensore. Impossibile, vedendolo in quel contesto, con quella maglia, a quell’età, non ricordare quell’incredibile tripletta realizzata contro l’Inter proprio in quell’edizione, che lo fece conoscere al mondo intero in maniera improvvisa ed esplosiva (come le sue progressioni, che avrebbero caratterizzato la sua carriera, assieme ad un mancino di rara potenza e precisione).

Dopo il mondiale amaro con la nazionale gallese, ci si aspettava che Gareth Bale tornasse al lavoro con il Los Angeles FC, in vista dell’inizio del campionato a febbraio. Invece, lunedì 9 gennaio ecco il post sui suoi profili Instagram e Facebook che annuncia la sua decisione di appendere gli scarpini al chiodo. La notizia è spiazzante, perché, sebbene il giocatore nativo di Cardiff non fosse più in piena forma fisica e non avesse più nulla da dire al calcio che conta, la sua carta di identità segna solo 16 luglio 1989 come anno di nascita.

In 17 anni di carriera, condizionata da alti e bassi, Bale ha fatto in tempo a fare incetta dei trofei più prestigiosi (tra cui 5 Champions League), ha segnato indelebilmente la storia della sua nazionale (2 partecipazioni all’Europeo e un ritorno al Mondiale dopo oltre 60 anni) e ha realizzato gol pregevoli, figli di una commistione letale tra potenza, velocità e tecnica.

Le origini e l’ascesa

La carriera di Bale parte da Southampton dove, dopo la trafila nelle giovanili, viene messo sotto contratto a poco meno di 16 anni dall’omonimo club, il 1° luglio 2005. Per l’esordio ufficiale nella seconda divisione inglese bisogna attendere aprile dell’anno successivo, nella gara contro il Millwall.

Nel 2007 arriva al Tottenham per 5 milioni di sterline. Impiegato come terzino sinistro e all’occorrenza esterno di centrocampo, trova sempre più spazio stagione dopo stagione, fino al 2010/2011, nella gara di gironi di Champions League contro l’Inter; qui, con la sua squadra in 10 e sotto di 4 gol dopo un solo tempo, mette a segno una vana ma spettacolare tripletta. 2 gol su 3 arrivano da imponenti sgroppate sulla fascia sinistra e danno prova della supremazia atletica del gallese, oltre a mettere in evidenza un mancino preciso.

Nella primavera del 2012, l’allenatore Henry Redknapp comincia a testare Bale sulla trequarti nel 4-2-3-1, in una posizione quindi più centrale. È l’inizio della trasformazione del gallese da esterno bruciante a trequartista a tutto campo, che riesce a dar sfogo alla sua facilità di corsa senza eclissarsi su un lato del rettangolo di gioco e che nella nuova posizione vede molto meglio la porta, riuscendo anche a sfruttare doti balistiche eccezionali, con conclusioni di rara potenza.

Sullo stesso registro prosegue mister Villas-Boas nella stagione 2012-2013 e i risultati, in termini di prolificità, arrivano puntuali: 21 reti e 9 assist in 33 presenze. Se negli anni precedenti Bale era diventato un punto fermo della sua squadra, ora è anche un giocatore di indubbio valore ammirato in tutto il mondo. Se ne accorge il Real Madrid che per ingaggiarlo non bada a spese e lo rende, con  86 milioni di sterline (circa 100 milioni di euro) l’acquisto più oneroso nella storia del calcio (in quel momento).

Un grande tra i grandi di Madrid

Coi blancos, il gallese trova un organico stellare e si consacra definitivamente tra i grandi alla corte di Carlo Ancelotti. Schierato come ala destra, completerà il tridente denominato “BBC” (le iniziali dei cognomi dei suoi componenti) assieme a Karim Benzema e Cristiano Ronaldo, che collezionerà complessivamente oltre 400 reti. La stagione 2013/2014 porta alla vittoria della Coppa del re, con Bale che segna il gol vittoria del 2-1 sul Barcellona con la specialità della casa: bruciare l’avversario in velocità.

Arriva anche la sua prima Champions League, con la sua firma in finale contro l’atletico di Madrid, battuto 4-1.

La stagione 2014/2015 porta la Supercoppa Europea e il Mondiale per club, mentre l’anno dopo è la volta della seconda Champions League, sempre contro l’Atletico, sotto la nuova guida dell’allenatore Zinédine Zidane con cui il rapporto non decollerà mai del tutto. Fin qui, la media gol del gallese fa invidia a molti attaccanti puri: 58 in 123 partite, quasi 1 ogni 2.

Numeri importanti non solo nel rendimento, ma anche nell’ingaggio: lo stipendio arriverà infatti a superare i 500000 € settimanali, con picchi di oltre 25 milioni all’anno.

La coppa dalle grandi orecchie arriva anche nelle due stagioni successive, assieme alla Liga 2016/2017 e due Mondiali per club, ma è in particolare l’annata 2017/2018 a vedere l’ala di Cardiff imporsi con una doppietta da subentrato nella finale di Champions vinta 3-1 sul Liverpool. Un gol avviene grazie alla complicità del portiere Karius, mentre l’altro è una rovesciata atipica, striminzita ma letale, che porta Bale ancora più nella storia: è, tutt’ora, l’unico giocatore ad aver segnato più di un gol nella finale della massima competizione europea da subentrato.

È il picco di una parabola discendente: Bale ha giocato poco da titolare ed è spesso partito dalla panchina. Il rapporto con la tifoseria e il mister, anche a causa di comportamenti non esemplari e di una certa indolenza da parte dell’ala, è compromesso e non si aggiusta più.

Il contributo al gol di Bale diminuisce sensibilmente nel campionato 2018/2019 (8 centri in 29 presenze) e l’anno dopo il feeling con la tifoseria madridista scema ulteriormente, complici uno scarso apporto al successo della squadra a dispetto di un ingaggio monstre e post pungenti dove snobba il club di Madrid a favore della sua nazionale e del suo hobby preferito, il golf (Wales, Golf, Madrid. In That order).

Il fisico, che gli procura qualche infortunio, non lo aiuta e anche per questo finisce ai margini del progetto delle merengues.

Si tramonta sempre dove si è stati bene

A settembre 2020 Bale torna nella squadra in cui si era affermato, il Tottenham, con la formula del prestito annuale. Con il numero 9, gioca spesso nei 3 dietro alla punta in un 4-2-3-1. È un Bale inevitabilmente più statico e meno dirompente del primo visto agli Spurs. Tuttavia, nonostante qualche infortunio di troppo, arriva al rispettabile score di 16 centri in 34 presenze.

Fonte: pagina Facebook di Gareth Bale

Al ritorno dal prestito, al Real ritrova Ancelotti, ma non la continuità di partite e il feeling con l’ambiente. Gli acciacchi fisici non aiutano e nemmeno gli oltre 20 milioni di euro annui percepiti senza scendere in campo e la maggiore priorità data alla sua nazionale, frequentata dal gallese con assiduità nonostante una forma non sempre ottimale. Inoltre, le precedenti uscite poco felici sul club non avevano lasciato un bel ricordo di lui ai tifosi spagnoli. Fa comunque in tempo a vedere i suoi compagni vincere l’ennesima Champions League della storia del club, la quinta personale.

L’ex stella dei blancos passa al club statunitense Los Angeles FC nel luglio 2022, assieme a Giorgio Chiellini, aggiudicandosi la MLS Supporters’ Shield e la MLS Cup. Sono gli ultimi trofei della carriera.

Alla conquista d’Europa con pretese mondiali

Se dagli anni 90 fino ai primi del 2000 parlare del Galles voleva dire parlare di Ryan Giggs, sicuramente dagli anni 10 del 2000 in poi è il nome di Gareth Bale ad essere la stella più luminosa della nazionale dei dragoni.

Che anche grazie a lui hanno volato ad altitudini difficilmente ripetibili: il primo vero acuto dato dal ragazzo nativo di Cardiff alla sua nazionale è durante le qualificazioni al Campionato d’Europa 2016, raggiunto grazie a 7 centri in 10 presenze. Al primo Europeo della storia della sua nazionale, Bale decide la prima gara contro la Slovacchia, terminata 2-1, con un calcio di punizione, altro marchio di fabbrica del gallese.

Quella rappresentativa, partita come outsider, sfiora l’impresa fermandosi solo alle semifinali contro il Portogallo di Ronaldo, che avrebbe poi vinto la competizione.

Meno eclatante la seconda apparizione europea nel 2020, dove il cammino della selezione nazionale finisce contro la Danimarca agli ottavi, con un sonoro 4-0. Da una punizione all’altra, però, si continua a fare la storia: su calcio piazzato arriva infatti la rete decisiva nello spareggio delle qualificazioni ai mondiali in Qatar del 2022 contro l’Ucraina. Il digiuno mondiale durava dal 1958, quando il Galles arrivò ad uno storico quarto di finale contro un irresistibile Brasile di un certo Pelè.

La nazionale che arriva in Qatar 2022 è un drago che sputa, ormai, piccole scintille più che fiamme: il gioco, assieme alla qualità dell’organico, scarseggia. Il Galles conquista un solo punto nella fase a gironi, segnando un unico gol nel pareggio contro gli Stati Uniti su calcio di rigore, guadagnato e trasformato dal suo capitano.

È l’ultima presenza di Bale con la nazionale, che lo porta al primo posto di sempre a 111 partecipazioni ex aequo con Chris Gunter. Il primato di reti, invece, è tutto dell’ex Real Madrid: 41, nessuno mai come lui.

La notizia del ritiro, con campioni come Benzema ancora ai vertici del calcio mondiale a 35 anni e leggende come Cristiano Ronaldo che lasciano i palcoscenici che contano solo a 37, non può che lasciare perplessi i sostenitori di quel magico tridente che fu e che lunedì ha perso per sempre un tassello a soli 33 anni.

Una parabola, quella di Bale, la cui discesa è avvenuta troppo presto. Una carriera, la sua, che in quanto a trofei e numeri ha però saputo trarre molto di buono da un lasso di tempo relativamente breve: 22 titoli e 177 centri in 495 presenze tra Tottenham e Real.

Sicuramente c’entrano gli infortuni, ma anche – forse – colpi di testa (figurati, in questo caso) e occasioni non sfruttate a dovere, come quando Ronaldo lasciò i blancos nel 2018, alleggerendo la concorrenza realizzativa in attacco, e solo Benzema ne approfittò per redimersi.

Una cosa è certa: Gareth Frank Bale, da quella splendida tripletta di ormai 11 anni fa, di strada ne ha fatta parecchia.

di Michele Bonucchi

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