CER: comunità energetiche rinnovabili. La soluzione che aiuterà a salvare il pianeta

Crisi ambientale ed energetica, finalmente sono arrivati gli incentivi per la realizzazione delle comunità energetiche. Di cosa si tratta? Chi può parteciparvi? Come? Tutte le risposte sono in questo articolo

Si parla ormai sempre più spesso e sempre con tono più drammatico della crisi ambientale. Non è solo compito degli scienziati rallentare il danno della crisi climatica ed energetica, ma anche dei cittadini. Da anni ogni individuo, nel suo piccolo, cerca di contribuire al benessere del pianeta attraverso il riciclo di materiali, la raccolta differenziata, la scelta ecologica negli spostamenti e così via… Nonostante gli infiniti sforzi, tutto ciò non è abbastanza. La sirena d’allarme lanciata dal pianeta non smette di suonare: il danno all’ambiente è fatto, ma prima che si arrivi al peggio, la scienza, col supporto delle azioni politiche volte all’ecosostenibilità, ce la sta mettendo tutta per lasciare ai posteri un mondo vivibile. Per questo, in soccorso del pianeta e della vita umana, arrivano le comunità energetiche.

Quando e dove sono nate le comunità energetiche?

Le comunità energetiche hanno una storia ormai centenaria, non sono un’invenzione degli ultimi anni.

Le prime comunità energetiche nacquero già all’inizio del XX secolo, quando furono ideati i primi progetti di produzione e consumo locale di energia. A dare il via fu la Danimarca con l’installazione di impianti eolici, seguita poi da Germania e Belgio negli anni ottanta. Dal duemila il modello di comunità energetica è stato rinnovato. Il motivo di questa nuova rotta verso un futuro più sostenibile si deve alla liberalizzazione del mercato energetico e all’innovazione tecnologica. In Italia ad inaugurare questo nuovo approccio alla lotta contro la crisi climatica ed energetica fu la regione Alto Adige (precisamente nel comune di Funes). Nel 1921 fu fondata la Società Elettrica Santa Maddalena il cui fine era ed è quello di promuovere la partecipazione dei cittadini all’interno della cooperativa per lo sviluppo sostenibile della valle.

Nel 2019, grazie al Decreto Milleproroghe 162/2019, in Italia è stata promossa la legge sulle comunità energetiche, riconoscendo quindi le comunità energetiche rinnovabili (CER) e una rete di supporti ad esse collegate.

Quando si parla di comunità energetiche si fa riferimento alle associazioni composte da cittadini privati, attività commerciali, enti locali e PMI (piccole e medie imprese) impegnate a produrre, condividere e usare energia rinnovabile scambiandola con altre comunità dello stesso livello.

Come funzionano le comunità energetiche rinnovabili?

Le comunità energetiche rinnovabili sono vere e proprie comunità in cui tutti hanno il ruolo di contribuire non solo alla produzione, ma anche al consumo di energia pulita proveniente da fonti rinnovabili. In questa maniera, all’interno delle comunità, si può condurre una vita sostenibile per l’ambiente e per l’economia.

Bisogna non confondere le comunità energetiche con l’autoconsumo collettivo. In quest’ultimo caso si tratta di un gruppo di consumatori di energia rinnovabile che agisce in maniera collettiva trovandosi all’interno di uno stesso edificio (es. un condominio).

Quali sono i vantaggi delle CER?

L’obiettivo principale è di fornire benefici ambientali, economici e sociali a livello di comunità ai suoi azionisti/membri e alle aree locali in cui opera. Nel dettaglio si può parlare di tre vantaggi principali che riguardano i fattori più colpiti nello scenario della crisi climatica:

  • Ambiente. Meno emissioni di gas effetto serra. Stando ai rapporti pubblicati da ENEA, il valore medio di emissioni per ogni kilowattora consumato dal contatore domestico è di 352,4 grammi di CO2 equivalente. La produzione di energia fotovoltaica invece, al netto della CO2 emessa in fase di realizzazione dell’impianto e dei suoi componenti, non produce emissioni dannose per l’ambiente.
  • Economia. Sono previsti incentivi per le comunità energetiche cumulabili anche con altre agevolazioni dando quindi la possibilità alle imprese, agli enti locali e ai cittadini di ottenere un ingente risparmio economico grazie alla riduzione dei costi dell’energia.
  • Vita sociale. All’interno di una comunità energetica aumenterebbe la consapevolezza dei consumatori al monitoraggio dei consumi e si promuoverebbero stili di vita volti all’inclusione e alla collaborazione sociale, contrastando quindi la povertà energetica.

Quale è lo scenario italiano delle comunità energetiche?

In Italia, ad oggi, esistono 35 comunità energetiche operative e oltre 60 in fase di progettazione e costituzione.

I soggetti coinvolti nelle comunità sono definiti prosumer (mutuato dall’inglese, il termine è utilizzato per riferirsi all’utente che non si limita al ruolo passivo di consumatore, ma partecipa attivamente alle diverse fasi del processo produttivo – fonte Vademecum ENEA 2021).

Le CER in Italia sono sparse lungo tutto il paese. L’immagine qui sotto mostra la mappa della presenza delle CER su territorio italiano.

In termini monetari, stando ad uno studio effettuato dal Politecnico di Milano, lo scenario italiano delle comunità energetiche prevedrebbe una riduzione delle emissioni di COdi 3,6 milioni di tonnellate. Dunque per i membri delle CER il beneficio economico complessivo potrebbe essere di 2 miliardi di euro l’anno.

Dal punto di vista pratico, appartenere ad una CER comporta un risparmio sul totale della bolletta. Il risparmio va calcolato sottraendo all’importo totale della regolare bolletta emanata dal proprio fornitore, una somma che i membri ricevono periodicamente per la condivisione dei benefici garantiti alla comunità.

Quai sono i requisiti necessari per costituire una comunità energetica?

Partendo dal presupposto che una CER è un soggetto giuridico riconosciuto dalla legge italiana, essa deve avere una finalità ambientale e sociale, avere una governance democratica ed un fine no profit.

A specificare quali sono i requisiti per l’accesso ai benefici economici di una CER, esiste la delibera ARERA 318/2020/R/EEL pubblicata il 4 agosto 2020.

In linea generale, per creare una comunità energetica, si procede come segue:

  •  Si crea un soggetto giuridico (per esempio: associazioni, enti del terzo settore, cooperative, consorzi, organizzazioni no profit) che rappresenti i futuri soci della comunità (persone fisiche, PMI, enti territoriali, amministrazioni pubbliche locali).
  • Si individua la zona dove installare l’impianto di produzione. Chiaramente esso deve trovarsi in prossimità dei consumatori. L’impianto può essere di proprietà della comunità o può essere messo a disposizione da parte di uno o più membri partecipanti o può appartenere ad un terzo soggetto.
  • Ogni membro della comunità deve installare uno smart meter (un contatore intelligente che riesce a rilevare in tempo reale le informazioni sulla produzione, l’autoconsumo, la cessione e il prelievo dalla rete dell’energia).

Per info più dettagliate si può consultare il Vademecum 2021 pubblicato da ENEA.

di Fabiola Cacciatore

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