ChatGPT: l’informazione nell’era delle IA

In futuro compreremo giornali scritti da intelligenze artificiali? Lo abbiamo chiesto alla diretta interessata: ChatGPT

Qualche mese fa Allan Pan, uno youtuber statunitense che si occupa di quelli che potremmo definire gadget tecnologici improbabili, si è accorto che la CNN aveva ricaricato un suo video sul proprio network senza neppure citarlo. La sua singolare e buffa protesta ha previsto, tra le altre cose, la creazione di un sito di notizie online. Per popolarlo di articoli, Allan Pan ha fatto ricorso all’intelligenza artificiale, producendo in poche ore centinaia di testi e immagini in modo completamente automatico, partendo dai semplici titoli delle agenzie stampa. Il risultato di questo lavoro non è particolarmente brillante, ma le cose potrebbero cambiare in fretta con l’arrivo delle intelligenze artificiali più avanzate come ChatGPT di OpenAI (già attiva) e BardAI di Google (annunciata in questi giorni).

Proprio ChatGPT è giunta all’attenzione della cronaca nelle scorse settimane perché la sua capacità di generare risposte corrette e coerenti è così avanzata da consentirne l’abuso da parte degli studenti, ad esempio per farsi scrivere relazioni, risposte per gli esami e tesi di laurea. Negli USA un reo confesso è già salito agli onori della cronoca: la questione è dunque molto rilevante perché al momento anche un apposito servizio messo a disposizione dalla stessa OpenAI non sembra in grado di distinguere con certezza le rispose scritte dall’IA da quelle scritte da un essere umano. Se in mezzo si aggiunge una traduzione dall’inglese fatta dallo studente stesso, distinguere l’umano dal computer diventa ancora più complicato.

Altra questione, rimasta più defilata, è se l’intelligenza artificiale possa svolgere il lavoro del giornalista, sostituendosi ai professionisti del settore. Non sarebbe certo la prima volta che una nuova tecnologia provoca la scomparsa di un mestiere: il dubbio dunque deve essere preso seriamente. Non tanto per lanciare improbabili cacce alle “streghe tecnologiche”, quanto per capire cosa i professionisti del settore e i consumatori debbano aspettarsi dal futuro.

Regola fondamentale del giornalismo è raggiungere la fonte primaria delle notizie. Così, per cercare di dare risposta a qualcuno dei tanti dubbi sollevati da più parti nelle scorse settimane, abbiamo pensato di rivolgerci alla diretta interessata: l’Intelligenza Artificiale ChatGPT.

Lo Scrittore – automa costruito tra il 1768 e 1774 dall’orologiaio svizzero Pierre Jaquet-Droz. Interamente meccanico, può scrivere un messaggio di quaranta caratteri, preimpostabili (Foto: Wikimedia Commons)

Per prima cosa abbiamo cercato di capire quali fossero i problemi principali del giornalismo, problemi che potrebbero almeno in linea di principio, portare in futuro a preferire le intelligenze artificiali a quelle umane. «Il proliferare di false informazioni e false notizie sui social media» ci ha spiegato ChatGPT «ha reso difficile per i giornalisti distinguere la verità dalle invenzioni». Secondo l’intelligenza artificiale, questo metterebbe a rischio la credibilità della stampa, spingendo le persone a diffidare di ciò che leggono. L’IA è convinta che anche la crescente polarizzazione del dibattito politico abbia contribuito alla crisi di credibilità della stampa «rendendo difficile per i giornalisti riportare [le notizie] in modo obiettivo e imparziale, perché alcune persone percepiscono i media come prevenuti o di parte». Ad aggravare le cose si aggiungerebbe anche la pressione ad arrivare primi sulla notizia «anziché ad essere i primi a dare la notizia correttamente. Questo può portare a diffondere informazioni inaccurate».

L’intelligenza artificiale riconosce inoltre che la digitalizzazione ha già creato dei problemi alla stampa «La diffusione dei media digitali» spiega l’IA «ha messo in crisi il modello finanziario tradizionale del giornalismo, rendendo difficile per molte testate giornalistiche la monetizzazione del loro lavoro e il mantenimento della loro solidità finaniaria».

ChatGPT è però convinta che le intelligenze artificiali come lei possano essere d’aiuto al giornalismo. La sua capacità di analizzare grandi quantità di dati potrebbe aiutare sia con la «verifica dei fatti e l’ampliamento del contesto» che con il «fornire informazioni aggiuntive su un’ampia varietà di argomenti, aiutando a risparmiare tempo e a migliorare l’efficienza». Secondo l’intelligenza artificiale, anche la capacità di tradurre in tempo reale e di generare testi scritti può «rendere il giornalista più libero di concentrarsi su altri aspetti del suo lavoro.»

Non sembra invece convinta della possibilità che le intelligenze artificiali, almeno in un futuro prossimo, siano in grado di svolgere per intero il lavoro del giornalista. «L’IA ha il potenziale di aiutare molto i giornalisti nel loro lavoro.» ci ha spiegato «ma è improbabile che li rimpiazzi. Le abilità, la capacità di giudizio e l’etica che i giornalisti mettono nel loro lavoro sono uniche e insostituibili.»

Resta una questione ancora aperta: ChatGPT è convinta che le intelligenze artificiali come lei possano in effetti fornire un contributo sostanziale alla stesura di un articolo, compresa la preparazione del testo. In effetti un articolo su Nature segnala come già almeno quattro articoli scientifici l’abbiano inclusa tra gli autori, innescando la rapida reazione delle due maggiori riviste scienfiche internazionali: Science e la stessa Nature. La reazione dei due colossi è parsa a tratti un po’ scomposta. Ad esempio Holden Thorpe, editor di Science, in un editoriale sul tema è arrivato a definire “plagio” l’uso di una intelligenza artificiale per la creazione dei testi: affermazione potenzialmente contraddittoria, perché se non si considera l’intelligenza artificiale un autore, ma uno strumento, non si capisce come si possa plagiare uno strumento.

Eppure il contributo che ChatGPT è sicura di poter fornire ai giornalisti, se fornito invece da una persona, potrebbe legittimamente portare ad includere quella persona tra gli autori dell’articolo. «L’autore di una notizia o di un altro contenuto che sia generato usando un’IA» obietta la diretta interessata «dovrebbe essere il giornalista che ha scritto o editato il pezzo. Mentre le intelligenze artificiali come me possono assistere nella creazione del conenuto, il prodotto finito è il risultato delle decisioni editoriali del giornalista e della sua abilità di scrittura». Eppure la stessa ChatGPT riconosce che non sarebbe corretto che le intelligenze artificiali come lei rimangano completamente nell’ombra «è importante essere trasparenti con il pubblico riguardo al ruolo delle IA nella creazione dei contenuti». aggiunge «Questo può aiutare a creare fiducia e a mantenere la credibilità del giornalismo». Suggerisce inoltre che le testate giornalistiche potrebbero «includere una dichiarazione sull’uso di strumenti IA nella creazione del contenuto».

L’intelligenza artificiale stessa sembra dunque convinta che, almeno per quanto riguarda il futuribile, il mestiere del giornalista sia destinato a restare saldamente nei neuroni delle menti umane e che il ruolo delle intelligenze artificiali sarà quello di spalla più che di concorrenza. Google ha annunciato l’imminente attivazione di una nuova intelligenza artificiale, BardAI, che sulla carta (anzi, sul silicio) promette di essere ancora più potente di ChatGPT: sarà d’accordo con la sua collega o avrà altri progetti il nostro futuro? Per saperlo basterà chiederglielo.

di Giovanni Perini

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