Terrorismo sushi: il nuovo trend social farà cambiare rotta alla lunga tradizione culinaria nipponica?

Da inizio anno su tutti i social media giapponesi stanno spopolando tra i più giovani video di scherzi di cattivo gusto che vedono come vittime le più famose catene di sushi con i nastri trasportatori, che non attendono nel trovare soluzioni di ristorazione e legali

Un’ondata di scherzi soprannominata terrorismo sushi (“sushi tero” in giapponese) sta invadendo non solo tutti i social media come Twitter e TikTok, ma molte delle più grandi catene di ristoranti con nastro trasportatore di sushi in tutto il Giappone, le quali si sono trovate a fare i conti con azioni antigieniche.

Il tutto è scaturito da un video girato ad inizio anno in un ristorante Sushiro, nella città di Gifu, il quale ha ricevuto milioni di visualizzazioni, facendo diventare virale il trend. Tuttavia, uno dei primi video imputati risale a febbraio, nel quale un ragazzo lecca una bottiglia di salsa di soia per poi metterla al suo posto, in uno dei ristoranti Kura Sushi, a Nagoya.

Sono seguiti altri filmati di giovani ragazzi che contaminavano il cibo nei ristoranti con nastri trasportatori (“kaitenzushi” in giapponese) nei modi più disparati: aggiungendo del wasabi o della salsa piccante sui piatti di altri clienti, mangiando dal contenitore in comune del tè verde in polvere o leccando bacchette e ciotole destinate ad altri, fino ad arrivare a leccare lo stesso sushi, spruzzargli sopra del disinfettante per le mani o mettendo un mozzicone di sigaretta in un contenitore di zenzero sottaceto che viene lasciato sui tavoli, a disposizione di tutti.

Le prese di posizione delle grandi catene di kaitenzushi

Da allora, i video sui social si sono moltiplicati, tanto da avere hashtag tutti loro come #sushitero e #sushiterrorism, suscitando la preoccupazione nell’opinione pubblica: molti clienti si sono detti spaventati da questa nuova tendenza, e restii dal ritornare in uno di questi ristoranti.

Le aziende leader del sushi su rullo avevano già avuto diverse difficoltà con la pandemia di SARS-CoV-2 e la guerra in Ucraina in seguito, portando ad un aumento dei prezzi anche nelle loro offerte di ristorazione più economiche; per questo motivo, non sono rimaste con le mani in mano dopo il calo in borsa (la società Sushiro ha visto un crollo del 5% nel prezzo delle azioni, subito ripresosi) e svariate conseguenze, causate dal terrorismo sushi.

Dopo che la polizia di Hong Kong ha aperto le indagini sono stati arrestati i principali colpevoli, tra i quali un 21enne, un 19enne e un ragazza di 15 anni; i due minorenni con l’accusa di aver contribuito alla condivisione del video nel quale mostrava il primo ragazzo mentre beveva direttamente dalla bottiglia di salsa di soia. I tre giovani, dopo essere stati identificati e arrestati, adesso rischiano fino a tre anni di carcere per “ostacolo agli affari dei ristoranti”.

Proprio una delle aziende più colpite, la Sushiro, ha affermato che continueranno a rispondere con fermezza con cause penali e civili, modificando inoltre le regole interne dei loro ristoranti: “Consideriamo la serie di atti inquietanti una questione seria che scuote le fondamenta stesse dell’industria dei servizi di ristorazione. – ha dichiarato Mayumi Hayashi, portavoce della Sushiro – Stiamo facendo del nostro meglio per creare un ambiente in cui i clienti possano mangiare senza preoccuparsi”.

Le nuove regole adottate consisterebbero nel far ritirare ai clienti le proprie posate e i condimenti dal personale, per ridurre potenziali tentativi di sabotaggio, introducendo anche una “corsia espressa”, tramite la quale il sushi, precedentemente ordinato su dei dispositivi touch-screen, verrebbe consegnato ai commensali direttamente dal personale.

fonte: Unsplash

Kura Sushi, un’altra catena di kaitenzushi, sta adottando un approccio più tecnologico nel suo tentativo di prevenire il terrorismo sushi, utilizzando delle telecamere con intelligenza artificiale e dei sensori sui nastri trasportatori, per poter monitorare i clienti. Questo sistema rivelerà i comportamenti insoliti, come rimuovere un piatto dal nastro per poi rimetterlo rapidamente al suo posto, identificando il piatto specifico e il numero di tavolo del cliente. Tuttavia, non mancano ad arrivare le lamentele di alcuni, secondo i quali Kura Sushi starebbe mettendo sotto sorveglianza la propria clientela.

Altre catene hanno preferito adottare sistemi più drastici, come quella di Choushimaru, che smetterà del tutto di utilizzare i nastri trasportatori nei 63 ristoranti che possiede a Tokyo, facendo consegnare i piatti dal proprio personale direttamente ai tavoli dei clienti.

Qualunque siano le misure adottate dalle catene di kaitenzushi, tutte sperano che le persone abbiamo preso coscienza del fatto che queste azioni sono un crimine che minano il rapporto di fiducia tra i ristoratori e i loro clienti, e che possa impedire ad altri di imitare questi comportamenti antigienici.

Una tradizione secolare destinata a cambiare?

Molti si stanno chiedendo se questa ondata di terrorismo sushi, e delle azioni prese dai ristoranti, stiano cambiando il modo in cui milioni di commensali in Giappone mangiano il piatto simbolo del paese.

Le origini del sushi hanno radici antichissime, arrivate dalla Cina, quando si usava il riso come metodo di conservazione del pesce fresco, per poi eliminarlo; proprio dalla fermentazione che avveniva nel riso deriverebbe il nome “sushi”, il quale significa “acido, aspro”.

Solo in un secondo momento si iniziò a mangiare anche il riso (1336), perfezionando sempre di più la ricetta, fino a far entrare questa pietanza nella tradizione del paese, tanto che si distinse una vera e propria “evoluzione del sushi”, con tre diverse epoche, nelle quali il sushi prese forma e valore culturale.

La svolta successiva arrivò solo nel 1958, quando un ristoratore, per abbassare i costi e rendere il sushi alla portata di tutti, prese spunto da uno stabilimento di birra Asahi per inventare il Kaitenzushi (letteralmente “sushi girevole”): un nastro trasportatore con sopra il sushi che portava i piatti direttamente al tavolo dei clienti senza l’ausilio di personale.

Questa nuova invenzione portò ai ristoranti di sushi, e alla pietanza stessa, un successo eclatante, contribuendo alla sua diffusione in tutto il mondo. Tuttavia, alcuni tradizionalisti criticarono duramente questo modello di ristorazione, in quanto avrebbe distrutto il rito classico di mangiare sushi e di abbassare l’affluenza nei ristoranti tradizionali, esclusi quasi totalmente dal mercato.

Le critiche mosse i primi anni trovarono ben poco appiglio, e oggi il kaitenzushi fa parte della cultura giapponese ed è motivo di orgoglio, tanto che, con gli ultimi avvenimenti, molti cittadini nipponici si chiedono cosa abbia spinto questi ragazzi a compiere gesti simili al loro tanto amato sushi, e dove sia finita la loro morale, facendo nascere l’hashtag #saveSushiro, in contrasto con quelli utilizzati per diffondere i video incriminati.

“So che le persone dall’estero non vedono l’ora di mangiare il nostro sushi, quindi, come giapponese, mi vergogno di queste azioni di poche persone, che rovinano la reputazione di tutto il paese”, dichiara una cittadina alla BBC, esprimendo però il sentimento di decine e decine di abitanti, per i quali l’Omotenashi (la tipica ospitalità nipponica) è un vanto e un ideale molto serio da rispettare.

Molti pensano anche all’impatto che questi avvenimenti avranno sugli standard elevati di pulizia e igiene che da sempre vengono associati al Giappone, mettendo a repentaglio non solo l’industria alimentare, ma anche lo stile emblematico di armonia che lo caratterizza.  

Una tendenza destinata ad evolversi, non a dissolversi

Il terrorismo sushi, seppur abbia scosso in maniera profonda un intero paese, non è il primo (né l’ultimo) di una serie di trend che portano diverse persone a ‘scherzare’ con il cibo.

Il Giappone aveva visto nascere il fenomeno dei “terroristi del sushi” nel 2013, placatosi nel 2019 con l’arrivo della pandemia e delle infezioni da Covid-19, ma che aveva ormai sviluppato un vero e proprio filone di comportamenti sconsiderati: il cosiddetto “baito tero” fa riferimento a quelle persone che si comportano in modo fuori luogo e poco consono nei luoghi di lavoro, nei ristoranti e nei minimarket, con individui che si arrampicano nei congelatori di gelato, mangiano patatine fritte dagli scaldavivande o si spalmano in faccia l’impasto della pizza, fatto noto soprattutto nella catena Pizza Hut, il tutto ripreso con smartphone e postato sui vari social media.

Ciò che è chiaro è il fatto che la diffusione di questi atti goliardici (in Giappone come in tutto il mondo) venga alimentata dall’attenzione che viene data a questi ragazzi attraverso i social, contro i quali si scagliano molti utenti, additando le nuove generazioni digitali come colpevoli di queste ondate cicliche di ‘terrorismo’ verso il cibo, andando ad intaccare per lunghi periodi l’immagine del paese preso di mira.

di Beatrice Guaita

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