Popolo Ezida: tra ostruzionismo e resistenza. Il racconto di Zerocalcare, Cruciati e Beridan

Incontro a Parma con gli autori di "No sleep Till Shengal" e "La Montagna sola" nati da un viaggio missione alla scoperta del popolo che sta lottando contro l'Isis per difendere il suo modello di autogoverno

Il popolo ezida è una minoranza culturale e religiosa discriminata da lungo tempo. Soprattutto dopo l’attentato del 2014, la comunità sta tentando di ricostruire una propria autonomia ed è per questo che oggi viene vista come un pericolo. La storia di questo popolo però è sconosciuta ai più, per questo diversi giornalisti e operatori dell’informazione sono andati in ‘missione’ in Iraq per conoscere la loro storia. Tra questi anche il celebre fumettista Zerocalcare, che si era già occupato della questione curda con l’opera Kobane Calling.

Per parlare del popolo Ezida è stato organizzato a Parma, venerdì 3 febbraio presso il Circolo Arci Post, un incontro proprio con Zerocalcare, Chiara Cruciati e Rojbîn Berîtan: gli autori hanno presentato i propri libri nati appunto dalla volontà di testimoniare la situazione a Shengal.

Il loro viaggio si è svolto tra maggio e giugno del 2021, quando, insieme ad altri professionisti operanti nel settore dell’informazione, hanno raggiunto la giovane autonomia ezida. La popolazione ezida è organizzata in tribù di lingua e cultura curda e con religione propria. Negli ultimi anni è stata vittima di violenze per il proprio assetto politico e costituzionale, nato in seguito al massacro del 2014: il confederalismo democratico.

L’incontro a Parma è stato moderato da Nelly Bocchi di Rete Kurdistan Parma. L’evento è stato organizzato da Rete Kurdistan Parma, Casa delle donne di Parma, Donne in Nero Parma, Circolo Arci Post, Ciac, ArtLab, Potere al Popolo Parma, La Paz.

La Montagna sola: gli ezidi e l’autonomia democratica di Şengal

Rojbîn Berîtan, mediatrice e ricercatrice in Italia e in Kurdistan, è stata accompagnatrice di Zerocalcare e Chiara Cruciati nel loro viaggio a Shengal. Con Chiara Cruciati, è autrice del libro “La montagna sola. Gli ezidi e l’autonomia democratica di Şengal”.

Presente all’incontro a Parma in collegamento video, la ricercatrice spiega che il libro approfondisce la cultura ezida e racconta la storia millenaria di cui sono protagonisti. Infatti il “Kurdistan è un territorio non riconosciuto politicamente, e quindi non presente nelle cartine, ma che è sempre stato presente nelle narrazioni storiche”. All’interno di questo spazio territoriale si sono sviluppate molte tribù, tra cui gli ezidi, che si sono da sempre differenziati per la loro religione: l’ezidismo, un credo pre-islamico, per il quale sono stati molto spesso accusati di eresia.

Il titolo fa riferimento all’unica montagna presente nella piana di Ninive, chiamata in Iraq “Montagna sola”, richiamando anche alla laconicità del popolo ezida lì presente, divenuto introverso per le continue aggressioni ricevute dalle autorità vicine. Infatti, con il massacro del 3 agosto del 2014, sono 74 gli atti disumani mossi contro questa popolazione, tacciata di eresia e di adorare il diavolo. Il genocidio portò alla morte più di 1.500 uomini e sono circa 6.500 le donne, gli uomini e i bambini sequestrati.

La montagna, come racconta Chiara Cruciati, redattrice esteri al giornale Il Manifesto, “è stata un’importante difesa nel giorno del massacro”. Infatti, dopo la fuga delle truppe che avrebbero dovuto contrastare l’ISIS, i peshmerga di Barzani, l’unica possibilità di difesa degli ezidi era avventurarsi in questa complessa altura, dove rimasero per più di una settimana senza risorse. Grazie al PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) e al YPJ (Unità di Protezione delle donne), venne creato un cordone umanitario per salvare le vittime, che furono portate nel Rojava, territorio difeso da combattenti curdi.

Con la liberazione di Shengal, anche gli Ezidi hanno deciso di instaurare un governo basato sul Confederalismo Democratico, un’ideologia politica sviluppata da Abdullah Öcalan, già adottato nel Rojava. La filosofia del confederalismo democratico prevede in primis l’abbattimento del patriarcato e di conseguenza la parità dei sessi, poi la creazione di un sistema di assemblee popolari confederate, superando così la concezione di Stato, e una politica ecologica, che sia in armonia con la natura, per la nascita di un’economia sostenibile.

No Sleep Till Shengal

La nascita del fumetto di Zerocalcare, No Sleep Till Shengal, si associa anche alla genesi del libro precedente, poiché in entrambi c’è la volontà di testimoniare quello che sta succedendo a questo popolo. L’autore racconta di essere stato chiamato inizialmente dall’Ufficio Informazioni del Kurdistan in Italia per “accendere un riflettore su ciò che stava accadendo in quel momento a Shengal”. Il viaggio si è svolto tra maggio e giugno del 2021 e la delegazione italiana era composta principalmente da giornalisti e attivisti, persone inviate lì per documentare.

Dopo il ritorno degli Ezidi a Shengal, le autorità confinanti furono subito intimorite e spaventate dal nuovo assetto politico assunto dalla comunità, ovvero il confederalismo già citato, soprattutto Iraq e Turchia che vedevano nel distretto di Shengal una minaccia. Su questa base, additandoli come “terroristi”, nasce l’Accordo di Sinjar, un accordo stipulato tra il governo iracheno e il governo del Kurdistan Meridionale, dove si obbliga allo scioglimento dell’autonomia appena formata e alla consegna delle armi. Ciò che più meraviglia all’interno di questo accordo è l’assenza dell’Amministrazione autonoma democratica e del popolo di Sinjar.

Il fumetto di Zerocalcare inoltre mostra anche la difficoltà di penetrare nello Stato iracheno e arrivare a Shengal. L’Iraq è un Stato frammentato, diviso da piccole potenze diverse che si contendono territori. L’influenza di questi poteri così diversificati viene esplicitata soprattutto ai checkpoint, dove bisogna ottenere l’autorizzazione per proseguire il proprio viaggio. Un meccanismo che Zerocalcare stesso definisce un “gioco dell’oca in cui ritornavamo sempre al via. Il momento del checkpoint è stato il momento più paranoico: la milizia turkmena o sciita ci ha sequestrato telefono e portafogli. Quello che univa tutte queste forze era la volontà di non farci vedere Shengal. Il modello che si sta sviluppando lì è qualcosa che spaventa, non vogliono che sia raccontato”.

di Giuseppe Russo

foto di Mattia D’Annucci

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