La LIS è la lingua di tutti i sordi o ci sono altri strumenti che dovremmo utilizzare?

In Italia sono presenti circa 43mila persone affette da sorditò. Secondo l’Associazione nazionale sordi (Ans) è importante conoscere tutti gli altri strumenti, oltre la Lis, per raggiungere una piena inclusività

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La Lis (Lingua dei Segni Italiana) è la lingua dei sordi nel nostro Paese ed è un tipo di comunicazione costituito da un sistema codificato di segni con le mani, espressioni facciali e movimenti delle labbra. Ogni gesto ha uno o più significati specifici ed è codificato in modo che entrambe le persone possano comunicare. La lingua dei segni è utilizzata dai soggetti sordi, dalle persone che hanno a che fare quotidianamente con loro o da coloro che non possono più usare la fonazione per comunicare. Secondo Forbes, ad oggi la Lis è conosciuta da circa 100.000 persone in tutta Italia.

Le origini di questa lingua

Come riporta l’Ente Superiore Formazione e Orientamento, fino al ventesimo secolo non era considerata una vera lingua in grado di esprimere qualsiasi messaggio. Gli studi, da un punto di vista linguistico-scientifico, iniziano a partire dagli anni ‘60 grazie al lavoro del linguista americano William Stokoe.

Si dovrà aspettare circa un ventennio per vedere la comparsa di questo tipo di ricerca anche in Italia e anche il riconoscimento della Lis come lingua dovrà attendere. Solo il 19 maggio 2021 il Parlamento ha approvato l’articolo 34-ter del Decreto Sostegni con il quale «la Repubblica riconosce, promuove e tutela la Lingua dei Segni Italiana (LIS) e la Lingua dei Segni Italiana Tattile (LIST)». Eppure, le lingue dei segni sono note sin dall’antichità ed esistono da quando è sorta la prima forma di comunicazione umana.

Secondo alcuni linguisti e ricercatori le lingue segnate erano presenti già nelle antiche civiltà in Cina, India, Mesopotamia, Egitto, Maya. Per via della forte presenza di persone sorde, la lingua dei segni è stata la modalità di comunicazione in numerose località come l’isola di Martha’s Vineyard (Stati Uniti), l’Isla de Providencia (Colombia) e Urubù-Kaapor (Brasile). Ma la Lis è realmente la lingua di tutti i sordi? Quanto è inclusiva? Hanno cercato di rispondere a questi interrogativi Luca Iacovino e Matteo Martellone, rispettivamente presidente e vicepresidente dell’Associazione nazionale sordi (Ans).

L’opinione dell’Associazione Nazionale Sordi

“Ultimamente si parla tanto – spiegano Iacovino e Martellone al giornale Espressione 24 – di inclusione dei sordi e si evidenziare l’impegno di alcune associazioni di accomunare questa parola alla Lis, come se fosse, essa, l’unico strumento indispensabile per l’inclusione dei sordi. La Lis non è la lingua di tutti i sordi, ma di alcuni, pochi, molti, ma non certo di tutti”.

L’obiettivo dell’Ans è, quindi, quello di rompere il binomio sordo-Lis, svelando tutte le altre sfaccettature di questo mondo molto più complesso. Secondo Iacovino e Martello, una corretta informazione permette “a chi si approccia per la prima volta in questo mondo, di scegliere senza costrizioni costruite a tavolino”. Per queste ragioni, un bambino sordo non deve imparare necessariamente la Lis, come se fosse uno strumento indispensabile e imprescindibile per il suo sviluppo. Tanti ragazzi, bambini, adulti sono perfettamente inseriti nella società e non hanno alcuna difficoltà, pur non conoscendo questa lingua.

È fondamentale continuare a investire sulla Lis, ma è essenziale investire anche in tutti gli altri ambiti che favoriscono l’indipendenza della persona sorda.

Altri elementi di supporto

Ad oggi non esiste ancora una vera e propria alternativa alla LIS, ma ci sono tanti altri elementi di supporto a chi deve fare i conti con la sordità. Sicuramente una diagnosi precoce comporta una maggiore autonomia da adulti. È importante che ci sia uniformità nel livello dei centri riabilitativi e degli ospedali in tutta la penisola. Anche la scuola potrebbe adottare certi accorgimenti e l’insegnante di sostegno dovrebbe avere una preparazione adeguata sulla sordità.

Ci sono diversi strumenti, inoltre, che facilitano i processi di apprendimento. Sicuramente l’utilizzo delle nuove tecnologie per la didattica può aiutare a superare o diminuire le difficoltà di apprendimento e contribuire al successo formativo. È molto utile l’utilizzo di immagini, animazioni, sottotitoli e la realizzazione di PowerPoint o ipertesti. Gli alunni possono anche utilizzare diversi software specifici di supporto all’apprendimento.

All’inizio di febbraio la tech company senese QuestIT ha presentato il primo assistente virtuale capace di comunicare in LIS. Come riporta SkyTg24, la nuova tecnologia sarà disponibile sul mercato entro la fine del 2023. Il suo nome è Algho e può essere inserito all’interno di siti web, app, sistemi proprietari o totem interattivi. Questo assistente virtuale sarà attivo 24 ore su 24, 7 giorni su 7 e il suo obiettivo sarà quello di rendere il web molto più accessibile e inclusivo.

 
 
 
 
 
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Le innovazioni tecnologiche hanno sicurato portato notevoli benefici alle persone sorde, ma avere una diagnosi precoce resta un fattore determinante. Se la disabilità uditiva viene scoperta molto presto, a breve distanza dalla nascita, il bambino percepirà i primi suoni, la voce dei genitori e tutti gli stimoli utili a riprodurre i primi versi e poi le parole.  Una diagnosi precoce consente sicuramente di agire in tempo, adottando le soluzioni migliori per il bambino.

di Laura Ruggiero

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