Il PD volta pagina: chi è Elly Schlein e quali sono i principali ostacoli della neoeletta Segretaria

La carriera e le sfide immediate della neosegretaria del Partito Democratico, già ex-vicepresidente dell’Emilia-Romagna ed ex-parlamentare europea

Elly Schlein, Foto: Partito Democratico (sito ufficiale)

Dopo il successo politico di Giorgia Meloni, sembra che finalmente il “glass ceiling”, ovvero la barriera invisibile verticale che impedisce alle donne di raggiungere posizioni di vertice e responsabilità soprattutto in ambito politico, stia cominciando a cedere.
Al termine di una lunga campagna elettorale, il 26 febbraio gli elettori del Partito Democratico sono stati chiamati alle urne per eleggere il nuovo Segretario di partito, dopo i risultati negativi delle elezioni amministrative di settembre che avevano portato alle dimissioni di Enrico Letta, in carica dal 2021.

Una sfida dal sapore tutto emiliano-romagnolo che, se fosse stato per gli iscritti al partito, avrebbe vinto il governatore Stefano Bonaccini; la differenza l’ha fatta l’alta partecipazione ai gazebo: Elly Schlein, già vicepresidente della regione nel biennio 2020-2022, è diventata la prima segretaria di partito all’età di 37 anni, strappando il primato anagrafico a Matteo Renzi, eletto nel 2013 per il medesimo incarico a 38 anni.

Con la vittoria di Elly, l’Italia diventa così il secondo paese nell’Unione Europea ad avere due donne ai vertici nei principali partiti dopo la Finlandia, che oltre alla Prima Ministra Sanna Marin ritrova anche Riika Purra, alla guida dal 2019 del partito nazional-conservatore ed euroscettico Finns Party.

Gli inizi: dalla carriera universitaria all’incontro con Giuseppe Civati

Nata nel 1985 e figlia di una docente universitaria italiana e di un accademico americano, dopo il diploma di scuola superiore conseguito a Lugano, Elly Schlein torna in Italia per iniziare gli studi universitari a Bologna, frequentando prima il DAMS e poi gli studi in Giurisprudenza, impegnandosi nelle associazioni studentesche per la comunicazione di partito e l’organizzazione di eventi.

Ed è proprio negli anni dell’università che viene eletta per due volte rappresentante degli studenti in Consiglio di Facoltà, dando vita assieme ad alcuni compagni di corso all’associazione Progrè, con cui dà vita ad alcune inchieste dedicate al carcere e ad alcune iniziative sui luoghi comuni dell’immigrazione. A segnare l’inizio della sua carriera politica, però, è l’attività di volontariato nella campagna elettorale di Barack Obama per le elezioni americane del 2008: un’esperienza che la porterà ad appassionarsi alla comunicazione politica (raccontata in un blog) e a tornare in America quattro anni dopo, nel 2012, per dare il suo contributo per la formazione dei volontari impegnati per la rielezione di Obama.

Dopo la Laurea, la Schlein porta avanti una carriera nell’ambito cinematografico, scrivendo recensioni di film per diverse testate e girando Anija-La Nave, dedicato all’esodo albanese verso l’Italia avvenuto dopo il crollo del regime comunista del 1990 e che ottenne nel 2013 un David di Donatello come miglior documentario; sempre nello stesso anno, dà vita assieme a Pippo Civati a un’inchiesta sui fondi italiani non dichiarati in Svizzera.

Sempre nel 2013, nei giorni dell’elezione del Presidente della Repubblica segnati dai 101 franchi tiratori che decisero di bocciare la candidatura di Romano Prodi, decise di dare inizio alla protesta sotto forma di mobilitazione nazionale #OccupyPD e di organizzare un paio di mesi più tardi l’iniziativa 102 idee per cambiare, nata con l’intento di portare nuove proposte per la rinascita del centrosinistra. Pochi mesi dopo, è al fianco di Giuseppe Civati nella campagna per la segreteria del Partito Democratico: nonostante la mancata elezione di Civati – giunto terzo dopo Matteo Renzi e Gianni Cuperlo – la Schlein viene comunque eletta componente della direzione nazionale del partito.

Le Elezioni Europee, la prima spaccatura col PD e la vicepresidenza regionale

Nel 2014, Elly Schlein presenta la sua candidatura alle elezioni europee con la campagna #slowfoot, una mobilitazione fatta tra la gente immaginata nel modo più sostenibile possibile e nata con l’intento di pensare un futuro all’insegna delle esigenze delle persone e del territorio. Il suo è un impegno che viene premiato con più di 54.000 voti che la portano all’elezione al Parlamento Europeo dove avrà modo di battersi su tematiche molto sentite che porterà avanti durante la sua campagna elettorale, quali i diritti, l’immigrazione, la giustizia fiscale e la lotta alla corruzione e alle mafie.

Con esse prosegue il suo percorso che la porta a ricoprire la carica di vicepresidente della delegazione alla Commissione parlamentare di stabilizzazione e di associazione UE-Albania. Durante il quinquennio da Europarlamentare però, qualcosa va storto e nel 2015, a seguito di alcune scelte politiche che porteranno all’approvazione dell’Italicum, il Jobs Act e la Riforma della Scuola, decide con Giuseppe Civati e altri componenti di partito di lasciare il PD e fondare Possibile, che verrà successivamente registrato nel 2016.

Quattro anni più tardi, nel 2020, si presenta alle elezioni regionali in Emilia-Romagna con la lista Emilia-Romagna Coraggiosa, ottenendo 22.000 voti che la porteranno all’elezione nell’Assemblea Legislativa Regionale e all’incarico di vicepresidente della Regione e assessora al contrasto alle diseguaglianze e alla transizione ecologica, con delega al welfare e al Patto per il Clima: un impegno che porterà avanti fino all’ottobre 2022, quando lascia l’incarico in seguito all’elezione da deputata nel Partito Democratico con cui, nemmeno un mese dopo, annuncerà la candidatura da Segretaria di partito.

Il programma di partito e le sfide a cui dovrà rispondere

Parte da Noi! è il programma che grida al cambiamento, che strizza l’occhio ai suoi argomenti di cui si ha un’idea ben chiara nelle prime parole pronunciate dopo l’elezione. L’emergenza climatica, che richiede politiche industriali diverse e una conversione ecologica equa e inclusiva, il diritto al lavoro, la lotta alla disuguaglianza sociale e culturale, all’autodeterminazione, ai diritti civili per gli appartenenti alla comunità LGBTQIA+ sono solo alcune battaglie che si propone di portare avanti.

La prima sfida da vincere per la Schlein sarà dunque quella di rilanciare il PD; su questo Stefano Bonaccini ha già garantito il suo appoggio e ha chiamato tutti gli iscritti a stringersi attorno alla Segretaria per garantirle il sostegno: in cima alla lista dei problemi da affrontare nel prossimo futuro c’è la questione della leadership.

Il confronto fra lei e la leader di Fratelli d’Italia nonché premier Giorgia Meloni potrebbe essere quotidiano, ma anche l’universo maschile – che non sarà scevro da retaggi culturali denigratori – potrebbe rappresentare un condizionamento. Altro capitolo non trascurabile saranno le alleanze oltre alla necessità di avere l’unità del partito per affrontare la grande sfida ucraina: Schlein non accetta il ricorso alle armi come unica possibilità e sicuramente il suo background culturale pacifista la porterà verso uno sforzo politico e diplomatico che investirà l’Unione Europea in una conferenza di pace che probabilmente troverà il favore di molti (ma non di tutti).

Sull’immigrazione Schlein ritiene che sia necessario trattare il tema a livello europeo, riformando il Regolamento di Dublino, cioè la principale norma europea in tema di immigrazione e accoglienza entrato in vigore nel 1997 e aggiornato l’ultima volta nel 2013. Il rilancio del progetto federalista europeo non è completamente nuovo, perché se ne parlava anche nel programma per il nuovo governo tedesco presentato nel 2021 da SPD, Verdi e FPD, ma sull’immigrazione sembra ci sia una visione puntuale che dovrà richiamare ad una maggiore responsabilità tutta l’Europa.

Insomma, la partita in casa PD si è appena aperta.

di Rebecca Alessi


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