Alla scoperta del Capas: il coro Ildebrando Pizzetti

Studenti ed ex studenti, matricole, dottorandi e ormai grandi veterani sono uniti in una sola voce in uno dei cori universitari più antichi d'Italia. Parola d'ordine: mettersi in ascolto e vivere l'esperienza come un gioco di squadra

Far parte di un coro non significa solo vivere un’esperienza musicale, “far parte di un coro è prima di tutto fare un’esperienza personale, condivisa con gli altri” spiega Ilaria Poldi, maestra del coro Ildebrando Pizzetti dell’Università di Parma dal 1994.

Poldi è infatti fermamente convinta che “il canto tiri fuori le potenzialità intime dell’individuo”. Far parte di un coro significa, quindi, anche condividere una passione. Ed è proprio la passione per il canto che porta specificatamente questo gruppo a impegnarsi ogni lunedì sera alle prove, ma anche a casa. La prima regola è infatti allenarsi: “Non serve solo saper cantare, ma impegnarsi nel tempo per saper esprimersi”.

Il coro Ildebrando Pizzetti rientra nelle attività promosse dal Capas, il Centro per le Attività e le Professioni delle Arti e dello Spettacolo dell’Università di Parma.

Provare, provare e provare: l’impegno nel coro Ildebrando Pizzetti

I coristi si incontrano una volta a settimana, nella sede del Capas (al 1° piano di vicolo Grossardi 4, a Parma), il lunedì sera alle 20:30, per agevolare anche i lavoratori, per circa un’ora e mezza. “Diamo i supporti anche per studiare da soli, – continua Poldi – abbiamo dei file condivisi dove il corista può istruirsi, ma chiaramente deve venire anche alle prove”.

Durante le prove si fa riscaldamento vocale, si impara a conoscere la propria voce, le tecniche di rilassamento e di gestione del corpo. Si studia poi singolarmente la parte di repertorio e si mette tutto insieme, in polifonia. Poi la maestra del coro fa un lavoro di concertazione, cioè “chiedo nel dettaglio il tipo di suono, colore, attacco…”.

Prerequisito per far musica è l’intonazione. Ma non è solo questa la caratteristica che bisogna avere per entrare a far parte del coro Ildebrando Pizzetti : “Bisogna avere un buona predisposizione alla musicalità, al senso ritmico”. Prima di essere inseriti nel coro per così dire “ufficiale”, vi è infatti un’officina che dura all’incirca sei mesi, dove il futuro corista dovrà dare prova di essere in grado di affrontare un repertorio complesso. Non è quindi così fondamentale avere qualità vocali o d’orecchio, perché Ilaria Poldi ritiene che si debba avere di più “la motivazione che spinge la persona a impiegare così il suo tempo”.

Quella del coro è un po’ una lezione di vita: insegna ad essere tenaci e a non mollare. “Chi non ha una voce eccezionale ma ha un grande orecchio, va a tempo perfettamente, aiuta magari qualcun altro” come in un vero e proprio gioco di squadra, un lavoro insomma in cui “mettere a disposizione le proprie capacità al servizio degli altri”.

La fascia di età dei partecipanti al coro va dai 20 ai 40 anni.

Non c’è un periodo più idoneo per iscriversi al coro, ecco perché Poldi invita i più appassionati a farne parte scrivendo all’indirizzo email: coro@unipr.it.

Il coro Ildebrando Pizzetti tra i più vecchi d’Italia

Il coro si chiama Ildebrando Pizzetti, come l’omonimo compositore che ha avuto il ‘900 italiano. L’anno della sua morte, il 1968, è stato anche l’anno di fondazione del coro dell’Ateneo parmigiano. Si tratta quindi di uno dei cori universitari più vecchi d’Italia. Il coro è da tanti anni in attività sia all’interno dell’ateneo – nelle cerimonie, nei congressi e nei convegni – sia fuori Parma, in altre città d’Italia ma anche all’estero.

“All’estero abbiamo viaggiato tanto” spiega Poldi che ricorda le tappe in Scozia, Francia, Spagna, Germania e Grecia dove i partecipanti al coro hanno avuto modo di fare anche una “esperienza umana”. Si aggiunge anche l’esperienza in Terra Santa che è stata “sicuramente una grande soddisfazione”. Il coro è stato selezionato come coro regionale per la partecipazione ai concerti di Gerusalemme e Betlemme nel dicembre 2018, concerti di Natale che sono stati motivo di incontro di musiche e altre culture. Nel 2019, invece, il coro è stato selezionato per partecipare al concorso internazionale per direttori di Coro Romano Gandolfi.

Anche quest’anno in calendario ci sarà la rassegna concertistica Gaudeamus in Musica, una rassegna corale universitaria e non solo organizzata da 13 anni nel periodo di maggio e giugno. Il nome riprende l’inno universitario Gaudeamus igitur, un inno in tardo latino che cantano tutti i cori in tutto il mondo.

I coristi: alcune testimonianze

Come Poldi racconta, “c’è un clima amicale tra le persone del gruppo, che condivide una passione”. Anche per Monica De Carne, studentessa al terzo anno di Medicina e Chirurgia all’Università di Parma, è lo stesso, in quanto sente di aver trovato in questa città, nel coro Pizzetti in particolare, una “seconda famiglia”. “Siamo molo uniti e si sono create delle belle amicizie. L’esperienza del coro è unica e io ne faccio parte da due anni. È sempre una grande soddisfazione quando, dopo aver studiato un nuovo brano, lo eseguiamo tutti insieme e le nostre voci si armonizzano. L’ambiente del coro è accogliente, si ride e si scherza, la maestra Poldi è davvero coinvolgente. Certo è un impegno che bisogna rispettare e deve essere considerato non come semplice svago, ma come vera passione a cui dedicare tempo”.

Il senso di appartenenza ad un coro è molto alto anche per Francesco Paolo Zienna che è ormai da 14 anni che canta nel Pizzetti. È entrato a far parte del coro fin dal suo primo anno all’Università a Parma, grazie all’incontro di altri studenti già suoi membri. E anche se i suoi studi di architettura e storia dell’arte sono ormai terminati, lui resta a cantare. “Grazie al Pizzetti ho avuto modo in primis di approcciarmi ad un repertorio musicale che io non avevo mai toccato”. Il coro gli “ha permesso di avere questo rapporto con le altre voci che io non conoscevo così. Il fatto di poter cantare con uno spartito davanti, di conoscere le note, ha aiutato molto. Quindi ho avuto modo di poter imparare la musica leggendola”. La direttrice Poldi infatti intervallava le prove insegnando alfabetizzazione musicale ed emotiva.

Far parte del coro significa rinunciare a qualcosa, per un impegno più grande che affatica ma che riempie davvero, tanto che “non vedevo l’ora che arrivasse lunedì”. In questo spazio accogliente per Ilaria, Monica e Paolo, si cresce insieme al gruppo. “Poi comunque – dice Paolo – la grande opportunità che ha sempre dato il coro Pizzetti è quello di avere rapporti con tutti i cori universitari, che potevano essere italiani o esteri. Questo ci ha portato a viaggiare molto”. E a questo proposito il corista ricorda e ringrazia la vicinanza del Rettore Paolo Andrei che in occasione delle esibizioni a Gerusalemme è diventato parte integrante del coro.

Secondo Poldi il coro porta ad avere rapporti con altri cori per mettersi all’ascolto, vedere altre esperienze e scelte musicali, altre persone che condividono la stessa passione”.

Paolo ricorda particolarmente il Festival Internazionale di Musica Universitaria che fanno a Belfort, in Francia: “E’ praticamente un Festival dove ci sono tutte le realtà musicali che vanno dalla musica classica alla progressive e alla musica etnica. Per quasi una settimana la città di Belfort si ferma perché ospita tutti questi turisti che vengono da tutto il mondo e organizzano una serie di concerti in vari posti; quindi tu puoi spaziare in qualsiasi modo e avere un’impronta e una conoscenza proprio a 360° della musica”.

Una caratteristica fondamentale del coro è la serietà. “È un peccato che alcuni ragazzi, specialmente matricole, una volta constatato l’impegno da investirci, dopo un po’ abbandonino. – continua Paolo – Al posto della passione seguono il credito universitario. Invece è bello vedere come ex coristi, oggi padri di famiglia, professori universitari, dirigenti, restino affezionati e a piena voce. In questo si esplica il senso di appartenenza ad uno dei primi cori universitari italiani”. Paolo confessa anche che “si sono formate delle coppie che poi si sono sposate e hanno avuto figli. Ecco, il Pizzetti è stato anche un portatore di nuove famiglie. Galeotto fu il Pizzetti!”.

Secondo Paolo “si ha tanta paura ad approcciarsi alla coralità anche perché spesso i cantanti stessi hanno voglia di primeggiare”. E l’essere primo e unico invece che una voce insieme ad altre voci è quello che non esorta a fare Paolo, il quale invece invita tutti i ragazzi ad approcciare a questo fantastico mondo e cambiare prospettiva con la naturalità di un canto libero.

La prossima esibizione del coro Ildebrando Pizzetti:

Il Coro Universitario sarà ospite dell’Abbazia di Valserena, sede dello CSAC, sabato 1 aprile alle ore 17. La musica in dialogo con le letture a cura del CUT sarà l’occasione per una riflessione sul tema della morte, attraverso le parole di poeti, mistici, scrittori e polifonisti di diverse epoche. Ingresso con prenotazione. Ingresso gratuito, fino ad esaurimento posti, con prenotazione obbligatoria compilando il seguente modulo:
https://form.jotform.com/…/concerto-quando-corpus-morietur

di Fabiola Veca

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