Donne che hanno rivoluzionato la scienza. Due indimenticabili inventrici ed una spericolata acquanautica: Bath, Lamarr e Earle

Terzo articolo di questa rubrica al femminile. Vi parleremo di tre donne, due inventrici ed una esploratrice oceanica. Un tuffo nell' ingegno e nel passato, che poi in fin dei conti, tanto passato non è

Patricia Bath, Hedy Lamarr e Sylvia Earle

In questo articolo racconteremo la storia di tre donne che hanno lasciato un’impronta indelebile nelle scienze. Patricia Bath, Hedy Lamarr e Sylvia Earle. Le prime due sono state due vere e proprie inventrici nel campo della fisica, mentre Sylvia Earle è un personaggio unico nel suo genere, è infatti una biologa marina, esploratrice e acquanautica.

Le donne che hanno rivoluzionato la scienza con le loro invenzioni e con i loro record

Patricia Bath (1942-2019) è stata una oftamologa ed inventrice americana nonché la prima donna afroamericana a portare a termine la specializzazione in oftalmologia, la prima donna docente del Dipartimento di Oftalmologia del Jules Stein Eye Institute dell’UCLA e la prima dottoressa afroamericana a ricevere un brevetto medico. Inoltre è stata la fondatrice dell’Istituto americano per la prevenzione della cecità: l’American Institute for Prevention of Blindness.

La sua invenzione consiste in un dispositivo capace di rimuovere la cataratta che impedisce la vista a chi ne soffre. Il Laserphaco Probe  (“phaco” abbreviazione di PHotoAblative Cataract surgery) fu completato nel 1986 e brevettato nel 1988. Una rivoluzione di notevole importanza in quanto le vecchie tecniche usate, diversamente dal phaco, recavano gravi danni ai pazienti.
Aveva un cuore d’oro, che assieme al suo lavoro geniale ha aiutato a migliorare la vita di migliaia di persone.

Discostiamoci per un istante dal mondo della scienza e trasferiamoci in quello del cinema. Hedy Lamarr (1914-2000) è infatti un nome noto nel mondo dello spettacolo oltre che in quello della scienza.

Durante gli anni d’oro di Hollywood lei fu una delle attrici più influenti, nominata la “più bella del mondo”. Di origine austriaca, Hedwin Eva Maria Kiesler, da bambina sognava di diventare attrice contro la volontà dei suoi genitori. Lo fu, nonostante il suo ex gelosissimo marito avesse tentato di metter fine a quel suo sogno, lei preferì lasciarlo e continuare la sua carriera. Vista l’epoca, si trattò un gesto molto coraggioso e controcorrente. Ma Hedy aveva un’altra grande passione oltre la recitazione: inventare cose. Disponeva si un piccolo laboratorio in cui si dilettava a creare oggetti. Prima dello scoppio della seconda guerra mondiale realizzò due invenzioni: un semaforo che consente di regolare il traffico attraverso una migliore alternanza delle luci e una pastiglia che rendesse l’acqua gassata. Da tenere presente che Hedy aveva iniziato la facoltà di ingegneria, ma per via degli impegni di lavoro nell’industria cinematografica, dovette rinunciare agli studi.

Durante una cena tra artisti dello spettacolo, Hedy incontrò il compositore George Antheil che si interessò molto alle idee scientifiche di Hedy. Insieme ebbero un’ idea geniale per aiutare la Marina Militare americana. Essi si erano resi conto che un segnale radio poteva cambiare le frequenze utilizzando la stessa tecnologia utilizzata da un pianista per cambiare le note. Le conoscenze di George, unite al trascorso di Hedy come moglie di un geloso mercante d’armi, li ha portati a realizzare un sistema chiamato Secret communication system. Lavorando insieme, svilupparono lo spettro diffuso per salti di frequenza (FHSS) per il quale Hedy ricevette il brevetto nel 1942, ma l’esercito americano scartò la sua idea ritenendola inutile. Probabilmente il fatto che Hedy fosse una star del cinema la rese meno credibile agli occhi di un gruppo di scienziati altolocati. Fatto sta che la sorte li fece ricredere. Nel 1962, l’esercito americano rivalutò l’FHSS. Questa invenzione fu utilizzata per controllare i siluri e le comunicazioni militari.
L’ FHSS aveva la capacità di mettere in comunicazione più dispositivi elettronici ponendo le basi della tecnologia che oggigiorno usiamo con i nostri smartphone: GPS, Wi-Fi e Bluetooth. Insomma, Hedy e George posero le fondamenta per l’invenzione del WI-FI, ma non gli fu mai riconosciuto alcun merito ufficiale poiché l’uso dell’FHSS iniziò solo quando il brevetto era scaduto.

Con Sylvia Earle facciamo un altro viaggio affascinante all’interno di una diversa branca delle scienze: la biologia marina.

Sylvia nacque nel 1935 in New Jersey e sin da bambina non aveva mai nascosto il suo amore per l’oceano. A 12 anni si trasferì in Florida, dove le spiagge del Golfo del Messico erano il suo mondo incantato. Nel 1966, ottenne un dottorato alla Duke, dove gran parte della sua ricerca si concentrò sullo studio delle alghe. Raccolse oltre 20.000 campioni di alghe per scrivere la sua tesi.

“No water. No life. No blue. No green.” Era il suo slogan passato alla storia per la salvaguardia degli oceani.

Contribuì a molte esplorazioni acquatiche. Fu lei la prima donna a tuffarsi fuori dalla camera di blocco di un sottomarino già sommerso nel 1968.
Quando l’anno successivo fu creato un nuovo laboratorio di ricerca sottomarino (Tektite Project) in cui gli scienziati potevano vivere per alcune settimane a una profondità di 50 piedi, Sylvia fece di tutto per parteciparvi, ma, come la tradizione patriarcale dell’ epoca voleva, fu rigettata. La sua sete d’ esplorazione non la fece rassegnare e così ripresentò nuovamente la domanda l’anno dopo. In quella seconda missione finì per essere la prima donna alla guida della prima squadra tutta al femminile del Teklite II.

La sua carriera è stata un susseguirsi di record:
– nel 1968 ha stabilito il record di immersione in solitaria dentro al sommergibile Deep Diver toccando i 1.000 metri di profondità nelle acque delle Bahamas;
– nel 1979 al largo della costa delle Hawaii, ha camminato sul fondo marino ad una profondità di 381 metri stabilendo il record per la massima profondità raggiunta da un essere umano senza il supporto di un sottomarino;

Nel 1998 divenne un’esploratrice del National Geographic. Il suo attivismo nella protezione e tutela degli oceani è testimoniato nei suoi libri e attraverso le meravigliose fotografie scattate durante le sue incredibili immersioni.

Durante la sua carriera ha ricevuto vari premi e riconoscimenti tra cui la nomina a Living Legend (leggenda vivente) nel 2000.

di Fabiola Cacciatore

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